I Chicago boys “de noantri”

Esilarante.

Questa mattina su “Agorà”  Paola Tommasi, giornalista di area trumpista e meloniana,  collaboratrice di Libero e ora de Il Tempo, a suo tempo membro dello staff di Trump, vicinissima a Fratelli d’Italia, spiega perché i ricchi devono essere alleggeriti dal peso, iniquo, delle tasse.

“Se togliamo ai ricchi” – questo in buona sostanza l’assunto – togliamo anche ai poveri, perché sono i ricchi  che producono, che mandano avanti il paese e che (nonostante ciò) pagano più tasse (dei poveri). La cosa meriterebbe un articolo su “Lercio”…

Fantastico. A parte l’imbecillità o la cattiva fede dell’affermazione in base alla quale sarebbero i ricchi a produrre e a mandare avanti la società (e a subire la maggiore tassazione!!!) appare grottesco il rovesciamento delle parti per cui sembra addirittura che siano i poveri a togliere ai ricchi.

E allora meglio sgombrare il campo dalle ipocrisie e dire le cose come le si vedono (cioè come le vedono loro…): le tasse (ai ricchi) sono un’ingiustizia per tutti, perché se si tassano i ricchi si impedisce loro di arricchirsi e quindi di produrre quella ricchezza che poi verrà (sempre secondo loro…) ridistribuita sotto forma di attività produttive e possibilità di occupazione per i poveri e per i lavoratori. Tesi sposata – sembrerebbe – anche se in forme più sfumate, anche dall’ex ministro Giulio Tremonti, ora in Fratelli d’Italia, intervistato durante la trasmissione e incensato dalla Tommasi.

E’ la famosa “teoria dello sgocciolamento” (sintetizzato brutalmente, in base alla quale le briciole della ricchezza accumulata dai ricchi arrivano per default anche ai poveri…) della altrettanto famosa scuola dei “Chicago Boys”, che fu applicata in America Latina e in particolare nel Cile di Pinochet. Allargò la forbice tra ricchi e poveri, aumentò drasticamente il numero dei disoccupati e ingrassò ulteriormente le tasche delle multinazionali nordamericane che in quel continente facevano il bello e il cattivo tempo.

Si tratta di una tesi bislacca in base alla quale i ricchi sarebbero portati naturalmente a reinvestire i capitali accumulati in altre attività produttive. La realtà e la storia ci dicono invece di un capitalismo finanziario cresciuto in modo abnorme negli ultimi decenni, proprio in ragione di simili concezioni, e divenuto dominante. E questo ci dice anche quanto sia maldestro separare il capitalismo cosiddetto “produttivo” da quello finanziario.  Il capitalismo è uno solo, che poi quello finanziario abbia preso il sopravvento in questa fase storica è una logica e necessaria conseguenza dello stesso sviluppo capitalistico, ormai senza più ostacoli.

Nel concreto, la destra meloniana e non solo sta preparando il terreno per la flat tax e per l’attacco al reddito di cittadinanza, cioè l’unica riforma di protezione sociale attuata in questo paese negli ultimi quarant’anni.

La ricetta economica (e politica) di questa destra liberista è molto semplice: meno tasse per i ricchi (il che significa meno stato sociale), eliminazione del reddito di cittadinanza, lavoratori senza diritti alla mercè del mercato e delle imprese, tendenziale eliminazione della contrattazione nazionale e collettiva.  Una vera e propria controriforma complessiva in atto però già da molto tempo che ora, con la più che probabile affermazione del centrodestra, potrebbe essere resa esplicita più di quanto già non lo fosse con i governi neoliberali e di centro”sinistra”.

Paola Tommasi, mamma con la fecondazione assistita: "Fare figli porta  fortuna" – Corriere dell'UmbriaFonte foto: Corriere dell’Umbria (da Google)

 

2 commenti per “I Chicago boys “de noantri”

  1. Giulio Bonali
    8 Settembre 2022 at 18:43

    In questo contesto di tragicomiche castronerie rientra a pieno titolo anche il “taglio del cuneo fiscale”, che alleggerirà la quota di contributi in busta paga degli imprenditori, che contribuisce alla formazione del salario indiretto dei lavoratori (regalo, guadagno netto per loro!), mentre per quanto riguarda i lavoratori semplicemente sposta una quota di salario dalla componente indiretta a quella diretta: la classe lavoratrice complessivamente non guadagna né perde dal versare meno contributi ottenendo meno servizi che dovrà pagare con quanto così “risparmiato”, mentre perde irrimediabilmente sotto forma di minori servizi ovvero minore quota indiretta di salario indiretto quanto “risparmiato” (guadagnato, o più precisamente rapinato) dagli imprenditori sulla loro quota di contributi e tasse.
    E mentre sulla anticostituzionalissima tassazione piatta la sedicente sinistra politicamente corretta ed eticamente corrotta (compresi ovviamente i sindacati filopadronali) finge di dissentire, su quest’ altra ruberia da parte dei capitalisti ai danni dei lavoratori nemmeno cerca di dissimulare la suo entusastica approvazione!

    • Mario Galati
      9 Settembre 2022 at 8:00

      Secco e preciso. Un’ altro aspetto da considerare sul taglio al Cuneo fiscale è il suo contributo a depotenziare le lotte dei lavoratori, illudendoli con un netto in busta più alto che maschera quanto descritto da Giulio Bonali.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.