Dissonanza cognitiva e giornalismo “made in USA”

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Foto: lucarota.com (da Google)

 

Il giornalista del New York Times, Thomas Friedman, ha intitolato un articolo, definito da molti suoi colleghi ridicolo, ‘’Putin è un agente della CIA?’’. La tesi di Friedman è questa: la politica aggressiva di Putin sta facendo così tanti danni all’economia russa che dobbiamo supporre l’appartenenza del leader russo ai servizi d’intelligence statunitensi. Il canale Russia Today ha ridicolizzato il giornalista liberale osservando che:

‘’(Friedman) usa solitamente i suoi articoli per dare addosso a Donald Trump, ai possessori di armi americani, e a chiunque si opponga a quel suo genere di bigotto neoliberalismo newyorkese.

Mentre bisogna notare che le opinioni espresse nell’articolo di Friedman non riflettono necessariamente quelle generali del New York Times, il pezzo si trova come a casa sua in un giornale che dedica quotidianamente colonne su colonne alla demonizzazione della Russia’’ 1

 

Prima di tutto è importante denunciare la postura guerrafondaia e russofoba del NYT, vero bollettino di guerra della Fondazione Clinton, ribadendo l’adesione del giornalismo di regime alle politiche guerrafondaie di Washington. Lo stesso Trump, castrato dal complesso militar-industriale, sta governando col programma della Clinton. Il rapporto esistente fra mass media ed intelligence è strategico; la libertà di stampa davvero molto relativa, il giornalismo – il vecchio mestiere del reporter – è diventato organico al paramilitarismo di talune ONG (pensiamo ai Caschi Bianchi, l’ala (in)civile dell’MI6 britannico). Creano la disinformazione imperialistica mentre le agenzie di stampa occidentali la traducono, senza un briciolo di etica professionale, in propaganda bellica.

 

Sarebbe avventato concludere dicendo che Friedman sia uno sciocco. L’imperialismo utilizza, attraverso i media, tecniche differenti e spesso complesse, di demonizzazione del nemico politico. Una di queste è la dissonanza cognitiva, ce ne da una definizione lo studioso marxista Attilio Folliero: ‘’La dissonanza cognitiva è una tecnica psicologica utilizzata dalle élite, dalla classe dominante che consiste nel far dubitare di tutto. In questo modo una persona non è sicura di niente e non sa più distinguere la realtà dalla falsità, chi informa da chi disinforma, dato che dubita di tutto e di tutti; in sostanza una persona che dubita di tutto cessa di essere un potenziale pericolo per il sistema imposto dalla classe dominante; tra l’altro non appoggerà chi informa contro il sistema’’ 2. L’obiettivo dell’oligarchia al potere è duplice; cerchiamo di capire come opera il Quarto Potere:

 

  • Il giornalismo online, qualora si affidi ad analisti di buona volontà, è un’arma contro la disinformazione dei ‘’media liberisti’’, quindi secondo l’oligarchia è necessario riempire la rete di una quantità incontrollabile di false informazioni, così che le ‘’bufale’’ sommergano le notizie taciute dai Giornalismo Venduto e rivelate da quello alternativo, online. La ‘’fabbrica delle bufale’’ è imputabile all’oligarchia imperialistica, ai suoi blogger ed ai troll attivi nei social forum.
  • Il popolo russo diventa soggetto in causa. La macchina propagandistica USA si rivolge direttamente alla base sociale del partito Nuova Russia dicendo: ‘’Avete visto? Il vostro presidente è un uomo corrotto, voi l’avete votato, ma la verità è un’altra: Vladimir Putin è un nostro uomo, lavora per noi da anni’’. La CIA, dopo il 2003, per frenare l’impeto della Resistenza irachena rilanciò la bufala in base alla quale (con troppi avvalli di ‘’sinistra’’…), indicava in Saddam Hussein un agente statunitense. Una tattica velenosa che, qualche volta, ha dato i suoi – pessimi – risultati.

