Bitcoin, il grande fratello dell’era del capitalismo

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Foto: The Sun (da Google)

E’ l’argomento del giorno, mi cimento anch’io in analisi sulla criptovaluta.

Finora ho solo scritto pochi articoli con previsioni sul prezzo, orientate per lo più a raccogliere l’interesse della gente che è uno solo: guadagnare.
Ma io sono uno che si vuole distinguere, tutti ne parlano, c’è chi dice che andrà a 100000 e c’è chi dice che crollerà.
Io ovviamente faccio parte dei secondi.
Ma non è importante.
Dire che il bitcoin è come la bolla dei tulipani è limitativo, in fondo se è solo una bolla, come tante altre, da quella dei tulipani alla compagnia dei mari del Sud passando per il Dow Jones negli anni 20 e poi anche il mio amato oro, che è andato in bolla nel 2011 ecc., significa non dire nulla, è un discorso da bar come tutte le scommesse.
Io scommetto che crollerà e magari vincerò la scommessa, magari la perderò, in questo momento il bitcoin sta crollando ma nessuno può conoscere davvero il futuro, e fare previsioni non è molto diverso che scommetere sui cavalli.
Concentrarsi sull’attività del prezzo ha un difetto, distoglie dal prodotto in sè, distoglie dal significato di tutta questa storia.
Io non sono un complottista puro, sono un complottista ibrido, c’è chi crede che dietro ogni cosa si nasconda un complotto, c’è chi deride questi ultimi e li considera dei pazzoidi.
La verità, come sempre, sta nel mezzo.
Io mi limito a riportare la mia ”esperienza” col bitcoin e a trarne da essa delle conclusioni.
Siccome l’onestà è il mio difetto principale, lo ammetto candidamente, ho passato 2 giorni a tentare di acquisire bitcoin; non ci sono riuscito.
Poco male, non avevo intenzione di investirci, era solo un mezzo di pagamento.
E poi i soldi di cui disponevo erano cifre talmente ridicole che anche se ci fossi riuscito il superguadagno del 2000% non mi avrebbe di sicuro reso ricco.
Il punto è il delirio di procedure che mi sono state richieste, LA SPAVENTOSA QUANTITA’ DI INFORMAZIONI PERSONALI CHE MI VENIVANO RICHIESTE.
Non mi ricordo più la piattaforma con la quale ho interagito per prima, ho inserito i dati della mia carta di credito ma non è bastato, volevano che gli mandassi una foto del mio documento e, non paghi di questo, volevano pure che io dimostrassi che il documento era effettivamente mio.
Sono rimasto in attesa di un operatore che validasse la procedura, dopo circa un’ora mi risponde un’algida signorina che in un’inglese stretto mi fa delle domande.
Io l’inglese lo leggo e lo scrivo benissimo dal momento che navigo molto su internet e ovviamente il 99% delle informazioni è in inglese, quindi non saperlo ti priva del 99% delle informazioni sulla rete.
Però non lo capisco molto perchè non sono mai stato in un paese di lingua inglese, quindi abbozzo un “Can you repeat, please?” E l’algida signorina mi liquida con un “English speaking is necessary“, o qualcosa giù di lì, e mi manda affanculo.
Non ho avuto voglia di rimanere un’altra ora in attesa per farmi liquidare in 5 secondi.
Provo un’altra piattaforma. Qui vogliono, oltre che una foto del mio documento, una foto del sottoscritto col documento in mano.
Faccio tutti e due anche se cominciano a venirmi dei dubbi e a farmi delle domande…
Ma che cazzo vogliono questi?
In ogni caso le foto sono troppo sfocate, non me le accettano.
Il mio cellulare non riesce a farne di migliori.
Altra piattaforma, vogliono il documento e poi vogliono SAPERE DOVE ABITO E UNA PROVA DELLA MIA RESIDENZA COME UNA BOLLETTA DELLA LUCE IN CUI FIGURI IL MIO DOMICILIO.
Comincio ad infastidirmi.
A questo punto mi sorgono spontanee delle domande.
Ora, di essere schedato non me ne frega niente.
Io sono un signor nessuno, non credo che la Cia si prenda la briga di spiarmi.
Fossi un politico, un banchiere o una persona in vista mi preoccuperei di più, tanto per cominciare non scriverei quello che penso sul blog e poi eviterei proprio di utilizzare motori di ricerca diversi da Google tipo Duck Duck Go e altri.
Però il punto mi sembra abbastanza chiaro.
Bitcoin per un certo periodo di tempo ci è stata presentata come la moneta virtuale anonima che non lasciava tracce.
Poi salta fuori la blockchain ovvero LA GRANDE NOVITA’ del bitcoin che non è il bitcoin in sè ma questa specie di LIBRO MASTRO CHE REGISTRA OGNI TRANSAZIONE IN BITCOIN.
Libro mastro incancellabile e universalmente consultabile.
Quindi scusate, quale sarebbe il vantaggio di usare il bitcoin rispetto a una comune valuta elettronica?
