Grecia: quote rosa? Se ne può anche fare a meno

Alexis Tsipras

Non poteva certo passare inosservato ai nostri occhi ciò che in tutti i paesi del mondo occidentale avrebbe sollevato uno scandalo; anzi, non avrebbe neanche potuto verificarsi. Mi riferisco al fatto che non una sola donna sia stata nominata ministro (o ministra) nel nuovo governo di sinistra greco guidato da Alexis Tsipras. Anche fra i sottosegretari e i viceministri la presenza femminile è decisamente  scarsa: appena sei su quaranta.

Fossimo stati in presenza di un governo di destra ultratradizionalista e ultraconservatore, la cosa poteva forse, e dico forse perché non è affatto detto  – dati i tempi in cui viviamo, dominati dall’ideologia “politically correct” che ha occupato ogni spazio politico e culturale (e anche psichico), a cui anche le destre, in tutte le loro versioni, devono uniformarsi – passare inosservata o essere considerata più o meno come fisiologica.  Stesso discorso può essere applicato in fondo anche ai comunisti del KKE ritenuti, a torto o a ragione, dei vecchi catenacci settari, ultraortodossi, nostalgici e veterostalinisti, in parte impermeabili anche loro, sia pure per altri motivi, alla penetrazione ideologica “politicamente corretta”.

Ma questo non è il caso di Syriza. Il partito di cui Tsipras è leader, è infatti considerato da tutta l’opinione pubblica occidentale una formazione di neo sinistra “radicale”, una sorta di “bella copia” (visto come stanno le cose in casa nostra, addirittura molto bella…) della nostrana SEL che invece (a differenza di Syriza che ha letteralmente prosciugato il Pasok, cioè il vecchio, in tutti i sensi, Partito Socialista Greco) altro non è se non il cespuglio “rosa” alla “sinistra” del neo megapartitone nazionalpopolare liberale di centro in piena espansione, la cui funzione è di raccogliere quel voto di opinione di “sinistra” che un po’ (molto) per vezzo e un po’ (meno) per convinzione, anche turandosi il naso, proprio non ce la fa a votare per il PD.

Cosa è accaduto, dunque? Come è stato possibile arrivare alla formazione di una squadra di governo tutta o quasi  al maschile?

Escluderei decisamente  un rigurgito rimosso di misoginia o di machismo da parte di Tsipras e tanto più del suo ministro dell’economia, il bel Varoufakis, così come, ovviamente, una “conventio ad excludendum” nei confronti del genere femminile che, oltre ad essere un’ipotesi volutamente fantascientifica è anche molto poco se non per nulla politicamente gestibile. Una semplice dimenticanza da parte della leadership di Syriza? Assai improbabile anche questa; figuriamoci se un partito della “sinistra radicale” (ma non comunista o “vetero” comunista), imbevuto di ideologia femminista, può“dimenticarsi” della “questione di genere”. Forse la deliberata volontà politica di mandare un messaggio esplicitamente antipoliticamente corretto (che sarebbe la cosa più giusta e auspicabile, dal mio punto di vista, anche se ovviamente non avrebbe nulla a che vedere con l’esclusione delle donne da una squadra di governo…)? Escludo in modo altrettanto risoluto anche questa ulteriore ipotesi, se non altro per ragioni di mere opportunità politiche; chi glielo farebbe fare a Tsipras e compagni di mettersi contro l’elettorato femminile, per di più con una operazione tanto stupida e gretta?

E allora? Dov’è il busillis? Dove si nasconde l’arcano?

A mio parere è accaduta una cosa semplicissima, e cioè che in una fase di grande difficoltà e drammaticità sociale complessiva, ha prevalso il buon senso e la ragion politica su tutto il resto, in particolare sull’ideologia, con tutti i suoi cascami. Fra questi ultimi ci sono ad esempio le “quote rosa”, grazie alle quali schiere di “nane e ballerine”, “consulenti ai tramonti” di questa o quella amministrazione, scolarette prestate alla politica, portaborse o semplici “trastullatrici” di qualche potente, sono state elette deputate, ministre, assessore, dirigenti di grandi aziende pubbliche, oppure sono entrate in questo o in quel consiglio di amministrazione.

