Il Vaso di Pandora dell’Eutanasia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Per introdurre l’argomento, un richiamo agli anni settanta. Quando molti di noi furono sedotti, fino a farne una parola d’ordine, dal mito dell’alternativa, privo di qualsiasi fondamento politico.
Ad indurci all’errore fu, essenzialmente, l’esito del referendum sul divorzio. Dove la Dc era stata clamorosamente battuta. Il che avrebbe portato alla vittoria della sinistra anche alle politiche. A furor di popolo.

Avremmo dovuto essere un tantino più attenti. Accorgendoci, allora, che il no aveva preso più voti a Palermo (feudo Dc) che a Milano, Mecca del riformismo socialista e della modernità. Prendendo atto, qualche anno dopo, che l’ansia liberale e libertaria (e perfettamente condivisibile) manifestata nel referendum sul divorzio, era stata del tutto assente, pochi anni dopo, sui temi dell’abolizione dell’ergastolo e contro la legge Reale. Mentre il voto ancora più massiccio contro l’abrogazione della legge sull’aborto (per inciso, la più avanzata del mondo), aveva coinciso con gli inizi del grande riflusso moderato degli anni ottanta.

In un arco di tempo appena appena più lungo ci si sarebbe accorti che la visione che dei diritti individuali avevano i lettori di Repubblica non coincideva con quella degli abitanti dei quartieri spagnoli di Napoli.
Due segnali necessari per capire quello che sta avvenendo, in materia di eutanasia, all’interno del mondo occidentale.

All’inizio la pronuncia dei giudici costituzionali. A sancire il principio che la vita appartiene a chi la vive, assieme al diritto di porvi fine. Da soli e, se questo fosse impossibile, con l’assistenza di altri. E’ la definitiva e inevitabile separazione dell’umano dal divino. Ma è anche l’inizio di un conflitto tra modernità e tradizione, individualismo e solidarismo, diritti e doveri, privato e pubblico, destinato a separare sempre di più il percorso dell’occidente da quello del resto del mondo. E a danno di entrambi.
A questo punto occorreva legiferare al più presto. Per stabilire a sostegno di chi e in quali condizioni, questa facoltà potesse essere fatta valere.

In Italia è molto probabile che non si vada oltre una legge sul fine vita, legata a una situazione di sofferenze insopportabili a causa di una malattia totalmente invalidante e/o nella sua fase terminale. Una soluzione cui tendono sia lo Stato che la Chiesa (che, per inciso, condanna l’aborto in linea di principio ma che non si è mai mossa per rimettere in discussione la legge 194, così come non lo farà – vedi dichiarazioni esplicite della Meloni – il centro-destra).

Analoga la situazione in Germania. Sia perché la sentenza della Corte è recente, sia e soprattutto perché, in un momento di crisi esistenziale, nessuno ha interesse ad aprire uno scontro su di un tema potenzialmente molto divisivo.

Altrove, e particolarmente in Europa occidentale e in Canada, le cose si stanno muovendo rapidamente. Al punto di superare un limite dirimente: quello che, nelle leggi varate a inizio secolo, riconosceva (come si pensa di fare oggi in Italia), il diritto al suicidio assistito solo nei casi di cui abbiamo parlato in precedenza. Oggi, invece, non è più così. Oggi, invece, la “sofferenza insopportabile” non è più legata a malattie terminali o a condizioni estreme e senza speranza di guarigione. Per confondersi con il desiderio, comunque motivato, di “porre termine a una vita che non è più degna di essere vissuta da parte di chi la vive”.

Questo il nuovo grande diritto civile su cui il presidente Macron ha deciso di caratterizzare il suo secondo mandato, previa una grande consultazione nazionale. Questa l’evoluzione della legislazione, prevista in Spagna e già varata in Belgio e Olanda, oltre che in Canada. E, in questi ultimi tre casi, con un corollario, gravido di conseguenze; leggi che a decidere se una vita valga la pena e  degna di essere vissuta non è più soltanto il singolo individuo o i suoi familiari, ma lo stato; con ma anche senza il consenso dell’interessato.

