Impietosi confronti. La lunga mano dell’asservimento

Non si è compreso ancora bene il recondito significato del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Coloro i quali pagarono più di tutti in termini umani e politici la trasformazione della nostra democrazia costituzionale dei partiti in quella dei mercati – mi riferisco ai socialisti italiani – contribuirono in maniera decisiva a demistificarne senso e valore. Per tirare a campare all’interno dei nuovi meccanismi istituzionali si sono sottratti a una critica puntuale e rigorosa sui cambiamenti di assetto allora in atto e a ciò che avrebbero comportato. Il bersaglio comodo fu la Magistratura. Ma quell’obiettivo doveva distogliere l’attenzione dal reale passaggio di consegne della democrazia nelle mani degli interessi privati e – in linea con l’assunto imperiale della Fine della Storia – fortificare il consenso agli Stati che conducevano in prima linea quella battaglia ideologica: Stati Uniti d’America e Israele.
Se in politica interna si doveva scomporre la dialettica capitale/lavoro in favore delle ragioni padronali in politica estera si doveva dimostrare il totale asservimento alle politiche di saccheggio commerciale delle nazioni imperialiste, la netta distanza da quei popoli che conducevano lotte anti-coloniali, la fedeltà acritica nei confronti delle politiche genocide e di pulizia etnica perpetuate da Israele nei confronti dei Palestinesi, l’asservimento incondizionato alla follia espansionistica statunitense con l’omogeneizzazione di tutti gli organi di stampa nel condurre campagne denigratorie nei confronti di quegli stati che si opponevano alla forza progressiva dell’Occidente civilizzato. Tutte le forze politiche – da destra a sinistra – che hanno contribuito al mutamento di sistema, dovevano dimostrare la propria fedeltà agli imperativi di comando impartiti da Washington pena la loro espulsione dal recinto dei soggetti aventi diritto di parola.
In maniera ancor più subdola l’estrema sinistra antagonista – compresa quella dei centri sociali per intenderci – pur tenendo in piedi una manieristica critica al capitalismo sposando però teorie anarco/libertarie secondo le quali il singolo essere umano diventava il solo soggetto in grado di rompere il patto sociale, ha rinunciato all’opposizione delle politiche colonialiste per avvicinarsi progressivamente alle campagne di denigrazione orchestrate dall’alto contro tutti i paesi non allineati al modello espansionistico americano. A pretesto si sono presi i riferimenti formali alla democrazia per partecipare come braccio operativo a quelle narrazioni che scorgono odor di fascismo in ogni luogo del mondo nel quale il colonialismo statunitense viene respinto. Il tutto condito dall’imperversare di saltimbanchi di regime inopinatamente definiti intellettuali sempre in prima linea nell’incensare la bellezza della più “grande democrazia del mondo”.
La parata carnevalesca di qualche giorno fa che ha visto in sfilata tutte le forze politiche parlamentari, oggi neanche più bisognose di dar luogo a quella commedia teatrale che le vedeva scontrarsi nei media per rassicurare la popolazione sul funzionamento della democrazia, aveva questo scopo. Tranquillizzare chi di dovere; l’asservimento continuerà imperterrito. E certificare la compattezza nella difesa d’Israele. Proteggendo così un vero e proprio regime che si nutre di segregazionismo razzista, che pratica una sistematica pulizia etnica e che tiene in ostaggio in lager a cielo aperto e con metodi da fascismo sudamericano un intero popolo, quello palestinese. Per confondere aggressori e aggrediti. O per annacquare la verità storica con il tanto rassicurante slogan “due popoli, due stati”. Tanto per far finta di non prendere posizione alcuna.
 

1 commento per “Impietosi confronti. La lunga mano dell’asservimento

  1. ndr60
    15 Maggio 2021 at 11:36

    In linea di massima concordo con l’articolista, con un appunto: oggi siamo in piena Terza Repubblica, ossia da quando i (mitici) Mercati hanno soppiantato il governo Berlusconi (legittimamente uscito dalle elezioni) per sostituirlo con il primo proconsole UE, Monti. Da allora, la cosiddetta volontà popolare è stata sistematicamente ignorata, poiché non più funzionale alla narrazione sulla democraticità della UE. L’altra narrazione sulla Covid19 farà fare un ulteriore salto di qualità agli apparati di controllo, sia a livello centrale che periferico, per arrivare a un regime totalitario gay-friendly e politically correct, pronto a bombardare qualunque stato e a incarcerare chiunque non la pensi come Lorsignori.

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