Deliri ideologici. Una società in decomposizione. Il tramonto dell’occidente. (I parte)

L’internet of things, ovvero l’insieme degli oggetti connessi che sempre più spesso teniamo nelle nostre case (frigoriferi, lampadine, videocamere di sorveglianza, assistenti digitali, termostati, televisioni e molto altro) possono diventare uno strumento di violenza domestica. Ovviamente – manco a dirlo – da parte degli uomini nei confronti delle ex mogli o compagne. E figuriamoci…

A spiegarlo – racconta il quotidiano La Repubblica (ma va?…) –  è Laura De Nardis, docente di internet governance a Washington, nel suo Internet in ogni cosa (tradotto dalla Luiss University Press). “Le incursioni – spiega – quasi di tipo spettrale all’interno degli ambienti domestici, cambiando la temperatura o aprendo le porte (o spiando a distanza l’ex partner), sono una nuova spiacevole minaccia nelle situazioni di abuso domestico. Un partner che precedentemente abitava in una casa spesso conserva infatti il controllo dei sistemi tramite il suo smartphone”. E siccome, cito testualmente, “è statisticamente più probabile che sia l’uomo ad acquistare e installare i dispositivi della internet of things e sia spesso l’unico a conoscere le password (non ne dubitavamo…), questo fa sì che il suo controllo sugli oggetti connessi permanga anche dopo l’eventuale separazione, consentendo così a un partner abusivo di molestare la partner anche da remoto” https://www.repubblica.it/tecnologia/2022/06/01/news/la_internet_of_things_diventa_uno_strumento_di_violenza_domestica-347909446/

E come dubitarne? Si può forse dubitare di un sillogismo aristotelico? La violenza è maschile (premessa maggiore e data per scontata), gli strumenti tecnologici li acquistano e li installano gli uomini, ergo, sono gli uomini ad agire in modo violento anche in ambito tecnologico/domestico.

Viene spontaneamente da chiedersi:” Ma questa gente non ha nulla da fare per occuparsi di queste fesserie, specie in tempi di guerra e di crisi mondiali (economiche, pandemiche)?…”.

Ma sarebbe una risposta riduttiva e banale perché assistiamo ormai da molto tempo, con cadenza pressochè quotidiana, a simili deliri. Soprattutto i media e il mondo anglosassone nel suo complesso sono all’avanguardia in tal senso. Dalla richiesta di rimuovere dai programmi scolastici e universitari le opere di grandi poeti, filosofi e letterati considerati maschilisti e/o misogini fino al grugnito necessario per emettere il suono della “schwa”, la ormai famosa lettera neutra “inclusiva” che annulla le desinenze maschili e femminili. Del resto chi pensa ancora che il maschile e il femminile (indipendentemente dall’orientamento sessuale…) siano specificità naturali è una sorta di ramapiteco per giunta intriso di ideologia omofoba e reazionaria.

Dalle nostre parti invece (semiperiferia dell’impero) siamo ad un livello ancora un po’ più rozzo. La crisi pandemica? Non poteva che colpire innanzitutto le donne costrette in casa con gli orchi che hanno scelto come mariti. La guerra in Ucraina? Colpisce, ovviamente, innanzitutto le donne, costrette ad emigrare mentre gli uomini godono del privilegio (vuoi mettere…) di essere obbligati a servire in armi (tradotto, a farsi massacrare) la patria. Mi aspetto fra non molto di essere messo al corrente (non è una boutade…) che anche i cambiamenti climatici, il buco dell’ozono e lo scioglimento dei ghiacciai sono colpa degli uomini perché essendo tutto il mondo – ivi compresa la scienza e la tecnologia – dominato dalla cultura maschilista e patriarcale, è logico e conseguente che la responsabilità dell’inquinamento planetario non possa che essere loro.

Possono sembrare fatterelli secondari ad un osservatore superficiale ma così non è, perché la parossistica e ossessiva quotidianità e sistematicità con cui tutto ciò viene proposto è il termometro di una società in decomposizione.

Per essere chiari, questo articolo non vuole essere un j’accuse dai toni dispregiativi del mondo occidentale tout court. Non sono un occidentalista ma non sono neanche un anti occidentalista ideologico a priori. Il mondo occidentale, oltre a tante brutture (lo sfruttamento, le diseguaglianze sociali, l’imperialismo, il colonialismo, le guerre imperialiste, il nazifascismo, il razzismo) ha prodotto anche tante cose positive: la cultura, l’arte, la letteratura, la filosofia (ivi compreso il marxismo e le successive scuole di pensiero di derivazione marxista…), le categorie di libertà, eguaglianza, dialettica, democrazia, conflitto, diritto, pur con tutte le contraddizioni del caso che ben conosciamo.

Ecco, io credo che il mondo occidentale stia smarrendosi, stia uccidendo la parte migliore di sé, ovviamente anche per altre (e forse più importanti) ragioni che spiegherò nella seconda parte dell’articolo che pubblicherò nei prossimi giorni.

Gli esempi, se volete anche (apparentemente) banali a cui ho fatto cenno poc’anzi sono il segnale di questa decadenza. E quest’ultima è un male per tutti, per Occidente come per l’Oriente. E’ ovvio che sto sintetizzando fino all’inverosimile, perchè oggi quello orientale è un mondo infinitamente più complesso di quello occidentale, che invece è molto più omogeneo culturalmente. Ma si tratta di una omogeneità (molto) al ribasso, costruita su quella pseudo sotto cultura “post modernista” con cui si sta inconsapevolmente suicidando.

LivreDeChevet016. Rileggere "Il tramonto dell'Occidente" per tornare  coltivare un destino - Barbadillo

 

1 commento per “Deliri ideologici. Una società in decomposizione. Il tramonto dell’occidente. (I parte)

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