Femminismo, tecnica e capitalismo. Il caso di Naomi Campbell

Naomi Campbell è diventata madre a 51 anni, l’annuncio sui social,  i media esaltano la scelta di essere madre nella maturità e la discrezione con cui la modella ha curato la nascita “che annunciano”. Nessuna riflessione è stata svolta, non contro la persona, ma su una tendenza ormai consolidata e sempre sostenuta dal neofemminismo liberale.

La maternità in età avanzata è esaltata come una nuova conquista, un nuovo diritto del neoliberismo alleato con le tecnologie. Si occultano i dati essenziali. La maternità senza padre avvenuta molto probabilmente con le tecniche di riproduzione, in questo caso, è il segno di un nuovo individualismo, mai apparso nella storia umana, in cui la nascita appartiene all’individuo e non alla coppia. Si nega la natura duale della nascita in nome di un diritto che ha il sapore di altro. Il diritto è della sola madre, il figlio non ha diritto ad un padre e ad una madre, ma nasce nel taglio di un desiderio solitario consolidato dal potere economico e dal successo. Il destino del figlio è consegnato alla classe sociale del desiderante. L’età avanzata espone la madre, in questo caso,  al rischio potenziale di non poter accudire per motivi di salute il figlio in futuro, ma a tale contingenza compensa la ricchezza della stessa. La possibilità di vivere la seconda giovinezza in un’età, in cui le persone comuni già si orientano verso la vecchiaia, pensando alla futura pensione e a quello che sarà, denota l’appartenenza della modella ad un mondo di dei e dee irraggiungibili.

I media occultano, dunque, la verità di fondo che la maternità avanzata è “diritto” per censo e non altro. Le altre donne, invece, hanno un tasso di natalità basso per la precarietà lavorativa e per la violenza della cultura individualista imperante: sono spinte alla carriera, che spesso presuppone  uno sfruttamento legalizzato, la speranza di un lavoro stabile e di un avanzamento comportano  con  gli anni la rinuncia alla generazione  ad una vita affettiva e comunitaria. Lo stesso modello di vita diventa a seconda del censo privilegio per alcune e per altre/altri semplice rinuncia che si rivela con gli anni ad una vita indegna di essere vissuta: naufragano in un mondo di cose e di illusioni e la libertà da tutto e da tutti si rivela essere solo disincanto. La violenza di tale condizione è taciuta dai media come dalle donne, le quali diventano più realiste del re, difendono il sogno titanico di una libertà senza limite e progetti, in tal modo devengono, loro malgrado, le crociate di un potere che le vuole suddite e silenziose. Le violenze peggiori sono quelle subite senza consapevolezza.

La maternità di  Naomi Campbell, inoltre, simboleggia il trionfo della tecnica (Gestell) come razionalità calcolante: un figlio a fine carriera, quando non può essere di impaccio alla stessa. Il calcolo razionale stabilisce obiettivi e tempi in base a finalità soggettive. Il nuovo modello rampante del neofemminismo  anglosassone è organico al liberismo, ogni azione è finalizzata ad un risultato, non ci sono sorprese, la vita dev’essere dominata in base ai programmi personali, non c’è spazio per gli uomini, e la vita di coppia. Il nuovo nucleo sociale di base è la donna che si autoriproduce in solitudine, se il censo lo permette, e consegna la nascita ai media per un altro successo, per una nuova visibilità organizzata ad arte (si pensi all’immagine dell’annuncio). La violenza del neoliberismo va colta non solo nelle sue contraddizioni sociali, ma anche nella concretezza della vita quotidiana, negli episodi apparentemente minori, ma che rilevano la verità di un sistema censitario e violento che ha dissolto ogni limite e razionalità oggettiva in nome del diritto che si ribalta in titanico capriccio. Non una parola da parte dei media e delle donne sugli uomini e le donne costretti a rinunciare alla maternità e alla paternità ed indotti  a vivere in una realtà di violenza, in cui il diritto a tutto è solo privilegio per pochi e tristezza quotidiana per tutti. Il transumanesimo si realizza a piccoli passi, dietro le nascite tardive vi è anche  il desiderio di dirigere la natura ed i ritmi biologici verso finalità soggettive: si profila un’età di esseri che possono tutto e troppo e di servi (la maggioranza) che devono imparare a rinunciare. La sussunzione è la verità del capitalismo liberista che fa fatica ad emergere nella consapevolezza collettiva in metamorfosi verso nuove forme di antiumanesimo.

