Quegli “anni di piombo” che non si vogliono superare

Le classi dirigenti italiane non riescono a superare il trauma del decennio di lotte sociali degli anni ’70 del secolo scorso, derubricati e non ancora consegnati alla storia (dal momento che continuano gli arresti di ormai anziani ex terroristi e militanti a distanza di quasi mezzo secolo) come “anni di piombo”.

Che ci sia stato anche il piombo – e anche tanto tritolo se è per questo (quest’ultimo dei servizi cosiddetti deviati dello Stato e delle oscure trame piduiste e atlantiste molto attive all’epoca) – non c’è alcun dubbio.

E perché non riescono a superarlo? Perché quel decennio di lotte – pur con tutte le sue degenerazioni militariste e terroriste – metteva radicalmente in discussione l’ordine sociale e politico.

Si trattò, appunto, di uno scontro di classe, combattuto innanzitutto dalle classi dominanti. Lo stragismo di stato, con manovalanza neofascista, fu uno degli strumenti con cui queste ultime fronteggiarono il movimento operaio e le Sinistre, ben oltre la questione delle organizzazioni armate. La finalità era infatti quella ricattare e mettere nell’angolo una Sinistra ancora molto forte e socialmente radicata e un movimento operaio ancora consistente e combattivo, prima della sua successiva dissoluzione.

Dall’altro lato, il terrorismo delle BR e di altri gruppi armati fu una tragica e scellerata fuga in avanti (che ha provocato anche lutti e sofferenze assolutamente gratuite) che non nasceva però dal nulla ma dalle contraddizioni reali dell’epoca. Derubricarlo come mero fenomeno criminale può essere rassicurante per molti e soprattutto per le classi dirigenti ma, oltre ad essere falso, non ci aiuta a comprendere la realtà. Del resto – senza voler minimamente mettere sullo stesso piano fenomeni fra loro completamente diversi – anche i combattenti palestinesi così come quelli sudafricani sono sempre stati considerati dei criminali terroristi dai rispettivi governi israeliano e sudafricano. E gli esempi potrebbero essere tanti altri, anche eclatanti.  Giuseppe Mazzini, prima di essere, giustamente, elevato a Padre della Patria, progettava e praticava assassinii politici, e guarda caso all’epoca era considerato alla stregua di un terrorista, esattamente la stessa sorte toccata ad Arafat e Mandela. E’ il destino che da sempre tocca a chi perde e/o a chi vince gli scontri politici e militari. Terroristi o salvatori della patria, a seconda dei casi…

Questo è ciò che impedisce di chiudere, dal punto di vista politico, quella stagione sicuramente tragica ma nello stesso tempo ricchissima e vivacissima sotto il profilo politico e culturale, al confronto della quale quella attuale è un deserto popolato da morti che camminano, e non vuole essere una boutade.

Subito dopo la caduta del nazifascismo, si voltò pagina nell’arco di pochissimo tempo. Criminali di guerra come Graziani, responsabili di efferati eccidi di massa (compresi civili), torture e crudeli rappresaglie, scontarono sì e no un anno di galera e furono pure eletti in Parlamento. Tutta quella immane tragedia si chiuse con l’esecuzione di Mussolini e alcuni gerarchi. Per tutti gli altri ci fu l’amnistia e il leader del PCI, Togliatti, come ormai noto, aprì addirittura le porte del partito ai “fascisti sociali” e “sansepolcristi” (questo avvenne già prima, per la verità).

Due eventi storici, assolutamente imparagonabili anche e soprattutto dal punto di vista della gravità dei fatti. Il nazifascismo significò per il nostro Paese dittatura, soppressione di ogni libertà, guerre di aggressione e feroce occupazione di Libia, Etiopia, Albania, Jugoslavia, Grecia, URSS, alleanza con il nazismo, leggi razziali, stragi, centinaia di migliaia di italiani morti al fronte, sotto i bombardamenti o in seguito a brutali rappresaglie.

Gli “anni di piombo” sono stati un’inezia rispetto alle sofferenze e ai lutti provocati dal nazifascismo nel nostro paese. Eppure, come dicevo, dopo quella terribile esperienza, si voltò pagina nell’arco di poco tempo. Perché?

Perché le classi dirigenti italiane furono corresponsabili di quell’esperienza e sostennero attivamente il fascismo, per lo meno finchè fu loro interesse sostenerlo, per poi scaricarlo successivamente, forse anche prima del suo crollo e dello sbarco in Italia degli angloamericani. Quello che restò fu un antifascismo di facciata che servì a coprire ideologicamente il dominio della borghesia nostrana alleata e serva degli USA e della NATO.

