L’estrema destra di governo

Ancorchè inscritta in un contesto internazionale segnato dall’avanzata delle forze reazionarie e di destra, a fronte dell’annichilimento di quanto prima si connotava come sinistra, in tutte le sue varianti, l’affermazione della Lega di Salvini il 4 marzo 2018 all’interno dello schieramento del centro – destra , ed ora come forza trainante dell’esecutivo giallo-verde, merita di essere studiata nei minimi dettagli.

La Lega Nord è infatti il partito più longevo del parlamento, e nelle sue oscillazioni elettorali ha di volta in volta rappresentato l’insofferenza, il risentimento e le aspirazioni dell’area più ricca del paese nei confronti dello stato e soprattutto di “Roma ladrona”. Ora che il suo bacino d’influenza è andato ben oltre le regioni rosse, e nei proclami la Lega si dichiara un partito a vocazione nazionale, non più animato da pulsioni secessioniste, si tratta di comprendere se questa ambizione è realisticamente così lineare, oppure potrà incontrare qualche ostacolo o contraddizione a partire dall’attuazione del programma di governo. Indicazioni preziose provengono dall’ analisi contenuta nel libro ” La Lega di Salvini. Estrema destra di governo ” di GianLuca Passarelli e Dario Tuorto, che ha il pregio di indicare i limiti che si prospettano al discorso propagandistico della Lega, focalizzando il passaggio cruciale del testimone intervenuto tra il “carismatico ” Umberto Bossi e il ” popolare ” Matteo Salvini, eclissatasi nello spazio di un mattino la figura più governativa e paludata di Roberto Maroni, nonchè il declino di Forza Italia. Se il terremoto giudiziario che ha investito la Lega e conseguentemente la successiva scelta di privilegiare la comunicazione via social hanno determinato la riduzione del numero delle sezioni del 69%, passando da 1451 a 437, la reazione del nuovo corso si è fondata sulla costruzione di una egemonia culturale volta a criminalizzare il fenomeno migratorio e l’accoglienza buonista, a partire dal netto ripudio dello jus soli. Una battaglia spregiudicata, condotta all’insegna dell’apparente buon senso, con messaggi banali ma efficaci perchè assertivi, studiati per un paese fondamentalmente poco istruito e popolato – Tullio De Mauro docet – da una massa di analfabeti funzionali.Tanto che brilliamo come la nazione dove la percezione delle cose è la più lontana dai fatti. Il che spiega, paradossalmente, perchè un partito di sistema come la Lega, che è stato al governo più volte in questi ultimi decenni e governa alcune importanti regioni, possa presentarsi come una forza “anti-sistema “, cavalcando uno specioso antieuropeismo e proponendo una misura anticostituzionale e generatrice di diseguaglianze come la flat-tax, combinata con l’ennesimo condono fiscale. Una misura, quella della flat-tax, che risponde agli interessi rapaci di una borghesia del Nord da sempre violentemente ” mercatista e protezionista, antistatalista, individualista e antisolidale “. Quindi disponibile a tutto, in una chiave decisionista, per conservare quella rendita di posizione messa a repentaglio da una competizione internazionale che vede purtroppo il nostro paese arrancare, per via di quel declino del nostro sistema produttivo ben messo a fuoco dal sociologo Luciano Gallino nel libro ” La scomparsa dell’Italia industriale “. Anche ad allearsi con quel ceto politico trasformista che nel centro-sud d’Italia vede già sotto la lente della magistratura alcuni nuovi presunti pezzi da novanta, provenienti dalla destra di Alleanza Nazionale, tra i quali spicca l’ex sindaco di Reggio Calabria Peppe Scopelliti, recentemente condannato da una sentenza della Corte di Cassazione. Tra l’altro il sostegno esplicito accordato da Confindustria alla Lega è la plateale conferma di come l’opportunismo costituisca uno dei tratti dominanti dell’antropologia del nostro paese .In questa logica Matteo Salvini, che da giovane ha fatto della politica la sua professione, è la testa d’ariete di un progetto sciovinista e retrogrado sul piano sociale e civile, ove in nome dell’antipolitica, come delegittimazione di tutto e di tutti, appare per una bizzarria della storia come ” il castigatore della vecchia classe politica “. Nella realtà concreta, però, la Lega non ha uno straccio di proposta per affrontare la storica divaricazione nord-sud del paese, al di là dei proclami lanciati nella recente manifestazione di Roma. Pertanto, la ” nazionalizzazione del suo messaggio ” è solo una mossa tattica, che risulta in palese contraddizione con la proposta dell’autonomia differenziata per dieci regioni a statuto ordinario, che sulla scia dei vittoriosi referendum consultivi promossi nel 2017 dalla Regione Lombardia e dalla Regione Veneto costituisce una minaccia per l’uniformità nazionale della legislazione sui diritti civili e sociali .Ovviamente il suicidio della sinistra spiega abbondantemente perchè dopo la stagione del berlusconismo siamo approdati ad una così paurosa involuzione del quadro politico, e grazie ai 5Stelle Matteo Salvini può dettare legge!