Al limite estremo, il Canada di Trudeau, simbolo, se ce n’è uno, della nuova sinistra liberal. Dove, a detta del Washington Post https://www.washingtonpost.com/opinions/2022/08/17/pope-francis-and-canada-euthanasia/ e di un esperto Onu in materia di diritti umani, i malati mentali (31000 persone eliminate nel periodo 2016-2021, 1740 soffrivano semplicemente di solitudine) sono oggetto della “più grave minaccia esistenziale dai tempi di Hitler”.

Riporto qui notizie tratte da Le Monde e dal Foglio https://www.ilfoglio.it/bioetica-e-diritti/2022/09/10/news/eutanasia-per-i-malati-mentali-in-canada-4411283/

Notizie che non hanno trovato nessuna, dico nessuna, eco nella stampa italiana; in un contesto in cui, in tutti i paesi del nostro grande Occidente il consenso di principio all’eutanasia ha raggiunto percentuali bulgare.

E’ una grande finestra aperta sul nostro futuro prossimo. Un futuro in cui non solo a discettare ma anche a decidere in materia di “vite degne di essere vissute” non saranno gli abitanti delle bidonvilles del terzo mondo (attaccati alla vita più di chiunque altro…) ma i signori delle Ztl.

Oggi, del tutto indifferenti alle conseguenze delle loro azioni (guerre, carestie, milioni di persone a consumare la loro vita lungo le nostre frontiere, sanzioni, cambiamenti climatici, crisi alimentari e via discorrendo). E, in futuro molto prossimo, attenti alle “vite non degne di essere vissute” in casa nostra: troppi vecchi, titolari di pensioni troppo alte, a “gravare sulle spalle di chi lavora”; troppi vecchi a intasare ospedali e istituti a loro dedicati; troppe persone pagate senza lavorare; troppa gente che pretende di essere curata senza avere l’assicurazione; troppi clandestini; troppi… Per loro, unica soluzione, l’eutanasia: quella classica ma anche quella economica.

Il tutto nel consenso generale di una società che porrà i propri bisogni e sogni individuali al di sopra di tutto il resto: ivi comprese le leggi naturali che hanno sinora governato la nostra esistenza.
Un consenso preoccupante. E, in quanto proveniente dalla sinistra, stomachevole.

Fonte articolo: https://diogeneonline.info/il-vaso-di-pandora-delleutanasia/

 

 

7 commenti per “Il Vaso di Pandora dell’Eutanasia

  1. Enza
    20 settembre 2022 at 16:43

    Ho letto con brividi e anche un po’ incredula. I liberals sono i paladini dei peggiori deliri odierni. Orridi. Per le analogie , riporto la Arendt.

    “C’è da temere che i campi di concentramento e le camere a gas, che
    rappresentano indubbiamente la soluzione sbrigativa del problema del
    sovrappopolamento, della superfluità economica e dello sradicamento
    sociale , rimangano non solo di monito ma anche di esempio. Le
    soluzioni totalitarie potrebbero sopravvivere alla caduta dei loro
    regimi sotto forma di tentazioni destinate a ripresentarsi ogni qual
    volta appare impossibile alleviare la miseria politica, sociale o
    economica in maniera degna dell’uomo.” ( H. Arendt, Le origini del
    totalitarismo)

  2. Giulio Bonali
    20 settembre 2022 at 20:06

    Questo articolo, a cominciare dalle considerazioni iniziali sugli anni ’70, su divorzio, aborto, votanti dei quartieri spagnoli di Napoli e del centro di Milano ai rispettivi referendum, lettori radicalfighetti di Repubblica, ecc., mi sembra sollevare un polverone che impedisce un’ adeguata comprensione dei termini del problema (se deliberatamente o meno, non saprei dire).

    L’ eutanasia NON E’ la definitiva separazione dell’ umano (che certamente esiste) dal divino (che secondo me non esiste e comunque per lo meno gode di un’ esistenza decisamente più dubbia); si può credere in Dio e ritenere che ponendo deliberatamente fine alle proprie sofferenze ritenute insuperabili non lo si offenda: non esiste solo la credenza nel Dio delle tre religioni abramitiche che lo vieta come peccato; per esempio anche molti degli antichi stoici erano credenti nella divinità ma ammettevano il suicidio a determinate condizioni, e anzi a determinate condizioni lo ritenevano “virtuoso”.

