Come prima, meglio di prima, il governo della continuità

Pubblichiamo questo articolo del nostro redattore, Antonello Boassa, pur non condividendone alcuni passaggi. Del resto, L’Interferenza non è un bollettino di partito e, pur mantenendo una sua linea editoriale e politica, consente ai suoi redattori e collaboratori di esprimersi in assoluta libertà, come è giusto che sia per un giornale che vuole essere un luogo di confronto e di discussione fuori da ogni coro.  

 

I partiti antisistema, dopo tanto teatro, una volta rimessi pubblicamente in pubblico i peccati di sovranismo ( con più slancio Di Maio e con qualche mugugno Salvini), sono stati accolti benignamente dalla “casta” (uso un lemma caro a Grillo) e dall’inviso sistema. Il Reich ha ammorbidito i suoi soliti insulti, invitando gli italiani ad uscire dal loro letargo ancestrale e ad incominciare a lavorare sul serio. Il golpista Mattarella è apparso soddisfatto che i monellacci che volevano un ministro sgradito alla Merkel abbiano abbassato il capo e chiesto venia.
Soddisfatti gli States per ragioni geopolitiche che forse sono ben chiare ai 5Stelle ma non credo a Salvini.1)
Dunque, riassumiamo. Prima avevamo un governo fedele al neoliberismo, alla Ue, alla Nato. Ora invece abbiamo un governo fedele al neoliberismo, alla Ue, alla Nato. Il cambiamento appare evidente. Si profilavano con il vecchio governo i jobs act, i voucher, il Fiscal Compact. Con il nuovo governo ci saranno invece i jobs act 2), i voucher, il Fiscal Compact 3). Si profilavano con il vecchio governo tempi durissimi per il lavoro e per lo stato sociale. Ora invece con il nuovo governo ci aspettano tempi durissimi per il lavoro e per lo stato sociale.
Il cambiamento appare evidente.

Con il Presidente Mattarella che è stato accusato di tradimento della Costituzione e quindi meritevole di impeachment ora si è potuto collaborare evidentemente per far stare buoni i “mercati” (che in questi frangenti sono mossi più da speculazioni politiche che finanziarie) e per dare segni di responsabilità davanti all’Europa. Si è voluto usare il termine “collaborare” e non un termine più appropriato come “sottomettersi” ai diktat di Mattarella, garante della Germania e dall’austerity. Che ha vinto, in fondo senza tanti problemi, lo scontro con il sedicente “antisistema”. Prima sapevamo che i brontolii grilleschi erano solo fuffa demagogica. Ora sappiamo che la volontà di appartenere all’area euro e di subordinarsi alle direttive europee è dichiarata ufficialmente, con toni decisi per conto del “governo del cambiamento” dal Conte, Presidente del Consiglio, sotto tutela dei due vice presidenti Di Maio e Salvini.

I primi interventi. Oltre gli scogli imminenti dell’Ilva e dell’Alitalia, dare una sforbiciata ai 5 miliardi devoluti all’accoglienza dei migranti bombardati dalle democrazie occidentali, espellere 500.000 migranti 4), abolire L’Ape sociale che garantiva la sopravvivenza fino al conseguimento della pensione di quei lavoratori rimasti “sospesi” con la riforma Fornero, approntare le misure procedurali per la Pensione a 64 anni per i maschi e a 57/58 per le donne (misure che Boeri ha stimato possibili con una spesa di 15 miliardi), misure che, particolarmente “l’opzione donna” (differenziale uomo/donna ormai vetusto dati i costumi contemporanei nella gestione dei figli e della casa) risultano una frode e giovevole solo ad una platea ristretta ai tempi attuali. Ma non certo nella prospettiva di una società senza lavoro e con retribuzioni in nero. Quota cento “ certo non prima dei settanta anni. E le donne ? Possono andare in pensione prima? Certo. Se accettano un assegno non di retribuzione ma di contribuzione, come a dire un taglio furfantesco alla pensione “opzione donna”.
Non ho citato i grandi sforzi per “abolire le tasse” con la flat tax, perno fondamentale del “contratto””, una tassa anticostituzionale che prevede con il suo 15% 20% la cancellazione della progressività (elemento cardine di redistribuzione della ricchezza) che dovrebbe comportare per lo stato un mancato introito di 60 miliardi circa. Un grande risparmio per ricchi e per i super ricchi e meno risorse per l’istruzione, per la sanità pubblica, per la ricerca, per l’ambiente…Soddisfatte le imprese che però si rivelano scettiche, perché consapevoli della “gabbia di ferro” della UE. 5)

