Elezioni regionali: il M5S è morto, viva il M5S

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Dal dato delle elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna non evinco il crollo del M5S ma solo il punto di partenza per un nuovo riposizionamento. Le ragioni per le quali sono convinto che il M5S non sia affatto prossimo all’estinzione sono più di una. Ad alimentare la narrazione di una prossima fine del M5S sono i media pro establishment che,  strumentalmente, operano per riportare l’ orologio della storia agli anni ’90 e alla contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. Questo tentativo è motivato dal fatto che, a differenza delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra che si muovono nell’ambito di politiche neoliberiste, il M5S appare indefinito e almeno per il momento incontrollabile. Tanto il centrodestra quanto il centrosinistra, a differenza del M5S,  sono liberisti, propugnano la sostituzione dei diritti sociali con quelli individuali borghesi, sostengono il regionalismo e il mercato,  sono per le privatizzazioni, la moderazione salariale e per i tagli alla spesa pubblica. La differenza tra centrodestra e centrosinistra è da ricondurre alle lotte tra gli stessi ceti dominanti. E’ l’inaffidabilità del M5S rispetto all’establishment che determina l’attacco costante da parte dei media più che al Governo al M5S come se il Governo fosse sostenuto solo dal primo e non anche dalla Lega. Questioni come regionalismo differenziato e TAV provano la non affidabilità del M5S rispetto all’establishment e come centrodestra e centrosinistra siano alleati. Quando si parla di elezioni la prima cosa sulla quale riflettere è che elezioni europee, politiche, regionali e comunali non sono la stessa cosa per tutta una serie di ragioni. Per cui fino a quando il M5S penserà di poter vincere le elezioni da solo  potrà avere risultati positivi come partito ma difficilmente riuscirà a conquistare il governo delle regioni e dei comuni. In Abruzzo e Sardegna il M5S presentandosi da solo conferma nel primo caso il dato delle precedenti regionali, nel secondo caso è un dato unico. Il M5S, nonostante il positivo risultato delle elezioni politiche del 2013,  non presentò proprie liste alle elezioni regionali sarde del 2014 a causa dei litigi interni al gruppo dirigente. Il dato su cui riflettere, perché significativo, è il calo della partecipazione al voto regionale rispetto alle elezioni politiche. In Abruzzo alle politiche del 2018 votò il 75,25% degli aventi diritto, alle regionali ultime poco più del 53%; in Sardegna alle regionali ha votato il 53,77% degli aventi diritto, alle politiche  il 66,22%.  Evinco che larga parte del calo del M5S alle elezioni regionali sia dovuto all’astensione. I media pro establishment tendono a far passare l’idea che un tale calo sia dovuto al sostanziale fallimento delle politiche del Governo. Se così fosse anche la Lega avrebbe dovuto perdere voti e invece assistiamo alla crescita in termini di consensi da parte di quest’ultima che sta assorbendo Forza Italia sottraendo solo in minima parte elettori al M5S. Il travaso di voti dal M5S a favore della Lega è un fatto naturale. Gli elettori di destra che votano F.I. e M5S scelgono la Lega per la sua forte caratterizzazione identitaria per cui alla copia preferiscono l’originale. Ed è per questo che più che sullo spostamento di voti a favore della Lega  bisogna riflettere sulla crescita dell’astensione quando si vota per le regionali e per le europee. La crescita dell’astensione è dovuta al fatto che rispetto alla specificità delle singole elezioni c’è una domanda politica che non incontra un’offerta adeguata. Per cui l’exploit elettorale alle ultime elezioni politiche del M5S è dovuto alla mancanza di una forza politica a sinistra in grado di intercettare quella domanda. Evinco questa tendenza da una serie di dati. Alle elezioni politiche del 2013 votarono per il M5S circa  8,7 milioni di elettori ( Camera dei Deputati) pari al 25,56 % dei consensi, al Senato la percentuale di voti si attestò al 23,80%,  votò il 75,19% degli elettori.  