La lettera di Khamenei ai giovani occidentali

Scegliamo di pubblicare la lettera della Guida della Rivoluzione Islamica, l’ayatollah Seyyed Alī Ḥoseynī Khāmeneī, rivolta ai giovani dei paesi occidentali, e naturalmente oscurata dai media occidentali, perché riteniamo che contenga un messaggio positivo e condivisibile e soprattutto chiarificatore, per lo meno per quanto riguarda la posizione dell’Iran nell’attuale crisi mediorientale.
La gran parte della popolazione occidentale, infatti, opportunamente e scientemente disinformata e depistata dai media ufficiali, è totalmente all’oscuro della complessità del mondo arabo e islamico (che non sono sovrapponibili) e delle sue diverse articolazioni, al punto di non essere neanche in grado di distinguere fra una confessione religiosa e un’altra o fra uno stato e un altro. Quanti sanno cosa effettivamente sono il wahabismo e il takfirismo (a cui si ispirano i terroristi dell’Isis e di Al Qaeda) e il loro rapporto con il resto dell’Islam? Quanti sono al corrente dei legami e dei rapporti intercorsi per lungo tempo e fin dalla loro fondazione fra queste due “deviazioni” dell’Islam e il vecchio colonialismo europeo (francese e inglese)? Quanti sono in grado di distinguere fra i talebani e gli Hezbollah, fra i terroristi di Al Nusra e i combattenti palestinesi, fra l’Arabia Saudita e l’Iran? Quanti conoscono i perversi intrecci di interessi economici, geopolitici e militari che legano le potenze occidentali ai paesi (Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Emirati Arabi) che finanziano e sostengono il terrorismo dello Stato Islamico e delle altre organizzazioni jihadiste? Qual è stato il ruolo delle potenze occidentali (Francia, Gran Bretagna, USA, Israele) da più di un secolo a questa parte e quali le loro responsabilità nell’aver determinato l’attuale situazione?
I temi, come vediamo sono tanti e complessi e in queste settimane abbiamo cercato di dare (e continueremo a darlo) il nostro contributo al fine di aiutare a chiarire le cose e soprattutto di offrire un punto di vista altro e diverso rispetto a quello che ci viene proposto dai media mainstream.

Di seguito, la lettera di Khamenei:

“Col Nome di Dio Clemente e Misericodioso
A tutti i giovani nei paesi occidentali
I recenti amari eventi di cieco terrorismo avvenuti in Francia mi hanno spinto nuovamente a rivolgermi a voi giovani. È per me spiacevole che siano questi eventi a creare un’occasione per parlare, ma la verità è che se le sfide dolorose non creano un’opportunità di dialogo e scambio di opinione, le conseguenze negative si raddoppieranno.
Le sofferenze di un essere umano, in qualsiasi angolo del mondo, sono dolorose di per sé e per gli altri essere umani: la scena di un bambino che vede la morte dei suoi più cari di fronte ai propri occhi, quella di una madre che vede svanire in pochi secondi la felicità della propria famiglia, quella di un marito che tiene il braccio il corpo inanime della moglie oppure quella di uno spettatore che non sa che nei momenti successivi vedrà l’ultima scena della propria vita, sono tutte scene che scuotono i sentimenti e le emozioni di qualsiasi essere umano. Chi possiede un pò di amore e umanità si rattrista e addolora vedendo queste scene in Francia, in Palestina, in Iraq, in Libano e in Siria.
Un miliardo e mezzo di musulmani è rimasto indubbiamente sconvolto e indignato per quanto accaduto e prova odio e ripugnanza verso gli autori di questi crimini. La questione è però che se le sofferenze di oggi non ci spingono a costruire un futuro migliore e più sicuro, si ridurranno a meri amari e inutili ricordi. Sono certo che soltanto voi giovani riuscirete a trarre lezioni dalle difficoltà attuali per poi scoprire nuovi sicuri sentieri per costruire il futuro e ostacolare le deviazioni che hanno condotto l’Occidente nella situazione in cui si trova oggi.
È vero che oggi il terrorismo è il dolore comune tra noi e voi, ma dovete sapere che l’insicurezza e l’angoscia che avete sperimentato nei recenti eventi possiede due importanti differenze rispetto alle sofferenze che hanno provato in tutti questi anni il popolo iracheno, yemenita, siriano e afghano: la prima è che il mondo islamico da lungo tempo e su larga scala è vittima della violenza e dello spargimento del terrore, e la seconda è che purtroppo queste violenze sono state sempre, in modi differenti ed ‘efficaci’, sostenute da alcune grandi potenze. Sono ormai pochi a non conoscere il ruolo degli Stati Uniti nella creazione, rafforzamento e armamento di al-Qaeda, dei Taliban e del loro malvagio seguito. Accanto a questo sostegno diretto, i sostenitori noti ed espliciti del terrorismo takfiri – nonostante il loro sistema politico sia tra i più arretrati – sono stati sempre tra gli alleati dell’Occidente, mentre i più illuminati pensieri sorti dal dinamismo popolare nella regione sono stati crudelmente repressi. Questo atteggiamento iniquo dell’Occidente contro i movimenti di risveglio nel mondo islamico è un esempio chiaro delle contraddizioni della politica occidentale.
Un altro aspetto di questa contraddizione è visibile nel sostegno al terrorismo statale di Israele. Sono più di sessanta anni che il sofferente popolo palestinese sperimenta la peggiore forma di terrorismo. Se oggi le genti d’Europa sono costrette a rimanere a casa per qualche giorno e a non apparire nei luoghi pubblici, è da decine di anni che a causa della macchina di distruzione e di massacro del regime sionista una famiglia palestinese non si sente sicura nemmeno nella propria casa.