Le prime dichiarazioni, in un clima trionfalistico grottesco e patetico, tenendo conto degli esiti funesti cui il Paese andrà incontro con la perpetuazione dell’euro e con l’appartenenza all’Unione Europea, nonché alla Nato, risultano ridicole. Conte che, invece di rispondere duramente agli insulti di Oettinger, di Junker, di Merkel in un recupero di dignità nazionale, con fare accorato e dimesso, difende il popolo italico dall’accusa di corruzione generalizzata lanciata con violenza dai padroni tedeschi. Solo casi isolati. Come in qualsiasi Paese.E nulla dice dei casi gravissimi di corruzione e di mancato rispetto delle stesse regole. Impuniti.

Il trionfalismo sarà la carta mediatica (temo vincente) del “governo del cambiamento” che non volendo o non potendo cambiare niente di importante (art. 18, cococo, contratti a termini acausali pareggio in bilancio, licenziamenti individuali e collettivi, orario di lavoro…) saprà suonare la grancassa per risultati modesti compatibili con l’austerity e con l’insicurezza diffusa ad arte (legittima difesa, limiti alle pene alternative, repressione- aumento della carceri-, espulsione massiccia di migranti )

Compito delle opposizioni alternative, comuniste o presunte tali ( Pap, PCI, Pcl, militanti contro le guerre e contro le basi militari, No tav, No Tap…) dovrà essere caratterizzato non solo dal conflitto contro tutti gli interventi antipopolari, ma anche dalle pressioni sulle proposte positive che hanno favorito la vittoria elettorale (reddito di cittadinanza, interventi sui jobs act, riforma del Compact Fiscal, investimenti nel sud, misure contro le delocalizzazioni…) che possono favorire un terreno di lotta visibile per la popolazione, terreno di lotta che dia agio ad evidenziare con lo smascheramento delle proposte demagogiche in particolare dei 5Stelle, obiettivi qualificanti di riscatto del lavoro, dell’occupazione, dell’assistenza, del territorio…

NOTE
1) E’ possibile ipotizzare che agli States il governo del cambiamento vada più che bene, sopratutto con Salvini azionista di minoranza. Non solo per la fedeltà atlantica mai messa in discussione dai pentastellati ma anche perchè in teoria potrebbero essere di disturbo( magari con episodi isolati e non controllati dal Grillo) alla Germania imperiale che flirta spudoratamente con Russia e Cina, e così recare un contributo alla rottura della UE. In tal caso il “sovranismo” sarebbe sponsorizzato dagli States per agevolare un rapporto diretto con le singole nazioni
2) Di Maio ha accennato ad un intervento sui jobs act. E non poteva non farlo dopo tanto strombazzamento. Ma con un mostrum legislativo di tale portata al massimo potrà fare solo qualche lieve ritocco.
3) Giovanni Tria, ministro dell’economia, anche lui la spara. Propone che venga ritoccato il Fiscal Compact.
4) Per Salvini Minniti ha fatto bene. Si tratta perciò di continuare la sua opera, limitando l’accoglienza, espellendo di più e con maggiore celerità, aiutando gli immigrati “a casa loro”
5) Le imprese tuttavia sono consapevoli che le facilitazioni non mancheranno. Per esempio con il cuneo fiscale e con la trasformazione del Paese in un “paradiso fiscale”.

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2 commenti per “Come prima, meglio di prima, il governo della continuità

  1. Andrea
    5 Giugno 2018 at 21:36

    Bene, premesso che nemmeno io credo ai “miracoli”, la domanda che vorrei rivolgerti è: la soluzione reale quale sarebbe?
    Hai qualche idea in merito?
    Perché, vedi, parlare (e scrivere) e criticare è facile per chiunque…
    Perciò suppongo che avrai la soluzione in tasca.
    O no?

  2. ARMANDO
    9 Giugno 2018 at 14:34

    brutti segnali dalle prime mosse di Conte al G7. Concorda con TRump sulla “riammissione” della Russia al G7, che ovviamente Putin, statista con palle e orgoglio, snobba beffardamente mentre sta facendo il suo summit con la Cina e altri paesi asiatici. Poi si allinea alle sanzioni contro la Russia, chiedendo il rispetto agli accordi di Minsk che sono proprio gli Ukronazi, saliti al potere con un colpo di stato fomentato da Nato e Usa e sul quale nessun paese “libero” ha avuto da obiettare, a violare per primi. Alla fine temo proprio che la montagna partorirà solo il topolino peggiore: il rimpatrio e il respingimento di qualche centinaio di disperati.

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