Alle elezioni europee del 2014 l’affluenza raggiunse il  57,22%,  il PD ebbe  il 40,81% dei consensi pari a 11.203.000 voti, il M5S prese il 21,16% dei consensi ossia 5.792.000 voti. Anche in quell’occasione i media brindarono al tracollo del M5S. Alle elezioni politiche del 2018 il M5S prese il 32,66% ossia 10,6 milioni di voti, il centrodestra il 37%, oltre 12 milioni di voti, il centrosinistra il 22,85%, 7,5 milioni di voti, votò  il 72,93% degli elettori. Come si vede il voto al M5S aumenta quando la partecipazione elettorale cresce e viceversa. Per capire l’andamento appena descritto ci aiutano i sondaggi in corso. Al  M5S viene attribuita una base elettorale compresa tra il 21 e 25% dei consensi. Centrodestra in crescita avvicinandosi ai dati raggiunti in precedenti tornate elettorali con l’unica differenza che a fare da guida non è più Forza Italia ma la Lega, il centrosinistra sostanzialmente stabile rispetto al dato delle ultime politiche. I sondaggi danno una percentuale di indecisi che si attesta al 30% per cui appare evidente che il voto per il M5S che si caratterizza per essere  in larga parte di opinione dipende molto dal contesto e dal tipo di elezioni. Questo dato conferma un’altra mia ipotesi e cioè che quel 30% di elettori indecisi, tra i 2,5 e i 3 milioni, siano elettori di sinistra. Tutto ciò premesso, penso che la flessione alle elezioni regionali non sia affatto un crollo annunciato ma semplicemente un dato insito nella natura propria del M5S. Da tempo il M5S è interessato da una riflessione sia sul modello organizzativo che sulla cultura politica di riferimento. Continuare a sostenere che non è ne di destra e nè di sinistra con una Lega che marca con forza la propria identità, non l’aiuta. Dall’intervista rilasciata da Di Battista alla Annunziata qualche tempo fa mi è parso di cogliere  una sorta di tendenza che spinge il M5S verso il populismo di sinistra. Alle prossime elezioni europee, il M5S, consoliderà il proprio consenso in linea con il risultato delle ultime elezioni europee ed è da qui che partirà per ridefinirsi e riposizionarsi rispetto a possibili alleanze.  Di fronte a un centrodestra granitico e solo apparentemente diviso, un centro sinistra che non ha più nulla di sinistra, lo spazio politico verso il quale dovrà rivolgere lo sguardo non potrà che essere quello di sinistra. Questo è un elettorato senza patria e per quanto possa aver votato M5S ha bisogno di un proprio rifermento partitico. Sta all’intelligenza politica del M5S capire gli interlocutori aiutandoli a farli emergere perché sono gli unici potenziali alleati in grado di farli uscire dall’isolamento politico nel quale si trova. Non nascondo che il mio è un auspicio che trova comunque conforto nelle trasformazioni che hanno interessato il sistema politico italiano negli ultimi sei anni. Coalizioni tra M5S e liste di Sinistra non potranno mai essere messe in campo alle prossime elezioni europee. Sarebbe un grosso errore sia per il M5S che per aggregazioni di sinistra. Il terreno fertile per sperimentare alleanze di questo tipo sono le elezioni comunali. E’ nelle elezioni comunali che si possono confrontare i gruppi dirigenti di entrambi gli schieramenti e trovare sintesi sui problemi concreti che interessano le città. La sfida è ardua ma penso anche obbligata per entrambi.