    E con la legalizzazione dell’ eutanasia (in occidente) non si determina affatto necessariamente un conflitto con il resto del mondo, men che meno un conflitto fra individualismo e solidarismo, diritti e doveri, privato e pubblico, ma solo un conflitto con la retriva concezione della non-padronanza della propria vita (che spetterebbe invece a Dio) da parte delle persone umane caratteristica delle interpretazioni più reazionarie della religione, occidentali, orientali o di qualsiasi altra parte del mondo.
    Si può essere pro o contro il diritto all’eutanasia tanto essendo egoisti quanto altruisti (o se si preferisce, in maniera più politicamente corretta, “solidaristi”; e anche se negarlo ad altri che ne abbaio bisogno é patente manifestazione, fra l’ altro, di grettissimo e meschinissimo egoismo), tanto essendo individualisti quanto collettivisti, filocapitalisti e comunisti, ecc., ecc., ecc.
    Si tratta di una questione eminentemente “trasversale”, come si suol dire.

    Eutanasia significa “morte (ritenuta da chi la praticasse) benevola”, relativamente alla prosecuzione di una vita (ritenuta sempre da chi la praticasse) irrimediabilmente malevola, insopportabilmente e ineluttabilmente dolorosa.
    Invece la decisione di porre fine alla vita di una persona umana da parte dello Stato o comunque di chiunque altro che non sia la persona in questione stessa, per motivi stabiliti decisi da altri che la persona in questione stessa NON E’ AFFATTO “EUTANASIA”, MA TUTT’ ALTRA COSA, CHE SI CHIAMA INVECE “CONDANNA A MORTE”.

    Se é vero che in Canada o altrove la legge consente allo Stato di condannare a morte (morte contraria alla loro volontà! quindi ritenuta pessima, altro che “buona”!) malati di mente o altri, ebbene TUTTO CIO’ NON HA PROPRIO NULLA CHE VEDERE CON L’ EUTANASIA (ma casomai col nazismo, che non mi pare affatto la ammettesse): non si tratta di (relativamente) buona morte liberamente scelta, ma invece di pessima morte subita obtorto collo in quanto ritenuta cattiva, anzi pessima, di OMICIDIO: TUTT’ ALTRA COSA!
    Idem come sopra per tutte le morti arrecate agli abitanti delle bidonville dei paesi dominati e saccheggiati dall’ imperialismo occidentale, con metodi “tradizionali” (guerre, rapina e sfruttamento, ecc.) o con eventuali, deprecabili nuove disposizioni “legislative internazionali” NAZISTE, CHE NULLA HANNO A CHE VEDERE CON IL SACROSANTO DIRITTO ALL’ EUTANASIA.
    E seminare confusione fra questi due COMPLETAMENTE DIVERSI e per molti importanti aspetti reciprocamente CONTRARI concetti, fra queste due COMPLETAMENTE DIVERSE e per certi importanti aspetti reciprocamente CONTARIE realtà é a mio modesto parere intellettualmente disonesto e tipico della più bieca reazione clericale.
    E per giunta, oltre ad essere sommamente ingiusto e retrivo in sé, é anche oggettivamente un importante aiuto di fatto elargito ai reazionarissimi radicali pannelliani-boniniani, i peggiori arnesi al servizio del barbaro, disumano imperialismo occidentale; i quali, in malafede (strumentalmente, onde meglio contribuire a rafforzare le aberranti ingiustizie e i mostruosi privilegi dell’ attuale capitalismo “in avanzato stato di putrefazione”, come sarei propenso a credere) o in buona fede (perchè nessuno é perfetto, nemmeno in negativo, e giustamente credono nel sacrosanto diritto di ogni persona umana a disporre della propria vita, in particolare nel caso di terribili sofferenze irrimediabili) ne hanno fatto un cavallo di battaglia desinato a procurare loro, malauguratamente consensi.
    Così facendo non solo si perpetra una disumana ingiustizia di tipo individuale, che per alcuni disgraziati si aggiunge alle terribili ingiustizie di tipo collettivo sociale, senza minimamente contribuire a limitare queste ultime, ed anzi portando acqua al mulino di chi lavora per mantenerle ed esacerbarle ulteriormente; ma anche, come si suol dire, si lavora al servizio del re di Prussia!

