Lavoro e morte

La notizia del magazziniere di Amazon morto durante il suo turno di lavoro e dei colleghi costretti a continuare le loro mansioni in presenza del cadavere è ormai nota da qualche giorno.  Sulle tv di Stato italiane e  generaliste non è stata data notizia. Non si trova traccia dell’accaduto: un silenzio complice rivela, ancora una volta, la verità del nostro tempo, in cui l’informazione è stata sostituita dal suo succedaneo: la chiacchiera canterina.

Innumerevoli sono, invece, gli spot per cantanti e artisti. La derealizzazione è parte integrante  del sistema di “informazione” pagato dagli utenti.

L’incidente è avvenuto in uno stabilimento di Colorado Springs il 27 dicembre 2022 Secondo alcuni testimoni il corpo è stato circondato da scatole di cartone Amazon in attesa dell’arrivo dei soccorritori, nel frattempo i lavoratori continuavano a svolgere le loro mansioni. Le informazioni sono frammentarie.

Un dipendente ha affermato:

 

“A nessuno avrebbe dovuto essere detto di lavorare a fianco di un cadavere, in particolare dopo averlo visto. Il turno diurno arriva alle 7.00 o alle 7.30 e non siamo mai stati informati finché non siamo arrivati dove si era verificato l’incidente. Nessun avviso prima di entrare nell’edificio. Semplicemente un volantino pubblicato giorni dopo che ci informava su come ricevere consulenza sulla salute mentale”.

 

Il 4 gennaio 2023  l’azienda ha convocato i dipendenti per parlare dell’accaduto, ma ormai l’incidente era notorio, le polemiche montavano. Si è reso pubblico il nome dell’uomo morto sul lavoro: Rick Jacobs lavorava per il magazzino Amazon DEN4 a Colorado Springs, in Colorado.  L’uomo aveva 61 anni, la morte dovuta probabilmente ad infarto.

La morte, dunque,  non deve fermare il ciclo di produzione.

Nel sistema produttivo attuale gli essere umani non sono riconosciuti per essere tali, ma sono solo mezzi da sostituire prontamente, perché la merce e il guadagno vengono prima di tutto. Ciò ricorda la logica che governava Auschwitz: l’attività era tutto, l’essere umano era solo uno strumento transeunte all’interno del ciclo di produzione che eternamente si riproduceva. Il tempo circolare della produzione è un tempo senza finalità, pertanto la morte non ha che un valore secondario, deve vivere il ciclo produttivo, gli esseri umani sono solo parte dell’immenso ciclo in cui la macchina li assimila ed usa.

La vita e la morte sono senza significato, in quanto l’essere umano è solo una funzione sia nella prospettiva di consumatore che di produttore. Il vuoto metafisico è nel sistema produttivo.

L’inquietante nel caso dell’incidente in Colorado è il grande gelo del sistema di informazione disponibile a vomitare sugli utenti infinite notizie secondarie ma mai l’essenziale. Si rende palese quanto il sistema informativo sia complice o semplicemente non voglia dispiacere i poteri forti, ovvero gli oligarchi della nostra fragile democrazia.

 

Un cuore di carne

L’empatia e lo scandalo etico per un lavoratore che finisce i suoi giorni tra i cartoni ricoperto di scatole, così sembra dalle dichiarazioni di alcuni lavoratori, non è della nostra realtà nella quale la chiacchiera deve dominare e colonizzare le menti. Nello stesso tempo compaiono spot pubblicitari, in cui vi sono lavoratori che ringraziano Amazon per avere dato loro lavoro e aver loro permesso di sostenere la famiglia. Sono i due volti dell’azienda, apparentemente in contrasto. Si può ipotizzare che l’azienda stia tentando di cancellare le ombre sulla sua reputazione e di farsi percepire come “umana”.

Nel Capitale, Karl Marx non usò mai il termine “capitalismo”, ma “modo di produzione capitalistico”. Marx usando tale espressione voleva sottintendere la realtà ontologica, logica ed economica del capitalismo: la violenza. Il modo di produzione capitalistico si esplica mediante le relazioni segnate da violenza visibile ed invisibile.

Tale realtà è rimasta tale, il capitalismo, malgrado le sue fasi e i suoi compromessi in taluni momenti storici, è rimasto sostanzialmente eguale a quanto denunciato da Marx.

Il quotidiano ci svela tale verità, il dramma è l’assenza di partiti e sindacati capaci di opporre un progetto alternativo. Naturalmente le colpe ricadono anche sui lavoratori che si lasciano plasmare dall’iperindividualismo vigente, il quale è la vera forza del sistema e la catena che tiene legati i lavoratori alla reificazione quotidiana. Necessitiamo di una rivoluzione culturale e di un nuovo umanesimo, in cui sia la persona nella sua concretezza storica il fine e il soggetto che pone in atto il sistema. Il lavoro non può che essere a lungo termine: è una scommessa sul futuro per gli uomini e le donne di buona volontà. Cerchiamo di essere eretici conservando un cuore umano per poter vivere nel rispetto della nostra umanità. Per poter pensare necessitiamo di un cuore di carne, nel Libro di Ezechiele troviamo una chiara indicazione:

“vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”.

Senza un cuore di carne capace di ascoltare il mondo nessun umanesimo sarà possibile, oggi governa il “cuore di pietra” dell’individualismo che sa solo produrre e consumare  merci. L’esodo da tale logica  è l’incipit della rivoluzione. Marx aveva un cuore di “carne”, affermava che il capitalismo nasce “grondante di sangue e sudore”, pertanto è l’ascolto del dolore del mondo a mettere le ali al logos e alla resistenza.

Un magazziniere Amazon muore durante il turno, i dipendenti: Abbiamo dovuto  lavorare attorno al suo cadavere

Fonte foto: Fanpage (da Google)

 

 

 

1 commento per “Lavoro e morte

  1. Franco Trane
    15 Gennaio 2023 at 17:11

    Produci-Consuma-Crepa!

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