La mia contraddizione

Caro Fabrizio, in questo frangente (amministrative romane), mi sento come chi deve presentare il “passaporto verde, pur essendone contrario. Personalmente ho sempre diffidato degli antisistema che vogliono entrare a farne parte, come non sono fautore ed appassionato di elezioni e deleghe a governare, anche perché, da oltre 40 anni, politiche liberiste non hanno valide alternative non esistendo una capace sinistra, se non quella che si presenta in accrocchi elettorali, dove un certo ceto politico si accalca per avere visibilità. Ripeto: oggi, la sinistra non è la soluzione, è il problema. Dopo la I Internazionale, preludio del “tafazzismo” dei comunisti, subito lacerata da scissioni e contrasti tra le varie correnti politiche (marxisti, anarchici, proudhoniani, mazziniani, blanquisti, ecc. ), ne seguirono altre tre che ribadirono l’esistenza delle diverse “anime” del movimento operaio, ma anche l’innegabile volontà di potere dei singoli e delle associazioni. Decine di “socialismi” validi per ogni angolo del pianeta, dal sudamerica, all’europa, dall’asia, al medio oriente, con una unica costante: il fallimento ( quando non si è trattato di dittature). In Italia, dal 1945, abbiamo avuto ben 42 partiti/gruppi/movimenti che si sono rifatti e si rifanno al marxismo, guidati da personaggi di dubbia caratura, gente incapace di andare a governare, figuriamoci se a prendere il palazzo d’inverno, ma accomunati nel colpevolizzare il perfido capitale. Lo stesso Marx disse di non essere marxista, ma i suoi epigoni-profeti-critici-esegeti-riformatori, hanno fatto del marxismo una religione che, come le sorelle spirituali, si sono distribuite in molteplici chiese, ognuna apportatrice della propria Verità, ma incapaci di trasformare i fallimenti del capitalismo. Le “masse”, il “popolo”, persino il proletariato, quando è stata data loro la possibilità di scegliere attraverso la finta manifestazione del voto, hanno scelto la destra o lo scintillio dello specchietto per le allodole che le ha fatte cadere nella rete (berlusconi, renzi, grillo, draghi). Davvero si può pensare che in assenza del conflitto sociale e con la mancanza di proposte comprensibili, si possa entrare nel cuore dei cittadini, senza avere la capacità di incidere sugli eventi politici? La maggioranza dei cittadini è convinta di cambiare le sue condizioni esistenziali tramite una croce vergata su di un foglio che viene inserito in un’urna. Poi, soddisfatti, tornano a trascorrere la stessa vita di prima del voto, senza che nulla sia modificato nelle proprie azioni. Questa è la libera “democrazia”. Un tempo i rivoluzionari progettavano nuove società, rivendicavano diritti e giustizia sociale, oggi, invece, si recano ordinatamente ai seggi elettorali, pensando che sia compito dei governi migliorare il mondo, nonostante siano le decisioni di quelli a causare i malesseri dei popoli. Appartengo ad una generazione che ha conosciuto i valori delle “ideologie”, che ha lottato, ma ha tanto sbagliato, lasciando che la “res publica”, oggi, venga gestita da partiti composti da persone inadatte, egocentriche, narcisiste, prodotte dalle “tempeste” derivate da quella “tangentopoli” che avrebbe dovuto rappresentare la catarsi per la classe dirigente ed un intero popolo. Difficile frequentare la democrazia, ma ancor più difficile è costruirla, perché architetto, ingegnere ed operaio, devono essere i cittadini che impongono nuovi rapporti di forza capaci di impedire il prevalere delle varie lobby, dei centri di potere più o meno occulti, dei partiti tentacolari. Il popolo di sinistra la deve finire di voler soddisfatti solo i loro soggettivi interessi, il popolo di sinistra deve ri-appropriarsi delle lotte finalizzate al bene collettivo e solidaristico, il popolo di sinistra deve ri-cominciare a “studiare” certi rapporti di potere, privilegi, soprusi, derivati da un sistema decisionale verticale basato sulla gerarchia e sulla delega, che non fanno altro che scimmiottare tutti i meccanismi di alienazione, autoritarismo e conformismo da cui si vuole sfuggire.

Caro Fabrizio, nel corso degli anni abbiamo votato i nostri compagni di riferimento (della sinistra “radicale”), alcuni sono stati eletti, ma per governare una metropoli come Roma, occorre essere più squalo degli squali. Roma è una città particolare, dove si respira l’aria mefitica della politica corrotta, della criminalità, della finanza e dell’imprenditorialità. Amministrare significa avere la gestione del potere e governare, in funzione di interessi politici peculiari ed in linea con essi, contro un’economia sbagliata che ha prodotto una città disuguale.

Fabrizio, il 3 e 4 ottobre voglio contraddirmi votandoti, perché conosco la tua onestà intellettuale e la tua coerenza nell’essere “contromano”, mettendo al centro del discorso politico la giustizia sociale, la redistribuzione del potere, il lavoro, la dignità della persona e la garanzia dei diritti per tutti, uomini e donne. Difficile, nell’epoca della omologazione di massa, di miseria intellettuale e politica, essere una voce “fuori dal coro” e questo merita fiducia.

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