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Fonte foto: Tiscali Notizie (da Google)

6 commenti per “L’estrema destra di governo

  1. Giovanni
    5 Gennaio 2019 at 18:07

    “messaggi banali ma efficaci perchè assertivi, studiati per un paese fondamentalmente poco istruito”

    “massa di analfabeti funzionali”

    Che si debba analizzare attentamente fenomeni complessi è giusto. Queste che leggo però sono le solite affermazioni (banali ed anche un poco volgari, diciamolo pure) che la sinistra, da quella chic a quella radicale, adopera continuamente. Magari insieme all’accusa di rossobrunismo che per fortuna qui non vedo. Quello che è giustamente chiamato “il suicidio della sinistra” è dovuto anche a questo.

    Io non sono andato a votare e non voterò neppure a maggio, ma insultare tutti quelli che hanno votato lega con le parole d’ordine della sinistra lo trovo non solo scorretto ma anche poco saggio dal punto di vista tattico e strategico.

    • Lorenzo
      5 Gennaio 2019 at 20:50

      Per la sinistra, quando si azzarda a non voler quel che vuole lei, il proletariato diventa massa di analfabeti funzionali.

      Per la destra, quando si azzarda a non voler quel che vuole lei, il Volk diventa canaille.

      Il liberalismo ha inventato all’uopo la categoria di populismo.

      Per quanto riguarda l’articolo di Martignoni, è poco più di una serie di aggettivazioni orientate polemicamente per orientare le antipatie del lettore. Fin da questi suoi rudimenti la lotta politica gravita attorno ai simbolismi linguistici – vere e proprie le iconofilie semantiche – da inculcare nella coscienza del proprio tempo, una lotta “per la signoria delle immagini e quindi per la costituzione dell’identità”.

  2. Fabrizio Marchi
    5 Gennaio 2019 at 21:44

    @Gian Marco: Gian Marco, come vedrai tu stesso c’è un commento di tale Lorenzo che ci segue da un bel po’. Siccome non lo conosci (neanche noi…), nel senso che non hai mai letto quello che scrive nei suoi commenti, potresti giustamente incazzarti per il tono, l’atteggiamento e il linguaggio pseudo sarcastico che crede di usare. Ma sarebbe una fatica inutile. E’ bene, a questo punto che te ne parli, onde evitare l’aprirsi di inutili querelle prive di ogni senso che ti/ci farebbero solo perdere tempo.
    Lorenzo (questo il suo nick) è una specie di “ribelle aristocratico” che dall’alto del monte dove si è ritirato dopo aver letto e riletto il Zarathustra di Nietsche al quale si ispira, sgancia le sue perle di nichilismo sulla canea sottostante che si agita e si combatte al proprio interno a colpi di ideologia.
    Di fatto è un nazista. O meglio, se scendesse dal monte sarebbe un nazista, invece è soltanto uno (non dico cosa…) malato di superomismo che crede di venirci a spiegare chissà quale verità (la famosa novella…) che noi ancora non conosciamo. Tutto sommato, è meglio che resti sul suo metaforico monte a sentenziare, perché se scendesse il suo inevitabile destino sarebbe quello di ingrossare le fila di qualche gruppuscolo neo-nazi-fascista (se già non ne fa parte…).
    Per una serie di ragioni (che conosco perfettamente perché conosco la fascisteria in tutte le sue variabili, ideologiche ed umane) si diverte a trollare (perché i suoi commenti non hanno nulla di costruttivo ma sono solo maldestri tentativi di fare del sarcasmo nei nostri confronti…) su questo giornale. Anzi, in una qualche misura, come avviene appunto ad una determinata tipologia di nazifascisti, né è anche attratto, una specie di amore-odio che taluni fascisti nutrono nei confronti dei Komunisti col K (lui così ci vede), che vengono però ritenuti un gradino superiore al gregge belante di cui sopra. Non per i concetti e le idee che esprimiamo – che secondo il suo punto di vista, sono solo ciarpame ideologico che serve a coprire la nostra volontà di potenza – ma perché riconosce in noi le “palle” che altri non hanno. In altre parole – secondo il suo misero setaccio – c’è potenzialmente qualcosa di fascista in noi che però non riesce ad esprimersi (altrimenti saremmo fascisti…  ).
    E il fatto che non siamo allineati al pensiero mainstream dominante più o meno in tutta la sinistra, lo incuriosisce, o meglio solletica il suo desiderio di stuzzicarci. Come ripeto, è totalmente innocuo, per lo meno finchè resta sulla sua metaforica montagna.
    Per quanto ci riguarda, qui non abbiamo mai censurato nessuno, a meno che non insulti o non inneggi dichiaratamente al nazismo o al razzismo. Fino ad ora non lo ha fatto, o meglio, lo ha anche fatto ma in modo camuffato, diciamo così. Il giorno che piscerà fuori dal vaso o stabiliremo che ha pisciato fuori dal vaso, lo banneremo. Per ora, tutto sommato, i suoi micro deliri nichilisti di chi si diverte a scimmiottare il viandante che scende dalla montagna a portare la novella, sono innocui.
    Ergo, non perderci tempo…

