Giornata della Memoria: tanta (falsa) retorica e poca analisi storica

Proprio perché oggi è la Giornata della Memoria, mi sembra doveroso fare alcune considerazioni di carattere politico e storico su quella tragedia fuori da ogni retorica e da ogni liturgia mediatica. Le liturgie servono ad enfatizzare un evento o un fenomeno ma non certo a comprenderne le cause che lo hanno generato né, soprattutto, le ragioni squisitamente politiche che rendono necessaria quella enfatizzazione.

Procederò per punti.

  • Il nazismo (così come i vari fascismi) non è stato una variabile impazzita, una sorta di accidente casuale nella storia dell’Occidente. Al contrario, nasce in seno a quest’ultimo ed è un prodotto delle contraddizioni delle società capitalistiche europee ed americana. Il razzismo non è stato certo inventato dai nazisti. Gli USA erano un paese intriso di razzismo. Il famigerato Ku Klux Klan, che era arrivato ad avere circa 4 milioni di adepti (con un terzo della popolazione attuale degli Stati Uniti…), nacque ben prima del nazismo e dei fascismi. Il razzismo è stato una componente costitutiva e sistemica della società americana per lo meno fino agli anni ’60 del secolo scorso. Neri schiavizzati e successivamente segregati e nativi massacrati. Anche e soprattutto il genocidio di questi ultimi è stato supportato e ideologicamente coperto da una ideologia razzista e “suprematista” in base alla quale gli “americani” – cioè gli europei trapiantati in America – potevano impossessarsi dei territori abitati da sempre dai nativi in virtù di un diritto divino. E’ in fondo, la stessa logica messianica che ha sempre portato gli americani a considerarsi come l’unica “nazione indispensabile”.  L’imperialismo americano, infatti, trova la giustificazione morale e la copertura ideologica in quel modo di pensare e di considerarsi. Anche gli “esperimenti genetici” erano già cominciati negli Stati Uniti ben prima che nella Germania nazista, tant’è che molti nazisti guardavano con simpatia agli USA.

Anche in America latina le cose sono andate nella stessa maniera, cambiano solo gli “attori” e le ideologie/religioni di riferimento, ma il genocidio degli indios (e contestuale deportazione degli africani) da parte dei cattolicissimi spagnoli e portoghesi ha la stessa identica matrice ideologico-messianica.

Nella seconda metà del XIX secolo le potenze europee, tutte, si spartirono letteralmente l’Africa a tavolino sottomettendo e schiavizzando i popoli africani. Particolarmente famoso, fra gli altri, fu il genocidio di milioni di congolesi perpetrato dal Belgio del re Leopoldo II. In Asia (soprattutto in Cina, ad opera prima delle potenze occidentali e poi del Giappone) e in Australia le cose non sono andate in modo diverso. La motivazione ideologica era sempre la stessa. Difficile quantificare quante vittime abbia causato questo gigantesco processo di colonizzazione mondiale che va dal XVII al XIX secolo, ma è realistico pensare intorno alle 500 (cinquecento) milioni di persone, in un mondo, è bene ricordarlo, che ancora nella seconda metà del diciannovesimo secolo non contava più di un miliardo e mezzo di abitanti.

 

  • Alla luce di tutto ciò, capiamo, dunque, come “elevare” il nazismo a “male assoluto” sia funzionale ad una operazione (politica) di rimozione della storia dell’intero mondo occidentale. Considerare il nazismo come “male assoluto” è rassicurante anche dal punto di vista psicologico. In questo modo il “male” viene isolato ed estirpato dal corpo “sano”. Ma, come ho appena detto, è il corpo intero, metaforicamente parlando, ad essere “malato”, e il nazismo è stato solo una delle manifestazioni, certamente fra le più terribili, di quella “malattia”. La storia degli orrori del colonialismo e dell’imperialismo occidentale viene in questo modo fatta cadere nell’oblio. Il nazionalsocialismo viene trasformato in una variante esogena al mondo occidentale, un incidente di percorso, quando in realtà null’altro è stato se non la continuazione di quella storia, una forma di imperialismo armato di una ideologia esplicitamente “suprematista” e razzista, spinta fino alle estreme conseguenze. Ma, come ripeto, il nazismo, sotto un certo profilo, non si è inventato nulla. La sua unicità consiste nel metodo “scientifico” di eliminazione delle minoranze e delle razze considerate inferiori che – è bene sottolinearlo – non erano solo gli ebrei ma anche i russi, gli slavi, gli zingari, le popolazioni dell’est europeo e naturalmente i “negri” e i “colorati”, comunque non bianchi e non ariani. Ma questi ultimi (“negri” e “colorati”) non erano di loro pertinenza perché l’espansionismo (colonialista) tedesco guardava da sempre soprattutto ad est (est Europa e Russia). In questo senso la “politica estera” di Hitler non è stata che un proseguimento delle politiche guglielmine e bismarckiane. L’avvento al potere di Hitler è stato favorito dalle classi dirigenti tedesche, dai vertici dell’esercito e dell’apparato politico-amministrativo, fondamentalmente intrisi di ideologia reazionaria, nazionalista e militarista e naturalmente dalla borghesia capitalista in funzione antisocialista e anticomunista, oltre che da masse popolari stremate dalle durissime sanzioni economiche imposte alla Germania dalle potenze dell’Intesa (in primis Gran Bretagna e Francia) dopo la prima guerra mondiale (il primo grande macello imperialista della storia, in ambito europeo).

