Note sull’ideologia totalitaria e guerrafondaia del neoliberismo

Il neoliberismo , non solo in Milton Friedman e nei “Chicago boys”, ma anche in tutte le sue varianti ,tipo “la terza via” e la “Teoria delle convergenze” , si fonda sul postulato dell’ Homo oeconomicus già prefigurato da Adam Smith che più di due secoli fa teorizzava che una “mano invisibile” avrebbe indirizzato verso l’armonia del mercato l’operato isolato del mercante che agiva unicamente per il proprio interesse egoistico .
L'”homo oeconomicus” è ,sopratutto nelle elaborazioni teoriche del secondo novecento , l’essere umano che, in presenza di risorse limitate, agisce razionalmente valutando costi e benefici di una qualsiasi azione. Ne consegue che una tale razionalità va applicata in ogni campo, dalla produzione alla cultura, dalla scuola alla famiglia, dall’attività di governo all’unione di coppia…
Cercare il bene per se stessi e l’avidità che ne consegue costituiscono una garanzia per il bene sociale in quanto l’agire è determinato dalla razionalità ed è perciò giusto. Procedere contro tale razionalità, come ad esempio nell’utopia comunista, conduce allo sfascio sociale. Per tali motivi, il neoliberismo, anche davanti ai disastri più terrificanti causati proprio dalla messa in pratica di tali principi, si arroga un credito non solo di sapienza economica, ma anche di prestigio morale.
L’economia dei disastri, come è realmente applicata , dalle varie elite neoliberiste risulta necessaria per fare tabula rasa di organizzazioni sociali e politiche che resistono alla penetrazione invasiva dello spirito capitalistico. Necessaria dunque anche moralmente perchè in tal modo si abbattono gli ostacoli che impediscono una reale crescita produttiva e l’armonia sociale.
Lo smantellamento dello stato sociale, la privatizzazione dei beni statali, dell’istruzione , della ricerca, della sanità, la compressione dei salari e dalle pensioni, oltre che liberare risorse che verranno utilizzate proficuamente dai tanti “capitani coraggiosi”, “educherà il popolo ad uscire dalla sua inerzia dovuta alla protezione statale e ad uscire allo scoperto alla ricerca individualistica di un suo “spazio al sole” in una società che viva finalmente di “capitalismo puro”.
E ai tanti che si lamentano delle disuguaglianze crescenti e dell’ampliarsi del parco dei super ricchi va ricordata la teoria del “gocciolamento”, secondo la quale le ricchezze si diffondono dall’alto verso il basso, naturalmente se lo stato si fa da parte…

Il neoliberismo è per sua natura ed inevitabilmente contro la democrazia perchè frena l’agire dei più capaci (che sono tanto ricchi e potenti perché capaci) ed impedisce che vengano presi, senza perdere tanto tempo, provvedimenti necessari alla crescita e alla pace. Non solo bastonare manifestanti che ostacolano le operazioni di pace del governo e della Nato ( No Muos in Sicilia, No Basi in Sardegna…) ma semplificare al massimo le procedure legislative ( vedi Monti “E’ il Parlamento che inceppa la via delle riforme strutturali…bisognerebbe aggirarlo per evitare che frenino lo sviluppo…il problema dell’Italia è che si vota troppo spesso e sono ancora troppi ad andare a votare” . E neanche in quell’Unione che non è mai stata di Ventotene il disprezzo per la democrazia non è da meno (vedi Merkel ” I cittadini non possono cambiare con il voto l’indirizzo politico dei rispettivi governi” “L’Italia ha avuto una grande opportunità ad entrare nell’Euro ma essendo un popolo di pagliacci non ne ha saputo approfittare”).

In Europa (ad eccezione della Jugoslavia) i colpi di stato dell’Unione non hanno conosciuto spargimenti di sangue. Il neoliberismo ha potuto agire indisturbato grazie alla conquista ideologica (ma non solo ideologica) delle ex sinistre e di una pervasiva propaganda mediatica. Ma non così in altre aree del mondo dove il neoliberismo si è messo in testa l’elmetto. Perché, come ci insegna John Perkins, Confessioni di un sicario dell’economia 2012, se non ci riescono i sicari a creare artificialmente Debito Pubblico in grave disavanzo corrompendo i leader locali, intervengono gli “sciacalli” per eliminare i leader che lottano per salvare l’indipendenza del loro popolo ( tra i tanti voglio ricordare Amilcar Cabral e Thomas Sankara) . E “se lo sciacallo fallisce la palla passa all’esercito”, op.cit.
Il Cile di Allende fu il primo laboratorio di Milton Friedman e della “scuola di Chicago”. Esperimento riuscito. Da esportare. Perché il progetto “economico” vada in porto è necessario il genocidio (vedi Argentina , “tigri asiatiche”, la Russia di Boris Eltsin , Iraq ,Libia…) . Tabula rasa. Il concorso di intellettuali, di partiti, dei media, chiude il cerchio. Oscurare i crimini o attribuirli alla parte avversa. E sopratutto mentire come nel caso di Milosevic accusato di genocidio ed ora assolto da una Corte internazionale .

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