Expo 2015: tangenti, cemento e lavoro precario

All’indomani degli arresti del 20 marzo scorso che hanno visto in manette Antonio Rognoni, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, la società coinvolta nella realizzazione delle più importanti opere pubbliche lombarde 1, un’altra bufera giudiziaria si è abbattuta su Expo 2015.

L’8 maggio scorso la Guardia di Finanza ha eseguito sette arresti nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano sugli appalti dell’Esposizione Universale del 2015. Tra i nomi eccellenti quelli di Angelo Paris, direttore dell’Ufficio Pianificazione e Acquisti di Expo 2015 S.p.a, e di due protagonisti della stagione di Tangentopoli, Gianstefano Frigerio – ex segretario amministrativo della Democrazia Cristiana milanese – e Primo Greganti – l’ex funzionario del Partito comunista, il Compagno G -, i quali insieme all’ex senatore del Pdl Luigi Grillo avrebbero condizionato l’assegnazione degli appalti attraverso un associazione per delinquere che saldava gli interessi delle imprese, delle cooperative rosse e di tutti gli schieramenti politici.

Un’associazione che nell’ultimo anno e mezzo avrebbe operato come una vera è propria “cupola” – come hanno spiegato i titolari dell’inchiesta, i pm del pool antimafia Claudio Gittardi e il sostituto procuratore aggiunto anticorruzione Antonio D’Alessio – 2 manipolando le gare d’appalto per i lavori di Expo e tutta una serie di interventi sulla sanità lombarda, tra i quali il progetto della Città della Salute che sorgerà a Sesto San Giovanni.

In particolare, sarebbe stato pilotato un appalto per il valore di 67 miloni di euro per i lavori inerenti all’affidamento per le architetture dei servizi, aggiudicato da un’associazione temporanea di imprese partecipata dalla Celfa Soc. coop. di Imola e dall’imprenditore veneto Enrico Maltauro, anch’egli finito agli arresti .

Secondo le indagini, Sergio Catozzo, ex dirigente ligure Udc anch’egli finito in manette, avrebbe fatto da mediatore tra la “cupola” e Maltauro in cambio di una tangente di 600 mila euro, divisa equamente tra gli interessati e con il beneplacito e la piena solidarietà di Angelo Paris, che secondo la magistratura avrebbe “fornito notizie riservate sulle gare d’appalto e pilotato le assegnazioni” in cambio di un aiuto per la sua carriera 3

Le indagini degli inquirenti hanno messo in evidenza come Angelo Paris avrebbe riservato “un trattamento preferenziale ad imprese di riferimento dell’associazione” anche in relazione al progetto delle Vie d’Acqua – di cui la Maltauro è appaltatrice – e su una serie di appalti minori come quello dell’area parcheggi,4 appoggiandosi anche all’operato di Guseppe Nucci, ex amministratore delegato di Sogin, anch’egli indagato.

Le reazioni politiche all’ennesima bufera che si è abbattuta su Milano non fanno presagire nulla di buono. Tutto sembra continuare normalmente in nome della celerità e della politica dell’apparenza. Al posto di Angelo Paris è stato nominato Marco Rettighieri, l’attuale direttore operativo di Italferr, e il commissario unico all’esposizione, Giuseppe Sala, malgrado l’alta tensione, ha dichiarato che l’Expo può andare avanti, e che non è giunta “nessuna indicazione dalla procura di Milano di fermare o rivedere alcune gare tra quelle già assegnate”.5

Perché l’esposizione milanese del 2015 rimane saldamente tra le priorità dell’agenda del Paese, come ha affermato il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo scorso 13 maggio in occasione di una visita a Milano in cui ha palesato il suo rammarico per la gravità dei fatti, garantendo però che lo Stato è “più forte dei ladri”. Il premier ha rilanciato l’appuntamento del 2015 rassicurando che vi sarà una maggiore stretta sui controlli attraverso il coinvolgimento dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, e che tutte le scadenze saranno rispettate.6

La visita è stata accolta da una protesta organizzata in via Rovello, sede di Expo 2015 Spa, dal Comitato No Expo e dai comitati per il diritto alla casa che, al grido “Sgomberiamo Renzi, occupiamo tutto”, hanno dato il benvenuto al Presidente, ribadendo le ragioni di chi da anni denuncia come Expo sia solo un’opportunità che soddisfa gli interessi particolari di una classe politica e imprenditoriale rapace, e come gli oneri di queste manovre vengano scaricate sulla collettività.