Insomma, si è scelto in questo caso, più unico che raro, di mettere al posto giusto la persona giusta (in base al “personale umano” di cui si dispone), come si suol dire, in virtù della sua affidabilità e competenza politica e “tecnica” e non dell’appartenenza sessuale.

Come ripeto, a monte di questa decisione non c’è nessuna determinazione di ordine ideologico e men che meno politico. Resta però il fatto che, sia pure involontariamente, il messaggio, anche se non dichiarato, resta tutto. La ragione politica -ma io direi anche la logica e il semplice buon senso – spazzano via le gabbie ideologiche, specie quando queste hanno delle fondamenta fragilissime. Del resto, Tsipras e compagni non sono degli sprovveduti e queste cose le sanno perfettamente. Erano consapevoli che questa loro decisione li avrebbe esposti a critiche, non tanto in patria (dove la gente ha ben altri problemi a cui pensare…), quanto da parte di quella sinistra europea di cui fanno parte e di cui Syriza è diventata un punto di riferimento fondamentale. Ma forse (si fa per dire…) sapevano anche che quella critica non sarebbe stata troppo veemente. E bisogna dire che la loro previsione si è rivelata corretta.

Qualcuno infatti avrebbe potuto legittimamente aspettarsi una risposta scandalizzata da parte di ciò che resta delle “sinistre” europee e in particolare italiane, che invece non c’è stata o è stata assai debole; al di là di qualche rimbrotto da parte di alcune intellettuali, militanti “senonoraquandiste”, giornaliste femministe o esponenti di questo o quel partito di “sinistra”, non ci sono state reazioni particolarmente accalorate, né tanto meno sono state aperte delle querelle politiche in tal senso.

E questo perchè la ragion politica, anche in questo caso, ha avuto la meglio su quella ideologica. Forze politiche come SEL, se fossero coerenti, avrebbero dovuto protestare energicamente, e invece, al di là di qualche dichiarazione di facciata, non lo hanno fatto. Perché? Perché  Syriza rappresenta oggi l’ancora di salvezza, la scialuppa di salvataggio, l’ultima chance per quella “sinistra radicale” (non si capisce perché “radicale” ma questa è la descrizione che ne danno i media), italiana in particolare, che rischia di scomparire dalla scena politica. Ecco dunque l’occasione ghiotta da non farsi scappare. Tsipras rappresenta il nuovo faro, la nuova speranza, cioè la prospettiva di potersi riciclare da parte di un ceto politico (che vive di politica e dell’indotto della politica…) che rischia di uscire definitivamente di scena.  Da qui gli sforzi per cercare a tutti i costi di dimostrare di esserne i parenti più prossimi.

Ecco perché, per una volta, anche le “questioni di genere” (interpretate naturalmente a senso unico…) possono passare in secondo piano. Anzi, meglio evitare addirittura di sollevarle; la posta in palio è troppo alta. Per tutti e per tutte.

9 commenti per “Grecia: quote rosa? Se ne può anche fare a meno

  1. Alessandro
    11 febbraio 2015 at 18:06

    Sostanzialmente condivido. Aggiungo solo questo: a parer mio. ma potrei sbagliarmi perchè non conosco in modo approfondito la società greca, in quel Paese la lobby femminista non ha ancora raggiunto la capacità di operare una pressione sulla classe politica pari a quella che esercita in tutto il resto dell’Occidente o quasi, e di conseguenza la Sinistra non si presenta così terribilmente inquinata dalla retorica di genere come accade un po’ più a ovest. Non a caso, mi pare, le critiche ricevute provengono soprattutto dall’estero. In ogni caso, chiunque opera per una Sinistra che si concentra sull’essenziale, sulle autentiche battaglie progressiste e accantona, per esempio, lo pseudoprogressismo di genere, ha il mio apprezzamento e incoraggiamento. Per questo, avanti così Tsipras.

