Un (solo apparente) paradosso

Fino a cinquanta anni fa l’ideologia che costituiva l’involucro di tutto il mondo capitalista occidentale era il famoso “Dio, Patria e Famiglia”, cioè l’ideologia “vetero” borghese per eccellenza.

Il blocco sociale dominante era formato dalle varie borghesie nazionali alleate organicamente con la Chiesa. Un collante ideologico e politico, durato per molto tempo, funzionale per contrastare il movimento operaio, socialista, comunista e il blocco sovietico.

Crollati questi ultimi, il mondo capitalista occidentale non sapeva più che farsene di quell’apparato valoriale/ideologico sempre più obsoleto rispetto alle nuove esigenze “ideologiche” di una società capitalista in rapida e profonda trasformazione, e anche l’alleanza strategica con la Chiesa cominciava a diventare ingombrante.

Nell’arco di poco più di dieci anni, diciamo dalla fine degli anni ’60 ai primissimi anni ’80 le classi dominanti – cioè la “nuova” borghesia capitalista trans e multinazionale – si disfano di quell’involucro ideologico per assumere il nuovo, cioè l’ideologia che oggi chiamiamo “politicamente corretta”.

Anche se ai più giovani può sembrare paradossale perché cresciuti in un contesto dove un giorno sì e l’altro pure gli si spiega – è solo un esempio fra i tanti che potrei portare – che si va a bombardare con i droni a diecimila km. di distanza per liberare le donne e le persone lgbtqi dall’oppressione di culture tribali e patriarcali, quelli della mia stessa età possono confermare che le ragioni per cui fino a quaranta anni fa si andava (sempre e comunque) a bombardare in giro per il mondo erano, al contrario, proprio quelle della difesa di quei valori “vetero” borghesi, appunto, “Dio, Patria e Famiglia” contro l’ateismo comunista che quel sistema di valori voleva distruggere (dopo di che la società sovietica era molto più coesa e comunitaria e per certi versi ancor più bacchettona di quanto non fosse quella occidentale, ma questo è un altro discorso che ci porterebbe lontano).

In parole ancora più povere, quei valori di cui il sistema capitalista occidentale si faceva paladino fino a poco meno di mezzo secolo fa sono gli stessi contro cui combatte oggi.

Può sembrare un paradosso ma in realtà così non è. La storia ci ha dimostrato che il sistema capitalista è estremamente flessibile, e questa è una delle sue più grandi risorse. Il sistema capitalista può essere razzista o antirazzista, tradizionalista o anti tradizionalista, conservatore o progressista, patriarcale o femminista, autoritario o liberale, religioso o laico, in base alle opportunità e al contesto perché la sua stella polare è la sua infinita e illimitata riproduzione e tutto deve essere ricondotto e funzionale a questa.

Un altro esempio? Oggi l’Unione Europea attacca il premier ungherese Orban perché si rifiuta di abrogare la legge – approvata dal parlamento ungherese – che sostanzialmente proibisce la diffusione dei “gender studies” nelle scuole, cioè qualcosa di improponibile nello stesso mondo occidentale soltanto fino ad una trentina di anni fa. Il primo ministro olandese è arrivato a dichiarare che se non si adeguerà l’Ungheria dovrebbe essere espulsa dall’UE. Nessun leader europeo però alzò una voce contro lo stesso Orban e tanto meno minacciò di espellerlo dall’UE quando questo impose l’obbligo delle 400 ore di lavoro straordinario annuali la retribuzione delle quali poteva essere spalmata nell’arco di un triennio…

La cosa veramente grave ma giunti a questo punto anche grottesca è che c’è tanta gente, soprattutto fra i militanti e gli “intellettuali” di sinistra, che non hanno capito quanto è avvenuto, non hanno compreso la reale natura del capitalismo, ne sposano in toto la sua attuale ideologia forse (alcuni) senza neanche rendersene conto, diventando simbiotici ad esso. Fra questi molti utili idioti e svariati furboni, per lo più a stipendio…

Orban da Von der Leyen per "una Commissione Ue diversa". La presidente da  Conte | ILFOGLIETTONE.ITILFOGLIETTONE.IT

Fonte foto: Der Spiegel (da Google)

 

