Mi dispiace, ma io non sono Charlie!

Mi dispiace, ma io non sono Charlie!

In questo momento l’uccisione delle undici persone e in modo particolare dei giornalisti/artisti nella sede del periodico satirico Charlie Hebdo, sta prendendo le pieghe di un nuovo, mini 11 settembre. E fioccano ovunque messaggi di sgomento, di cordoglio, di solidarietà, di condanna… Anche io sono sgomento, lo sono per ogni persona che muore nel modo in cui sono morti questi ultimi. Sono solidale e feroce sostenitore della libertà di espressione. Sono triste perché alcuni dei vignettisti di Charlie Hebdo (Wolinski in modo particolare, che ho anche conosciuto ad Algeri un secolo fa) mi appassionavano e hanno accompagnato con loro feroce e dissacrante satira tutta la mia adolescenza e i miei desideri di allora (ma anche di oggi) di mandare tutto il mondo a farsi f…

Ma mi dispiace, io non scriverò che sono Charlie Hebdo. Non metterò una bandiera nera sul mio profilo Facebook e non posterò nessun disegno di Charb e nemmeno di Wolinski che mi piace tanto… E se avete tempo di leggere il mio lungo ragionamento vi spiego il perché.

Charlie Hebdo nasce nel 1992 ma la squadra che lo fonda viene da una lunga storia di giornali di satira libertaria. Quello che si può considerare come l’antenato di Charlie è “Hara-kiri” dove lavoravano già vari membri dell’attuale redazione. Hara-kiri se la prendeva con i potenti, con De Gaulle, con l’esercito, con la chiesa e fu varie volte chiuso e riaperto sotto varie forme e titoli.

Era divertente, dissacrante, feroce qualche volta. Ma sapeva di quella aria di libertà dell’epoca. Oggi il Charlie Hebdo è cambiato. Lo si compra ancora, qualche volta, perché ha un nome. Il suo pubblico non è più l’operaio o lo studente senza una lira, ma la “gauche-caviar” della Parigi bene.

Negli ultimi anni poi ha preso una linea editoriale apertamente islamofoba. Non è il fatto di prendere ogni tanto in giro una religione. Quello l’ha sempre fatto anche con la chiesa cattolica. Il problema non è qui. Se prendesse in giro i musulmani, l’islam, il profeta, dio o qualsiasi altro persona o simbolo sacro non ci vedrei personalmente niente di sbagliato. Ma le numerose campagne di Charlie Hebdo contro i musulmani, l’islam, i simboli sacri di questa religione sapevano di accanimento. Faceva parte di una certa cultura molto diffusa negli ambienti che una volta erano stati di sinistra e che oggi sono solo sinistramente cinici. Ambienti che hanno definitivamente deciso di stare dalla parte dei forti e che non hanno più nessuna bataglia vera da portare avanti. Una ex sinistra che si è arresa mani e piedi legati alla logica di mercato, al dominio delle banche e ultimamente anche alla retorica dello scontro di civiltà. Una ex sinistra che considera che l’integralismo islamico sia l’unico e ultimo pericolo che minaccia l’umanità. Una ex sinistra che non ha più sogni né progetti del resto e che si accontenta di guardare il mondo dall’alto della sua presunta superiorità culturale.

Ma non è per questo che non metterò nessun segno di cordoglio per i morti di Charlie Hebdo. Non riconosco a nessuno il diritto di ammazzare nessuno in nome di niente e ancor meno in nome di una qualunque discordanza di opinioni. Le mie ragioni sono altre.

