La sostenibile e innocua “trasgressione” di Vasco (e dei suoi fan)

Non c’è dubbio che Vasco Rossi rappresenti un “mito” per tutti i suoi fans. Che sono tantissimi e sparsi ovunque. Le sue esibizioni dal vivo danno vita a dei veri e propri spostamenti di masse umane che neanche una finale di Champion’s League è in grado di eguagliare.

Un mito, dicevo. Incredibilmente è così. Anche in quest’epoca di passioni tristi (se non tristissime), per parafrasare Spinoza, c’è comunque necessità di simboli e di uomini o di personaggi che in qualche modo li incarnino. Quindi degli eroi, da un certo punto di vista, anche se definire tale Vasco (lui per primo inorridirebbe se lo si definisse tale) equivale a bestemmiare e provoca nel sottoscritto anche una certa tristezza. Ma tant’è. Che a lui piaccia o meno – e secondo me gli piace, al di là di quello che può palesare pubblicamente – così viene vissuto dal suo pubblico.

Proprio sulle pagine di questo giornale abbiamo poco tempo fa commentato il fenomeno socio-calcistico-mediatico di costume rappresentato da Totti e dal “tottismo”. Ma non è possibile questo paragone, che facciamo proprio per evidenziare la distanza fra i due fenomeni.

Totti è (era) un calciatore, resterà ovviamente nel cuore dei tifosi romanisti ma con il tempo – ed è inevitabile, è successo anche ad altri campioni (rimanendo nell’ambito del calcio capitolino di fede giallorossa penso a un Conti o a un Falcao) – il suo ricordo tenderà a scemare, a sfiorire. Per tante e anche ovvie ragioni. Un dribbling o un gol per quanto possano essere spettacolari e infiammare le folle non arriveranno mai a toccare determinate corde emotive.

Quelle corde che riesce invece a toccare un personaggio come Vasco, con la sua musica, i suoi testi e soprattutto il suo modo di vivere e di stare al mondo. Il pathos che suscita non lo suscitavano neanche gruppi come i Pink Floyd o i Genesis, per lo meno se restiamo in Italia; e quelli erano veramente dei fuoriclasse, al confronto dei quali, per lo meno musicalmente parlando, Vasco è un nano.

Eppure quei mostri sacri nelle loro esibizioni non avevano la capacità di provocare quelle emozioni che sono in grado di provocare i concerti di Vasco.

Credo che il segreto del suo successo sia da individuare nel personaggio che rappresenta e che si è costruito e nel messaggio di cui è portatore. Vasco incarna la trasgressione per eccellenza, quella  ”vita spericolata”, diciamo pure sregolata, fuori dagli schemi, dove si vive di notte e si dorme di giorno oppure dove non si dorme affatto, anche perché inciuccati di cocaina o altre sostanze dalla mattina alla sera. Il problema è che per uno che ce la fa a sfondare, facendo di quel genere di vita il suo viatico per il successo, per decine se non centinaia di migliaia di altre persone, quel tipo di vita conduce alla graduale distruzione delle loro esistenze.

Sia chiaro, il mio intento non è certo quello di criminalizzare Vasco Rossi dal punto di vista personale, anzi, nel mare magnum della mediocrità dell’attuale musica italiana, ha prodotto anche alcune canzoni pregevoli. La questione va ben oltre la sua persona e la sua produzione musicale e riguarda appunto il messaggio di cui (anche) lui è portatore.

Fu (è) vera trasgressione? Mi verrebbe da dire. Oppure siamo in presenza di un fenomeno assolutamente funzionale e organico all’attuale sistema dominante? Senza aspettare i posteri per la famosa ardua sentenza, mi sento di esprimere la mia opinione e confermare che di trasgressivo non c’è, a mio modo di vedere, assolutamente nulla. Per la semplice ragione che il modus vivendi che propone Vasco è quello già ampiamente e diffusamente praticato da milioni e milioni di giovani (e anche meno giovani). Con la differenza, appunto, che lui ci è diventato (ultra) ricco e famoso, mentre questi ultimi arrancano in una grigia quotidianità a cui cercano di dare un senso (prendendo in prestito una delle sue più celebri canzoni) attraverso comportamenti pseudo trasgressivi e coazioni a ripetere (leggi consumo indiscriminato di vari tipi di sostanze e alcool). In fondo, altro non è se non il tentativo di darsi una identità, una personalità, aderendo ad un modello. Un modello che oggi non solo è consentito ma anche incoraggiato dal sistema dominante, come abbiamo spiegato in questo articolo https://www.linterferenza.info/editoriali/la-droga-lideologia-dello-svacco-la-sinistra/