    Spero (e decisamente ne sono convinto: quando ce vuò, ce vuò! Oltre al fatto che ho usato termini deliberatamente durissimi ma non volgari) di non contravvenire alle regole dei commenti che compaiono appena qui sotto affermando convintamente che:
    Sproloquiare indebitamente e FALSAMENTE, a proposito dell’ eutanasia, di “eliminazione di vite non degne di essere vissute” o delle vite di “vecchi pensionati, malati, cassintegrati o usfruitori del reddito di cittadinanza, ecc. che graverebbero sul bilancio dello Stato” sia falsità, menzogna, disonestà intellettuale al servizio dell’ ingiustizia e della più bieca reazione.

    V E R G O G N A ! ! !

  3. Enza
    21 settembre 2022 at 6:50

    Il vaso di Pandora dell’eutanasia , questo il titolo dell’articolo. Servendosi della metafora del famoso vaso della mitologia classica , Benzoni non condanna il diritto suicidio assistito laddove le condizioni di vita siano insopportabili per le sofferenze fisiche determinate da malattie fortemente invalidanti , permanenti o terminali, quanto piuttosto la piega che l’eutanasia potrebbe prendere e sta prendendo in alcuni paesi come il Canada e in prospettiva in Spagna, Belgio, Olanda.Nel caso del Canada , leggendo i link indicati nell’articolo, l’eutanasia sarebbe stata estesa a disabili mentali, affetti da demenza , dunque presumibilmente non in grado di intendere e volere. Questo è orribile o no ?
    Personalmente non mi oppongo all’eutanasia scelta volontariamente, consapevolmente , lucidamente per porre fine a una vita non più ritenuta degna di essere vissuta. Il regista Godard , a una veneranda età, ha deciso che poteva bastare e si è recato in Svizzera. Altri, come Monicelli o Lizzani, in Italy hanno dovuto fare diversamente.
    Può darsi che le preoccupazioni dell’articolista siano eccessive o ingiustificate, ma sta di fatto che , oggi, in questo nostro putrescente paese, la cultura dello scarto si sta radicando sciaguratamente. E non solo nei confronti dei vecchi inutili che non contino ( non siano danarosi e importanti) ma verso fasce sociali ai margini per vari motivi. Margini che recluderanno sempre un numero maggiore di persone, considerando il massacro sociale a cui sta lavorando alacremente il dettato neoliberista.
    La china è pericolosa. La Meloni ( prossima premier) pro blocco navale, contro il RdC insieme alla Lega e un soggetto come Castelli che dichiara :”Migliaia di padani muoiono per garantire il reddito di cittadinanza, il Nord non ce la fa più”, sono indicatori allarmanti dell'”io sono io e voi non siete niente”. Una società di efficienti, di eletti , plasmabili secondo le necessità del Capitale, ci mette un attimo a passare dal de facto al de iure e fare accettare leggi che escludano chi non serve, chi semplicemente non ce la fa.

    • Giulio Bonali
      21 settembre 2022 at 18:40

      Veramente non ho trovato nell’ articolo nessuna esplicita, inequivocabile approvazione o anche solo dichiarazione di non negazione del diritto al suicidio assistito in caso di gravissime malattie non adeguatamente curabili comportanti sofferenze terribili.

