Mafie e corruzione nel cuore e nelle viscere del capitalismo

“E non sono poi così lontani i tempi nei quali il cardinale Ruffini ripeteva nelle sue pastorali che la mafia era una creazione del comunismo, l’ideologia della “negazione di Dio”-1)

Al di là di una qualsiasi disamina delle mafie che miri a considerrala un corpo estraneo e parassitario della società capitalistica, va rimarcato invece il suo carattere consustanziale all’apparato guerrafondaio della formazione attuale miltare-finanziaria.

La presenza delle mafie (Cosa nostra, Sacra corona unita, ‘ndranghete, Camorra…) è oramai accertata nelle Istituzioni dello stato, nelle massonerie piccole e grandi, nei partiti, in associazioni culturali di vario genere e di qualsiasi orientamento ideologico.

Mafie e corruzione costituiscono gli assi portante del modo di produzione capitalistico e del nostro vivere civile. Pensare di poterle eradicare con un’azione giudiziaria e poliziesca, allo stato attuale è oramai una cosa impossibile, in quanto le mafie non sono ben presenti e radicate solo tra le classi dominanti di cui sono sempre al servizio, fino a quando le azioni delittuose non appaiono scoperte e prive di copertura politica ed istituzionale, ma sono gioco-forza presenti anche tra le masse popolari, vuoi perchè costituiscono un inevitabile collante con i poteri locali ed istituzionali, vuoi per ragioni politiche (l’anticomunismo), vuoi per pavidità o per mero opportunismo contingente.

“Così non stupisce che il contrasto alla mafia non sia presente nell’agenda dei partiti, neppure nei decaloghi e nel galateo dei movimenti che piacciono alla gente che piace e che vuol continuare a piacere costi, quel che costi” 2)

La guerra delle forze di Polizia, della Magistratura è ricca di gesti, di azioni, di comportamenti di straordinario livello morale. Migliaia di mafiosi e di corrotti sono finiti in galera, si sono ottenute grandi vittorie, si pensi ai Chinnici, ai Borsellino, ai Falcone e, attualmente, alla determinazione, non sostenuta adeguatamente dallo stato, del giudice Di Matteo.

Ma i semi che fanno rinascere le mafie sono tanti e rigogliosi. Per un mafioso che viene sottratto al crimine ne subentra un altro che potrà essere ancora più esperto e più stragista. Perchè in terra di povertà quei semi attecchiscono e là dove c’è miseria ed emarginazione, la mafia avrà sempre un futuro di prosperità e allo stesso modo, nei piani alti, il rapporto con le mafie e con la corruzione, materiale o morale che sia, è indispensabile perché il successo politico o finanziario perduri nel tempo.

La divisione in classi, lo sfruttamento del lavoro, la disuguaglianza sociale tra gli esseri umani, la violenza anarchica dei mercati generano inevitabilmente un’umanità disperata, atomizzata, facilmente preda di azioni votate alla sopravvivenza ( sia che riguardi ricchi banchieri sia che riguardi raccoglitori migranti di pomodori)

La guerra al Capitale è l’unica guerra possible contro le mafie, contro la corruzione, contro l’abbruttimento della specie, l’unica guerra vincente che possa aprire ad un mondo dove i meriti siano riconosciuti e allo stesso tempo siano soddisfatti i bisogni di tutti…Le altre “guerre” guerre non sono, ma semplici punzecchiature non troppo fastidiose per i padroni del mondo

NOTE
1) Il simplicissimus “Nostra Signora della…” 20/12/19
2) Il simplicissimus “Nostra Signora della…” 20/12/19

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1 commento per “Mafie e corruzione nel cuore e nelle viscere del capitalismo

  1. ndr60
    23 dicembre 2019 at 23:58

    In effetti ho sempre pensato che i mafiosi non siano che dei dilettanti: i mafiosi veri non subiscono le leggi, le fanno. I mafiosi ammazzano di persona, i mafiosi veri fanno ammazzare per conto terzi. I mafiosi infine vivono spesso da latitanti, nascosti e braccati; quelli veri, invece, vivono alla luce del sole e riveriti da tutti, contenti e felici di vivere in una democrazia.

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