E’ un atto illegale? E che importa?

In merito ad un contrasto sulla spesa per i disabili tra la Provincia di Pescara e la Regione Abruzzo, la Corte Costituzionale nel non lontano 2016 così si esprime con la sentenza n.275/16: “E’ la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di bilancio a condizionarne la doverosa erogazione”.1)
Tale sentenza, sia pure circoscritta ad un fatto specifico, individua un principio che può essere generalizzato: non è il problema finanziario a precedere la persona bensì è il contrario, come recita l’articolo 3 della Costituzione. “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Mi sia permesso, per inciso, di dire che il lessico dell’articolo 3 sembra di altri tempi se lo si confronta con il linguaggio asettico, cinico e sprezzante del neoliberismo di Milton Friedman o delll’ordoliberismo dell’Unione Europea, maleodorante di saccheggio, sfruttamento e guerra.
Come se l’umanità (almeno in Occidente) avesse proceduto, con rapidi passi a gambero, a riportarci indietro verso il XIX secolo, quando il padronato aveva pieni poteri su una massa disperata di donne, di uomini, di bambini…
Bei tempi per i magnati di oggi che ne auspicano un ritorno, ovviamente con tecnologie moderne elettroniche, robotiche, in ambienti sofisticati dove si conceda alla massa dispersa un di più di panem et circenses.

Ancor prima della sentenza n,275/16 di cui sopra, la Corte Costituzionale, nel 2015, con la sentenza n.70, aveva giudicato incostituzionale, con esclusione delle pensioni “d’oro” la mancata perequazione delle pensioni, attuata dal governo Renzi con il famigerato decreto Salva Italia.
Evidente che l’articolo 3 della Costituzione era ben presente nella mente dei giudici: la persona umana non può essere posposta ai problemi del bilancio.

Il governo “accoglie” la sentenza del 2015 con il decreto Poletti che rimborsa una parte minima del maltolto alle pensioni più basse e proprio niente a tutte le altre ( stiamo parlando di 5,2 milioni di pensionati). Viene presentato ricorso in particolare dai sindacati di base. Ma la Corte, in ossequio al pareggio di bilancio imposto con il nuovo articolo costituzionale n,81 e presumibilmente ai conti disastrosi del debito pubblico, ritiene soddisfacente l’operato del governo, in quanto capace di trovare “un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.2).
Cancellati perciò i ricorsi e i diritti dei pensionati.
Legalizzato un furto di 30 miliardi.3)
Cancellato “illegalmente” l’articolo 3.

La Corte, composta di tre nuovi membri ( due dei quali di fede liberista) nominati ad hoc, capovolge la sentenza n,70/2015, rinnega se stessa, restituendoci un’immagine delle più alte cariche della Magistratura italiana non dignitosa, in quanto non rispondente al dettato costituzionale che ha nell’articolo 3 uno dei caposaldi dell’architettura costituzionale.

Un governo illegale e un parlamento illegale di nominati che opera nella continua illegalità e nello spregio delle regole istituzionali (vedi il caso Bankitalia) ha voluto destabilizzare il Paese con il pareggio di bilancio funzionale a giustificare il Fiscal Compact e i 60 milardi di risparmio richiesti dalla UE, che graveranno sulla popolazione in termini pesantissimi, ha voluto destabilizare anche l’Organo istituzionale che è deputato a garantire il rispetto della Carta.
Operazione necessaria per un graduale smantellamento (in effetti già in attivo da molti anni) dei principi costituzionali, in quanto di ostacolo alla creazione di un sistema oligarchico, di un modello liberistico che liquidi definitivamente partiti di reale opposizione, sindacati di base, libertà di espressione…la democrazia

L’inserimento concettuale dell’articolo 81 nella sentenza della Corte che legittima la mancata perequazione e con essa il diritto della persona umana a valere di meno delle esigenze di cassa, è un passo decisivo verso una forma autoritaria di stato non ancora realizzatasi pienamente.

NOTE
1) A. B. “Il pareggio di bilancio non è più un limite invalicabile” in l’Interferenza 3/1/17
2) Giorgio Cremaschi ” La Corte Costituzionale cancella i diritti costituzionali” in Contropiano
3) Volantino USB Sardegna

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Foto: Libertà e Giustizia (da Google)

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