4 commenti per “Un (solo apparente) paradosso

  1. Alessandro
    25 giugno 2021 at 23:27

    ” Il primo ministro olandese è arrivato a dichiarare che se non si adeguerà l’Ungheria dovrebbe essere espulsa dall’UE. Nessun leader europeo però alzò una voce contro lo stesso Orban e tanto meno minacciò di espellerlo dall’UE quando questo impose l’obbligo delle 400 ore di lavoro straordinario annuali la retribuzione delle quali poteva essere spalmata nell’arco di un triennio…”
    Che poi il primo ministro olandese è a capo di un Paese che si è trasformato in una sorta di paradiso fiscale all’interno dell’UE e questo sì che dovrebbe essere punito con l’espulsione, ma figuriamoci.
    Stiamo vivendo un’epoca folle, anche se questa follia ha una sua logica ovviamente. Limitatamente all’Italia, sembra che tutti i problemi di natura materiale, socio-economica, siano oramai risolti e possiamo discorrere all’infinito di ddl Zan ( che ribadisco è già in vigore da tempo anche se non per i trans), di ius soli, di ossessioni femministe a tutte le ore del giorno e della notte, d’inginocchiamenti vari, di calciatori miliardari vivi e defunti, e via di questo passo, quando in verità abbiamo un tasso di disoccupazione pauroso, un precariato spaventoso, una sanità e una scuola pubblica letteralmente allo sfascio, un’informazione che oramai quando non è propaganda è intrattenimento spicciolo, di malati incurabili che per morire dignitosamente devono andarsene in Svizzera, ma ci balocchiamo con questioni marginalissime.
    E’ chiaro che tutto questo è voluto. Le masse popolari devono essere o bombardate di sciocchezze, di cui si devono indefessamente occupare, o spezzettate in tante sottocategorie in conflitto tra loro, così che non si possano riconoscere nella loro subalternità rispetto al grande capitale, perchè alcune parti sono oggetto di un trattamento di favore. Ecco perchè il femminismo o il transessualismo o come lo vogliamo definire sono funzionali al mantenimento dello status quo, con la differenza che il primo è un caposaldo pericoloso, il secondo aspira a qualche prebenda, ed è utilizzato per variare un po’ il copione, ma è sostanzialmente inoffensivo.
    Se si è giunti a questo punto c’è un responsabile: la sinistra nelle sue varie articolazioni. Perchè la destra fa il suo mestiere, chi manca all’appello è una sinistra che sappia riportare il dibattito pubblico su un piano di serietà, dove le priorità ritornino a prendere il sopravvento sulle questioni secondarie, dove ci s’impegni ad attuare la Costituzione, dove si riaffermi il valore dell’uguaglianza, degli universali diritti socio-economici su cui ricostruire la convivenza civile.

  2. Enza
    26 giugno 2021 at 8:04

    Mi associo alle riflessioni dell’articolo e al commento.
    Un mio caro amico, per non offendere la storia della Sinistra ( fino agli ’80 circa) li chiama i progressisti neocons.
    In Italia pullulano nei salotti delle madames al botulino delle strisce talk preserali. Ma è possibile avvistarli anche a mezzore varie e a circhi e cerchi di stretta osservanza piddina.
    Se li conosci, li eviti.

  3. Giulio Maria Bonali
    26 giugno 2021 at 11:24

    Sinceramente ritengo queste considerazioni un po’ troppo unilaterali.
    A mio parere le classi dominanti e sfruttatrici non hanno mai avuto (e tantomeno ne hanno le attuali) problemi di “coerenza” delle molteplici ideologie al servizio della conservazione e del rafforzamento del più o meno profondamente iniquo stato di cose di volta in volta presente.
    Anzi, la diffusione di ideologie anche per molti ed importanti aspetti reciprocamente contrastanti giova a chi é al potere, dal momento che molteplici sono gli strati e i gruppi sociali che opprime, e il vecchio principio del “divide et impera” é sempre validissimo.
    Genderismo, scientismo (che già sono cose reciprocamente ben diverse), edonismo acritico e “menefreghistico” da una parte e vecchie ma mai definitivamente eradicate concezioni religiose, superstiziose (quanta gente ancora legge gli oroscopi o si tocca là quando un gatto nero le attraversa la strada!), puritane, sessuofobiche, veteronazionalistiche criminalmente imperialistiche e più o meno fasciste (nel mio paese una piazza é intitolata ai “martiri di Nassiria”! Meno male che non debbo vergognarmi di abitarvi. La storia dell’ occupazione italiana delll’ Istria e della lotta per la liberazione da essa é sistematicamente stravolta nel suo esatto opposto, anche nelle scuole di ogni ordine e grado) possono ben coesistere e ben coesistono, nell’ imponente e variegato armamentario ideologico delle odierne classi dominanti, accanto anche ad altre più o meno “pittoresche” aberrazioni come “ufologia”, “paranormale”, divismo spettacolare o sportivo, “tifoseria calcistica” (patologica, diversa da un sano interesse per lo sport, da spettatori e tantomeno da praticanti).
    Quanto alla chiesa cattolica, é da quasi duemila anni (per lo meno da Costantino in poi) che non si pone problemi nello stravolgere disinvoltamente nelle più disparate forme reciprocamente incompatibili i suoi dogmi (e soprattutto le sue interpretazioni degli stessi) pur di restare organica al potere e di rafforzarlo (é perfino arrivata anche -oltre ovviamente a continuare a tramare contro di esso- a compromessi con il socialismo reale pur di salvare il salvabile del suo potere e dei suoi privilegi anche colà, e di utilizzarlo a scopo sovversivo – restauratore)

  4. Enza
    26 giugno 2021 at 17:00

    Apprezzo Bonali che, facendo una carrellata sulla coerenza delle classi dominanti ad accogliere diverse ideologie purchè tese a conservare, a rafforzare iniquità, ha menzionato la questione istriana.
    Per mio interesse, ho approfondito la storia del confine orientale. Una storia tragica di prepotenza e crudeltà da parte italiana/ fascista che fa arrossire di vergogna, altro che 10 febbraio…

    Una storia che dovrebbe essere studiata con obiettività, facendo i conti con quel passato, e non riesumarla solo per il Giorno del ricordo.
    Grazie

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