Quale violenza è paragonabile nelle atrocità alla costruzione di colonie illegali da parte del regime sionista? Il regime sionista continua a distruggere case, frutteti e campi dei palestinesi senza nemmeno dare il tempo di traslocare o di raccogliere il frutto delle coltivazioni, senza ricevere mai critiche serie ed efficaci da parte dei suoi alleati influenti e nemmeno da parte delle istituzioni internazionali apparentemente indipendenti. Tutto questo avviene davanti agli occhi terrorizzati e in lacrime delle donne e dei bambini palestinesi che sono testimoni del brutale pestaggio, imprigionamento e delle spaventose torture dei loro parenti [da parte dei sionisti]. Conoscete forse altre atrocità di queste dimensioni, gravità e continuità in altre parti del mondo oggi? Se sparare a una donna indifesa in mezzo alla strada per il solo ‘reato’ che protesta contro un soldato armato fino ai denti non è terrorismo, allora che cosa è? Questa barbarie, solo perché perpetrata dalle forze armate di un governo occupante, non devono essere quindi definite “estremismo”? Oppure queste scene, solo perché trasmesse ripetutamente e da più di sessanta anni dalle televisioni, non dovrebbero destare più le nostre coscienze?
Le invasioni militari avvenute negli ultimi anni nel mondo islamico, che hanno provocato numerose vittime, sono un altro esempio della logica contraddittoria dell’Occidente. Le nazioni che sono state invase, oltre ad aver patito perdite di vite umane, hanno subito ingenti danni alle infrastrutture economiche e industriali, si sono viste rallentare o bloccare la strada del progresso e dello sviluppo e in alcuni casi sono state riportate indietro di decenni. Nonostante ciò ad esse viene chiesto con arroganza di non considerarsi oppresse. Come si può ridurre in macerie una nazione, trasformando le sue città e villaggi in cenere, e poi dirgli: “Per favore non consideratevi oppressi”! Non sarebbe forse meglio scusarsi sinceramente invece di invitarle a ignorare o dimenticare queste tragedie? La sofferenza che il mondo islamico ha patito in questi anni a causa dell’ipocrisia e delle imposture degli invasori non è minore dei danni materiali subiti.
Cari giovani! Spero che voi, adesso o in futuro, possiate cambiare questa mentalità intrisa di inganno la cui ‘arte’ è quella di nascondere gli obiettivi lontani e mascherare le intenzioni perfide. A mio giudizio il primo passo per ristabilire la sicurezza e la pace è quello di modificare questa mentalità che origina violenza. Finché nella politica occidentale domineranno il sistema dei due pesi e delle due misure, fino a quando il terrorismo agli occhi dei suoi potenti sostenitori viene diviso in “buono” e “cattivo” e fino al giorno in cui gli interessi dei governi precedono i valori umani e morali, non bisognerà cercare le radici della violenza altrove. Purtroppo nel corso degli anni queste radici hanno penetrato nel profondo le politiche culturali dell’Occidente ed hanno prodotto un’invasione ‘morbida’ e silenziosa.
Molte nazioni nel mondo sono orgogliose della propria cultura nazionale e autoctona, ed oltre ad essere creative e vitali, hanno nutrito per centinai di anni le società umane, e il mondo islamico non è un’eccezione in questo. Ma nell’epoca attuale il mondo occidentale, con l’utilizzo di mezzi avanzati, insiste nell’uniformare e omologare le culture nel mondo. Ritengo questa imposizione della cultura occidentale alle altre nazioni, e il considerare le culture di queste ultime come inferiori, una violenza silenziosa e particolarmente dannosa. Questa umiliazione delle ricche culture e l’offesa dei loro aspetti più rispettati accade mentre questa cultura che viene proposta non possiede assolutamente le capacità per sostituirle. Gli elementi della violenza e della dissolutezza morale, per esempio, che purtroppo sono diventati le caratteristiche principali della cultura occidentale, hanno perso la loro posizione e approvazione persino dove sono sorte.
Adesso la domanda è questa: se noi non vogliamo una cultura aggressiva, volgare e che fugge dalla spiritualità, siamo forse peccatori? Se cerchiamo di bloccare il diluvio devastante che si dirige verso i nostri giovani sotto forma di prodotti cosiddetti ‘artistici’, siamo forse colpevoli? Non nego l’importanza e il valore dei legami culturali. Questi legami, quando hanno avuto luogo in una situazione naturale e col rispetto per la società che li riceveva, hanno prodotto sempre crescita, ricchezza e prosperità. Al contrario, i legami disomogenei e imposti hanno sempre creato danni e insuccessi. Devo dire con profondo dispiacere che gruppi abietti come DAESH (ISIS) sono figli di questi accoppiamenti infelici con le culture importate. Se il problema fosse stato davvero dottrinale, saremmo dovuti essere testimoni di fenomeni del genere anche prima dell’avvento del colonialismo nel mondo islamico, mentre la storia dimostra il contrario.