      Vi si afferma invece a chiare lettere che “sancire il principio che la vita appartiene a chi la vive, assieme al diritto di porvi fine. Da soli e, se questo fosse impossibile, con l’ assistenza di altri” sarebbe “la definitiva e inevitabile separazione dell’ umano dal divino” e inoltre sarebbe anche “l’ inizio di un conflitto fra modernità e tradizione, individualismo e solidarismo, diritti e doveri, privato e pubblico, destinato a separare sempre di più il percorso dell’ occidente da quello del resto del mondo [che invece a mio parere sono già da gran tempo separati in misura tendenzialmente crecente per ben altri motivi]. E questo a detrimento di entrambi”

      E inoltre vi si parla di “evoluzione della legislazione prevista”, e in parte o in alcuni casi di già attuata, in vari paesi occidentali verso l’ affermazione del principio secondo cui “a decidere se una vita valga la pena e sia degna di essere vissuta non é più solo il singolo individuo o i suoi familiari, ma lo stato; con ma anche senza il consenso dell’ interessato”.
      Ora, a parte che non credo proprio che leggi attuali o previste sull’ eutanasia (contrariamente a quelle naziste, non sull’ eutanasia, bensì sulla tutela e miglioramento della razza!) prevedano da nessuna parte che la decisione in merito spetti ad altri che ai diretti interessati o eventualmente, in casi di impossibilità, ai loro cari, comunque se anche così fosse, non si tratterebbe con tutta evidenza di eutanasia; e trovo di una gravità inaudita che si sollevino polveroni su una questione così delicata.

      Ma vi si insinua anche che in Canada sarebbero state eliminate dallo stato (e non: avrebbero autonomamente deciso di morire) 31000 persone di cui circa la metà sarebbero state sofferenti di solitudine. E si aggiunge immediatamente dopo che quest notizie (così raccontate, credo del tutto scorrettamente e falsamente, a meno che effettivamente le morti in questione siano state decise dallo stato canadese o comunque da altri che i diretti interessati, cosa cui crederei solo se e quando mi si citassero gli articoli di legge che lo prevedrebbero) non avrebbero suscitato discussioni in occidente DOVE IL DIRITTO ALL’ EUTANASIA GODRBBE DI PRCENTUALI DI APPROVAZIONE POPOLARE “BULGARE” (enfatizzazione IN MAIUISCOLO mia): se non é questa una scorrettissima e intellettualmente disonesta insinuazione che tali veri o presunti 31000 assassini (non dubito che si tratti comunque di 31000 decessi; ma morte =/= assassinio =/= eutanasia) sarebbero casi di eutanasia, non vedo che cosa mai potrebbe esserlo!

      E poco dopo vi si insinua con uguale infondatezza e malizia che le leggi sull’ eutanasia consentirebbero di eliminare contro la loro volontà (crimini che già da gran tempo l’ imperialismo occidentale perpetra senza bisogno di alcuna assolutamente non pertinente (c’ entra come i avoli a merenda!) legge sull’ eutanasia) “abitanti delle bidonvilles del terzo mondo (attaccati alla vita più do chiunque altro [affermazione a mio modesto parere per lo meno discutibile]”, nonché “in casa nostra: troppi vecchi, titolari di pensioni troppo alte, a gravare sulle spalle di chi lavora; troppi vecchi a intasare ospedali e istituiti a loro dedicati; troppe persone pagate senza lavorare; troppa gente che pretende di essere curata senza avere l’ assicurazione; troppi clandestini; troppi… Per loro unica soluzione, l’ eutanasia, quella classica ma anche quella economica”.

      SIC ! ! !

      Particolarmente infame quest’ ultima menzognera equiparazione dell’ eutanasia con le morti “per cause economiche” (fame, freddo, malattie curabili, ecc.) che dunque per l’ autore di questo scritto “volentieri pubblicato” e da me molto malvolentieri letto su questa bellissima rivista telematica inequivocabilmente rientrerebbero appunto, sia pure -bontà sua- “non classicamente”, nella fattispecie dell’ eutanasia ! ! !

      Non posso che convintamente ripetere:

      V E R G O G N A ! ! !

