La società (falsamente) aperta e i suoi nemici

Continua la propaganda a senso unico di tutto il sistema mediatico che ha raggiunto dei livelli grotteschi, direi caricaturali.

Non c’è mai limite al peggio (o al meglio, in base ai rispettivi punti di vista…) ma Ieri sera su “Frontiere” (Rai Tre), condotta dal menestrello a stipendio Franco Di Mare, è stato sicuramente raggiunto uno dei picchi più “elevati” di manipolazione delle coscienze.

Tutta la trasmissione è stata una criminalizzazione tout court della Russia, della sua storia, tutta, senza distinzione, ridotta ad un elenco di orrori, massacri, genocidi, commessi prima dai russi, poi dai sovietici, poi ancora dai russi, senza soluzione di continuità. Il genocidio degli ebrei perpetrato in Ucraina dai nazisti – hanno spiegato – è stato occultato, o meglio derubricato dai sovietici come un crimine di guerra commesso ai danni del popolo sovietico, senza cioè specificare che si trattava di ebrei. Il messaggio subliminale, ma neanche tanto, è l’accusa di antisemitismo nei confronti dei russi-sovietici. Peccato che una gran parte dei dirigenti bolscevichi e poi sovietici (anche durante l’era staliniana) fossero ebrei e che l’URSS spinse, anche più delle altre potenze mondiali, per la creazione dello stato di Israele, ma questi ovviamente sono dettagli per chi sta facendo un cinegiornale di propaganda di guerra. Il messaggio che deve passare è che i russi sono antisemiti. L’accusa delle accuse, inemendabile e imperdonabile.

Non poteva naturalmente mancare il massacro di Katyn, dove circa ventimila ufficiali polacchi (più giornalisti, intellettuali, industriali, appartenenti alla cosiddetta “intellighenzia” polacca), durante la seconda guerra mondiale, furono trucidati dalla NKVD, la polizia politica di Stalin. Si trattò di un orrendo crimine di guerra, non c’è dubbio, che non ha giustificazioni. Mi chiedo però: il bombardamento che uccise centomila civili in una sola notte a Dresda (del tutto inutile dal punto vista militare, fu una mera rappresaglia per i bombardamenti aerei subiti dagli inglesi) voluto da Churchill in persona, non fu forse un crimine di guerra? Hiroshima e Nagasaki (centomila persone vaporizzate in un nano secondo e altre centomila morte nei mesi e anni successivi) non furono forse un crimine di guerra?

“Benaltrismo”?  No, si tratta solo di capire come funzionano le tecniche di manipolazione mediatica. Dico alcune cose e ometto di dirne altre.

E’ il turno di Claudio Cerasa, direttore del Foglio, vero e proprio megafono dello sciovinismo ideologico neoliberale occidentale (del tutto speculare a quello nazionalista russo) che, intervistato da Franco Di Mare, dice (passatemi la sintesi): “Non stiamo difendendo solo un confine, un paese che si trova pochi chilometri da noi, stiamo difendendo un’idea, un principio, ciò in cui crediamo, l’Europa, la democrazia liberale, tutto ciò che fa paura a Putin e che non può sopportare, tutto ciò che l’ideologia nazionalista russa ha sempre combattuto”. E naturalmente per difendere l’Ucraina e i valori occidentali che essa rappresenta – ha spiegato – bisogna armarla sempre di più e accentuare le sanzioni alla Russia, non comprare più neanche un litro di gas.

Gli fa eco Antonio Caprarica, altro corista ditirambico del mondo liberal occidentale, che da Lugano ci informa che anche la Svizzera, paese neutrale da sempre, sta pensando, dopo la Finlandia e la Svezia di entrare nella NATO perché – spiega – dopo il 24 febbraio (l’inizio della guerra) “nulla sarà come prima” (la stessa frase che ci veniva ripetuta fin dall’inizio della pandemia, e abbiamo visto infatti i cambiamenti, specie per ciò che riguarda gli investimenti nella sanità pubblica…).

Non una parola, ovviamente, sull’allargamento e sull’espansionismo della NATO ad est, sull’accerchiamento della Russia, sul colpo di stato liberista/nazista del 2014 organizzato dagli USA che diede inizio alle ostilità contro i russi del Donbass, sulle grandi manovre militari della NATO in Ucraina ai confini con la Russia, sulla ormai dichiarata volontà americana di proseguire il conflitto. In altre parole, questa non sarebbe una guerra imperialista che vede l’Ucraina (e il suo governo fantoccio) come terra di scontro fra il super imperialismo USA e la politica di potenza regionale della Russia (che gli Stati Uniti volevano ridurre ad una colonia dopo il crollo dell’URSS) ma una guerra ideologica, la guerra della Democrazia e della Libertà contro la Tirannia e l’Oscurantismo, del Bene contro il Male. Parole del tutto speculari a quelle del filosofo/ideologo ultra conservatore e tradizionalista russo Alexander Dugin che, a parti invertite, ha parlato di guerra dell’Essere (la Russia) contro il Non Essere (il mondo occidentale).

