Botte da Orban

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Botte da Orban, ovvero, Orban e Macron nella sacra rappresentazione degli “europeisti” di Bruxelles

Quelli di Bruxelles e i loro tirapiedi nazionali ( in particolare, italiani) ci richiamano, un giorno sì e l’altro pure, alla pugna. Da una parte l’Europa, dall’altra il caos sovrano-populista. Il tutto rappresentato da due campioni: da una parte Macron, dall’altra Orban.

Ma si tratta di una “fake opinion”, al più alto livello. In linea generale, perché ci invita a difendere un’Europa politica ed economica che non esiste. Mentre quella che abbiamo di fronte è un’Europa di stati sovrani: costruita su regole che avvantaggiano alcuni di loro e danneggiano altri;  guidata, e spesso in direzioni sbagliate, da quelli che sono “più sovrani”; e, infine, incredibilmente subalterna rispetto ad un’amministrazione, quella americana, tra le più reazionarie e pericolose che la storia ricordi. Mentre il discrimine fondamentale non è tra  i “pro”e i “contro”; ma tra chi intende cambiarla e chi vuole mantenerla così com’è.

Nello specifico, poi, i due paladini sono stati individuati con una buona dose di malizia. Pochi cenni su Macron di cui si è ampiamente discusso in altre sedi e in altri post. Per ricordare che il nostro si muove lungo schemi ( autoritarismo, indebolimento dei corpi intermedi nel rapporto diretto con il popolo, personalismo accentuato) di tipo populista; ispirandosi, peraltro, ad una tradizione che è, nei suoi riferimenti internazionali, tipicamente gollista e perciò sovranista.  E, come tale, fautore di una riforma delle istituzioni europee del tutto inaccettabile per i difensori dello status quo e, in particolare per la Germania. A salvarlo dagli strali di Bruxelles, può essere, allora, solo il suo “ordoliberismo”…

Si potrebbe dire che l’unico modo per combattere i sovranisti-populisti brutti, sporchi e cattivi sia quello di avere dalla propria parte quelli buoni. Ma allora bisognerebbe non usare la categoria come arma polemica…

Ma veniamo ad Orban. Per ricordare che nella sua indiscussa malvagità ha delle attenuanti; ma soprattutto per chiedersi  perché sia stato scelto come capro espiatorio tra “colleghi”più malvagi, o comunque più pericolosi di lui.

L’attenuante è una sola e assai rilevante. Perché è l’Ungheria e la sua storia. Un paese piccolo, scarsamente popolato e circondato da altri, con una lingua e una cultura diversa dalla sua; e a questo sempre variamente ostili. E ancora e soprattutto, un paese sconfitto e totalmente sconfitto in due Guerre mondiali nelle quali era entrato con assoluta malavoglia e di cui ha pagato tutte le possibili conseguenze negative: l’esperimento bolscevico del 1919, represso nel sangue grazie anche all’intervento rumeno; il regime semifascista di Horthy e quello ultranazista delle Croci frecciate ( con orrori che fecero impallidire anche i nazisti stessi); un trattato di pace che ha lasciato fuori dai propri confini milioni di ungheresi ;  poi un regime comunista ai suoi esordi campione del peggior stalinismo;  e una rivoluzione soffocata nel sangue.

Un materiale dolorosissimo ed esplosivo, pronto per l’uso da parte di qualsiasi dirigente politico dotato dell’intelligenza , del cinismo e del carisma necessari. Vedi Orban.

Ma, cari signori , Orban non è il solo. Perché il modello che rappresenta è diffuso, in forme diverse e magari anche esasperate, in quasi tutti i paesi al di là della “cortina di ferro”descritta da Churchill nel 1946: dai paesi baltici a quelli della ex Jugoslavia, passando per il picco polacco.

E, allora, perché Orban, solo Orban, sempre  Orban ? La risposta è facile: perché, guarda caso, l’Ungheria di Orban è l’unica ad avere rapporti positivi ( reciproco interesse, niente passione…) con Putin e l’orso russo. E perché la macchina propagandistica europea e, soprattutto, i suoi suggeritori d’oltre oceano ( destra repubblicana e caudatari democratici; in questo caso Trump non c’entra) hanno assoluto bisogno di rappresentare il populismo come soggetto indistinto ma comunque canale di penetrazione del Cremlino. Dimenticandosi del fatto che gli altri partiti populisti dell’Est sono tutti, o quasi tutti segnati da una russofobia spesso isterica e, come si diceva una volta, guerrafondaia; se non altro per il clima che alimenta.

Ci sarebbero, per la verità, mille altre ragioni per parlare male di Orban, anzi per combatterlo apertamente. Ma nessuno dei nostri campioni di europeismo ha il minimo sindacale di coraggio per esprimerle con chiarezza, traendone le necessarie conseguenze. Perché per farlo non si dovrebbe puntare il dito contro la Russia ma contro l’America di oggi: e, specificamente, contro l’asse che parte da Trump e da Bannon, per arrivare, via Bolsonaro e Orban, a Netanyahu; contrapponendosi sì in questo caso, all’Europa che abbiamo costruito nel corso di decenni e nel silenzio – appena appena solcato da sussurri- di quella di oggi.

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Fonte foto: 24.hu (da Google)

 

 

1 commento per “Botte da Orban

  1. Panda
    7 maggio 2019 at 21:45

    Non sono sicuro di interpretare bene l’ultima frase: è l’asse Trump-Netanyahu che si contrapporrebbe all’Europa “che abbiamo costruito”? Ma noi chi? L’Europa è una creatura in primis americana e da cima a fondo borghese. Se ci sono contraddizioni nel fronte atlantista che minano le istituzioni europee, io direi, con qualche cautela, tanto meglio. In ogni caso da difendere nell’Unione non ci vedo proprio niente.

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