L’industria della felicità: ideologia e infanzia

Tutte le ideologie totalitarie hanno cercato di plasmare l’infanzia.

Nel totalitarismo novecentesco, quando gli imperativi di comando erano i tradizionali Dio, Patria e Famiglia, i bambini sfilavano in divisa, inquadrati militarmente. Si voleva scimmiottare la volontà di potenza dell’industria pesante e la volontà di espansione delle politiche coloniali.

Continuo a sostenere che oggi i dispositivi di comando del capitale sono esattamente opposti a quelli del secolo scorso.

Il totalitarismo liberale ha bisogno di una nuova tipologia di essere umano. Alla mobilità del capitale si deve accompagnare la fluidità dell’individuo e, come in tutte le dittature, i bambini diventano oggetto di esperimenti.

L’esperimento sociale contemporaneo è particolarmente disgustoso. Questo esperimento non ha nulla a che vedere con la scelta dei propri gusti sessuali che dovrebbe avvenire in un percorso di crescita consapevole nell’ambito di una società senza pregiudizi.

Si impone il modello dell’individuo senza alcuna identità. Privo di alcuna coscienza il soggetto potrà trasformarsi in ciò che desidera. L’appagamento illimitato del singolo sottintende un mondo che ha sconfitto la sofferenza e la morte. La vita del singolo corrisponde all’eternità. E in questa eternità tutto è possibile. La premessa per questo tipo di esistenza è che non ci si dovrà interrogare sul problema della finitezza umana. Il decadimento fisico, la vecchiaia, la malattia, diventano temi da sotterrare – per questo anche l’eutanasia diventa terreno di scontro ideologico. La giovinezza, mito classico dei sistemi totalitari, oggi diventa il terreno per imporre la neutralità dell’individuo.

E’ lo stesso individuo che diventa prodotto commerciale.

Già nel 1968 Mordecai Richler nella “Storia di Mortimer Griffin” ironizzava sulla futura sessualizzazione del bambino: la maestra progressista organizzava come recita di fine anno La filosofia nel boudoir del Marchese de Sade.

Lo Stato pedagogico neo-liberale deve educare al massimo godimento personale. Il percorso che porta alla consapevolezza della propria sessualità, la progressiva presa di coscienza dei propri gusti e delle proprie inclinazioni, l’essere un maschio o una femmina eterosessuale o omosessuale – poco dovrebbe importare – e la riflessione sulla propria condizione, che come tutte le condizioni porta parimenti gioie e sofferenze, devono essere sostituiti da soddisfazioni istantanee. Il mondo neo-liberale deve apparire senza privazioni.

Il bambino può diventare ciò che vuole, deve in questo modo desiderare sempre di più e ovviamente desiderare di consumare. Senza alcun freno.

Il futuro adulto si addosserà così le colpe dei propri fallimenti. Non esisteranno problemi sociali. Sarà l’individuo a portare il peso della mancata realizzazione personale.
L’individuo è tutto e la società non esiste. Neanche i rapporti di forza. Lo scontro sarà così definitivamente anestetizzato.

Mobilità, fluidità, flessibilità, relativismo, eterno presente. Questi sono i nuovi dispositivi di comando del capitale ai quali l’individuo dovrà sottostare.

Nell’industria della felicità il nuovo sfruttato sarà aperto mentalmente e volontariamente schiavo.

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1 commento per “L’industria della felicità: ideologia e infanzia

  1. Gian
    21 febbraio 2020 at 16:37

    Beh, personalmente preferisco il totalitarismo del secolo scorso.
    Riconoscibile ma soprattutto autodichiarato come sistema “totale”.
    Questo è subdolo e per questo molto più pericoloso.

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