Considerare, dunque, il nazismo come una sorta di variabile impazzita serve a de-contestualizzarlo e a de-storicizzarlo, sempre con la doppia finalità di coprire da una parte le responsabilità di chi lo ha sostenuto (fra cui, in una prima fase, anche le potenze occidentali), foraggiato e armato, e dall’altra di occultare le cause e le ragioni storiche che lo hanno determinato e che hanno costituito il suo brodo di coltura.   Ciò che, ovviamente, rende unico l’Olocausto è, come dicevo, il “metodo scientifico” di eliminazione delle etnie considerate inferiori, e in primis quella degli ebrei. In questo senso i nazisti sono stati “favoriti” dal progresso tecnologico ed è proprio questa lucida e tremenda determinazione che ha caratterizzato il loro agire. Ma, tecnologia a parte, non so se, ad esempio, la deportazione-schiavizzazione di circa cento milioni di africani (di cui circa la metà morti durante le traversate dell’oceano Atlantico in condizioni che definire terribili è un eufemismo…) o la liquefazione in un nano secondo di centinaia di migliaia di persone a Hiroshima e Nagasaki possano essere considerate meno gravi o meno criminali della eliminazione degli ebrei e delle altre minoranze etniche nelle camere a gas. E’ quindi evidente, a io parere, come la de-contestualizzazione e la de-storicizzazione del nazismo procedono contestualmente alla de-responsabilizzazione del mondo occidentale (e capitalista) che lo ha generato.

  • Il nazismo come “male assoluto” serve a coprire le politiche e le guerre imperialiste che gli USA e i suoi alleati hanno continuato a perpetrare nel mondo, e in particolare la “politica” israeliana in Medioriente. Israele utilizza la Shoah come alibi per perpetrare impunemente l’occupazione razzista e neocolonialista della Palestina. Così facendo commette un doppio crimine, quello di vessare il popolo palestinese e di utilizzare in modo strumentale (e a mio parere, anche spregevole) la tragedia del genocidio di milioni di ebrei nei lager nazisti per giustificare la sua politica. La sua maggiore arma (oltre al sostegno incondizionato degli USA e dei più grandi gruppi capitalisti internazionali) è proprio nel senso di colpa che vivono gli europei, lucidamente alimentato e utilizzato come ricatto morale.

 

Lo scrittore e intellettuale di origine ebraica, Moni Ovadia, propose alcuni anni fa di trasformare la Giornata della Memoria in una “Giornata di tutti i genocidi della storia” (senza dimenticare i più recenti in Rwanda, Cambogia e quello “dimenticato” in Indonesia del 1965) ma il suo appello è inevitabilmente caduto nel vuoto.  Siamo in grado di comprenderne le ragioni.

Quella storia sepolta

6 commenti per “Giornata della Memoria: tanta (falsa) retorica e poca analisi storica

  1. ndr60
    27 gennaio 2021 at 13:59

    Condivido dalla prima al’ultima riga, e aggiungo solo che Ovadia ha lasciato la Comunità ebraica di Milano in aperto dissenso con il loro appoggio alla politica israeliana contro i Palestinesi.

  2. Filippo
    28 gennaio 2021 at 17:38

    Semplice e chiaro, condivido ogni parola.

    • Silvio Andreucci
      29 gennaio 2021 at 14:19

      L’ articolo è sostanzialmente condivisibile)( a parte un’ indebita critica mossa ai conquistadores spagnoli. A differenza della colonizzazione belga, francese e sotto certi aspetti portoghese quella spagnola non perpetro’ il genocidio degli​ indios e anzi Isabella di Castiglia raccomando ai conquistadores un comportamento umano,.fu molto severa verso gli eccessi e i maltrattamenti degli autoctoni)
      Oggi ormai la memoria della Shoah ( che io non mi sogno minimamente di negare, la persecuzione degli ebrei ci fu eccome) si è trasformata in un business ( sono parole dell’ intelletuale ebreo Norman Finkelstein, lla cui famiglia ha subito la persecuzione nazista) che va a tutto vantaggio delle lobbies sioniste come il bnai brith e che serve​ a coprire la politica aggressiva israeliana nei territori occupati ( è sempre Finkelstein a denunciare questo e purtroppo in Israele è considerato indesiderabile e non può andarci)
      Inoltre il fatto che l’ ” Olocausto” sia diventato il male metafisico, assoluto, intrascendibile, ha comportato che tutti gli altri innumerevoli genocidi nel mondo ( ad esempio quello armeno, quello dei pellerossa, quello dei Tutsu ad opera degli Hutsi, quello attuale degli Houthi nello Yemen) siano passati in secondo piano
      Non esistono genocidi di serie A e genocidi di serie B

  3. Giovanni
    29 gennaio 2021 at 18:34

    “C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.”

    Walter Benjamin, Tesi sulla filosofia della storia

  4. Bernardo Romiti
    30 gennaio 2021 at 9:55

    Sbaglierò ma mi sembra che questo articolo (come anche la posizione di Moni Ovadia) si possa riassumere con un brevissimo dialogo tra A e B

    A: “Oggi è il giorno della memoria, si ricorda l’apertura dei cancelli di Auschwitz, simbolo delle sofferenze di milioni di ebrei in Europa e di altri perseguitati dalla barbarie nazi-fascista”

    B: “E allora i Marò?”

    • Fabrizio Marchi
      30 gennaio 2021 at 10:18

      Sbaglierò forse anche io ma credo che questo suo commento possa essere sintetizzato con una sola parola: una fesseria.

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