L’attacco alla redazione del giornale satirico viene in un momento particolare. Ancora un anno fa non si parlava per niente di integralismo. Era quasi scomparso dalle prime pagine. E se si vedevano immagini di barbuti in armi nelle strade di Tripoli o di Aleppo venivano chiamati “Rivoluzionari”. E si cantavano le lodi di questi bravi ragazzi. Si legge ovunque che i bravi ragazzi ricevono aiuti da tutte le parti. Si legge un po’ meno che in Siria i ragazzi prendono il controllo di varie stazioni di estrazione di petrolio e che la Turchia, uno stato membro della Nato glielo compra tranquillamente. Si legge ancora meno che oltre agli aiuti e alle migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo in aiuto dei bravi ragazzi ci sono anche consiglieri militari che insegnano ai bravi ragazzi a combattere…

Poi all’improvviso tutto cambia. Ritornano a chiamarlo terrorismo, le uccisioni di membri delle minoranze finora taciute vengono a gala. I servizi segreti di tutti i paesi della nato (e i loro numerosi alleati) fanno tutti finta di cadere dalle nuvole scoprendo che migliaia di giovani sono partiti dalle loro città per dare man forte ai “rivoluzionari”. Non sapevano nulla, pare. E noi a scandalizzarci con loro.

Sono ormai decenni che questo giochetto va avanti. Le reti che oggi si chiamano Al Qaeda e poi Isis, Boko Haram e compagnia bella sono stati messi in sella in piena guerra fredda in chiave anti-sovietica. I paesi del Golfo persico in collaborazione con la Nato hanno fatto un montaggio finanziario, propagandistico e organizzativo per far arrivare combattenti da ogni dove. Al Qaeda è l’alleato principale della Nato e ovviamente dei paesi del golfo fino agli anni novanta. Poi poco a poco scivola verso l’area di illegalità.

Intanto la guerra fredda stava finendo e Samuel P. Huntington preannunciava un nuovo conflitto e lo battezzava “scontro di civiltà”.

Nel frattempo arriva la guerra d’Algeria. Centinaia di giovani rientrati dall’Afghanistan contribuiscono a formare i primi nuclei dei Gruppi Islamici Armati. Gruppi che, insieme all’esercito algerino (che anche lui non ha scherzato) hanno fatto passare al paese due decenni infernali. Nel frattempo nelle moschee londinesi soprattutto ma anche francesi, italiane tedesche, individui poco raccomandabili predicavano la lotta armata in Algeria e raccoglievano soldi e facevano fare affari d’oro all’industria delle armi. L’Algeria stava uscendo da una era socialista e aveva bisogno di una piccola spintarella per privatizzare le sue enormi risorse energetiche. E come per miracolo ad ogni concessione firmata con una multinazionale veniva chiusa una rete di sostegno all’integralismo armato. Poi quando le multinazionali presero il controllo del petrolio algerino, le reti diventarono terroristiche e furono smantellate ovunque. O almeno così ci disse la stampa libera del mondo libero.

Fatto sta che nel 2001 ci fu l’11 settembre e ci fu una vera e propria isteria. Chi non aveva terroristi islamici da arrestare se li inventava. Tutti volevano avere la loro minaccia il loro mini attacco. Non fu mai chiaro né chi né perché né come furono eseguiti gli attentati di quel giorno ma cadevano a fagiolo per giustificare le nuove politiche di controllo militare dell’area del medio oriente volute dai neo-cons americani. Sono ormai 14 anni che va avanti la loro war on terror e non ha prodotto che sempre più terror e sempre nuove wars.

Ma poi i Neo-cons se ne sono andati e arriva Obama, che dice di voler ritirare le truppe e se ne va al Cairo e fa un discorso lungo e forte in cui dice che tende la sua mano per aiutare alla creazione di un “Nuovo medioriente”. Poco dopo quel discorso le piazze arabe cominciano a muoversi. Il mondo scopre che nel mondo arabo non ci sono solo militari baffuti e ribelli barbuti. In mezzo ci sono popoli colorati e variegati che aspirano, tutto sommato, alle stesse cose di tutti i popoli: dignità, libertà, benessere… Gli islamisti sono del tutto assenti dalle piazze o quasi. Comunque non hanno l’iniziativa. Seguono qualche volta. Qualche volta si ritirano. Ma il “La” lo danno giovani laici, colti e amanti della libertà e dei diritti umani.