  2. Michele
    13 febbraio 2015 at 11:42

    Quanto la cultura delle quote rosa sia materialmente efficace nelle cose che contano davvero lo vediamo chiaramente in questi giorni a proposito dell’Ucraina.
    Infatti, a confrontarsi con Putin ci vanno Merkel e Hollande, non certo la Mogherini, messa lì in omaggio a una Weltanschauung molto presente nell’occidente e soprattutto in Italia.
    Da tener presente che le donne che detengono potere vero, in Europa, o che sono reali espressione di milioni di cittadini che credono in loro (a Angela Merkel aggiungerei quindi, in questa categoria, per motivi differenti, Marine Le Pen), provengono da culture distanti anni luce dal femminismo.
    Sarà un caso?
    Non sarà che, a dispetto di quanto formalmente e ripetutamente dichiarato da persone come la Zanardo e compagnie varia, le vere donne che piacciono alle femministe siano in realtà figure di rappresentanza, una specie di veline?

  3. armando
    13 febbraio 2015 at 21:37

    Interessante tesi la tua, Fabrizio. Conferma ciò che è sotto gli occhi tutti, solo che lo si voglia vedere e che si sia intellettualmente onesti. Nelle situazioni difficili, estreme, si deve sempre ricorrere ai maschi per salvarsi. Il maschio come estrema risorsa di salvezza. Ora, dal punto di vista economico e sociale, la Grecia vive sicuramente una situazione estrema, come estreme, sia pure riferite ad altri ambiti ancor più drammatici, furono le situazioni di Chernobil, di Fukuiama, delle Torri gemelle di NY. Sempre, in tutte quelle circostanze, chi ha messo in gioco la propria vita per salvare gli altri, sono stati uomini, quei prepotenti oppressori di cui ciancia il femminismo nelle sue varie versioni soft e strong. D’altra parte basta pensare da chi sono formate le squadre di soccorso delle Protezione Civile o del Soccorso Alpino. Donne? Ma quando mai! Forse, dico forse, qualche rarissimo esemplare, l’eccezione che conferma la regola. Questi sono fatti non smentibili. Quote rosa? Non sia mai. Ci spieghino, lor signore, il perchè. E se non lo sanno fare in modo plausibile, tacciano, possibilmente per sempre. Hanno veramente stufato.

  4. Riccardo
    14 febbraio 2015 at 20:58

    Molto sinteticamente si potrebbe dire che “quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare…”
    E di certo, in questi casi, non sono donne.

  5. Fabrizio Marchi
    25 febbraio 2015 at 5:57

    Ci è pervenuto nell’ambito di questo articolo un commento da parte di una persona con nick “Ada” (da un indirizzo email non valido, ed è per questo che le rispondiamo qui) che però era esplicitamente indirizzato al sito degli Uomini Beta.
    L’Interferenza non è una succursale dell’Associazione degli Uomini Beta anche se il sottoscritto e alcuni (peraltro una minoranza) nostri collaboratori fanno parte di quell’associazione.
    Per questa ragione invito “Ada” o chi per lei/lui a scrivere direttamente al sito degli Uomini Beta dove il suo commento verrà certamente pubblicato.
    Un caro saluto.
    Fabrizio Marchi

  6. ADA
    26 febbraio 2015 at 10:56

    ”L’Interferenza non è una succursale dell’Associazione degli Uomini Beta …..”

    Comprendo questa frase, ma non comprendo come si possa parlare di ”Interferenza” senza saperla riconoscere quando si è nel bel mezzo della stessa!

    Gent.mo Sig. Marchi

    Vede ,io ho scritto di proposito qui perché non credo vi sia posto migliore per dimostrarle l’effetto di un INTERFERENZA IN CORSO: la mia, ovviamente.Il mio commento era indirizzato agli uomini Beta o forse direttamente al Promotore di suddetta Associazione.
    Lei può liberamente decidere di rendere pubblico quanto da me scritto o può altrettanto liberamente evitare di farlo, a me personalmente può bastarmi la sola prova che mi abbia letto, per questo dovrei già ringraziarla per essere stato disponibile . Mi dispiace se non seguo certi standard di comunicazione che prevedono delle regole , io cerco di tenerne presente solo una :Rispetto .
    In questo caso non mi sembra che un nick non valido o un interferenza di onde ,emesse da una sorgente dal nome Fabrizio Marchi e onde riflesse dalle pareti del suo sito ,che giungono ad un utente dal nick Ada, possano avere conseguenze così dannose. Ecco se magari le piace il mondo fisico posso anche portarla a vedere sotto questa luce il mio discorso.
    Non mi trovo qui nè per rubarle del tempo nè per confonderla in nessun modo.Ho solo espresso un mio punto di vista.