Naomi Campbell sarà a Sanremo 2021! - DEJAVU

5 commenti per “Femminismo, tecnica e capitalismo. Il caso di Naomi Campbell

  1. Engy
    21 Maggio 2021 at 21:18

    La profondità e la verità di questo bellissimo pezzo mi commuovono quasi, tanto sono merce rarissima!

  2. Giulio Bonali
    22 Maggio 2021 at 8:55

    Come forse tutte le epoche di regresso e barbarie, anche la “nostra” in qui ci é capitato di vivere é caratterizzata da una percezione diffusa dell’ esistenza di (spesso pretesi) diritti egoisticamente individuali limitati unicamente dalla disponibilità -iniquissimamente distribuita- di mezzi finanziari per realizzarli (per esempio il diritto a comprare figli, magari attraverso “gravidanze a noleggio” o “adozioni a pagamento”, da parte di vecchie ricchissime annoiate e incapaci di gestire fisiologicamente la loro vecchiaia: oppure di omosessuali maschi o femmine desiderosi di affermare a qualsiasi costo -ovviamente per gli altri- il proprio ingiustificato, isterico “orgoglio” di essere tali nonché la propria eterofobia, e/o maschiofobia); e invece dalla ignoranza di doveri propri-diritti altrui: per esempio ad avere un padre e una madre in età adeguata (salvo ovviamente in deprecabili casi di inevitabili disgrazie da riparare per quanto possibile nella maniera più fisiologica che sia dato di poter realizzare) da parte di ogni bambino.

    Il caso in questione é poi decisamente emblematico della sconfinata ipocrisia che pure caratterizza i tempi grami della storia della civiltà umana, in quanto la “protagonista” é donna e negra, e dunque ipso facto (come anche gli omosessuali e gli handicappati) “perseguitata” e “discriminata” per definizione ed al di sopra del diritto di critica dei suoi propri comportamenti da parte di chiunque ci tenga a non essere additato al pubblico ludibrio (per fortuna non é il caso di noi frequentatori di questo magnifico blog; ma é un blog o altro? Non o so e non lo ritengo rilevante).

    N.B.: non essendo mai stato razzista, ma per davvero, al contrario di tanti sedicenti antirazzisti politicamente corretti non mi é mai passato nemmeno per l’ anticamera del cervello che “negro” potesse essere una parolaccia, e dunque non ho mai minimamente sentito il bisogno di ricorrere a pelosissimi pseudoeufemismi; idem per “handicappato”).

    • Fabrizio Marchi
      22 Maggio 2021 at 12:24

      E’ un giornale, caro Giulio regolarmente registrato al Tribunale civile di Roma, come scritto nello spazio redazionale (Tribunale di Roma n. 80/2014 del 01/04/2014) e il sottoscritto è il fondatore nonché direttore responsabile (tessera n. 164504 dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, per lo meno finchè non mi cacciano… 🙂 ). Ma anche se fosse stato “solo” un blog non sarebbe cambiato nulla.
      A proposito, L’Interferenza ha compiuto sette anni di vita. Comincia a non essere poco…
      Grazie mille del “magnifico”, facciamo del nostro meglio ora anche grazie al tuo contributo.
      Colgo l’occasione per ringraziare tutti i nostri redattori, collaboratori e “semplici” lettori che con i loro commenti, contributi e lettere hanno contribuito e contribuiscono ad arricchirlo sempre di più.
      E’ stato per me un onore e un piacere ospitarli ed ospitarvi tutti. Un’esperienza professionale, politica e soprattutto umana straordinaria.
      Avanti così e avanti tutta. Contro un vento gelido e di bolina stretta, come si dice in gergo marinaro (e come mi ricordava il mio amico Rino Della Vecchia in una sua recensione del mio libro), ma va bene così…
      Grazie ancora a tutti.

  3. Giulio Bonali
    22 Maggio 2021 at 9:03

    Ho il capo cosparso di cenere per “in qui” anziché “in cui” (da politicamente scorretto non mi arrogo, fra gli altri, anche il “sacrosanto diritto” di fregarmene altamente dell’ ortografia; oltre che di contribuire alacremente al quotidiano ininterrotto, sistematico stupro della nostra splendida lingua italiana da parte dell’ inglese maccheronico di bocconiani e informatici, nella più totale indifferenza e passività di chi avrebbe il dovere di tutelarla; salvo poi esibirsi in ipocritissime celebrazioni di Dante).

  4. alessandra ciattini
    28 Ottobre 2021 at 10:42

    Sono d’accordo basta con sto femminismo di regime liberal individualista che vuole distruggere la famiglia e trasformarci in individui desolatamente soli gratificati solo dal consumismo

Rispondi a Giulio Bonali Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.