Atlantica demenza

Ci mancava solo Christian Rocca sull’”Inkiestina” [1] il giornaletto online finanziato dagli amici di Renzi a cantar le lodi delle auspicate primavere ucraine e iraniane con l’evocazione del fantasma di Fukuyama che “non aveva torto”, e dopo Trump, la Brexit e altri guai e inguaiati il luminoso sol dell’avvenire neoliberale splenderà sul mondo perché i “giovani ucraini e i giovani iraniani sognano di vivere liberi come noi”. (Bella faccia tosta, chissà che ne pensano i giovani e, soprattutto, le giovani saudite, da cui qualche amico del suo giornale è lautamente pagato).

Ma Rocca non è l’ultimo, già Mattia Feltri sull’Huntington Post e il solito, taaaanto apprezzato dai liberals, ex capo di Lotta Continua sul Foglio [2] avevano già inneggiato ai giovani ucraini e iraniani (non si capisce perché poi “i giovani” sarebbero meglio di altri nell’andare in guerra contro i russi o manifestare a Teheran). Il primo addirittura con una sorta di  immaginario ecumenico occidentale in cui Kiev, ma soprattutto Teheran sono “sorelle” dell’Europa (una riscoperta del mito ariano in salsa neoliberale?). Ma che io sappia poi dalle parti di Kiev e Teheran c’è anche una città che si chiama Ankara, e con quelli come la mettiamo? Dopo che gli abbiamo detto che no, in Europa no, per carità!

Non mi azzardo ad entrare nella questione iraniana, qui sull’Interferenza già qualcuno nei commenti ad un articolo di Fabrizio Marchi ha dimostrato molte più conoscenze di me della questione [3] che non si riduce certo ad una battaglia contro il velo, ma è molto più complessa delle semplificazioni mainstream, valide per evocare l’auspicata primavera alla massa dei lettori occidentali (nella realtà una massetta dato che questi articoli fatti con lo stampino vengono presto a noia).

Ma non è tutto qui, l’Atlantica Demenza ormai si espande come un virus in centinaia di osannanti articoletti sulle meravigliose sorti dell’occidente ormai destinato ad aver risolto per sempre i suoi problemi energetici grazie all’esperimento sulla fusione nucleare fatto al Livermore Laboratory negli USA. Evviva! Cantiamo le lodi all’invitta America che ci salva dai cattivi russi e cinesi, che speriamo presto sconfitti dagli ucraini i primi e dallo scatenarsi del covid i secondi (che però rischia di tornare anche tra noi). Se non che qualcuno con un po’ più di conoscenze ha provato a spiegare che il rendimento reale di questo esperimento è all’incirca dell’1%, cosa che rende un tantino improbabile la fusione per i prossimi cinquanta anni almeno ammesso pure che si riescano a risolvere tutti i problemi ancora aperti nel campo. Nessuno prenderebbe lontanamente in considerazione una macchina che ha un rendimento tanto basso da essere del tutto inutile per generare energia.

Così l’Atlantica Demenza si impossessa del molto ex ex ex pannelliano Olivier Dupuis che scrive sempre sull’”Inkiestina” [4]:
Come hanno indicato alcune personalità statunitensi, tra cui il generale Ben Hodge, questa risposta convenzionale degli Stati Uniti a un eventuale uso di armi nucleari, chimiche o batteriologiche da parte della Russia potrebbe portare alla distruzione della maggior parte delle basi, dei posti di comando e degli armamenti russi sul territorio ucraino occupato, compresa la Crimea, nonché alla distruzione della flotta russa del Mar Nero. Senza essere troppo fantasiosi, non si può escludere che in questo modo si potrebbe prendere di mira anche il Gruppo Operativo delle Forze russe in Transnistria, ossia l’ex 14a Armata russa di stanza in Moldavia; le basi russe di Gudauta e Ochamchira in Abkhazia e quelle in Ossezia del Sud; il tunnel di Roki che collega l’Ossetia del Nord (Russia) con l’Ossetia del Sud (Georgia); le basi russe in Armenia, tra cui Guymri; la base aerea russa di Hmeimim (Latakia) e le strutture navali russe a Tartus in Siria, nonché le varie basi della Società SMP Wagner in Africa.”