    L’Interferenza non è una succursale dell’Associazione degli Uomini Beta anche se il sottoscritto e alcuni (peraltro una minoranza) nostri collaboratori fanno parte di quell’associazione.

    Quel (peraltro una minoranza) non ho ben capito se sia il sottointedere di un qualcosa che le dispiace o ne va fiero, o magari dovrei pensare che vi sono Uomini Beta che pur facendo parte della sua Associazione esercitano in rete un ruolo non conforme ai principi della stessa Associazione!

    Io contesto il concetto stesso di quell’auto valutarsi Uomini di serie B, svalutando di partenza l’UOMO , e quindi se stesso……poi aggiungiamoci pure una buona dose di autorapportarsi a gruppi di donne che crescono grazie agli alimenti che i vostri commenti offrono ed ecco il quadretto completo della sconfitta umana,…… non voler essere prevaricati prevaricando, vi fate del male a vicenda ed io rappresento la LIBERTA’ (che spesso ne fa appello la vostra stessa associazione) di esprimermi come meglio credo e posso nel non condividere queste battaglie che travolgono chi ha pensieri pacifisti violando altre fasce di PERSONE.

    Per questa ragione invito “Ada” o chi per lei/lui a scrivere direttamente al sito degli Uomini Beta dove il suo commento verrà certamente pubblicato.

    Lei …..sono una lei Sig. Marchi e grazie per avermi dato un certo tipo di ”fiducia e disponibilità” con quel :
    il suo commento verrà certamente pubblicato.
    Io credo che lei abbia realmente intuito il mio intervento, ed io posso solo dirle che ho realmente percepito lo sforzo enorme che tenta di fare anche all’interno della sua stessa Associazione.La saluto e la ringrazio per aver letto……lasciandole una citazione.

    ”Il destino umano mostra che con mezzi differenti gli uomini giungono a fini uguali, e con mezzi uguali giungono a fini diversi”.