Ma non è finita. Riprende la parola Cerasa che dice, e qui invece cito testualmente: “

Gli ultimi due anni, tra la pandemia prima e la guerra oggi hanno contribuito a ridefinire i termini della nostra libertà, in ogni senso, la pandemia prima ci ha costretto a capire quel è il nemico, il virus, oggi la guerra della Russia ci sta costringendo a rivedere quali sono i nostri confini, non soltanto dell’Ucraina, ma anche delle nostre amicizie. Calamandrei diceva che la libertà è come l’aria, ci si accorge della sua presenza solo quando viene a mancare. Negli ultimi anni, abituati a considerare la libertà come qualcosa di scontato, abbiamo visto che qualcuno cercava di farcela mancare, quindi oggi essere intolleranti anche dal punto di vista delle amicizie personali nei confronti di coloro che non riconoscono i veri pericoli che mettono a rischio la nostra libertà è un modo per salvare la società della tolleranza, la società liberale, la società aperta. Aver ridefinito i confini delle nostre amicizie è un modo per difendersi da tutte le scemenze che ciascuno di noi in questi anni ha dovuto ascoltare”.

Rispolverando l’ultraliberale Popper, il “maccartista” integralista, sciovinista e guerrafondaio Cerasa ci sta dicendo, anche se con il sorriso e le buone maniere, che chi dissente deve essere isolato, emarginato dalla società e messo nelle condizioni di non nuocere, anche quando è un nostro amico, un nostro parente. E’ la riedizione della caccia alle streghe, della caccia al comunista di maccartista memoria. Perché chi dissente, vuoi sulla gestione della crisi pandemica, vuoi sulla guerra in corso, ma più in generale sulle sorti magnifiche e progressive del sistema capitalista occidentale, vuol dire che è contro la società aperta, contro la libertà e i valori dello stesso mondo occidentale.

La società aperta, di popperiana memoria, di cui Cerasa e tanti come lui sono alfieri, è in realtà una società chiusa e intollerante, seppure camuffata da liberale. Una società che, in base alle necessità, non esita a reprimere il dissenso e ad usare la forza contro i suoi nemici interni ed esterni. Come ci viene confermato dal caso Assange, dalle innumerevoli guerre imperialiste e da tutte le dittature militari e di estrema destra che l’impero “anglo-saxon-protestant” ha disseminato e foraggiato in tutto il mondo per difendere i suoi interessi.

Claudio Cerasa - Wikipedia

Fonte foto: da Google

4 commenti per “La società (falsamente) aperta e i suoi nemici

  1. Giulio Bonali
    23 aprile 2022 at 13:20

    La verità sulla strage di Katyn é quantomeno controversa.

    Quanto qui documentato circa i fatti accertati, comprese (ma non solo) le falsificazioni archivistiche dell’ epoca buia di Gorby e Eltsin, mi sembra assai convincente circa la tesi della falsificazione nazista (e poi “occidentalistica-liberale”) di un efferato crimine perpetrato dai nazisti tedeschi stessi e poi falsamente e spudoratamente attribuito ai loro acerrimi nemici sovietici (non vi ricorda in maniera decisamente impressionante qualcosa di estremamente attuale -direi presente- Ad opera dei “discepoli e successori diretti” di Goebbels stesso in Ucraina?):

    https://www.associazionestalin.it/katyn_furr.pdf

    • Giuseppe Casamassima
      2 maggio 2022 at 18:47

      Anch’io con le mie ricerche sono giunto alla stessa conclusione.

  2. Giuseppe Casamassima
    2 maggio 2022 at 18:47

    Perfettamente d’accordo: la Open Society (che non a caso è anche il nome della ONG di George Soros) conduce alla Dittatura dell’ingegneria sociale e dei “governi tecnici”. E anche il vecchio Popper se n’era accorto.
    Possiamo dire che è la Ragione illuministica (hegelianamente, grezza perché priva di plasticità) che si rovescia in monolitica razionalità tecnocratica.

    Una piccola nota sulle fosse di Katyn. Io ritengo che, almeno i marxisti, dovrebbero tornare a riflettere sul quid, prima di catalogarle con sicurezza come un “orrendo crimine di guerra”. Erano “fosse comuni” (forse le prime fosse comuni usate come evidenza probatoria indiscutibile). Ma, come è noto, le analisi di autopsia non furono svolte con imparzialità. Soprattutto, l’esistenza di queste fosse comuni fu rivelata da un certo Goebbels solo quando era chiaro che la Germania nazista avrebbe perso la guerra. Così Goebbels cercò di muovere l’opinione pubblica mondiale contro l’URSS, sperando anche di utilizzare l’indignazione collettiva per imbastire trattative di pace con gli anglo-americani.
    Insomma, vi sono seri elementi che richiedono di tornare a riflettere sulle fossi comuni di Katyn.

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