Le fonti storiche autentiche dimostrano chiaramente che l’unione tra il colonialismo e un pensiero fanatico ed emarginato – esistente tra l’altro soltanto in una tribù beduina – ha coltivato il seme dell’estremismo in questa regione. Come sarebbe possibile altrimenti che dal cuore di una delle più etiche e umane confessioni religiose del mondo, che ha tra i propri principi quello secondo cui uccidere un essere umano equivale all’uccisione dell’intera umanità, esca una spazzatura come DAESH (ISIS)?
Dall’altra parte bisogna poi chiedersi come mai persone nate in Europa e che lì hanno ricevuto la loro educazione culturale e spirituale, vengano attratte da questi gruppi? È forse possibile pensare che una persona, dopo aver fatto uno o due viaggi nelle zone di guerra, diventi così estremista da poter massacrare i propri concittadini? Sicuramente non bisogna dimenticare l’effetto di una vita di insano nutrimento culturale in un ambiente inquinato e creatore di violenza. Bisogna condurre un’analisi completa in questo campo per trovare le contaminazioni palesi e nascoste della società. Forse l’odio profondo che nel corso degli anni dello sviluppo industriale ed economico è stato coltivato a causa delle iniquità e ingiustizie legali e strutturali tra i diversi ceti della società occidentale ha creato dei complessi che di tanto in tanto sorgono come una malattia.
Tuttavia siete voi che dovete strappare le superfici della vostra società, trovando e rimuovendo i nodi e rancori presenti. Bisogna riparare le crepe piuttosto che renderle più profonde. Il grave errore nella lotta al terrorismo sono le reazioni affrettate che non fanno che aumentare le divergenze attuali. Qualsiasi azione emotiva e frettolosa che isoli o spaventi le comunità islamiche – formate da milioni di persone responsabili e attive residenti in Europa e negli Stati Uniti – e limiti ancor di più i loro diritti emarginandole dalla società, non solo non risolverà i problemi ma aumenterà anzi le distanze e i rancori. Le iniziative superficiali e reazionarie, soprattutto se legalizzate, non produrranno altro che l’aumento delle bipartizioni e crisi future. Secondo le notizie che mi sono giunte in alcune nazioni europee sono state approvate delle leggi che spingono i cittadini a spiare i musulmani; questo atteggiamento è oppressivo e sappiamo tutti che la caratteristica dell’oppressione è quella, prima o poi, di ritorcersi contro chi la commette, a prescindere dal fatto che i musulmani non meritino questa irriconoscenza. Il mondo occidentale da secoli conosce bene i musulmani: sia quando gli occidentali sono stati ospitati nella terra dell’Islam e hanno gettato il proprio sguardo avido sulle ricchezze dei padroni di casa, sia quando sono stati loro ad ospitare i musulmani utilizzandone il lavoro e l’ingegno. Nella maggior parte dei casi non hanno visto che gentilezza e pazienza. Chiedo pertanto a voi giovani di creare le basi per un rapporto giusto, rispettoso e nobile con il mondo dell’Islam, fondato su una corretta e approfondita conoscenza e traendo lezione dalle esperienze negative. Così facendo vedrete in un futuro non molto lontano che l’edificio costruito su queste solide fondamenta irradierà la luce della tranquillità e della fiducia sui suoi architetti, donando loro il calore della sicurezza e serenità, e illuminerà il mondo intero con la luce della speranza in un futuro luminoso”.
Seyyed Ali Khamenei
8 Azar 1394 – 29 Novembre 2015

