Per un antifascismo di classe e antimperialista

Una delle principali caratteristiche del fascismo storico è quella di aver coniugato l’eugenetica ed il militarismo con una certa tradizione populista europea. Una prospettiva inconsistente politicamente – Trotsky giustamente ebbe a dire ‘’Hitler unisce mediocrità intellettuale e letture bizzarre’’ – e criminale nei confronti della stessa ‘’piccola borghesia’’ che pure ambiva a rappresentare.

Quando e perchè le classi dominanti ricorrono al fascismo? Semplice, quando si pone un problema di dualismo di potere, ovvero la borghesia – adesso, più che la vecchia borghesia, al potere c’è una oligarchia globalista – deve impedire alla classe operaia di portare a termine un processo rivoluzionario, democratico o socialista. Il populismo – che portò fra le braccia del regime fascista ‘’socialisti autoritari’’ come Angelo Tasca – ha la sola funzione di concorrere col programma anticapitalista dei marxisti-leninist. Terminata questa prima fase della controrivoluzione preventiva, il “Grande Capitale” sbudella gli stessi ceti medi. Con l’ “istituzionalizzazione” del marxismo-leninismo – ad opera di Togliatti in Italia e Garaudy in Francia – il leninismo entrò in crisi nel continente europeo. I Partiti comunisti si adattarono alla società capitalista, fecero diversi accordi con le borghesie nazionali (non senza una giusta prospettiva, pensiamo al “sogno borghese” di Enrico Mattei) mettendo in cantina l’internazionalizzazione del socialismo e la prospettiva rivoluzionaria. Terminata la drammatica esperienza statuale fascista – il cui apice fu il colonialismo imperialista in Africa – i (neo)fascisti cestinarono anche quel ‘’populismo’’ diventando un piede di porco dell’imperialismo USA. Domanda: che cosa significa tutto ciò? Il neofascismo liberandosi del populismo si sbarazzò dell’ultimo baluardo del ‘’conservatorismo sociale’’ europeo, rappresentato da diversi pensatori fra cui Ernst Junger (una eredità troppo grande per stragisti, bombaroli e politicanti necrotizzati), mantenendo soltanto la componente anglosassone: l’eugenetismo, ovvero un disgustoso razzismo colonialistico, ed il paramilitarismo. Aveva ragione un genio politico e militare come Trotsky: “Che cos’è il fascismo ? Può il fascismo durare un periodo di tempo lungo, indeterminato ? Il fascismo è un’organizzazione di lotta della borghesia nel momento e per i bisogni d’una guerra civile. Questo è il fascismo” (Leon Trotsky, Scritti sull’Italia, Editore Massari). Buttati nelle discariche Angelo Tasca e lo scomodissimo Nicola Bombacci, i neofascisti decisero di riciclarsi come truppe segrete di Gladio ingaggiando una guerra di destabilizzazione contro l’Europa (oltre che contro il Movimento Operaio) con l’obiettivo di vincolarla alla struttura socio-economica degli USA. Se il fascismo fu un regime capitalistico centralista, pieno di contraddizioni, ed imperialistico su basi nazionalistiche, il baricentro ideologico divenne il razzismo anti-africano dell’ebrea-sionista Margherita Sarfatti (fra l’altro amante di Mussolini). Il neofascismo, con delle modalità ancora più perverse, si appiattì sul razzismo eugenetista (nel caso di Evola, addirittura sionista) ed il paramilitarismo di derivazione puritana. L’americanizzazione di questo movimento reazionario iniziò già negli anni ’60; i ‘’fasci’’ hanno sempre ammirato i macellai di Londra e Washington (per non parlare di quelli di Tel Aviv).

L’antifascista e comunista italiano Pietro Secchia, in un testo praticamente dimenticato, ‘’Le armi del fascismo’’, spiegò che soltanto la NATO e l’imperialismo USA potevano permettere ai sicari neri di uccidere impunemente lavoratori e studenti. La strategia neofascista era, ed è, interna al dominio USA, i rapporti di forza – nazionali ed internazionali – hanno ridotto questi picchiatori (non ci sono più gli ideologi nazionalisti come Pavolini) al ruolo di zerbini: ‘’L’alleanza nella quale si trova incapsulata l’Italia, la sua posizione di capitale interesse per gli Stati Uniti d’America, sempre più pesantemente presenti economìcamente, politicamente e militarmente nel nostro Paese, la crescente potenza dei servizi segreti e palesi della NATO e in particolare della CIA, la funzione di certi corpi militari specializzati, divenuti per molti aspetti del centri di potere “autonomi” che si sovrappongono al governo e al parlamento, queste le minacce più gravi per la democrazia nel nostro Paese’’. La situazione si è aggravata: il neofascismo di CasaPound e Forza Nuova è una scheggia dell’imperialismo. Pensare di combatterlo da un punto di vista liberale – come fanno alcuni gruppi residuali  anarchici e trotskisti – è il più grande favore, diretto od indiretto, che gli si possa fare. I neonazisti di CasaPound sono solo un infimo prodotto dell’americanismo sciovinista e del complesso militar-industriale nord-americano in Italia. Rivendicare, da un punto di vista socialista, l’uscita dalla NATO è l’unico modo per annichilirli.

