Le vere ragioni dell’odio

Nella mia non vicinissima giovinezza, ho avuto modo di vedere di persona gli odiosi cartelli di cui forse la nostra coscienza nazionale ha scarsa memoria, esposti in maniera quasi ostentata in alcune città italiane: “NON SI AFFITTA A MERIDIONALI”. Erano cartelli diffusi un po’ dovunque, di solito affissi alle porte dei condomini. Li ho visti con i miei occhi, al mio arrivo a Torino, appena tredicenne. Ho visto anche famiglie di meridionali occupare, con le loro povere masserizie, i portici di corso Valdocco. Ogni giorno percorrevo quella strada mentre mi recavo a scuola, al prestigioso ginnasio Massimo D’Azeglio, nel centro di Torino. Nessuno voleva ospitare quelle persone piuttosto povere e disagiate.

Su La Stampa, chiamata anche “la voce del padrone”, comparivano quotidianamente intere pagine di fatti di cronaca nera. A caratteri cubitali si dava notizia, in maniera enfatica e macroscopica, dei misfatti dei quali si erano macchiati giovinastri meridionali, già dai loro caratteri somatici – si diceva – essi manifestavano con chiarezza la loro natura di malavitosi, stupratori, ladri e assassini. Lo stesso quotidiano, però, narrava talvolta di bambini meridionali morti per le cattive condizioni igieniche in cui erano costretti, negli abbaini di Porta Palazzo, assiderati dal gelo d’inverno, disidratati dal caldo torrido d’estate, o perché costretti a vivere in scantinati umidi, dividendo lo spazio con i ratti che, non di rado, procuravano loro morsi fatali.

A tutto questo io ho assistito, ero una immigrata “privilegiata”: per la mia origine ero meno discriminata. Ma ho sofferto per quelle persone, per quei bambini che potevano essere miei fratelli!
Spesso mi chiedo, dove sono i figli e i nipoti di quei meridionali tanto umiliati? Perché nessuno ha raccontato loro le sofferenze patite? Perché non è rimasto loro l’orgoglio di sentirsi sempre, oltre che italiani, anche meridionali, mantenendo caro il ricordo delle loro origini?
Molti dei discendenti di coloro che tanto hanno sofferto, hanno preferito ignorare. Tanti erano quelli che, nella speranza d’essere accettati, tentavano di parlare il piemontese rendendosi ridicoli. Ora gli appartenenti alle seconde e terze generazioni di quegli immigrati, pienamente integrati al Nord, sono i più accesi sostenitori delle politiche scellerate dell’intolleranza e del pregiudizio razzista.
Non sanno, né loro né tutti i Meridionali rimasti al Sud che votano Lega, che dopo gli africani, saranno loro i nuovi “migranti” a cui muovere guerra. È già successo alcuni giorni fa: a Courmayeur alcuni turisti napoletani sono stati cacciati da un bar: il proprietario non ama i “terroni”. Quando il suolo italiano sarà mondato dalla presenza dell’ultimo “negro”, saranno i Salvatore, i Ciro, i Pasquale, le Cettine, le Carmele, i nuovi migranti che, come i loro nonni, da loro stessi ripudiati, torneranno ad essere umiliati e cacciati.

 

Le masse del mondo occidentale – in tal modo – appaiono distratte e divise sul falso problema dei migranti, compresa l’opinione pubblica del nostro Paese che ha dimenticato il suo passato. Quanti di noi non contano tra i propri avi almeno uno dei poveri migranti in terra straniera? America del Nord e del Sud, Canada o Paesi europei come il Belgio, la Svizzera, ecc.? A chi cerca di rammentare questo nostro infelice passato viene contestato che quei nostri emigranti erano giovani volitivi, pieni di entusiasmo e voglia di lavorare, diversamente dagli odierni invasori che, arrivando qui, vorrebbero tutto e subito. È quello che ho letto in merito al giovane suicidatosi, alcuni giorni fa. “In fondo, se l’è voluta” – si diceva – “non ha avuto la costanza e il coraggio per farsi strada nella vita, era uno che voleva tutto e subito come ogni scansafatiche. Certi paragoni non si possono fare!” A questa gente io rispondo che parla soltanto perché si ritrova la lingua in bocca, ma non conosce niente delle sofferenze degli emigrati. Non sa o non gliene importa niente del trattamento a cui erano sottoposti gli italiani che arrivavano negli Stati Uniti, degli italiani linciati perché accusati ingiustamente di furto. Che ne sa questa gente di Sacco e Vanzetti? Che ne sa dei minatori che in Svizzera vivevano stipati in baracche come maiali, dei morti di Marcinelle? Di mia nonna paterna morta a trentasei anni, dopo aver vissuto come un fantasma, senza aver mai potuto riconoscere i suoi quattro bambini, perché nata in Brasile e di là tornata, senza alcun documento, perché in quel Paese non esisteva alcun registro della popolazione, almeno per i figli degli immigrati?

