Vertici sul clima. Neoliberismo e criminalità

L’ultima conferenza di vertice sul clima si è caratterizzata per il suo spietato cinismo, per l’abbandono non più occulto ma manifesto di una qualsivoglia responsabilità morale dei “grandi della terra” sul futuro sociale ed ambientale del pianeta.
Di fronte alla necessità di urgenti e non più rinviabili misure di intervento per la riduzione delle emissioni, come osserva puntualmente “Contropiano” 1), non vengono indicati sistemi di controllo e di sanzione, e a dimostrare la totale incuria di questi malviventi ne è testimonianza che le prime verifiche sono fissate per il 2023, ennesima prova che i “grandi della terra” non sono nient’altro che dei burattini tenuti in vita dalle multinazionali, dalla grande finanza, da lobbies di malaffare che potranno continuare impunemente a maramaldeggiare, favorendo ulteriori avanzamenti delle aree in via di desertificazione (irreversibile ?) e della scomparsa di alcune isole del Pacifico, per non parlare degli sconquassi climatici destinati in tal modo a peggiorare…
Del resto il Protocollo di Kyoto del 1997 non aveva realmente danneggiato gli interessi dei grandi inquinatori. E’ sufficiente ricordare due strumenti inventati ad hoc: il “Commercio internazionale delle emissioni” e il “Meccanismo per uno sviluppo pulito”, strumenti che spiegano chiaramente come i grandi inquinatori abbiano fin dalle origini condizionato per non dire governato le politiche sulle emissioni e sul clima.
Il “Commercio sulle emissioni” fu reso possibile dato il differente valore massimo (produzione e popolazione) fissato per ogni Paese. Venne permesso perciò ai Paesi che volevano sforare il livello loro consentito di poter acquistare dei certificati di compravendita di quote di emissioni da un Paese che in teoria si trovava al di sotto del livello massimo. In tal modo le nazioni più industrializzate potevano “legalmente” continuare come niente fosse. Ovviamente nessun reale controllo sui Paesi che avevano un tetto basso e tanto meno su una eventuale equivalenza tra il tot di emissioni comprate ed emissioni effettivamente scaricate nell’atmosfera.
Il “Meccanismo per uno sviluppo pulito” è un’altra bella invenzione per inquinare (ma questa volta con spirito ecologico) “purché abbia promosso un progetto di riduzione del carbonio emesso da realizzare altrove, oppure abbia acquistato o affittato un tratto di bosco o di foresta quali “assorbenti del carbonio” 2). Naturalmente l’Impresa dovrà assicurare che la foresta non scompaia e che sia ben conservata. Viene naturalmente da domandarsi quali siano i criteri scientifici che permettano di dimostrare la totale capacità di assorbimento e se quella foresta, tramite tangenti e in assenza di organi di controllo, non diventi dopo qualche anno un campo di palme per la produzione di biocarburanti (sarebbe questa un’operazione da gangster ma non è di gangster che stiamo parlando?). Accenno qui brevemente che tutto il traffico sulle emissioni è diventato preda della grande finanza sopratutto con i suoi più micidiali strumenti quali i derivati che hanno come “attivi” i certificati di cui sopra. E risulta evidente come il crimine si accompagni al crimine. Se risulta altamente improbabile una certificazione esatta delle operazioni relative agli scambi sul “carbonio” risulta evidente che il valore dei derivati su tali scambi è del tutto aleatorio e dunque foriero per i predatori della finanza di enormi speculazioni miliardarie.
Niente di nuovo perciò a Parigi. In consonanza con Kyoto e con i successivi vertici, dei gangster con la “faccia pulita” hanno preparato il terreno per le successive operazioni criminali di altri gangster .

NOTE
1) CONTROPIANO, 13/12/15
2) LUCIANO GALLINO, Il denaro,il debito e la doppia crisi, Torino 2015

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