Oggi siamo in una fase storica completamente diversa, da un certo punto di vista, e dagli anni ’70 ad oggi è completamente mutato lo scenario politico nazionale e internazionale che determinò quei fatti. Siamo letteralmente in un’altra epoca, sia in termini politici che storici e temporali. E’ crollato il blocco sovietico, il movimento comunista, il movimento operaio, è nata l’Unione Europea, è crollata la prima e anche la seconda repubblica, abbiamo problemi e contraddizioni enormi di varia natura, sociali, economiche, sanitarie, ambientali, e per di più una pandemia in corso. Ma nonostante ciò non si molla ancora la presa su quegli anni a distanza di quasi mezzo secolo. Neanche dopo la Comune di Parigi i processi e la successiva repressione durò tanto.

Il messaggio è duplice. Uno è esplicito: criminalizzare quegli anni e ridurli appunto ad “anni di piombo”, trattando gli appartenenti alle organizzazioni armate come semplici criminali i cui atti terroristici debbono essere de-storicizzati, de-contestualizzati e di conseguenza considerati, appunto, come meri atti criminali; in altre parole, si deve negare ogni valenza politica a quegli stessi fatti.

L’altro è subliminale, come si suol dire, e non esplicitato: lo Stato, diciamola meglio, le classi dominanti, i “padroni del vapore”, non perdonano chi si è ribellato al loro dominio e ha tentato di rovesciarlo, a meno che non si penta e faccia il mea culpa o passi dalla loro parte.

Tutto ciò in un paese dove un nazista come Franco Freda, autore della strage di Piazza Fontana, a suo tempo colluso con i servizi segreti, è libero come l’aria, se ne va in giro serenamente non potendo essere più perseguito per i suoi crimini essendo già stato precedentemente giudicato e assolto per quegli stessi. Contraddizioni del diritto e del sistema in cui viviamo a cui molti si sono ormai abituati. Personalmente ancora no.

L'anima crudele degli Anni di piombo – Generazione X

6 commenti per “Quegli “anni di piombo” che non si vogliono superare

  1. Alex1
    29 aprile 2021 at 22:37

    Non fa una piega. Fa piacere vedere una descrizione di un periodo tanto complesso e contraddittorio, con i titoli capaci solo di dare del “terroristi” indistintamente a tutti gli arrestati in Francia compreso Pietrostefani ex dirigente di Lotta Continua.

    • Maurizio
      30 aprile 2021 at 7:39

      Mezze bugie e mezze verita’……E comunque tutto ritorna a vantaggio della politica abusiva e corrotta di adesso

  2. Giovanni
    30 aprile 2021 at 11:20

    Io avrei anche un altra ipotesi. Ogni fase storica ha un suo mito fondativo che dura finché dura quella fase.

    La lunga fase in cui siamo ha avuto un suo primo inizio nel dopoguerra, il suo mito fondativo è la (sedicente) liberazione da parte degli alleati capeggiati dall’America, con l’inizio della religione olocaustica a suggellare il dominio del vincitore americano all’interno dell’equilibrio bipolare USA-URSS.

    Negli anni ’70 avviene la seconda transizione che alla fine porterà al consolidamento di un nuovo ordine mondiale a guida unipolare americana e in Italia all’inizio della seconda repubblica. Il suo mito fondativo è “la fine della storia”, che definitivamente archivia i rischi di guerra mondiale (The day after, film fin troppo sopravvalutato e che veniva anche proiettato nelle scuole) e del terrorismo rasserenando i popoli.

    Insomma due transizioni “da cui un bel giorno nacque questa democrazia, che a farle in complimenti ci vuole fantasia”.(Gaber, Mi scusi presidente).

    Ecco, gli anni di piombo non si vogliono superare perché sono il mito fondativo della seconda repubblica che è uno dei pilastri della globalizzazione. Sono entrambe moribonde, ma finché restano in vita agonizzanti lo faranno pure i loro infausti miti fondativi.

    • Engy
      1 maggio 2021 at 20:37

      bello questo commento, diverso dai soliti che ho letto in questi giorni.

      • Giovanni
        2 maggio 2021 at 19:19

        Grazie.

  3. Roberto
    30 aprile 2021 at 15:14

    Il peggior danno prodotto dal fascismo è l’antifascismo. A.Bordiga

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