Pausa

Italia zona rossa. L’Italia, cioè, da stamattina è un paese “a libertà vigilata e ridotta”. A parte l’orizzonte del flagello che risiede dietro questa decisione, un orizzonte drammatico a cui le nostre generazioni non sono affatto abituate, la stessa “libertà vigilata e ridotta” non piace a tutti. Anzi, non piace a me e non piace a nessuno. L’uomo è fatto per essere e sentirsi libero di muoversi. Quali dubbi è possibile avere su questo? E, tuttavia, le normative sono queste ed è importante che ci atteniamo strettamente ad esse. Non sono affatto d’accordo con alcuni personaggi pubblici che, in maniera scriteriata quanto irresponsabile, invitano esplicitamente a diffidare del parere dei medici, ad infischiarsi dei decreti ministeriali, nella convinzione che il COVID-19 sia soltanto una clamorosa montatura mediatica. A smentire queste folli dichiarazioni ci sono i numeri, anzi, molto peggio, ci sono i morti. Così come costituiscono una evidenza inconfutabile i reparti di terapia intensiva intasati e già pronti a collassare. Decenni di neoliberismo selvaggio, decenni di politiche che, in spregio dell’uomo e della sua salute mentale e fisica, non si occupavano di altro che dei mercati, dello spread e dei dettati della Commissione europea e della Banca mondiale, tagliando sanità, istruzione, università e Welfare, stanno emergendo ora drammaticamente davanti ai nostri occhi. Se il contagio aumenta, ci si vedrà costretti ad arrogarsi il diritto di scegliere chi buttare dalla torre e chi cercare di salvare. Mi auguro di tutto cuore che non si giunga mai ad una tanatopolitica di questo tipo. Se, grazie all’osservanza delle nuove norme, avremo salvato anche soltanto una vita, la nostra reclusione forzata avrà avuto un senso. Direi anzi, di sfruttare questa situazione senza precedenti per riflettere su un dato. Un dato tanto essenziale da non essere quasi mai pensato. Non facciamo altro nella nostra vita, almeno gran parte di noi, che correre dalla mattina alla sera dietro non si sa bene che cosa. Facciamo crescere i nostri figli dalle colf, attiviamo il nostro pensiero calcolante e strutturiamo la nostra esistenza tenendo conto soprattutto di cene, aperitivi, progressi di carriera, mutui, ecc. Spesso facciamo tutto questo ignorando il resto del mondo come se quest’ultimo non esistesse. Soltanto ora scopriamo che un virus presente in un corpo che vive dall’altra parte del mondo ci riguarda poiché quel corpo e quel mondo è come il nostro e rimane costantemente in contatto col nostro stesso corpo. Sia dunque questo periodo un’occasione di riflessione sulla nostra nudità. È uno sguardo inesorabilmente nudo, infatti, quello che si attiva quando occorra occuparsi dei dati elementari della vita e della morte, oltre che delle condizioni della nostra stessa sopravvivenza. Cerchiamo dunque di recuperare il gusto dello stare in compagnia con noi stessi, magari coi figli, con un libro, con un film e soprattutto con una coscienza, la nostra, troppo spesso messa tra parentesi in attesa di anni migliori e più quieti che non arrivano mai. Insomma, io credo sarebbe necessario non certo considerare questa pausa forzata della nostra vita come un punto di ristoro nel tracciato della corsa, non lo è né lo può essere, ma un momento in cui ci si riposa in silenzio, in presenza di una realtà drammatica sì, ma pur sempre esposta al futuro, al fine di poter, quando tutto sarà finito, riprendere la corsa con nuovi slanci e più mature consapevolezze. L’Italia è in pausa forzata. Non ci riposiamo dalla corsa nevroticamente. Approfittiamo piuttosto della pausa per riflettere sulla corsa stessa e sulle modalità con cui essa è stata organizzata nel/dal sistema folle nel quale viviamo.
P

2 commenti per “Pausa

  1. mara Pederzani
    10 marzo 2020 at 21:52

    Antonio Martone, complimenti. La sua riflessione mi ha toccata in modo particolare; solo da un animo profondo e molto umano possono scaturire pensieri così penetranti.
    Questa è una drammatica esperienza che non abbiamo mai vissuto, ci trova impreparati e ci terrorizza perché colpisce gravemente in modo collettivo il nostro bene più importante: la salute! Questa forzata interruzione della nostra corsa che ci obbliga a restare soli, a non uscire per non essere contagiati, spero anche io sia un’occasione per riflettere su valori importanti. Valori che spesso dimentichiamo, perché presi dalla fretta, da mille impegni quotidiani e che solo fermandoci possiamo valutare.
    mara pederzani

  2. Giovanni Lamagna
    11 marzo 2020 at 16:01

    … “riprendere la corsa”? No, grazie! A me non è mia piaciuto correre… a me piace camminare lentamente… chi va piano va sano e va lontano… Meditiamo, gente, meditiamo!

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