Non sono romano, ma voterei Fabrizio Marchi

Non sono romano, ma voterei Fabrizio Marchi. Ha avuto il coraggio di aprire una breccia nella muraglia del silenzio che rimuove una delle urgenze della nostra epoca, ovvero il larvato razzismo con cui  il modo di produzione capitalistico attacca gli uomini per inquinare le relazioni tra uomini e donne.

L’atomistica delle solitudini in nome della cieca produttività competitiva erode le relazioni di coppia, attacca ogni sorgente comunitaria sul nascere in nome del conflitto acquisitivo e proprietario. Non si tratta di mettere uomini contro le donne, ma di portare l’autocoscienza dove vige solo il suono dei trombettieri della propaganda.

Uomini e donne sono  vittime dello stesso dispositivo, il quale agisce in modo “diabolico[1]” divide per potersi ipostatizzare.

Il coraggio di Fabrizio Marchi è stato grande, perché trattare tali temi è pericoloso, si rischia di non essere compresi e di vivere una vera esperienza di solitudine e marginalità. Essere comunisti significa resistere ed avere il coraggio della lotta. Marx, riportano le sue biografie, giocava con le figlie, ad un gioco simile al dimmi, dammi e comandi, e quando una delle figlie gli chiese che cosa fosse la felicità, rispose “lottare”.

Resistere non significa non avere debolezze, ma trasformare le contraddizioni che attraversano la propria vita in esperienza universale con cui decodificare il proprio presente e trascendere la nube fosca e plumbea che minaccia la possibilità di guardare oltre. Essere comunista ed impegnarsi per il partito e per il popolo significa avere la forza etica di guardare oltre l’orizzonte attuale con le sue passioni tristi. L’aver fondato L’Interferenza testimonia la lealtà del suo progetto e della sua  finalità comunitaria.

L’Interferenza è una rivista che consente a tutti di esprimersi, di svolgere un percorso assieme in modo libero e dialettico. È la viva testimonianza di un percorso autentico e solidale di cui abbiamo tutti bisogno.

Fabrizio Marchi è un docente di filosofia, e quindi vive nel suo quotidiano l’attacco ad uno dei diritti sociali che sta destrutturando la nostra democrazia e la sta trasformando in massa asservita alle oligarchie. La formazione sarà, certamente, qualora Fabrizio venga eletto un tema centrale del suo servizio alla comunità romana. Io questo mi aspetto, forse, come molti.

Non posso che augurare al Partito Comunista e a Fabrizio Marchi il successo che meritano, in modo che si possa cominciare ad uscire da questo clima di tensione infecondo che ci sta conducendo verso una cronica tristezza nella quale non dobbiamo cadere. Per questo invito i romani a votarlo, a metterlo alla prova. So bene che credere e dare fiducia non è facile, ma Fabrizio ha dimostrato di meritare che gli si dia la possibilità di mostrare il suo valore e il suo senso comunitario.

[1]   Diabolico dal greco Διάβολος, diábolos, (“dividere”, “colui che divide”, “calunniatore”, “accusatore”; derivato dal greco –διαβάλλω, diabàllocomposizione di dia “attraverso” bàllo “getto, metto”[3], indi getto, caccio attraversotrafiggo)

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1 commento per “Non sono romano, ma voterei Fabrizio Marchi

  1. Enza
    8 settembre 2021 at 16:04

    Anche io non sono romana ma voterei Fabrizio per le stesse ragioni esposte dal collega Salvatore Bravo.

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