    • Fabrizio Marchi
      26 febbraio 2015 at 14:49

      Gentile Ada, se vogliamo essere intellettualmente onesti, il suo primo commento che non abbiamo pubblicato non era un’interferenza ma una aperta polemica/provocazione (con punte di vera e propria denigrazione) nei confronti dell’associazione degli Uomini Beta, dal sottoscritto fondata e presieduta (ancora per un certo periodo di tempo, fino a quando eleggeremo il prossimo presidente). Nondimeno lo avremmo senz’altro pubblicato sul sito di UB dal momento che la libertà di espressione (eccezion fatta per atteggiamenti palesemente offensivi e/o violenti oppure commenti che facciano riferimento a ideologie apertamente razziste, naziste e/o nazifasciste ) è per noi concetto sacro e irrinunciabile. In effetti, a mio parere, quel suo commento conteneva toni e atteggiamenti offensivi, ma lo avremmo comunque pubblicato.
      In virtù di ciò appare quanto meno contraddittorio affermare come ha fatto lei che:” Il mio commento era indirizzato agli uomini Beta o forse direttamente al Promotore di suddetta Associazione”. Se così è perché non ha scritto direttamente sul sito di UB? Per fare una interferenza? No, per fare una provocazione, appunto, e non un’interferenza. E c’è una bella differenza tra una provocazione e un’interferenza. E anche lei lo sa e non c’è bisogno di spiegargliela. Sia chiaro, la provocazione ci sarebbe stata anche se avesse pubblicato quel suo commento sul sito di UB dove fra le altre perle definisce la nostra associazione “un gruppo di persone sconfitte” le cui modalità di veicolare le loro tesi (questo l’ho riformulato io, ma è la sintesi ci ciò che lei ha scritto) “suscitano in lei pena e rabbia” (queste invece sono le sue parole testuali).
      Interessante notare (in questo caso mi rivolgo non solo a lei ma a tutti i nostri lettori e lettrici) come ogniqualvolta si esprima una critica nei confronti dell’ideologia femminista, venga SEMPRE, e sottolineo SEMPRE, tirata in ballo la filosofia nietzschiana e in particolare la famosa “etica del risentimento” (che non è propriamente un’ “etica di sinistra”, per usare un eufemismo…). Chi critica il femminismo o anche alcuni aspetti del femminile (Perché? Che c’è di male? Le donne non criticano forse tanti aspetti del maschile? E allora? Per questo devono essere necessariamente stigmatizzate o peggio denigrate?), viene immediatamente tacciato di essere uno “sconfitto” o uno “sfigato”, come ha fatto anche lei in questo caso. L’interlocutore non è mai riconosciuto in questi casi, ma appunto disconosciuto in quanto tale. Lei, come tutte le nostre avversare e tutti i nostri avversari non entra nel merito dei temi bensì denigra.
      Tutto ciò non ha nulla a che vedere con il concetto di interferenza ma con quello di provocazione. Tanto più che lei lo ha fatto intervenendo in modo oggettivamente improprio e inopportuno nel luogo sbagliato, cioè sull’Interferenza e non su Uomini Beta.
      Riportando una mia frase:” L’Interferenza non è una succursale dell’Associazione degli Uomini Beta anche se il sottoscritto e alcuni (peraltro una minoranza) nostri collaboratori fanno parte di quell’associazione.” lei risponde:” Quel (peraltro una minoranza) non ho ben capito se sia il sottointedere di un qualcosa che le dispiace o ne va fiero, o magari dovrei pensare che vi sono Uomini Beta che pur facendo parte della sua Associazione esercitano in rete un ruolo non conforme ai principi della stessa Associazione!”
      Né l’uno né l’altro, Ada, è soltanto una constatazione oggettiva. Sarebbe scorretto coinvolgere persone che collaborano con L’Interferenza e che non hanno nulla a che fare con l’associazione Uomini Beta, in questioni che riguardano la suddetta associazione. Se non capisce questo è un suo problema. A mio parere lo capisce benissimo ma siccome lei non è animata da un sano e autentico spirito di confronto ma solo dall’intento di lanciare una provocazione, si comporta di conseguenza. Ciò detto, che poi complessivamente, le persone che orbitano intorno a questo giornale, fra redattori e collaboratori, più o meno sistematici od occasionali, abbiano un sentire comune (mi riferisco in questo caso specifico, alla critica all’ideologia “politicamente corretta”), è evidente, ma questo è un altro discorso ancora.
      “Io contesto il concetto stesso di quell’auto valutarsi Uomini di serie B, svalutando di partenza l’UOMO…”. (Ada)
      Lei non ha capito proprio un bel nulla, Ada, ammesso che lei sia in buona fede (e non lo credo, in tutta sincerità…). Il termine Beta, che abbiamo scelto per definirci, non sta ovviamente a significare “uomini di serie B”, ma al contrario è una metafora concettuale e linguistica per rivendicare (fieramente, aggiungo…) il carattere allo stesso tempo di classe e di genere del nostro movimento. Legga meglio, se ne ha voglia, il sito di UB, e forse lo capirà…
      “Io credo che lei abbia realmente intuito il mio intervento, ed io posso solo dirle che ho realmente percepito lo sforzo enorme che tenta di fare anche all’interno della sua stessa Associazione.La saluto e la ringrazio per aver letto…..” (Ada)
      All’interno della “mia” associazione non devo fare proprio nessuno sforzo. Lo sforzo devo e dobbiamo farlo per difendermi/ci dagli attacchi e dalle sistematiche denigrazioni a cui sono e siamo sottoposti, ma sapevamo fin da quando abbiamo fondato questo nostro movimento che saremmo stati sottoposti ad ogni genere di dileggio. La cosa ormai non ci disturba più di tanto. Anzi, prendendo in prestito la sua affermazione, provo anche io pena e disprezzo (lei ha parlato di rabbia, il mio è sincero disprezzo…) nei confronti di coloro che non sanno rispondere alle nostre argomentazioni (ammetterà, leggendo il sito di UB, che ne abbiamo qualcuna…) se non con calunnie,dileggio e gratuite offese personali.
      Ora, se vuole continuare la discussione, entri nel merito e lo faccia nello spazio adeguato. Le assicuro che troverà pane per i suoi denti, cioè persone (non solo uomini) capaci e disposte ad accettare serenamente il confronto senza offendere o peggio denigrare nessuna/o.

