La sinistra fa ciò che la destra minaccia

renzusconi“La destra fa ciò che la sinistra promette”, recitava negli anni Ottanta una pubblicità.

Oggi possiamo capire quanta verità c’era in quello slogan, basta rovesciarlo:”La sinistra fa ciò che la destra minaccia”.

Il sindaco fiorentino sta realizzando, con beffardo sarcasmo da quattro soldi, che talora assume i toni appunti del piccolo duce (il suo “brrr…, che paura” in risposta all’Associazione Magistrati è semplicemente mussoliniano), ciò che il barzellettiere di Arcore, con la sua piacioseria grottesca, aveva annunciato, per un ventennio, senza (quasi) riuscire ad attuare. Ossia un programma di devastazione dell’impianto istituzionale della democrazia italiana e del welfare state. Lavoro, scuola, giustizia, infrastrutture, difesa, cultura, politica estera…

Il programma del Governo Renzi è solo l’aggiornamento e lo sviluppo del programma degli esecutivi precedenti, da Berlusconi ai pallidi Governi Monti-Letta. Dal che si ha l’estrema, mesta conferma che il PD è oggi una forza politica organicamente di destra (salvo naturalmente qualche individuo). E che qualsiasi ipotesi di politica alternativa a questo punto non può pensare a un dialogo con questo che fu “il partito di Gramsci, Togliatti, Berlinguer” (affermazione peraltro in parte falsa, perché qui troviamo pure la DC, di cui il buon Matteo è figlio).

Occorre pensare subito una alternativa radicale. E costruirla, unitariamente. Ne saremo capaci? Gli sviluppi della “Lista Tsipras”, ahimè, non sono affatto convincenti.

Occorre ripartire da capo, con altri metodi e altri princìpi.

5 commenti per “La sinistra fa ciò che la destra minaccia

  1. roberto donini
    11 settembre 2014 at 13:08

    Perfettamente d’accordo. Ciò che fu la sinistra è più pericoloso della destra, proprio per il “fu”,per il richiamo alle lotte del 900 che confonde il popolo, giocando sull’abitudine (rassegnazione o pigrizia). Così mentre in piedi sono simboli vuoti, simulacri animati con chiacchiere sulla democrazia che non c’è più, si esegue il programma ultra capitalistico. Ma l’affannoso susseguirsi di “spettacoli” (i tecnici con Monti, larghe intese di Letta e Bonapartismo da operetta di Renzi) segnalano una difficoltà di tenuta del falso. È come quando si entra nella spirale delle bugie e se ne racconta una sempre più grossa…”l’invasione delle cavallette”!

  2. armndo
    11 settembre 2014 at 13:42

    Fondamentalmente d’accordo, con l’eccezione del riferimento alla magistratura, diventata un vero e proprio potere molto più incisivo di quello politico, del quale si fa infatti beffe modificando a piacere le leggi attraverso una loro intepretazione che le stravolge (si vedano per tutte la legge sull’affido condiviso o quella sulla fecondazione) Anzi, la magistratura è diventata il potere per eccellenza, che fra l’altro non risponde a nessuno tranne che a se stessa. Ma stiamo certi che Renzi non riuscirà a scalfire quel santuario. E anche questo è un esito di una “sinistra” che si è troppo spesso nascosta dietro la magistratura fino a trasformarla in una casta, nelle cui mani il cittadino normale teme di cadere.
    E’ questa una considerazione di dx? Non importa, importa solo se è vera o falsa.