Fonte: http://www.diruz.it/2015/11/30/la-nuova-lettera-khamenei/

8 commenti per “La lettera di Khamenei ai giovani occidentali

  1. Alessandro Miro
    2 dicembre 2015 at 19:07

    Trovo che le parole di khamenei siano incredibilmente sagge. Questa è una lettera da leggere e rileggere, soprattutto per noi giovani “occidentali”. Dispiace, come al solito, che la vera informazione venga trascurata dai nostri media.

  2. Davide
    2 dicembre 2015 at 21:42

    Il documento ha tratti di assoluta condivisibilitá, ma resta legato ad una cultura teocratica di uno stato confessionale. Antitetico, quindi, ai valori di laicità, materialismo e secolarismo che, nel bene e nel male, l’occidente per tantissime ragioni storiche ha scelto. Io, in occidente, sono felicemente libero di dichiararmi ateo, materialista e relativista. Pur rappresentando, certamente, una minoranza della mia comunità.

    • Fabrizio Marchi
      2 dicembre 2015 at 23:27

      Caro Davide, non perdi mai l’occasione per celebrare l’Occidente…Come già ti ho detto una volta, altro che laico, tu sei un super ideologizzato, un vero pasdaran laicista e occidentalista… 🙂
      Ma lo vedi che sei proprio tu o anche tu che sposti il discorso sul piano del confronto (scontro) di civiltà. Da questo punto di vista, come vedi, “destra” laicista e liberista e “sinistra” laicista e liberista sono assolutamente accomunate. (te lo faccio notare perché tempo fa scrivesti che fascisti e comunisti hanno le stesse posizioni sul Medio oriente e su altre questioni. Non è affatto così ma lasciamo stare, sarebbe un discorso troppo lungo…).
      Comunque, ti rassicuro, da queste parti nessuno si è innamorato dell’Islam, certamente non il sottoscritto. Ma il tema, in questo caso, era un altro. Non abbiamo pubblicato la lettera di Khamenei perché siamo stati folgorati sulla via di Damasco e ci siamo convertiti all’Islam. L’abbiamo pubblicata perché, oltre a lanciare un messaggio condivisibile, aiuta a fare chiarezza sulla situazione. Specialmente in un contesto come il nostro dove la gente non sa neanche che differenza c’è tra l’Isis e Hezbollah, fra i palestinesi e i talebani, fra i sauditi e gli iraniani, fra turchi e curdi, perché non sa nulla di nulla di nulla ed è sistematicamente e scientemente disinformata proprio da quei media di quel mondo occidentale di cui tu sei innamorato.
      Ciò detto, ancora, non mi risulta che in Iran i credenti e i praticanti di altre confessioni religiose diverse da quella sciita siano perseguitati, anzi. In Iran esiste addirittura una comunità di ebrei, liberissimi di praticare il loro culto, che hanno anche un loro rappresentante nel parlamento.
      In Iran inoltre esiste una dialettica politica reale tra forze politiche portatrici di programmi, strategie e anche in parte orizzonti culturali diversi. Akhmadinejad, dipinto da tutti i media occidentali come un tiranno sanguinario, ha perso le elezioni e se ne è andato tranquillamente a casa, e al suo posto è stato eletto Rohani che ha firmato l’accordo con gli USA sul nucleare (quindi una politica diametralmente opposta a quella di Akhmadinejad). Non mi risulta che in Arabia Saudita o nel Qatar, alleati di ferro dell’Occidente e degli USA ci sano libere elezioni.
      Con questo non voglio mica dire che l’Iran sia un modello da imitare o da importare. Voglio solo svelare la montagna di menzogne che sono state diffuse su quel paese soltanto perché non si piega ai diktat americani e occidentali. Nella storia del mondo occidentale, come ben sai anche tu, spesso e volentieri n diversi paesi e contesti si sono succedute dittature feroci in confronto alle quali l’Iran è un oasi di civiltà. La verità, ormai conclamata, è che l’Occidente, per ragioni economiche e geopolitiche, è alleato e supporta da sempre la parte peggiore del mondo mussulmano, cioè le petromonarchie oscurantiste e semifeudali (ma ultracapitalistiche dal punto di vista economico) che finanziano il terrorismo dell’Isis e di Al Qaeda, e con la Turchia del caudillo Erdogan, mentre ha scientemente fatto di tutto per distruggere il nazionalismo laico e socialista panarabo (egiziano, palestinese, siriano, libico, irakeno), anche finanziando e armando il fondamentalismo wahabita e takfirita, cioè l’Isis e Al Qaeda, a loro volta creature dell’Araba Saudita e del Qatar.
      E’ su questo che devi riflettere. Dopo di che, tu sei uno di quelli che ideologizzato a tal punto da giustificare l’alleanza dell’Occidente con le peggiori schifezze, perché la realpolitik lo impone. Posso anche capirlo (senza condividerlo), da un certo punto di vista, non sono una mammoletta e conosco le leggi della politika, a patto però che non ci si racconti balle sui valori liberali e cristiani (che l’Occidente stesso calpesta ogni giorno che Dio o chi per lui lo manda, sganciando bombe sulla testa della gente in mezzo mondo…

      • Davide
        3 dicembre 2015 at 8:48

        Caro Fabrizio,
        apprezzo molto la tua onestà intellettuale e lo schietto (e a volte brutale) confronto che hai mai negato a qualcuno. Confermo di essere sufficientemente ignorante del “mondo arabo” anche se provo a studiarlo. Tuttavia, le contraddizioni, anche profonde e da cui nessuno è immune, di quel mondo me le sono fatte raccontare direttamente da chi quel mondo lo conosce: un ns. collaboratore algerino, un mio amico della minoranza assiro-babilonese iraniana, un mio caro amico Professore universitario presidente di una importantissima associazione scientifica internazionale che per motivi istituzionali ha frequentato l’Iran. Quindi, ottiche e prospettive diverse sullo stesso frame. In estrema sintesi: rimango convinto che il ns. modello socio-economico e filosofico sia preferibile. Quello che, personalmente, più mi infastidisce della lettera di khamenei sono i continui riferimenti a valori spirituali, ma questo è, appunto, il suo ruolo ed un mio problema.
        Invece, condivido in maniera completa lo sdegno per i “ns. alleati” arabi, nella fattispecie i governi degli stati da te citati.