Ma questo non soddisfa tutti, sembra. Già nel maggio del 2011, i servizi segreti russi (generalmente ben informati per quel che mi risulta) davano l’allarme sull’imminente ricostruzione di reti integraliste internazionali sotto il commando dello specialista saudita in materia: il principe Bandar Assudairi Ben Saud, artefice di vari gruppi e varie guerriglie islamiste attraverso il mondo. L’obiettivo riportare l’islamismo politico alla testa delle rivolte. L’informazione fu ripresa soltanto dalla rete Voltaire, ufficialmente classificata nel rango dei complottisti e tutti fecero finta di niente.

Oggi tutto quello che era previsto in quell’avvertimento si è avverato e anche di più.

In Libia un comandante “ex” Al Qaeda alla testa di un esercito armato dal Qatar e l’Arabia Saudita e addestrato dalla CIA prende la città di tripoli che le milizie tribali non riuscivano a conquistare e il paese diventa una specie di territorio liberato per i gruppi armati di ogni tipo. In Yemen l’Arabia Saudita rimette il vecchio regime in piedi ma stranamente gruppi armati spuntano ovunque come funghi. In Egitto e Tunisia i fratelli musulmani sono portati al potere su un tappeto di petrodollari. In Siria non ne parliamo… Il resto della storia lo sappiamo.

Nel frattempo in occidente le moschee (non tutte per fortuna ma quelle più estremiste e che sarebbero in teoria anche quelle più monitorate dai servizi) hanno ripreso a diventare luoghi di raccolta fondi e reclutamento. Domani forse se qualche giudice indaga troppo da vicino sul perché, potrà esserci più di un nuovo caso Abu Omar. E poi adesso, da meno di un anno, tutti a gridare al lupo. Ma a che gioco giochiamo. Qualcuno ce lo può spiegare?

Sono ormai 30 anni che i servizi di tutto il mondo giocano come si gioca con il fuoco con i gruppi integralisti. Sono controllati, sono infiltrati, sono gonfiati quando servono e sgonfiati quando non servono. Del resto è quello che si è anche fatto e che si continua a fare con vari gruppi estremisti di destra e di sinistra dalla seconda guerra in qua. Chi si ricorda della sigla “Stai Behind” e dei finti attentati (ma con veri morti) attraverso tutta Europa sa di che sto parlando.

Oggi c’è bisogno di far salire la posta in gioco. La crisi chiede guerre. Le nuove guerre per il controllo del Medio Oriente hanno bisogno di legittimità. La crisi ha sputtanato tutta la classe politica europea e solo la salita degli estremismi di destra può spingere la gente a rivotarli di nuovo. Non ti piace Renzi ma siccome c’è il rischio Salvini (chi sa come mai è sempre in Tv quello?) allora ci vai e lo voti. Del resto anche le reti dell’integralismo armato hanno bisogno di far salire il livello di tensione. Chi vive di violenza e per la violenza ne ha bisogno come dell’ossigeno. Stanno nella stessa logica anche loro.

E allora adesso, commesso il fattaccio, tutti i fascistoidi, che avrebbero volentieri fatto esplodere la testa al gruppo Charlie Hebdo per le vecchie posizioni antifasciste o per le loro posizioni sull’omosessualità e altri temi del genere… Tutti hanno già pubblicato sulle loro bacheche messaggi di cordoglio e tutti piangono lacrime di coccodrillo su questa Europa, che loro vorrebbero libera, ma che è minacciata dai musulmani, dagli africani, dagli asiatici, portatori di valori antidemocratici!!!!!! E sui set televisivi hanno già cominciato a raccogliere i frutti di questa vera e propria mana politica servita loro su un piatto… di piombo.

É per non fare parte di questo gigantesco teatrino delle emozioni su ordinazione, degli sgomenti selettivi, della solidarietà di facciata, delle amnesie collettive e dell’ipocrisia generalizzata che non metterò bandiera nera, né scriverò “Io son Charlie” Io non sono Charlie. Lo sono stato da piccolo, quando anche Charlie era Charlie. Oggi non lo siamo più né lui né io.