Secondo lui questo sarebbe possibile in virtù della capacità strategica degli US di impostare una guerra convenzionale in risposta ad un eventuale attacco russo con armi nucleari, chimiche o batteriologiche. Beato lui che crede che una volta iniziata una guerra non convenzionale si possa poi dare una risposta convenzionale, sembra avere dimenticato il concetto banale di escalation: senza essere “troppo fantasioso” credo che se i russi dovessero usare un arma nucleare una volta, chi gli impedirebbe di usarla una seconda volta, una terza, una quarta….e se qualche missile finisse in Polonia, Romania o nei Paesi Baltici? Dato che da lì verrebbe certamente la risposta “convenzionale” della NATO.

Peraltro Dupuis, ma immagino anche gli altri dementi, siano “inorriditi” anche dalla prudenza di Francia e Germania. Se non altro lui ha il coraggio, forse in un momento di lucidità durante la sbronza di Lambic belga mentre scriveva, di dire le cose come stanno, senza la retorica dei “ciovani” [4]:
Pertanto, affermare che i Paesi occidentali non sono «parti in causa nel conflitto» tra Russia e Ucraina o che «non sono entrati in uno stato di cobelligeranza» offusca la percezione del pubblico occidentale di ciò che si sta giocando oggi in Ucraina. I Paesi occidentali sono infatti al centro del conflitto…”
Signori, sì! Ha detto la parolina magica: co-bel-li-ge-ran-za!! E se non ci lasciamo offuscare, se un minimo di logica funziona siamo: cobelligeranti dunque.Ma naturalmente dall’UE non si aspetta nulla:

In attesa di una riforma che renda più forte la Commissione Europea, solo un organismo della NATO, sul modello del COCOM della Guerra Fredda, potrebbe essere in grado di far rispettare questi embarghi sulle esportazioni di armi e tecnologie a doppio uso verso la Russia e la Cina.

Insomma, l’Atlantica Demenza ci sollecita a giocare a Risiko della serie US contro il resto del mondo, coi lacché UE a far da marca occidentale. E non poteva mancare un cenno alla Cina e alle sfide tecnologiche. Che vada a farsi fottere Taiwan invitata a spostare in America (e si parla anche di Europa) le sue fabbriche di semiconduttori, non potrà comunque mai prescindere del tutto dall’attrazione della Cina. Portiamo tutto di qua della nuova cortina di ferro e beiamoci del nostro mondo unipolare neoliberista e bellissimo in cui i giovani delle ZTL cantano “viva, viva la libertà”come faceva Don Giovanni mentre adocchiava la prossima pollastrella, e gli altri cercano di sbarcare il lunario facendo i rider nel fanatico individualismo del mercato.

 

[1] https://www.linkiesta.it/2022/12/storia-non-si-torna-indietro/

 

[2] “…Teheran, dove le ragazze e i ragazzi sognano un ecumenismo culturale che è nella tradizione persiana.”
https://www.huffingtonpost.it/cultura/2022/12/24/news/sorella_ucraina_sorella_persia_perche_loccidente_non_e_un_concetto_geografico-10967615/ ;

https://www.ilfoglio.it/piccola-posta/2022/12/20/news/cosa-accomuna-ucraini-e-iraniani-nella-loro-scelta-intrepida-c-e-l-amore-per-la-liberta–4779522/

 

[3] https://www.linterferenza.info/attpol/iran-la-repressione-del-dissenso-segnale-della-debolezza-del-governo-dello-iraniano/#comment-65441

 

[4] https://www.linkiesta.it/2022/12/ambiguita-europa-ucraina/

Fonte foto: Il Foglio (da Google)

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