 

Quali sono le vere intenzioni del NYT? Di certo, nella melma della propaganda russofoba, non c’è nulla di buono. Tutto diventa meritevole di essere analizzato, con rigore e documenti inopinabili. L’imperialismo mente, ci tiene in dormiveglia offrendoci “libertà ‘ e diritti civili’’ ma, quando le circostante lo richiedono, ricorre alla censura.

 

La Siria e il ‘’giornalismo di regime’’

Passiamo alla Siria. Bashar al-Assad, con l’aiuto russo-iraniano, ha vinto la guerra contro i tagliagole dell’ISIS;  i “ribelli”, quasi tutti legati ad Al Qaeda, debbono consegnarsi alle forze governative. L’operazione falsa bandiera non poteva mancare; l’esercito regolare siriano finisce sul banco degli imputati reo d’aver utilizzato armi chimiche contro i soliti islamisti. Questa bufala fa da contorno a due notizie, tanto vere quanto compromettenti:

 

  • Le autorità di Damasco hanno arrestato consulenti militari francesi, inglesi e statunitensi che supervisionavano le attività terroristiche nel paese arabo. I ‘’ribelli’’ si confermano una creatura politica dell’Arabia Saudita spalleggiati, armati e finanziati dalle potenze imperialiste ivi compreso lo stato israeliano.
  • Israele, scongiurato il disimpegno dell’amministrazione Trump, ha attaccato militarmente la Siria. Leggiamo i dettagli dell’operazione dalla Rete Voltaire: ‘’Tra le 00.25 e le 00.53 GMT, due aerei F-15 dell’esercito israeliano hanno colpito, senza invadere lo spazio aereo siriano, l’aerodromo militare di Tiyas con otto missili teleguidati dal territorio libanese. Secondo le nostre fonti, questi missili non hanno colpito la base, ma i dintorni. Hanno ucciso 14 persone, tra cui diversi Guardiani della Rivoluzione iraniani. Questo attacco è stato coordinato con un’operazione di Daesh nella provincia, scattata immediatamente dopo quella di Tiyas’’ 3. L’operazione è stata ispirata dallo sproloquio del Gran Rabbino sefardita d’Israele, Yitzhak Yosef, il quale ha chiesto di assassinare Bashar al-Assad per ‘’ragioni umanitarie’’. Israele non ha confini definiti, lo stesso governo di estrema destra sembra in balia dei deliri religiosi del clero più integralista.

 

I servizi segreti hanno stretto una alleanza di ferro con i gruppi paramilitari e con le ONG. Quest’ultime, avendo anche una notevole disponibilità economica, si portano dietro ‘’reporter salariati’’ (ricordiamoci dell’ambiguo Del Grande…), ben retribuiti per fabbricare propaganda ‘’made in USA’’. Tutto è funzionale ai meccanismi perversi della società dello spettacolo; dai civili gasati (ma Assad si è liberato dell’arsenale chimico, quindi?), al giovane reporter trattenuto dalle autorità di un paese inviso all’occidente. Un circolo vizioso funzionale per dare fiato ai media, tradizionali e non; televisione, radio e da qualche anno i vari siti spazzatura.

Le operazioni false bandiera servono a mantenere in piedi il baraccone del ‘’giornalismo di regime’’, specie quando le potenzie imperialiste prendono batoste sul campo. Washington ha il controllo di gran parte dell’informazione, mantiene il predominio militare ma la sua supremazia economica sul mondo sta vacillando. Un sistema, quello capitalista-imperialista occidentale, sempre più autoreferenziale, anche volendo, impossibilitato a cambiare rotta.

 

https://comedonchisciotte.org/il-new-york-times-pubblica-un-articolo-in-cui-ci-si-domanda-putin-e-un-agente-della-cia/

 

https://umbvrei.blogspot.it/2017/01/la-dissonanza-cognitiva-e-la-diffusione.html

 

http://www.voltairenet.org/article200606.html

 

2 commenti per “Dissonanza cognitiva e giornalismo “made in USA”

  1. ARMANDO
    11 Aprile 2018 at 14:16

    Ottimo e illuminante articolo

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