Altro che opportunità di rilancio dell’occupazione e dell’economia nazionale! L’Expo, e le ultime vicende lo confermano ulteriormente, si manifesta sempre più come un sistema che si fonda su un doppio piano di potere, uno legale che fa affidamento su una retorica legalitaria e sul sostegno di un brand accattivante, e uno criminale che si muove nel silenzio, all’unisono con il primo. Un sistema che ha messo in moto un processo di ridefinizione dei rapporti di forza tra Capitale e Lavoro che ha trovato concreta attuazione nel cosiddetto Jobs Act, e nella città di Milano e nella Lombardia una sorta di laboratorio.

Expo, infatti, come denunciano gli attivisti che contestano il grande evento, non è nient’altro che un dispositivo di precarizzazione del lavoro: “il cavallo di troia con il quale smantellare il già fatiscente edificio di diritti e tutele (…). E cosi Renzi ha avuto gioco facile generalizzando l’accordo sindacale del luglio scorso Tra Expo 2015 e i sindacati confederali, e facendolo diventare un modello a livello nazionale. Con questo provvedimento, grazie all’abuso di contratti a tempo determinato e di apprendistato che il decreto legge n° 34 consente, viene introdotta per decreto la precarietà a tempo indeterminato (…)”.7

Dell’Expo che doveva “Nutrire il Pianeta” e dare Energia alla vita”, della retorica dell’opportunità da non perdere e dell’appuntamento da non mancare per rilanciare l’immagine vincente dell’Italia nel mondo, ad oggi, rimangono solamente le manovre occulte di mazzette che ci portano alla memoria i tempi passati della Prima Repubblica e la certezza che il Grande evento verrà realizzato attraverso lo sfruttamento del lavoro precario e il lavoro gratuito di 18.500 volontari,8 che nell’arco dei sei mesi si avvicenderanno nei lavori di accoglienza e logistica dell’esposizione, lasciando un debito ambientale fatto di parchi devastati e tonnellate di cemento.

Opportunità, prestigio nazionale, rilancio economico. Queste le parole d’ordine di Expo. Parole efficaci dietro le quali si nascondono la precarietà del lavoro, lo sfruttamento ambientale e la corruzione di una classe politica pronta per la grande abbuffata del 2015.


1 Sul caso Rognoni e sugli arresti ai vertici di Infrastrutture Lombarde si rimanda a: SANDRO DE RICCARDIS, Truffa e associazione per delinquere, in manette i vertici di Infrastrutture Lombarde, Repubblica, 20 marzo 2014 e GIOVANNA TRINCHELLA, Regione Lombardia, arresti e indagati. Manovre occulte sugli appalti Expo, Il Fatto Quotidiano, 20 marzo 2014.

2 Pm, cupola per appalti grazie ai politici, Ansa.it, 8maggio 2014.
3Riportato in, Paris:io vi do tutti gli appalti che volete se favorite la mia carriera, Corriere della Sera, Redazione Milano online, 8 maggio 2014.

4 Riportato in, Una “cupola” per l’Expo, arrestati Paris e Greganti, Ansa.it, 12 maggio 2014.

5 Expo 2015, Sala: “Andiamo avanti, la Procura non ci ha chiesto di fermare le gare di appalto”, Rainews, 12 maggio 2014.
6 Sulla visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Milano si rimanda a : ORIANA LISO, Milano, Renzi rilancia dopo gli arresti: vinciamo la sfida Expo per l’Italia, Repubblica.it, 13 maggio 2014.

7 Jobs act, lo smantellamento dei diritti dei lavoratori passa per Expo 2015, Sos Fornace.org , Punto SanPrecario Rho – Fiera.

8 Sull’organizzazione e l’inquadramento dei lavoratori che presteranno gratuitamente la loro prestazione durante i mesi dell’esposizione si rimanda al sito www.expo.org e al progetto Expo 2015 programmi per i giovani.

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