      • ADA
        28 febbraio 2015 at 11:24

        ”Ora, se vuole continuare la discussione, entri nel merito e lo faccia nello spazio adeguato.”

        Perché le chiedo? Io le avevo persino scritto questo: ”Mi dispiace se non seguo certi standard di comunicazione che prevedono delle regole , io cerco di tenerne presente solo una :Rispetto .

        Ora Sig. Marchi se vogliamo essere ”intellettualmente onesti e coerenti” soprattutto partendo da ciò che scriviamo , io penso di rispettare sia lei che il gruppo di persone che collaborano con l’interferenza, in quanto abbiamo tutti lo stesso Fine ma usiamo una metodologia di comunicazione diversa.

        Lei si è avvalso della Libertà di rendere pubblico il mio commento , poteva avvalersi della stessa libertà nel non pubblicarlo o addirittura anche di cancellarlo , le ho imposto qualcosa?Non mi sembra.Io mi sono avvalsa della Libertà di espressione e lei mi sta imponendo di entrare in certi schemi di comunicazione , perché pensa che per me parlare all’UOMO BETA, o all’UOMO ALPHA o a quello che scrive per l’Interferenza faccia tutta questa differenza (oltre a farne rima)?

        Vede Sig .Marchi per me esiste un unica classe di appartenenza: LA PERSONA, tutte le altre distinzioni sono frutto di ideologie politiche, religiose,culturali, razziali e sessiste,in nome delle quali si sono verificate e si verificano le guerre peggiori…
        C’è poca propensione all’amore e all’amare e tantissimo attaccamento al mondo materiale, alle conquiste di potere, di partenza e di base soprattutto religiosa , mi dispiace dirlo ma è così che la vedo.

        ….” il suo primo commento che non abbiamo pubblicato non era un’interferenza ma una aperta polemica/provocazione (con punte di vera e propria denigrazione) ”

        Quelle (punte di vera e propria denigrazione ) hanno lentamente abbandonato le parentesi ,prendendo una strana forma di sopravvento su sé stesso e non certamente su di me , definendomi per ciò che forse è abituato a vedere intorno a se o al suo movimento.O magari era una provocazione a quella stessa provocazioni che lei pensa gli sia stata fatta !

        ”Se così è perché non ha scritto direttamente sul sito di UB?”
        Forse perchè per me era indifferente ?

        ”Interessante notare (in questo caso mi rivolgo non solo a lei ma a tutti i nostri lettori e lettrici) come ogniqualvolta si esprima una critica nei confronti dell’ideologia femminista, venga SEMPRE, e sottolineo SEMPRE, tirata in ballo la filosofia nietzschiana e in particolare la famosa “etica del risentimento ”……..Chi critica il femminismo o anche alcuni aspetti del femminile , viene immediatamente tacciato di essere uno “sconfitto” o uno “sfigato”, come ha fatto anche lei in questo caso.

        SIG . Marchi grazie per il concetto filosofico ma devo smentirla, in quanto lo stesso mio atteggiamento di ”attacco” ( non saprei se le piace che usi questo termine),verso il maschile è identico a quello che uso verso il femminile, …qui a quale concetto filosofico mi rapporta? Inoltre il termine ”sconfitto” era una provocazione costruttiva e non intenzionalmente offensiva, mi dispiace se lei vive continuamente nel pensiero di ”cospirazione verso se stesso”.

        ”Lei, come tutte le nostre avversare e tutti i nostri avversari non entra nel merito dei temi bensì denigra.”..A mio parere lo capisce benissimo ma siccome lei non è animata da un sano e autentico spirito di confronto ma solo dall’intento di lanciare una provocazione, si comporta di conseguenza….