    • Lorenzo
      9 Gennaio 2019 at 5:03

      Beh… non oso pensare cos’avrebbe scritto se mi fossi permesso di duplicare il concentrato di aggressività, sarcasmo e contumelie che continuamente riservate al fascioliberalsistema. Per non parlare dell’insolenza e delle volgari insinuazioni – così diverse da una critica acclarata – con cui commenta il mio intervento.

      Come era da aspettarsi il principio di continenza verbale prescritto nella redazione dei commenti vale in rapporto al vs. dibattito interno ma non ai vs. avversari.

      Ciò detto, nell’usufruire di questo sito io mi ritengo Suo ospite, come tale vincolato da obblighi di rispetto, continenza e non intrusione. Nella Sua replica colgo un invito implicito ad allontanarmi, che intendo onorare cessando di intervenire e ripristinando, così, il carattere imperturbato della vs. autonarrazione.

      RingraziandoLa per lo spazio messomi a disposizione Le faccio i miei auguri per il futuro del sito, che continuerò a visionare con interesse.

      Lorenzo Papini

      • Fabrizio Marchi
        9 Gennaio 2019 at 11:25

        Mio caro, non ci provare perché l’anello al naso non ce l’abbiamo. Dietro il tuo porti in modo esageratamente formale si malcela un sostanziale disprezzo nei nostri confronti. Si avverte in ogni tuo commento.
        Ciò detto, qualcuno ti ha forse impedito di dire ciò che pensi (tradotto: di esprimere il tuo “aristocratico” disprezzo nei nostri confronti e nei confronti delle posizioni che esprimiamo)? Non mi pare. E allora? Dov’è il problema?
        O te la prendi perché ti ho dato del nazifascista? Se non lo sei politicamente in senso stretto, lo sei per vocazione e per indole. Ma non è questo il punto. Quando mi danno del comunista, anzi, del “Komunista”, io non me la prendo affatto. So bene che è una banalizzazione e una volgarizzazione del mio pensiero, però ci sto, non mi sento affatto offeso, perché so bene che per taluni quello sono e sarò per sempre.
        E dal momento che nessuno – tanto meno il sottoscritto – ti ha mai insultato – è evidente che te la sei presa per essere stato appellato come “nazifascista” (in realtà ho scritto una cosa un po’ diversa, ma è inutile stare a perdersi in chiacchiere superflue).
        Evidentemente consideri l’essere definito tale un insulto, ma questo è un tuo problema, non mio. Se quella è l’idea che gli altri si fanno di te, qualche ragione dovrà pur esserci. E non importa, come ripeto, se non sei “ufficialmente” e politicamente un fascista, perché per come avverto io le cose, lo sei per indole, per il tuo modo di essere e stare nel mondo. Magari voterai per la Lega, ma non cambia molto rispetto a quello che sto dicendo. Io non voto per nessun partito da anni, se è per questo, ma non mi scandalizzo se mi danno del comunista, anche perché non lo vivo come un insulto. Pensi che “stare sul monte” ti ponga al di fuori della mischia, ma non è così. Quelli come te, alla fine dei giochi, sceglieranno sempre una parte, come è inevitabile che sia, e sappiamo quale. Puoi camuffarti come meglio credi ma le cose stanno così.
        Non ti ho affatto invitato ad andartene; questo lo hai detto tu. Però non puoi neanche pensare di sganciare le tue bombette fatte di sarcasmo, supponenza e disprezzo malcelato senza che nessuno replichi. Io non ho replicato fino ad ora nel merito perché non avrebbe avuto senso. Avremmo dato vita ad un botta e risposta infinito, senza alcun costrutto, sia perché le nostre rispettive posizioni sono troppo distanti per poter addivenire ad una sintesi, sia perché il tuo intento non è quello di confrontarti dialetticamente, ma solo di spiegarci quanto siamo in errore e quanto siamo prigionieri delle nostre gabbie. Manca solo che ci dai dei “malriusciti” e il cerchio si chiude…
        In conclusione, il tuo “contributo” (si fa per dire…) è del tutto inutile. Persone come te perdono solo tempo e fanno perdere tempo, per lo meno finchè stanno metaforicamente sul monte. Nel momento in cui decidono di scendere possono diventare pericolose.
        Nessuno ti sta buttando fuori. Se te ne vai è una tua scelta e non ha nulla a che vedere con la nostra presunta necessità di crogiolarci nella nostra “autonarrazione”. Non abbiamo bisogno di rassicurarci e questo piccolo giornale tutto fa tranne che rassicurare, in tutte le direzioni. E lo conferma il fatto che è seguito da tanta gente che molto spesso è assai distante dalle nostre posizioni.
        Dopo di che, io non ho tempo da perdere e tu invece, per tante ragioni, sei uno di quelli che me lo fa perdere, ed è per questo che dopo i primissimi commenti, non ti ho più risposto nè ho intenzione di farlo in futuro.