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Fonte foto: ComeDonChischiotte

7 commenti per “Elezioni regionali: il M5S è morto, viva il M5S

  1. carmine
    2 Marzo 2019 at 16:02

    Non sono per niente d’accordo. Si sa che il Movimento di Grillo per definizione non è ne’ di destra ne’ di sinistra ma il militante 5 stelle (con un passato da “compagno”) lo vuole contiguo alla sinistra e ai suoi valori. E’ lo stesso militante che (dopo gli sbandamenti causati dal soccorso a Salvini a seguito della vicenda diciotti ma non solo: si veda alle voci immigrazione e decreto sicurezza) considera il governo gialloverde come il male minore. L’alternativa infatti non potrebbe che essere costituita da un governo sorretto dalla triplice alleanza reazionaria: Lega, FI, Fratelli d’Italia. Il carattere di questo governo è insomma la sua ineluttabilita’. Ne consegue che non solo è inutile ma anche sbagliato fare sforzi per costruire, in un lungo percorso e all’interno di un quadro politico mutato, le condizioni per un’alternativa “di sinistra”. Nelle corde propagandistiche di questo militante c’è principalmente il RDC, considerato come l’unico strumento in grado di arginare la poverta’. Luigi Di Maio era arrivato a dire che con questo provvedimento si sarebbe abolita la poverta’ come se a quella soglia o sopra di essa la poverta’ cessasse di esistere. Il RDC è in realta’ un reddito di (sudditanza) che guarda al modello tedesco Harz IV ed ormai ha subito cosi’ tante modifiche da assomigliare ad un vero ginepraio. Basta pensare alle distanze dal luogo di residenza che sono state progressivamente dilatate rispetto ai 50 Km. previsti dal programma originario. Un caso (estremo): un disoccupato del Sud che riceve il reddito dovra’ trasferirsi al Nord per 643 euro netti al mese (euro 858 lordi), lavorare e mantenersi. Per non parlare della discriminazione nei confronti degli immigrati che, per ricevere il reddito, devono risiedere da almeno 10 anni in Italia. Sia chiaro nulla di nuovo per il M5 stelle, il via alla deriva destrorsa era gia’ stato dato con lo stop ai diritti civili e allo ius soli. Ovviamente in tutto questo c’é la mano della Lega che i vertici pentastellati si sono guardati bene dal fermare, in obbedienza alla logica opportunista del “dare per avere”. Tra le promesse elettorali disattese oltre all’Ilva (per Grillo doveva diventare un giardino) al Tap, al Terzo Valico, al Muos, agli F.35 (il terreno della politica estera offre parecchi spunti di riflessione che dimostrano quanto lo sbandamento a destra del movimento si sia accentuato) c’è la mancata abolizione del Jobs Act e il mancato ripristino dell’Art. 18. I 5 stelle brandiscono l’arma del decreto dignita’ ma questo è un pannicello caldo che non serve “nella sostanza” al lavoro, all’economia e ai diritti. Quota 100 non è esattamente quota 100 e il provvedimento non abolisce la Fornero come un’analisi approfondita del provvedimento dimostra. A tutto questo si deve aggiungere: l’attacco alle organizzazioni sindacali (al centro del mirino pentastellato c’é attualmente Landini, reo di avere preso il posto della Camusso ed equiparato per una strana associazione di idee a Bonanni), il disegno di procedere alla disintermediazione dei corpi intermedi della societa’, l’attacco alla liberta’ di stampa (il taglio ai fondi dell’editoria), una struttura gerarchica che consente la concentrazione del potere nelle mani del Capo Politico o dei Vertici, la criminalizzazione del dissenso, le espulsioni, ecc. Cose gia’ dette ma che vale la pena di ripetere. Il “compagno” approdato al M5 stelle si deve pero’ disilludere. Il M5 stelle non è una forza contigua alla sinistra ne’ potrebbe esserlo per una ragione molto semplice: non è il portato delle lotte sociali (vedi anni 70) ma è il frutto dell’intuizione “machiavellica” di un comico (privo di un passato di sinistra) e di un imprenditore visionario (nel senso deteriore del termine). Grillo& Casaleggio hanno intuito che un enorme spazio politico (dalla destra berlusconiana alla sinistra radicale, passando per la pseudo sinistra Piddina) poteva essere occupato con due misure di bandiera : il reddito di cittadinanza e la lotta ai privilegi della Kasta. Da qui le “celebri” “teorizzazioni”: Il M5 stelle è oltre la destra e la sinistra, è oltre il conflitto tra capitale e lavoro, ecc. Teorizzazioni pensate come nuove ma che in realta’ di nuovo non hanno nulla. E’ quindi una forza interclassista che “necessariamente” guarda a destra. Concezione “etica”, programma politico, alleanza con la principale forza politica di destra stanno a dimostrarlo. Chi ritiene che le categorie destra/sinistra siano superate lo fa guardando alla contingenza storica e politica (la “sinistra” che fa politiche di destra e la destra sovranista che guadagna voti a “sinistra”). Se pero’ si guarda oltre questa contingenza ci si rende conto che lo sfruttamento, la disuguaglianza e l’ingiustizia sociale rendono ineludibili le categorie destra e sinistra. Una “chiave di lettura” che il M5 stelle ritiene superata perche’ appunto è una forza interclassista. Con l’aggravante che spesso e volentieri (per assenza di cultura storico/politica e incompetenza) il Movimento cade in errori, contraddizioni e incoerenze tali da determinare insuccessi a catena: elezioni amministrative in Molise, Friuli, Abruzzo, Sardegna. Fallimenti che neppure vengono riconosciuti dal militante 5 stelle tanto è intriso di dogmatismo. Perdi 30 punti percentuali tra le politiche e le regionali? Si ma alle Regionali eravamo a zero e quindi siamo cresciuti di dieci punti. Tuttavia, si avvicina un momento critico, un punto di rottura. Tra poco i Leader del Movimento avranno l’obbligo di prendere una decisione sulla TAV. Da questo momento potra’ originarsi una salutare chiarificazione e non solo per il M5 stelle. P.S. il riferimento al “compagno” 5 stelle è puramente casuale.