  3. Simone
    3 dicembre 2015 at 13:30

    Trovo che tutti i contributi ad una discussione siano non solo leciti, ma anche interessanti ed in qualche modo utili. Alcune delle cose scritte dall’Ayatollah sono condivisibili, altre meno, e l’importanza della religione e/o spiritualità dipende certamente dalla sua formazione, dalla sua cultura e anche dal suo ruolo “istituzionale”. Un contributo il suo su cui certamente riflettere. Quello che mi piace meno è però la chiamata ad una riflessione ed al pentimento da parte dell’Occidente e dei giovani occidentali. Mai una riga in cui si chiami tutti a riflettere sulla situazione e ad impegnarsi (tutti, reciprocamente) per ricostruire o impostare rapporti diversi e giusti. Come se il torto fosse sempre tutto e solo da una parte, la nostra. Torti ne abbiamo, sicuramente, e molti; ma tutto il torto e tutta la ragione mai stanno solo da una parte. Questo credo. Buona giornata

  4. armando
    3 dicembre 2015 at 17:57

    Non si tratta di mettere a confronto la religione islamica e quella cristiana. Non sono un teologo, ma credo che effettivamente nel Corano ci siano più appigli che nei Vangeli, per chi lo volesse utilizzare in senso politico/fondamentalista.
    L’Islam, però non è un monolite, al suo interno vi è una accanita dialettica religiosa che si traduce poi anche in insanabili contrasti politici. E’ stato così anche in Occidente, e non c’è molto da aggiungere. E’ sbagliato, quindi, leggere gli avvenimenti come guerra di religioni.
    Anche perchè, a questo proposito, l’occidente a guida USA, ormai non ha più nulla da dire. Nell’era del capitalissmo assoluto, o del capitale totale, la religione è un ostacolo, niente altro. E’ vero che talvolta viene ancora usata politicamente, ma si si tratta di una foglia di fico per nascondere ben altro, o per tentare di verniciare di idealità una politica che di ideale non ha più nulla. Quei cattolici che fanno appello alla necessità che l’Occidente cristiano si difenda anche con le armi dal fondamentalismo islamico, non hanno capito che l’Occidente di cristiano non ha più nulla, e che affidarsi agli USA dei neocon per difendere il cristianesimo è letteralmente un suicidio. Perchè ove vincessero i “valori cristiani” te li saluto. Certo le modalità sarebbero meno cruente di quelle adottate dai tagliagole dell’Isis, ma il risultato, da questo punto di vista, uguale. Da una parte il totalitarismo di una società teocratica e fondamentalista, che pretende di farsi inatrprete autentica e belluina della religione islamica, dall’altra il totalitarismo soft del laicismo e del relativismo nichilisti. Dalla padella alla brace.

  5. Andrea Boari
    4 dicembre 2015 at 13:57

    Da qualche anno guardo all’Iran con curiosità.
    Le parole della “Guida” sono pacate, ma hanno il senso di un messaggio universalmente valido che trascende e supera le culture e le differenze.
    L’Iran non è una Democrazia Occidentale, ma è una democrazia di ambito culturale islamico, costruita con gli ingredienti propri di quella cultura, in grado di esprimere e contenere le differenze interne della società iraniana.
    Aggiungo un punto che si sta facendo oscuramente strada, nelle coscienze occidentali. Dopo una generazione abbondante di società liquida fondata su un “individualismo di massa”, mai intervenuto nella storia (altro è l’individualismo delle elite e degli intellettuali) molti fra noi, chiaramente od oscuramente, di stanno rendendo conto, che “non può durare” sia per gli effetti demografici, sia perchè l’induzione “liberatoria” è pervenuta alla disgregazione di ogni legame sociale non economico.
    Le parole di Khamenei alla gioventù occidentale costituiscono per un richiamo a quell’equilibrio fra individuo e comunità che abbiamo perso.
    L’unico senso della società occidentale è il consumo e l’esaltazione di una libertà che è la libertà solo dei corpi.
    Non condivido le considerazioni di Davide che sembra interpretare le espressioni “Valori spirituali” automaticamente come oppressive e “fasciste”. I valori spirituali possono essere strumentalizzati, ma costituiscono quella componente sociale non mercificata (come la religione) che, non per nulla, viene rappresentata dalla “sinistra capitalista” globalizzata come modo d’essere illiberale e retrivo.
    Senza quella base di valori e di obblighi informali non è possibile nemmeno immaginare una sinistra, se non nella forma della pseudo-sinistra di oggi.
    Andrea B.

    • Davide
      5 dicembre 2015 at 18:59

      Solo per chiarimento: la mia critica ai valori spirituali deriva unicamente dalla mia visione di ateo, materialista e relativista. Nulla di più. Per inciso, non sono un “evangelizzatore” dell’ateismo e vivo bene in poca compagnia.

Rispondi a Alessandro Miro Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.