  3. Gian Marco Martignoni
    5 Gennaio 2019 at 22:21

    Raccolgo la critica, poichè l’economia di un intervento può ingenerare degli equivoci, che vanno immediatamente sgombrati, in quanto materialisticamente non apparteniamo alla sinistra radical- chic. Partiamo dal suicidio della sinistra, che sia Luigi Pintor e Rossana Rossanda hanno analizzato lucidamente in un passato non lontano, o che il sociologo Alain Birh ha ben messo a fuoco nel volume ” L’avvenire di un passato “.Lo sfondamento a destra nelle masse popolari è avvenuto per la conversione delle socialdemocrazie e degli ex partiti comunisti al social-liberismo, così come quando le organizzazioni sindacali hanno espunto il conflitto dal loro orizzonte teorico e contrattuale, per privilegiare l’interesse generale. Vengo dalla fabbrica e nel 1979 sono entrato come delegato nel direttivo provinciale della Fiom-Cgil, per poi dal 1985 al 2017 ricoprire una serie di incarichi come funzionario sindacale nella Cgil provinciale, tra cui quello nella segreteria dal 2002 al 2010. Ho sempre militato e tutt’ora milito da pensionato nella sinistra sindacale, essendo stato nel 1989 con Charta’90 , quindi Alternativa Sindacale e poi Lavoro e Società tra i suoi fondatori a livello nazionale..Questo per dire che da quarant’anni frequento i luoghi di lavoro, sia privati che pubblici, ed ho potuto verificare sul campo la mutazione antropologica avvenuta nel mondo del lavoro, giacchè quel che conta sul piano della lotta di classe sono i rapporti di forza e i livelli di coscienza del lavoro dipendente organizzato.Ho avuto la fortuna, entrato in fabbrica, di avere dei maestri sul piano sindacale che oggi non sono nemmeno lontanamente immaginabili.Ma a quel tempo il lavoro sindacale si accompagnava a quello politico.Se per loro era il Pci il partito di riferimento, per quanto mi concerne dal 1976, sino alla confluenza nel Pci, ho militato nel Pdup.Non mi sono mai iscritto Rifondazione, in quanto nel congresso nazionale del 1996 il gruppo dirigente della sinistra sindacale aveva già misurato cosa era il ” bertinottismo “.Non è casuale che in Europa siamo con la sinistra anticapitalista più disastrata e inincidente, stante l’esito prevedibile e disastroso dovuto all’eclettismo teorico di R.C..Senza un partito di riferimento del lavoro dipendente i livelli di coscienza non possono assolutamente avanzare .Diversamente da Giorgio Cremaschi non sono mai stato per il pan- sindacalismo, per poi scoprire, a scoppio ritardato, la novità di Potere al popolo. Da tempo a livello sindacale e politico insisto nel dibattito in corso sulla coppia de-politicizzazione e de-sindacalizzazione.Purtroppo, la Lega, che conosco bene sul territorio varesino e tento di contrastare in tutti i modi sugli organi di stampa locali, ha più che sfondato sul piano ideologico, nella completa assenza di un antagonista di classe.Non so se mi sono spiegato, ma non fa parte della mia cultura mettere la testa sotto la sabbia o liquidare spocchiosamente un fenomeno di questa portata.

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