      Ora, come di qualsiasi altro diritto, del tutto ovviamente, anche di quello all’ eutanasia si può abusare.
      Probabilmente in Canada fra i 31000 pazienti psichiatrici morti -qui si insinua- per decisione del governo (e dunque, se anche fosse vero, nulla a che vedere con l’ eutanasia!!!) alcuni soffrivano effettivamente di solitudine, e magari non saranno stati adeguatamente assistiti innanzitutto “aggratisse”, cioé del tutto disinteressatamente, da amici e parenti o anche da occasionali “buoni samaritani” (assistenza che personalmente ritengo di regola infinitamente più efficace di qualsiasi forma di assistenza professionale remunerata, pagata dallo stato o da altri, per sofisticata scientificamente fondata che possa essere).
      Questo é certamente male.
      Se avessi una persona cara o comunque un conoscente che intende suicidarsi, prima cercherei in ogni modo per me possibile di dissuaderlo, di convincerlo (se questo fosse il caso; certamente non se fosse affetto da una malattia incurabile, nemmeno sintomaticamente nelle atroci sofferenze che gli arrecasse senza lasciargli alcuna soddisfazione o motivo di felicità! Sono una persona generosa ed empatica!) che la sua vita é per lui e per gli altri preziosissima, di inestimabile valore, degnissima di essere vissuta.
      Ma se per qualsiasi motivo non riuscissi a convincerlo, mi guarderei bene dall’ impedirgli forzatamente, contro la sua propria volontà di compiere il suo “insano (come anch’ io in questo caso lo riterrei) gesto”.
      Perché per nessun motivo é accettabile che a qualcuno venga imposto da altri che da se stesso di disporre della sua propria vita (limitatamente a quanto non nuoccia ad altre persone o ne violi i diritti, com’ é ovvio), per nessun motivo o valutazione considerato da altri che il diretto interessato; questo si chiama “schiavitù”.

  4. Giacomo
    23 settembre 2022 at 1:13

    A quanto scrivono qui …
    https://nationalpost.com/health/canada-mental-illness-maid-medical-aid-in-dying

    Non c’è ancora in Canada la possibliità di eutanasia per malati mentali. Sembra lo sarà dal marzo del prossimo anno. La commissione istituita dal governo sta ancora studiando come definire i criteri. Mentre in Olanda esiste dal 2002 anche per malati mentali, ma la differenza è che la legge olandese prevede che il medico sia d’accordo, mentre la legge canadese attuale sull’eutanasia non lo prevede (la decisione spetta solo alla persona). Per cui i timori per il Canada è che diventi troppo permissivo consentendo anche a chi soffre, ad esempio, di anoressia nervosa grave di accedere all’eutanasia e teoricamente anche a chi soffre di depressione, cautela viene segnalata anche nel fatto che chi soffre di disturbi mentali non ha in generale una vita di successo e quindi può essere anche povero a differenza di chi la chiede per una malattia terminale come il cancro. E’ un esempio che è nell’articolo, che è molto lungo e in inglese purtroppo, quanto ho scritto qui ne è solo una brevissima sintesi.

    • Giulio Bonali
      23 settembre 2022 at 16:35

      Non comprendo l’ ultima considerazione.
      Tanto il cancro che la depressione possono colpire sia i ricchi che i poveri (forse i poveri un po’ di più entrambe le patologie, data la minor possibilità di sottrarsi a inquinanti cancerogeni ed ad esperienze dolorose, dure, difficili, frustranti, angoscianti, ecc. per chi ha reddito più basso; ma si tratta di differenza scarsamente e difficilmente quantificabili).

      Sul resto, quel che conta per me é che in tutte le fattispecie di eutanasia considerate da Giacomo (già previste per leggi vigenti o in discussione nell’ ambito di proposte di legge o di modifiche di leggi, al contrario di quanto insinuato ed anche esplicitamente affermato (del tutto falsamente!) in questo articolo “terroristico”:
      o la decisione spetta unicamente ed integralmente al soggetto potenziale dell’ eutanasia stessa (ed ovviamente, perché se così non fosse, allora non di eutanasia ma di tutt’ altro si tratterebbe, per definizione);
      oppure (legge attuale sull’ eutanasia in Olanda), se dipende anche da altri soggetti (medici), ciò può accadere solo in senso restrittivo, cioé limitando i casi di eutanasia e NON incrementandoli rispetto all’ eventualità (impedita, negata) che a decidere sia il solo soggetto dell’ eventuale morte deliberata.