Oggi Charlie non fa più ridere nessuno e a me mi viene voglia di piangere, ma da solo, ma in disparte. Mi vien da piangere, ma non solo per Wolinski o per i suoi colleghi. Mi vien da piangere per tutti i morti di questa sordida storia. Mi vien da piangere per le centinaia di migliaia di morti durante la guerra sporca in Algeria, per gli amici che vi ho perso. Mi vien da piangere per le vittime del world Trade Center, per il mezzo milione di Iracheni, le centinaia di migliaia di afghani, pachistani, per le decine di migliaia di libici, di yemeniti, di palestinesi, per le centinaia di migliaia di persone uccise in Siria, il tutto in una tragica farsa chiamata Scontro di civiltà.

Fontehttp://karim-metref.over-blog.org/2015/01/mi-dispiace-ma-io-non-sono-charlie.html

12 commenti per “Mi dispiace, ma io non sono Charlie!

  1. fabriziaccio
    10 gennaio 2015 at 10:45

    Bell’articolo.

  2. armando
    10 gennaio 2015 at 16:32

    mi associo. Neanch’io sono Charlie (in realtà non lo sono mai stato). Il cordoglio per qui morti e la condanna per gli assassini, non possono e non devono far dimenticare i giochi sporchi fra politica e servizi, le parti in commedia che mutano e si scambiano secondo convenienze tattico/strategiche, come mette in evidenza l’articolo. Tutti hanno la loro parte, spesso contraddittoria. Charlie si rivolge contro l’Islam in modo blasfemo perchè ormai il suo falso libertarismo ha già vinto in Occidente. E quei coglioni di neocon o teocon ( e mi spiace che fra essi ci sia anche Ferrara) credono di fare argine dall’interno al nichilismo occidentale vincente, ma non vogliono accorgersi che quello stesso nichilismo sarà esportato all’estero sulle punte delle baionette- Credono di combattere la ferocia del terrorismo mentre lo alimentano. C’è da disperarsi per questa pochezza della politica, per questa mancanza di coerenza, di lucidità, di visione strategica complessiva.

  3. giuseppe
    10 gennaio 2015 at 18:53

    Neanch’io sono Charlie. Da giovane ho riso leggendo Il Male, ma solo dopo anni e un lungo travaglio ho capito che quello era un modo per non capire e non piangere. Neanch’io acconsento a farmi emozionare a comando, a farmi aderire al pensiero empatico. Resto critico. Prendo le distanze.
    Ieri sera parlandone con mio figlio, gli ho detto che di queste emozioni, di questo clima montante di guerra ne l’ho già letto, non recentemente e dai giornali, ma quando lessi Karl Kraus.

  4. Luigi Corvaglia
    10 gennaio 2015 at 19:42

    Mi associo
    lo sono stato per tanto tempo
    forse troppo
    ma #jenesuispascharlie
    mai più

  5. Luca
    10 gennaio 2015 at 20:27

    Bello!

  6. armando
    11 gennaio 2015 at 17:32

    Aggiungo che il rispetto autentico della cultura altrui implica in primo luogo il rispetto per la propria. Charlie, al contrario, non rispettava assolutamente nulla se non la volontà dissolutrice di ogni forma.
    Io, che voglio che il presepio si continui a farlo nelle nostre aule, che il Natale continui a chiamarsi Natale, che il crocifisso continui a guardarci nei nostri luoghi pubblici, non mi sognerei mai, in alcun modo, di sbeffeggiare e svillaneggiare le credenze e le tradizioni altrui, anche quando molto diverse dalle nostre. Charlie è invece come quelle maestrine ammaestrate come scimmiette dal politicamente corretto che, per un malinteso senso di accoglienza, ne approfittano per veicolare il nichilismo del nostro occidente capitalistico. C’è da stupirsi che gli altri ci disprezzino quando siamo noi per primi a disprezzarci?

