Paradossi

Da anni riceviamo contributi e lettere all’Interferenza da parte di molte persone, lettori e lettrici. In particolare, fra gli altri, sono molti i documenti che ci vengono inviati da tutta una serie di organismi, associazioni, circoli e micro partitini della micro ma al tempo stesso sterminata galassia vetero comunista e “antagonista”. Gruppi che si rifanno al marxismo-leninismo più ortodosso, al maoismo, al trotzschismo, all’anarchismo, al bordighismo, a tutti i vari gruppi antagonisti e chi più ne ha più ne metta. E’ normale che ciò avvenga per un giornale come il nostro.

A volte ci sono anche riflessioni lucide e condivisibili anche se, come quasi sempre, con un linguaggio un po’ “vetero” che ormai solo pochi comprendono e che per lo più, a mio parere, allontana i lettori. Ma questa, sia chiaro, è una mia opinione del tutto personale.

Altre volte invece il linguaggio è del tutto simile ai contenuti e più che ad analisi abbiamo a che fare con interminabili documenti, a mio parere illeggibili, intrisi di ortodossia e dogmatismo, di fatto dei proclami ideologici, un po’ come quei volantini che venivano distribuiti durante le manifestazioni quaranta o cinquanta anni fa e che tuttora vengono distribuiti da questi gruppi ormai fuori tempo massimo e del tutto avulsi dalla realtà. Per loro il marxismo (e il marxismo leninismo) è una specie di religione ipostatizzata e secolarizzata a cui la realtà deve adeguarsi e non il contrario. A mio modesto parere questo modo di approcciare le cose (il linguaggio “vetero”, infatti, non è casuale ma la conseguenza del loro modo di essere e pensare…) è anche un sostanziale e colossale fraintendimento del metodo dialettico marxista. Ma lasciamo perdere, non ho nessuna pretesa né presunzione di spiegare a chicchessia come la dialettica marxiana debba essere interpretata e applicata.

La cosa che volevo portare alla attenzione dei nostri lettori e delle nostre lettrici e che mi fa anche un po’ (parecchio…) sorridere, è che in occasione della festa dell’8 marzo, tutti questi gruppi ci hanno inviato, per default, degli articoli in cui ripetono pedissequamente tutti i più triti e ritriti luoghi comuni della narrazione mediatica femminista dominante: il gender pay gap, la violenza maschile, le donne pagate di meno a parità di qualifica e mansione, il femminicidio, l’aumento delle violenze e dei femminicidi durante il lockdown, le donne sono quelle che hanno pagato di più il prezzo della pandemia ecc. ecc. ecc.

Gli ho risposto, quasi di getto:” Cari compagni e compagne, ma vi rendete conto che quello che avete scritto in questi vostri documenti sono esattamente le stesse cose che vengono ripetute quotidianamente e sistematicamente da almeno trent’anni a questa parte da TUTTI i media, a partire dai grandi media “di regime” come La Repubblica, la RAI, Mediaset, Il Corriere della Sera, Il Sole 24 ore, l’ANSA, La Stampa ecc.? E vi rendete conto che quello che avete scritto è esattamente quello che viene ripetuto da TUTTI i governi che si sono alternati da almeno quarant’anni a questa parte?”

Non ho avuto risposta, almeno per ora, e non credo che arriverà. Molto probabilmente faranno orecchie da mercante e continueranno ad inviarci i soliti interminabili minestroni ideologici, come se nulla fosse.

Perché così poche donne si dicono femministe?»

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