La furbata sta proprio nel presentare questo modello di vita come “alternativo”, quando di alternativo non ha in realtà un bel nulla. Oggi sono paradossalmente più “alternativi” o quanto meno controcorrente (se non altro perché sono una esigua minoranza) quei giovani che scelgono di aderire ai boy scout rispetto a chi il venerdì e il sabato sera (e molto spesso anche tutti i giorni) tira (in tutti i sensi…) fino al mattino per poi passare una giornata intera deambulando in casa in uno stato di depressione post sbornia.

Ciò che voglio dire è che il sistema è oggi in grado di fagocitare tutto, anche e soprattutto quei comportamenti che una quarantina di anni fa, quando ancora era in vigore il codice non scritto vetero borghese, potevano rappresentare un elemento di trasgressione (ma non certo rivoluzionario…).

State tranquilli che le classi dirigenti i “loro” giovani li mandano a studiare alla Luiss, alla Bocconi, alla Normale di Pisa o alla Scuola Superiore Sant’Anna, dove diventeranno appunto i futuri nuovi quadri dirigenti. Per tutti gli altri c’è la “condanna” ad un’esistenza grigia e subalterna oppure la “trasgressione”, o meglio l’illusione della trasgressione che tale non è ma solo l’altra faccia del sofisticato meccanismo di omogeneizzazione sociale che paradossalmente (ma neanche tanto) prevede una sorta di codificazione di quelle tendenze e di quei comportamenti che potrebbero avere in linea teorica uno sbocco potenzialmente eversivo.

Vasco Rossi è uno degli attori di questo processo– che lui ne sia consapevole o meno è del tutto irrilevante – di questa sorta di grande fabbrica del consenso che deve coprire ogni spazio, dare “risposte” a tutti e in tutte le direzioni, disinnescare le tensioni sociali e incanalarle su binari del tutto innocui per il sistema.

Quando apriremo gli occhi non sarà mai troppo tardi.

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Fonte foto: www.tuttovasco.it (da Google)

2 commenti per “La sostenibile e innocua “trasgressione” di Vasco (e dei suoi fan)

  1. Armando
    7 Luglio 2017 at 9:22

    totalmente d’accordo. aggiungo solo che la grande massa dei seguaci non vivrà una esistenza solo grigia, ma disperata, vagando come zombie per sperare in nulla. sono gli effetti inevitabili di una trasgressione che si limita ai costumi ma non alla radice delle cose. i costumi sono sempre adeguabili, come dimostra l’oggi. le radici no.

  2. Alessandro
    13 Luglio 2017 at 9:08

    Condivido tutto, giudizi strettamente musicali compresi. Il successo di Vasco Rossi è certamente imputabile anche al suo anticonformismo di facciata, esteriore, ben accetto al sistema perchè innocuo, sostanzialmente apolitico, apartitico, buono per la destra e per la sinistra. Un anticonformismo spicciolo che oggi vediamo scorrere di fronte ai nostri occhi, con i suoi orecchini, i suoi tatuaggi, le sue trasgressioni masochistiche.
    “Oggi sono paradossalmente più “alternativi” o quanto meno controcorrente (se non altro perché sono una esigua minoranza) quei giovani che scelgono di aderire ai boy scout rispetto a chi il venerdì e il sabato sera (e molto spesso anche tutti i giorni) tira (in tutti i sensi…) fino al mattino per poi passare una giornata intera deambulando in casa in uno stato di depressione post sbornia.”
    Verissimo.
    Va dato atto comunque a Vasco Rossi anche una certa libertà dagli schemi del politicamente corretto. Mi sembra di vedere in lui, al di là dei limiti ben evidenziati nell’articolo, anche un uomo e non un maschietto addomesticato dal politicamente corretto.

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