Sono pochi coloro a cui viene spontanea la domanda: a chi giova seminare odio e diffidenza contro persone inermi e indifese? Così come erano fragili, inermi e indifesi i meridionali che giungevano al Nord in cerca di un lavoro e di un futuro per i loro figli, trovando ad attenderli porte sbarrate e popolazioni locali agguerrite contro di loro! Perché se è vero che a qualcuno (gli industriali del Nord) servivano braccia da sfruttare, il pregiudizio razzista e il centro del potere cercava, nel contempo, di contrastare l’integrazione degli immigrati. Gli ultimi devono sempre farsi la guerra tra di loro: solo mantenendo diffidenza e odio tra i subalterni i dominanti riescono a mantenere la loro vigliacca sovranità!
In Italia, le classi dominanti di 50-60 anni fa erano rappresentate dal padronato industriale del Nord che, fin dall’unità d’Italia, aveva operato stringendo un patto d’acciaio con i grandi latifondisti del Sud, ai quali assicurava il mantenimento di tutti i privilegi, affinché lo Stato garantisse solo ed esclusivamente i loro interessi, sottraendo risorse economiche e umane al Sud, lasciando quelle terre e chi rimaneva sempre più misere e desolate.

 

Con l’attuale globalizzazione, dopo aver strappato immense ricchezze al continente africano, dopo essersi impossessato anche di quelle terre dalle quali le popolazioni sono cacciate, dopo aver “esportato democrazia” col ferro e col fuoco e provocato bibliche emigrazioni, al fine di poter disporre di forza lavoro a costo zero, il potere della tecno-finanza dell’Occidente, non tollera l’integrazione dei migranti, facilitata da un’accoglienza disponibile e pacifica.

Finché i penultimi individueranno nei miseri profughi gli sporchi, ottusi stupratori e assassini delle loro donne, i rivali da combattere perché rubano il lavoro, il potere li potrà distrarre mentre toglie loro ogni diritto, trasformandoli in orde barbariche, in masse schiavizzate e disumane.
Per perseguire il suo scopo – del resto – il potere ha sempre utilizzato questa strategia. Stroncando ogni anelito di emancipazione delle masse dominate, contrapponendo, alle loro giuste aspirazioni, le sue rivoluzioni passive, fingendo aperture con blande concessioni, per riprendersi tutto successivamente, coadiuvato dalla politica trasformista e corrotta di una sinistra ormai soltanto di nome, che non sapendo, né volendo immedesimarsi nelle sofferenze dei ceti più deboli, non ha mai saputo conoscerne le istanze, e ha perseguito soltanto le politiche di chi la foraggia. Quel che ne consegue è che il popolo sentendosi tradito, rivolge lo sguardo a chi, comparendo sulla scena politica, si presenta come “il nuovo”, “l’antisistema”, “l’uomo forte”, “il duce”, “il capitano”, che saprà risolvere e riparare tutti i danni provocati dai “comunisti” (?).

Questo lo scenario che si presenta oggi sotto i nostri occhi. Con la crisi che da congiunturale si è fatta cronica, il potere deve assicurarsi che il suo disegno sia pienamente realizzato. Il lavoro sporco, per essere ben fatto, lo affida ai mastini più ottusi e feroci. Ed ecco Trump, Bolsonaro, Orban, Kaczyński, Andrzej Duda, Salvini, ecc…

 

I contrasti tra il Nord e il Sud del mondo sono voluti e determinati dalle forze conservatrici globalizzate per mantenere intatti e possibilmente incrementare i suoi profitti, nonostante la crisi da loro stesse causata e che, per insaziabile voracità, sta portando il mondo al collasso anche sul piano ambientale. La saturazione dei mercati, il protezionismo, la guerra sui dazi ne sono la conferma.

Le masse del mondo occidentale, terrorizzate da fantomatiche invasioni barbare non si avvedono di cosa si sta ordendo alle loro spalle!

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Fonte foto: Liveunict – Liveuniversity (da Google)

3 commenti per “Le vere ragioni dell’odio

  1. Antonio
    2 Febbraio 2019 at 23:22

    Tutto vero purtroppo, c’è’ da premettere ancora la guerra civile contro il meridione, fatta passare come guerra al brigantaggio, con le stragi e i saccheggi compiuti dai piemontesi, con al seguito ” Lombrosi vari”, tanto per “razzializzare”. Nostro compito e’ far emergere quei fatti, come si è’ cominciato a fare negli ultimi decenni, scavando, a mo’ di talpe, negli archivi.

  2. 3 Febbraio 2019 at 14:38

    Ottime riflessioni

  3. Andrea
    5 Febbraio 2019 at 23:39

    @
    Le masse del mondo occidentale – in tal modo – appaiono distratte e divise sul falso problema dei migranti
    @

    Il “falso problema dei migranti”…
    Mah… roba da matti.

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