  3. 11 settembre 2014 at 18:12

    Usando un esempio calcistico ..striscione dei tifosi del Milan a quelli dell Inter “Noi realizziamo i vostri sogni” ..peccato che questi qui sono incubi che si sono realizzati

  4. hank bulowski
    12 settembre 2014 at 0:31

    Il Sig. D’Orsi dice cose condivisibili. Ma la sinistra era già morta prima di Renzi. La sinistra si è suicidata dopo la scomparsa di Berlinguer. Ma non per il dolore, sia chiaro. Si è suicidata perché era entrata in una profonda crisi depressiva, seguita da una ancora più grave crisi d’identità. Gli eredi del PCI non hanno saputo raccogliere l’eredità del partito dei lavoratori. Non hanno capito i cambiamenti epocali che si profilavano all’orizzonte. Non hanno fatto nessuno sforzo di analisi. Niente di niente. Eppure la storia gli aveva offerto occasioni d’oro: la caduta del Muro di Berlino, Tangentopoli, la Globalizzazione alle porte. La realtà esigeva uno scatto d’orgoglio, un rinnovamento strutturale nei metodi, nei contenuti e nella rappresentanza. Una vera catarsi. Invece, gli eredi della sinistra si sono comportati da pivelli. Non per mancanza di intelligenza, ma di coraggio. Evidentemente in cuor loro avevano già la testa altrove. Pensavano al Governo. Ovvero al Potere. Pensavano di accreditarsi presso i salotti buoni della borghesia. E si sono lasciati blandire, vezzeggiare, incoraggiare. In questa affannosa rincorsa al potere non solo hanno svenduto le spoglie della sinistra, ma anche l’anima. Credevano forse nella loro personale onnipotenza. E si sono persi. Annichiliti dalla loro stessa presunzione. O malafede. Il risultato lo conosciamo tutti. E’ sotto i nostri occhi. E Renzi è l’emblema di tutti gli orrori politici della ex sinistra. E’ l’ultimo anello di una catena immaginata, preparata e costruita da burocrati e mezze calzette innamorati non della politica, ma del “mestiere”, della “carriera”, degli “affarismi”. Stendere oggi il necrologio della sinistra è inutile. Resta però il dolore nel vedere la tragica e comica impotenza in cui si sono rinchiusi. Mendicanti e servi di un potere che li sta conducendo all’inferno.
    PS: Conosco bene la storia del PCI, ho conosciuto Di Siena, Ranieri, Velardi, Luongo ecc. Tutte persone intelligenti e coerenti, ma non fino al punto di resistere al micidiale abbraccio di Belzebù.

    • Fabrizio Marchi
      12 settembre 2014 at 9:10

      Sono fondamentalmente d’accordo con te, Hank. Ho affrontato, sia pur parzialmente, il tema,nel mio editoriale di presentazione del giornale https://www.linterferenza.info/editoriali/destra-e-sinistra/ e in particolare in questo passaggio che ti riporto:
      “Della “sinistra” liberista o, se si preferisce, moderata o cosiddetta “riformista” (ma il discorso vale per lo più anche per quella cosiddetta “radicale” su cui dirò qualcosa più tardi) ho già in parte detto. Essa null’altro è se non una delle varianti politiche e ideologiche dell’attuale sistema capitalistico. Anzi, per una serie di ragioni è quella che lo rappresenta al meglio ed è in grado di garantire più di altri quella “governance” (cioè pace sociale più una visione della politica ridotta al rango di management aziendale più il concetto stesso di governo anch’esso ridotto a mera amministrazione della cosa pubblica da parte di un corpo di funzionari/e preferibilmente non troppo esperti/e e completamente asserviti/e al capitale) tanto cara ai gruppi sociali dominanti. E questo per varie ragioni.
      La prima è di natura politica. La “sinistra” è tradizionalmente dotata di apparati di funzionari più “preparati” e “professionalmente” più capaci rispetto a quelli della “destra”. Non solo. Essendo stati costretti dagli eventi storici (leggi crollo del muro di Berlino), pena la loro stessa sopravvivenza in quanto ceto politico, a spogliarsi completamente rispetto ai loro colleghi di “destra” dei vecchi abiti ideologici, sono di fatto ridotti a dei gusci vuoti dove ci si può infilare di tutto. Ciò rende le nomenclature della “sinistra” oggettivamente più funzionali rispetto a quelle di “destra”, che in determinate circostanze appaiono riottose al nuovo ordine mondiale trans e multinazionale ultracapitalistico che ha messo nell’angolo le vecchie “borghesie” nazionali, tradizionalmente rappresentate proprio da quella destra, che non a caso rimpiange, come dicevamo prima, il vecchio stato nazione.
      Non solo, la “sinistra” è in grado di rappresentare, molto di più e molto meglio della “ destra”, il nuovo apparato ideologico dominante “politicamente corretto” (che a sua volta si compone di altre sottoideologie di cui abbiamo in parte già fatto menzione: oltre al laicismo, allo scientismo e all’eugenetismo è doveroso ricordare il “modernismo”, il “governismo”, il femminismo/genderismo e il “dirittoumanismo”che ci autorizza a bombardare per ragioni “etiche” e/o “umanitarie” e per portare democrazia e appunto diritti) che ha di fatto sostituito il vecchio (Dio, patria e famiglia), ormai obsoleto e del tutto inservibile per quelle che sono le attuali esigenze di auto riproduzione del Capitale. Anzi, paradossalmente, proprio quel vecchio sistema ideologico vetero borghese diventa oggettivamente un ostacolo perché le istanze di ordine etico o ideologico di cui era portatore potrebbero costituire e in effetti costituiscono (anche se in chiave conservatrice e neo tradizionalista) un “limite” alla marcia trionfale del Capitale, della “forma merce” e della sua illimitata riproduzione”.