Palmiro Togliatti e Pietro Secchia

 

Poco più avanti Secchia è ancora più chiaro:

“Poiché l’attuale strategia americana di cui la NATO è una delle principali componenti investe anche il Mediterraneo e il Medio Oriente e coinvolge quindi anche l’Italia, è chiaro come il governo italiano e i comandi militari debbano sottostare a continue richieste e pressioni da parte degli imperialisti americani, il che accresce i pericoli eversivi reazionari nel nostro Paese.
La presenza di quei molteplici organismi della NATO e del governo statunitense e la funzione di certi comandi e corpi militari “nazionali” a cui abbiamo accennato costituiscono un pericolo permanente per la sicurezza della Repubblica e delle istituzioni democratiche’’.

Il neofascismo non si può combattere senza una radicale politica antimperialistica; del resto già Trotsky chiarì che ‘’la lotta al fascismo è una lotta contro l’imperialismo’’. Chiarisco. Chi svuota l’antifascismo del suo carattere proletario ribaltando l’ordine delle contraddizioni – prima distruggiamo CasaPound, poi si vedrà – non ha capito i veri termini della questione, inverte l’ordine dei fattori e rischia, anche se involontariamente, di fare ol gioco dell’avversario. Il fascismo è un movimento pan-imperialistico globale, ma bisogna capire che la sua vera ‘’patria’’ sta a Washington, non in Italia, come ho già accennato. Per Johan Galtung di fascismo: ‘’Ce n’è una varietà nazionale e una globale, essendo questa seconda la politica estera di Obama, con elementi nazionali. Uno è il massiccio spionaggio dello stesso popolo USA; un altro è la legge annuale di Autorizzazione per la Difesa Nazionale, in cui all‘ultimo San Silvestro, “ben dissimulata, è stata ratificata con statuto legale l’esposizione dei cittadini USA ad arresto arbitrario senza susseguente beneficio d’assistenza legale, e a eventuale tortura e incarcerazione… Addio, habeas corpus”, scrive Alexander Cockburn in “L’uomo che sparò all’habeas corpus”, The Nation – 23 gennaio 2012. Un pilastro dello stato di diritto’’ 1. Chi è il nemico principale? Chiaramente gli USA, la NATO ed Israele; i neofascisti sono un loro prodotto; sconfitta la NATO, le loro organizzazioni si svuoteranno perché – aldilà della loro retorica zeppa di menzogne – si tratta dei ‘’nuovi eserciti’’ di Gladio. Fantocci cripto-sionisti al servizio dei loro padroni.

La presidenza Obama ha permesso ai movimenti neonazisti di crescere a dismisura. Per quale ragione? Secondo il giornalista radical-democratico, Alexander Cockburn, Bush, con l’abolizione dell’habeas corpus, ha rappresentato la fase nazionale del fascismo USA, mentre i ‘’democratici’’, con la globalizzazione dello spionaggio, hanno globalizzato anche il fascismo. Si tratta di un nuovo tipo di politica reazionaria ‘’made in USA’’ di cui i ‘’fasci’’ italiani sono soltanto zerbini di quint’ ordine. Ascari senza spina dorsale, oggi utilizzati per alimentare la strategia della tensione (ed impedire da parte d’una sinistra rimbecillita e secondo chi scrive, anti-marxista, qualsiasi critica al capitalismo) domani facilmente cestinabili. Il posto che gli spetta è la spazzatura della storia.

Il giornalista Fulvio Grimaldi ci dà una lezione esemplare su dove conduca l’antifascismo privo di una logica di classe e antimperialista. Leggiamo:

‘’Mentre la triade della lotta all’antifascismo, ai discorsi dell’odio e alle fake news (rigorosamente di rete) svettava sui bravi manifestanti di Macerata, eravamo una cinquantina in un altro centro delle Marche a vedere un mio film dell’odio “O la Troika o la vita” e a scambiarci  discorsi dell’odio. Tipo 300mila ammazzati in Siria da Nato e suoi ascari, tipo generazioni nostre cacciate dal Jobs Act nel fosso lungo la strada per il futuro, tipo 12 milioni che non hanno soldi per curarsi, tipo un vecchio satiro molestatore e delinquente  rilanciato a padre nobile.  C’era però parso che un certo odorino di emotività, se non di avversione viscerale, quasi quasi di odio, si sarebbe potuto anche percepire da come la presidenta della Camera aveva gestito l’opposizione dei 5 Stelle a certe manifestazioni di odio antipopolare e antipace, come le ghigliottine e i canguri ai dibattiti sui regali miliardari alle banche, o sulle missioni di guerre imperialiste, o sulla devastazione dell’ambiente (“Sblocca Italia”), o sulla distruzione dell’istruzione (“Buona Scuola”), o sui favori a big del crimine multinazionale (vaccini, trivelle, tabacchi, azzardo…)’’ 2

Dell’antifascismo globalista, retorico e di maniera ne faccio volentieri a meno. In questo momento è necessario lottare per costituire un Fronte democratico ed antimperialista (quindi anche antifascista, essendo il fascismo una variante, particolarmente brutale, dell’imperialismo) che de-globalizzi il mondo occidentale a seguito di grandi mobilitazioni popolari. Il nemico principale (l’ho già detto, ma ripetersi non guasta) contro cui è necessario lottare è l’imperialismo della triade: Usa, UE ed Israele, di cui i neofascisti sono solo strumenti.

http://www.unimondo.org/Notizie/Dall-Impero-al-Fascismo-globale-134061

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2018/02/odio-paura-razzisti-fascisti-armi-di.html

 

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