Il lavoro debilita l’uomo

Oggi è la festa del Repubblica, il 75° anniversario di quella Repubblica che l’articolo 1 della Costituzione afferma essere fondata sul Lavoro.

Il lavoro nobilita l’uomo, dicevano i latini, ma oggi sembrano avere ragione quelli de Lo Stato Sociale che nella canzone Cromosomi dicono che il Lavoro DEBILITA l’uomo, viste le statistiche che ci ricordano che nei primi quattro mesi di quest’anno sono oltre 300 i morti sul lavoro.

Qualcuno a questo proposito dovrà pur dire che fra il 95 e il 97% circa di queste morti è rappresentato da uomini, gli stessi uomini che oggi l’ideologia dominante dipinge come oppressori e privilegiati cercando di nascondere le cause reali dello sfruttamento rappresentate dal liberismo capitalista che opprime tutti, lavoratori e lavoratrici, siano essi operai, piccoli artigiani e commercianti, partite iva, titolari di pubblici esercizi abbandonati di fronte agli effetti della pandemia. Mettono le donne contro gli uomini, così come incitano alla guerra tra poveri, tra italiani ed immigrati..

È tempo che la Repubblica Italiana sia fondata non semplicemente sul Lavoro, ma sui Lavoratori, per questo noi comunisti chiediamo un radicale cambio di sistema. Per farlo abbiamo bisogno di ritornare ad essere un Paese sovrano, non governato da entità transnazionali come l’Unione Europea e la Nato che ci costringono in gabbie finanziarie e in alleanze imperialiste che sono la vera causa del depauperamento delle condizioni di vita di tutti e le prime responsabili dell’immigrazione forzata dall’Africa, le cui conseguenze ricadono sempre su chi lavora.

Concludo come ho iniziato, con un verso della stesso brano de Lo Stato Sociale: “Va bene lo ammetto: odio il capitalismo”

Fuori l’Italia dall’UE e dall’euro.

Fuori l’Italia dalla Nato.

Viva la Repubblica dei Lavoratori

Morti sul lavoro, emergenza bergamasca Nomi e storie delle vittime del 2019  - Cronaca, Bergamo

Fonte foto: L’Eco di Bergamo (da Google)

1 commento per “Il lavoro debilita l’uomo

  1. Giulio Larosa
    2 Giugno 2021 at 21:01

    Lungo sentito appassionato applauso! Questa patacca in sindacalese del fondata sul lavoro l ho sempre detestata. Lavoro, quale? Salvator Dalì lavorava dipingendo ciò che gli piaceva e guadagnava miliardi. Quelli come me anzi come noi fanno tutta la vita quello che pretendono gli altri, vivono con quattro soldi e finiscono pure con la casa pignorata e i conti chiusi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.