  7. Riccardo
    13 gennaio 2015 at 10:09

    >>>>
    (armando)
    Io, che voglio che il presepio si continui a farlo nelle nostre aule, che il Natale continui a chiamarsi Natale, che il crocifisso continui a guardarci nei nostri luoghi pubblici,
    >>>>
    Tu no, ma i sinistri italiani, francesi ed europei in genere sì, considerando le loro tendenze autolesioniste-disfattiste.
    Quegli stessi sinistri che parlano sempre di libertà, diritti umani, parità di diritti, discriminazioni e quant’altro, ma che di fronte ai musulmani e tutto ciò che non è occidentale si fermano, guardandosi bene dal rivolgere loro le stesse critiche.
    E pensare che basterebbe poco per andarsene da questa “sporca Italia” o comunque dallo “sporco Occidente”, per trasferirsi in luoghi sicuramente più civili, tipo questo,
    https://nopasdaran2.wordpress.com/2014/05/08/iran-notizie-diritti-umani-occhio-per-occhio-qisas-islam/
    dove peraltro si pratica tanto “sesso ludico” e le donne prendono regolarmente l’iniziativa.
    Oppure, al limite, in Nigeria o in qualche altro luogo paradisiaco al di fuori dell’Occidente, dove l’uccisione dei cristiani è la norma.
    Ah già, ma questo non si può dire, sennò si rischia di passare per razzisti guerrafondai “amici degli imperatori americani”.
    Buona giornata.

    • Fabrizio Marchi
      13 gennaio 2015 at 11:42

      Riccardo, continui (perché il tuo intento è solo quello di provocare e fare polemiche fini a se stesse) a far finta di non aver capito nulla di come la pensiamo su questo giornale, eppure ci conosci benissimo e dovresti sapere (e lo sai…) che la nostra posizione nei confronti della attuale “sinistra” è radicalmente critica, dal momento che la consideriamo una mera variante dell’attuale sistema dominante. Lo sai perfettamente ma insisti. Forse per il gusto della polemica. In ogni caso, diciamo che sono paziente e ti invito a leggere questo mio articolo, così forse ci capiamo una volta per tutte le la fai finita di tediarci con queste sciocchezze: https://www.linterferenza.info/editoriali/destra-e-sinistra/
      Dopo di che insisti a postare articoli in cui ci mostri gente con le mani e i piedi mozzati come se qui fossimo degli integralisti dell’Isis o di Al Qaeda, cioè proprio gli “amichetti” del “tuo” occidente che se ne serve da sempre per i propri interessi e che fa finta di combattere (come tu fai finta di non capire le nostre posizioni…). Hai capito male, o meglio, fai finta ancora una volta di non capire.
      Qui siamo ideologicamente distanti dalle società integraliste semifeudali mussulmane e da tempo anche ultracapitaliste (la gran parte e le più feroci delle quali sono proprio quelle alleate e complici del “tuo” occidente…) né più e né meno di come siamo distanti dalle società capitalistiche e imperialiste occidentali che hanno generato mostri né più e né meno di come li ha generati l’integralismo islamico (per non parlare dei mostri che nella storia ha costruito purtroppo anche e dovrei dire soprattutto il Cristianesimo. E dico purtroppo perché faccio parte di quelle persone che sono convinte che nessuno di noi, nato in occidente, può non dirsi cristiano).
      Non vedo peraltro per quale ragione dovrei simpatizzare per società semifeudali, integraliste e ultracapitaliste. Per quanto mi riguarda sono degli avversari così come lo sono i sistemi capitalisti e imperialisti occidentali.
      Io mi schiero con i popoli arabi oppressi dall’ occupazione militare e neocoloniale, con i movimenti di liberazione nazionali di quei paesi, ma questo è tutto un altro discorso che nulla a ha a che vedere con presunte simpatie per l’integralismo islamico né tanto meno per quei regimi liberticidi, la maggior parte dei quali, ripeto, fedelissimi alleati dell’Occidente. Ma sai perfettamente anche questo solo che essendo in malafede, non vuoi capirlo.
      Ora, in questo spazio vige assoluta libertà di opinione. però un conto è opinare e argomentare e un altro provocare o polemizzare senza alcun costrutto, cosa che fai anche in altri spazi e sai a quali mi riferisco.
      Per cui cerca di adeguarti alla ricchezza e alla qualità della discussione e soprattutto cerca di comportarti in modo intellettualmente onesto. Se hai voglia di straparlare vatti a rivolgere agli interlocutori giusti. Questa non è la redazione della Repubblica (purtroppo da un punto di vista economico e per fortuna da un punto di vista politico), se vuoi sfogarti e gridare al mondo la tua voglia di Occidente trovati gli spazi adeguati. Peraltro ce ne sono molti, non vedo perché venire qui (se non per provocare…).

