Se Putin fosse come Eltsin o Pinochet

Se il governo di Putin fosse ancora più repressivo e autoritario di quello che è ma fosse prono e subalterno alla volontà e agli interessi  dell’Occidente, quest’ultimo sarebbe del tutto indifferente alla situazione interna della Russia, caratterizzata dalle contraddizioni e dalle profonde diseguaglianze di un paese comunque capitalista (le stesse che esistono all’interno di qualsiasi paese capitalista) ma a guida conservatrice-nazionalista-autoritaria.

L’Occidente è del tutto indifferente ai principi di libertà e democrazia di cui sostiene di essere portatore ed esportatore; principi che ha sistematicamente calpestato nel corso della sua storia e che utilizza come bandiera ideologica da sventolare per coprire le sue politiche imperialiste.

Quello che gli USA e la NATO non perdonano a Putin è di non essere un fantoccio ubriacone al loro servizio come lo era Eltsin. E lo stesso varrebbe per il regime degli ayatollah in Iran. Se Putin fosse come Eltsin o anche (ancora meglio) come Pinochet sarebbe il loro migliore amico.

L’Occidente ha sostenuto e creato di sana pianta regimi neonazisti, tirannici e ultraliberticidi in tutto il mondo. Non venissero, dunque, a raccontarci favole sui diritti civili o sulle guerre “etiche” e “umanitarie”. Cominciano ad essere sempre più numerosi quelli che non ci cascano più.

File:Reunión Pinochet - Kissinger.jpg - Wikipedia

Fonte foto: da Google

 

2 commenti per “Se Putin fosse come Eltsin o Pinochet

  1. Giulio Bonali
    21 ottobre 2022 at 9:53

    All’ occidente é andato benissimo anche il Gorby (come preferiva essere chiamato in omaggio ai suoi padroni), che non era un ubriacone, ma comunque un traditore e un nemico del popolo e seguiva le loro criminali, barbariche, disumane direttive (anche meglio, da sobrio, del suo protetto ubriacone Eltsin, prima di venirne metaforicamente “sodomizzato”; sia detto senza alcuna intenzione omofobiche, per carità!).

  2. Paolo
    21 ottobre 2022 at 14:53

    Certo, la geopolitica parte dal presupposto che i conflitti tra gli stati non dipendano dai sistemi politici vigenti, ma dalla geografia e dal posizionamento strategico, e che le motivazioni ideologiche siano narrazioni giustificatorie a posteriori.

    Di esempi ne è pieno anche l’ultimo secolo. Nella prima guerra mondiale l’impero zarista, tradizionalista come l’impero asburgico, che si schiera contro l’Austra-Ungheria e con le democrazie occidentali per difendere la Serbia pan-slava. I “giovani turchi” al potere a Instanbul , massoni legati al Grande Oriente di Francia, che si schierano contro i massoni al potere a Parigi, e con il cattolicissimo impero asburgico per le dispute con la Russia alleata della Francia. Nella seconda guerra mondiale l’ideologicamente innaturale patto Molotov-Ribbentrop tra Hitler e Stalin, il Portogallo del fascista Salazar, fintamente neutrale, che aiuta di nascosto gli Alleati per la sua storica alleanza con i britannici, e dopo la guerra viene ammesso su insistenza inglese tra i fondatori della Nato. Nella guerra fredda l’alleanza della Cina di Mao con gli Usa di Nixon contro l’Urss.

    Nella Russia post-comunista il sistema politico che ha prodotto Putin non è cambiato. Quel che è cambiato è che nella prima fase di Putin quel sistema ha cercato una porta d’entrata nell’Occidente puntando anche a entrare nella Nato. Ma le porte gli sono state sbarrate, e allora si è rivolto verso la Cina, anche se storicamente avversaria della Russia, per non restare esposto su due fronti nella logica dello storico timore russo dell’accerchiamento.

    Da quel momento, essendo la Cina per gli Usa l’avversario strategico globale, per ora economico, ma in prospettiva anche militare, la Russia è diventato un paese da indebolire in funzione anti-cinese. L’occasione è arrivata con uno di quegli eventi imprevedibili che alle volte cambiano il corso della storia. L’operazione militare per un rapido cambio di governo a Kiev, la cui riuscita tutti gli analisti e le intelligence davano per scontata, con gli americani che volevano far scappare subito Zelensky, invece inaspettatamente non è riuscita, e così gli apparati Usa hanno colto la palla al balzo per assistere gli ucraini come mezzo allo scopo di raggiungere una serie di obiettivi strategici. Le salmerie ideologiche sono poi arrivate al seguito, come sempre succede nei conflitti gropolitici.

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