        Cosa vuole che le risponda, è un invito a scriverle un papiro o l’ammissione di avermi già conosciuta abbastanza con due soli commenti?
        Vuole che le dica il nome del mio movimento femminista? Vuole sapere il titolo della testata giornalistica per cui lavoro?Mi dispiace deluderla perché io sono una semplicissima persona, una VOCE DEL POPOLO, non ha bisogno di prendere nessun informazione attraverso il suo hacker di fiducia, mi creda, stia tranquillo e bene.

        “Io contesto il concetto stesso di quell’auto valutarsi Uomini di serie B, svalutando di partenza l’UOMO…”. (Ada)
        Lei non ha capito proprio un bel nulla, Ada, ammesso che lei sia in buona fede (e non lo credo, in tutta sincerità…). Il termine Beta, che abbiamo scelto per definirci, non sta ovviamente a significare “uomini di serie B”, ma al contrario è una metafora concettuale e linguistica ….

        Avevo capito perfettamente invece ed è per questo che le avevo risposto con la stessa mia ”metafora concettuale” ma forse di scarsa valenza interpretativa, purtroppo.

        Lo sforzo devo e dobbiamo farlo per difendermi/ci dagli attacchi e dalle sistematiche denigrazioni a cui sono e siamo sottoposti, ma sapevamo fin da quando abbiamo fondato questo nostro movimento che saremmo stati sottoposti ad ogni genere di dileggio. La cosa ormai non ci disturba più di tanto. Anzi, prendendo in prestito la sua affermazione, provo anche io pena e disprezzo (lei ha parlato di rabbia, il mio è sincero disprezzo…) nei confronti di coloro che non sanno rispondere alle nostre argomentazioni (ammetterà, leggendo il sito di UB, che ne abbiamo qualcuna…) se non con calunnie,dileggio e gratuite offese personali.

        Qui siamo davvero al TOP, lei sta chiaramente ammettendo di essere già preparati ad ogni genere di offese a tal punto da vedere sempre tutto nero, arrivando a conclusioni tanto affrettate quanto sbagliate, ed il mio commento forse con punte di provocazioni costruttive, ne è stata una dimostrazione…..

        Sig.Marchi anche verso quelle persone che si comportano in questo modo scrivendomi questo :
        provo anche io pena e disprezzo (lei ha parlato di rabbia, il mio è sincero disprezzo…) nei confronti di coloro che non sanno rispondere alle nostre argomentazioni (ammetterà, leggendo il sito di UB, che ne abbiamo qualcuna…) se non con calunnie,dileggio e gratuite offese personali.

        come VOCE DEL POPOLO io posso dirle solo di munirsi di tanta tolleranza, perchè non tutti hanno un ”educazione culturale inoffensiva”, mi dispiace questo lei lo sa meglio di me, non si può restituire l’offesa offendendo a nostra volta, e se lei prova disprezzo ,si mette nelle condizioni di un UOMO ALPHA più che UN UOMO BETA , mi scusi per questa mia metafora concettuale nel descriverle un atteggiamento di superiorità, che poi puo’ semplicemente essere un lato caratteriale innocuo.

        LA SALUTO E LA RINGRAZIO DI CUORE PER AVER LETTO.

        Ada

        • Fabrizio Marchi
          28 febbraio 2015 at 15:44

          “come VOCE DEL POPOLO io posso dirle solo di munirsi di tanta tolleranza… (Ada)
          Hai capito, abbiamo a che fare niente meno che con la voce del popolo… “Me cojoni!” si dice a Roma… 🙂 (mi permetterà il francesismo, gergo romanesca per esprimere stupore, incredulità e timore reverenziale nello stesso tempo…)
          Io/noi invece siamo nati in una villa di Hollywood…
          Va bè, Ada, andiamo avanti… Mi sembra solo uno sterile battibecco fra lei e me che, peraltro, come vede, non mi pare stia suscitando particolare interesse in altri…
          Una sola cosa. Ho scelto di pubblicare il suo secondo commento perché lei ha insistito, nonostante il mio invito a rivolgersi al sito di UB, e non volevo essere scortese o darle l’impressione di uno che censura…
          Buon proseguimento di discussione con chi volesse proseguire!

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