    • armando
      13 gennaio 2015 at 14:00

      Io ho assistito a feste e cerimonie religiose induiste e buddiste, da rispettosa distanza per non interferire quale estraneo, senza nessun problema, anzi con interesse per la spiritualità che emanavano. Se qualcuno di loro le volesse eliminare per non turbare la mia diversità di occidentale, gli direi che è un cretino autolesionista. A me non da affatto fastidio vedere persone con copricapo ebraici, o tuniche buddiste, o donne in chador, o persone che esibiscono i simboli della propria religione, anche se non è la mia , anche se non mi ci identifico, anche se sul piano teologico e dottrinale si potrebbero scoprire cose negative (come nel buddismo, ad esempio).
      Solo questo è rispetto autentico. L’intento delle sinistre nostrane, al contrario, è quello di eliminare, come già accade nella Francia laica e repubblicana di Charlie, ogni simbolo di appartenenza religiosa in nome di una malintesa laicità che alla fine significa subordinazione all’unica religione ammessa, quella delle merci. E’ di ieri la rivendicazione della redazione di Charlie, del diritto alla blasfemia. Ma rivendicare il diritto di offendere le sensibilità altrui è esattamente la stessa cosa che rivendicare il diritto di mostrarsi nude in pubblico. Questo è, in gran parte, l’Occidente nichilista odierno. Il che non significa affato inneggiare all’integralismo islamico. Non mi appartiene la logica totalitaria del “chi mi critica è amico del mio nemico”. Mi appartiene invece la logica prima di tutto della verità, in secondo luogo quella della non semplificazione banalizzante.
      Quanto al sesso ludico lascia perdere. Intanto il sesso ludico in assoluto è
      un’utopia. E’ una forza troppo seria e troppo potente e troppo importante perchè possa essere derubricata a gioco. Pensarlo significa non conoscere l’essere umano per come è e non per come si vorrebbe fosse. Quanto all’iniziativa sessuale femminile, la mia impressione è che conosci poco le donne. Se le conoscessi sapresti bene che esiste una iniziativa espressa, manifesta, che corre il rischio del no (quella in genere maschile), ed una iniziativa silenziosa, fatta di gesti, occhiate, allusioni e così via, (meno rischiosa in quanto sempre negabile), solo apparentemente passiva.
      Infine, dice nulla che le donne iraniane sono fra le maggiori consumatici di biancheria intima sexy?

    • armando
      13 gennaio 2015 at 14:20

      Io penso invece che di vero suicidio si tratti. Suicidio di civiltà che rinnega se stessa. Ma non per il risibile argomento dell’islamizzazione. Questa, se esiste, è dovuta a due ragioni. 1) Il fatto che la globalizzazione economica e la penetrazione del capitale occidentale in ogni parte del globo ha destrutturato antiche culture, immiserito molte popolazioni e con ciò favorito i flussi migratori. 2)La rinuncia occidentale a continuare le tradizioni proprie.
      Di entrambi i fattori sono responsabili le elite ultracapitaliste e spesso “de sinistra”. Il fatto che ci siano cenni di saldatura in ceti popolari che hanno sempre votato in modo diametralmente opposto, o che una parte del popolo di sinistra voti Fronte nazionale, è un fatto che non voglio giudicare in sè, ma colgo come segnale di ribellione a quelle elite.
      Sul piano culturale in senso ampio, ossia sui nessi fra iperliberismo e dissoluzione dell’occidente, i neocon, che l’attribuiscono a pericoli esterni anzichè guardarsi il bellico (come anche l’allora card. Ratzinger invitò a fare) non stanno capendo nulla, e mi spiace che Ferrara, e per certi aspetti il pur bravo Zammour, autore di un buon libro “L’uomo maschio”, siano fra questi.

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