      Quanto al pericolo che legalizzando l’ eutanasia si possano avere casi in cui la si scelga (comunque liberamente, deliberatamente da parte di chi vi sia sottoposto e da nessun altro) per anoressia o depressione, questo potrebbe costituire un abuso del diritto stesso di eutanasia (nei casi in cui la depressione conseguente anoressia o meno non troppo fortemente sentita -da chi la prova e a nessun altro!- e ritenuta non ragionevolmente superabile; “Depressione” significa tristezza, dolore, disperazione, proprio quello che, se eccessivamente pesante, insopportabile e non rimediabile richiede come unico rimedio la morte -alla greca: “tanasia”- relativamente benevola: alla greca “eu”; impedire la quale mi sembra un atto di perfida, ingiustificabile cattiveria e un orribile torto o ingiustizia).
      Ma la possibilità di abuso non é mai stato un buon motivo per negare alcun diritto, ma casomai per integrarne la legalizzazione con disposizioni atte ad impedirne applicazioni improprie o imgiuste.
      E infatti in genere tutte le leggi sull’ eutanasia e sul suicidio assistito prevedono (o almeno dovrebbero farlo) approfonditi, non superficiali accertamenti della condizione disperante del richiedente ed efficaci -nella misura del possibile- tentativi di fargli cambiare atteggiamento e desistere dal proposito. Non mi risulta che da nessuna parte la fruizione del diritto all’ eutanasia o al suicidio assistito venga concesso a cuor leggero.
      Ma dopo fatto tutto il possibile per cercare di fargli amare malgrado tutto al sua vita, é solo il diretto interessato che può stabilire se, per lui e per nessun altro, la condizione che vive -lui e nessun altro- é tale da meritare di essere sopportata o meno.
      Impedirglielo significa negargli la disponibilità di se stesso, cioé letteralmente farne uno schiavo (dello stato o di chi comunque lo coartasse contro la sua volontà); oltre che dimostrare a mio parere -ripeto- una notevole insensibilità, egoismo, cattiveria, malvagità.

      • Giacomo
        28 settembre 2022 at 22:35

        La preoccupazione riguardo l’aspetto di censo di chi chiede l’eutanasia è espressa da un medico, Sonu Gaind, ex presidente della Canadian Psychiatric Association, nell’articolo che ho citato, questo è il passaggio (qui l’eutanasia è chiamata MAID):

        “Gaind si preoccupa della sovrapposizione di isolamento e povertà. ‘Sappiamo che c’è così tanta sovrapposizione con tutti i tipi di sofferenza psicosociale’. Le persone che ottengono MAID quando la morte è prevedibile cercano autonomia e dignità, ha detto. Tendono anche a provenire da una posizione socioeconomica più elevata.
        ‘Ma quando lo espandi alle sole condizioni di malattia mentale, l’intera demografia cambia e sono le persone che hanno una vita irrisolta che alimenta anche la loro richiesta’, afferma Gaind. Emerge anche un netto divario di genere: quando la MAID viene fornita ai moribondi imminente, è una divisione di genere 50-50. Tanti uomini quante donne cercano e ottengono. L’esperienza nei Paesi Bassi e in altri paesi mostra che il doppio delle donne cerca e riceve MAID per malattie mentali.”

        Naturalmente poi è chiaro che vi è molta prudenza nelle decisioni. Quanto alla depressione nell’articolo si parla più di anoressia incurabile (questa è una parte ma come detto l’articolo è molto lungo ed è impossibile incollarlo qui):

        “Il dr. Smith ha preso parte a un altro caso che coinvolgeva una donna di Vancouver di 45 anni che soffriva di anoressia nervosa da quando aveva 17 anni. Aveva subito una lunga serie di trattamenti, ha detto, era stata certificata più volte ai sensi del Mental Health Act , ricoverata involontariamente in ospedale e alimentata forzatamente da un tubo in un modo che la faceva sentire “violata”. “Al momento in cui l’ho valutata, non aveva praticamente vita sociale… nessuna gioia nella sua vita”. Smyth ha stabilito che la donna aveva la capacità di accettare la morte assistita.”

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