Se compro una cosa con PayPal la transazione è registrata, possono risalire a me, ma anche no.
Su paypal accettano qualsiasi carta di credito, non gli interessano i miei documenti di identità o sapere dove abito.
Quindi, paradossalmente, se voglio rendermi anonimo con Paypal con qualche truschino ci riesco, poi se vogliono risalire alla mia transazione devono aprire un’inchiesta giudiziaria, fare domanda a Paypal delle informazioni, procedimento che presuppone quindi dei requisiti legali.
Se lo stato vuole farsi gli affari miei deve aprire un’inchiesta, una procedura che va validata da un magistrato che quindi è regolamentata in qualche modo dalla legge.
Con la blockchain NO,tutto è registrato ed accessibile da qualsiasi computer PER SEMPRE.
Ma che bella rivoluzione!
C’è persino chi favoleggia di introdurre la blockchain nel mondo dell’informazione e che questo RIVOLUZIONERA’ il mondo dell’informazione, CERTO, CANCELLANDO L’ANONIMATO.
Poi gli stessi che promuovono la BLOCKCHAIN sono gli stessi che se la prendono con facebook che censura, con la lotta alle fake news, con la Boldrini, babbia bia che paura.
Come se il fatto di definire qualcosa fake news cambi radicalmente qualcosa nell’opinione del lettore o ne possa bloccare la diffusione su un meccanismo incontrollabile come internet.
Internet per molti anni è stata sinonimo di libertà, ora pare che qualcuno voglia metterla in catene o meglio in BLOCKCHAIN.
Apro una parentesi; non sto teorizzando una classica teoria del complotto.
Ora il lettore si aspetterà che io dica che Satoshi Nakamoto è la Cia, che il Bitcoin è stato creato dai servizi segreti ecc…
Non la penso così, sebbene la Blockchain si presti a quest’uso, non credo sia stata inventata per questo.
Ho scarsa stima nei servizi segreti e nelle persone che ci lavorano.
Penso che siano un branco di idioti.
In generale chi lavora per lo stato è generalmente poco creativo, i poliziotti e le loro emanazioni più ”fighe” tipo appunto l’FBI o la CIA non sono persone creative.
Il bitcoine e la blockchain sono troppo geniali per essere stati inventati da costoro.
Il punto è che a un certo punto qualcuno ha deciso di impadronirsene.
Voi penserete, per spiarci tutti, per accrescere il controllo sulla popolazione…
Io non la penso così.
Penso che ancora una volta siamo di fronte, in un sistema capitalistico, AD UNA OPERAZIONE DI MERCATO.
Il più grande mercato è l’informazione, con la blockchain si apre un’era in cui milioni di transazioni, anzi miliardi di informazioni, legali o meno, saranno disponibili per permettere ad agenzie sorte per lo scopo di tastare il polso al mercato.
Se è vero che la blockchain è accessibile a tutti è anche vero che la vastità del meccanismo necessita di operatori specifici che abbiano gli strumenti per elaborare e trattare miliardi di dati in tempo reale.
Si tratta di un’evoluzione del marketing, in cui le indagini di mercato non saranno più fatte da pincopallini pagati 500 euro al mese che ti telefonano a casa e che ti chiedono cosa ne pensi del prodotto A, B o C.
Ma da computer che sanno in tempo reale cosa succede nel mercato.
Orwell ha intuito molto, ma ha sbagliato società.
Lui ipotizzava una società (pseudo) “comunista” in cui una psicopolizia con metodi coercitivi si intrufolasse nella vita di ognuno per sapere ogni cosa per meglio controllarci.
Chi continua a seguire questo filone continua a ignorare una cosa, siamo nel capitalismo, il potere non si esercita con le pistole, ma con l’accumulo di denaro.
Per questo la società capitalista sta convergendo verso il futuro distopico immaginato da Orwell (o meglio Eric Arthur Blair, quello era il suo vero nome),ma per fini differenti.
Detto questo, ho esaurito la mia ”teoria del complotto”, una sorta di ”complotto di mercato”.
So che sarò tacciato di ignoranza, di essere un’incompetente, di non capire nulla di bitcoin e blockchain, nondimeno questa è la mia opinione.
E siccome non sono Paolo Barnard, quest’articolo non finirà in home nel gotha della controinformazione.
Inoltre non mi sono finto un esperto di servizi segreti e non ho dato a nessuno quell’adrenalina di complottismo della serie ”protocollo dei savi di Satoshi Nakamoto”, ho semplicemente dato la mia lettura del fenomeno e non ho nascosto la mia incapacità a procurarmi un bitcoin.
Cosa che non mi rende onore.
In ogni caso, quello che avevo da dire l’ho detto e per me, questo è quanto.

Fonte: https://semprecaromifuquestermoblog.blogspot.it/2017/12/bitcoinil-grande-fratello-dellera-del.html

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