      La mia opinione è che siamo di fronte ad una miscela di nichilismo e di opportunismo di un ceto politico professionistico che ad un certo momento si è trovato di fronte ad un bivio: da una parte il sentiero più arduo, cioè quello della elaborazione della propria sconfitta storica e della ricerca difficile e faticosa di una strada alternativa; dall’altra la rimozione di quella sconfitta e la conseguente resa incondizionata al capitale e al sistema che lo ha premiato, scegliendolo di fatto come referente politico o come uno dei referenti politici.
      Superfluo sottolineare che per fare questa operazione hanno gettato alle ortiche un patrimonio storico, politico, culturale e umano, enorme. Insomma si tratta di nani politici (più ballerine..) che però sono riusciti paradossalmente in una sorta di miracolo politico tutto italiano che ha effettivamente una sua unicità: quello cioè di traghettare un popolo da Berlinguer a Renzi, passando per D’Alema e Veltroni, convincendolo che questo tragitto fa parte dello stesso processo storico che in qualche modo prende forma da Berlinguer, anzi, da molto prima, addirittura da Gramsci e poi da Togliatti per arrivare appunto a Renzi. Nulla di più falso, ovviamente, perché è evidente che il PD di Renzi (ma anche quello di D’Alema e Veltroni) non ha nulla a che vedere con quel PCI, però sarebbe sbagliato a mio parere pensare che il processo di trasformazione/degenerazione di quel partito fino a diventare ciò che è oggi, non affondi le sue radici anche, sia pur parzialmente in quella storia e in quella cultura, in particolare in quella togliattiana che secondo me ha in qualche modo creato le condizioni per quel processo trasformistico. Con questo non voglio assolutamente dire che Renzi sia figlio di Togliatti, sia chiaro (non ho mai sopportato le bestemmie né chi bestemmia pur essendo un laico), ma solo che nella concezione politica di Togliatti c’erano le premesse per una possibile degenerazione trasformistica. Il che non significa che quest’ultima fosse scontata né tanto meno che Togliatti sia il responsabile dell’attuale sfacelo (è stato responsabile di altro…) ma solo che tra le pieghe di quella concezione poteva svilupparsi il germe di quella trasformazione/degenerazione.
      Poi è ovvio che, come in tutti i processi storici, sono intervenuti tanti altri fattori.
      In ogni modo su questo tema specifico scriverò prossimamente un articolo ad hoc perché merita di essere affrontato e approfondito.

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