400 licenziamenti non valgono una trasferta

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Pigliaru ha fatto bene a non andare a Roma. Non ne valeva la pena per 400 licenziamenti.

Il Presidente della Regione Sardegna, Pigliaru, si è rammaricato del possibile licenziamento da parte di Meridiana, la seconda azienda dell’isola, di alcune centinaia di dipendenti. Ho sempre ammirato la partecipazione emotiva ai problemi del lavoro degli “onorevoli” sardi. Probabilmente non era informato. Forse perché si era disinteressato totalmente della faccenda. I posti di lavoro non erano a rischio. I quattrocento lavoratori erano stati già licenziati.

Sui licenziamenti collettivi si trattava a Roma, alla presenza del viceministro Bellanova in compagnia di funzionari del Ministero del Lavoro e del Ministero dello sviluppo economico. Presente successivamente il Ministro Del Rio. La USB, davanti alla rigidità delle controparti ha lavorato almeno per la riduzione del danno (contratti di solidarietà, part-time…). Porte chiuse. I rappresentanti della Regione Veneto (i 2.000 dipendenti sono dislocati in Veneto e in Sardegna, in maggioranza sardi) sono riusciti a strappare qualcosa, riducendo i licenziamenti nella loro regione. E la pattuglia sarda? Non ha fatto alcuna rivendicazione. Per il semplice motivo che era assente del tutto perché probabilmente indaffarata a saltare di paese in paese per convertire il popolo ad una riforma che ora nessuno dice di aver scritto.

Quell’essere spregevole che risponde al nome di Chicco Testa, volendo mettere in evidenza come il Testo fosse comprensibile a popoli di alta civiltà ci ha ricordato che il sì aveva trionfato a Milano e dintorni mentre aveva vinto e stravinto, nell’incolto Meridione, a Napoli, Bari e Cagliari. Se il povero Chicco non disponesse di un solo neurone, intuirebbe che la condizione del Meridione è di una gravità inaudita in tutti i settori e riuscirebbe a cogliere un sia pur piccolo nesso con li voto britannico sulla Brexit e con il voto americano.

Non crediate che il Presidente Pigliaru non la pensi allo stesso modo ma ha un altro stile; di persona per bene, non di rozzo parvenu. Il dogma di Pigliaru e’ il “mercato”. Conosceva la proposta dela Qatar foundation, conosceva le rigide posizioni di Bellanova e di Del Rio, era consapevole della vacuità dei sindacati confederali, sapeva come sarebbere andate le cose. E così si è comportato durante tutto l’iter delle trattative. Ogni tanto una presenza d’obbligo. Spazio al “Mercato”. Naturalmente il mio atto d’accusa va non solo contro la giunta, ma anche contro l’inerte parlamento sardo, la cui unica abilità è bofonchiare “se ci fossimo stati noi”…

E mentre ricordiamo che i Qatarioti ora detengono il 49% (all’Aga Khan il 51%), non potendo prendere la maggioranza in quanto le direttive europee non lo permettono alle società extracomunitarie…tanto di cappello all’assessora all’agricoltura Elisabetta Falchi, esponente dei “rossomori”, che, dopo la sonora battosta di Pigliaru e del PD, ha saputo agire con dignità e con coerenza e uscire dalla maggioranza.

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