    • Fabrizio Marchi
      3 Marzo 2019 at 10:33

      Caro Carmine, l’analisi che tu fai del M5S potrebbe anche essere complessivamente condivisibile, anche se tu ti limiti a vedere gli aspetti negativi e non quelli positivi, sui quali mi sono già pronunciato e non ci ritorno, vedi ad esempio la posizione sul Venezuela che vede il PD e anche diversi cespugli alla sua “sinistra” accomunati allegramente con la Lega e con tutta la peggiore destra mondiale (oltre che con l’UE dalla quale prendono ordini).
      Ora, si potrebbe anche essere d’accordo con la tua analisi a patto però di applicare la stessa “spietata” lucidità nei confronti dell’attuale “sinistra”, a partire naturalmente dal PD, un partito neoliberale e neoliberista, organico al sistema di cui è chiamato a garantire la “governance”. Perché se il M5S è una truffa ideologica – e sono d’accordo perché la storiella del superamento ideologico delle categorie di destra e di sinistra è una balla che si sta smontando da sola per ovvie ragioni e lo stesso M5S, se vorrà sopravvivere, dovrà fare delle scelte che lo dovranno caratterizzare in un senso o nell’altro – l’attuale “sinistra” e il PD in particolare lo sono dieci volte tanto.
      Questo perché l’attuale “sinistra” si camuffa per quello che non è, cioè appunto Sinistra, quando in realtà è una forza (vale non solo per il PD ma anche per le altre forze neoliberali di “sinistra” europee), come già detto, neoliberale e neoliberista, peraltro intrisa di ideologia politicamente corretta, del tutto funzionale e organica al sistema capitalista e neoliberista dominante, nella fattispecie all’UE e alla fazione liberal e clintoniana degli USA. Se, quindi, il M5S è una forza politica che produce “falsa coscienza”, la “sinistra” neoliberale e il PD ne producono ancora di più. Il loro ruolo è ancora più nefasto perché – appunto – la gente è portata naturalmente e necessariamente a pensare che la SINISTRA (maiuscola e senza virgolette) sia quella che vede, cioè quella attuale. E naturalmente, e giustamente, ne ha repulsione. Il problema è che in assenza di una SINISTRA autentica, quella stessa gente (quella che dovrebbe essere la nostra gente…) se ne va a destra o, al limite, come è accaduto in questi anni, verso il M5S (che comunque è un’altra cosa rispetto alla Lega e sbaglia completamente chi li accomuna sotto una stessa voce…). Può piacere o non piacere ma aveva ragione Grillo quando diceva che se non fosse stato per il M5S in Italia avremmo avuto un partito di estrema destra di massa (lui disse “nazista”, per la verità). Ed infatti è quello che sta accadendo. La crisi del M5S travaserà tanti voti da quest’ultimo alla Lega. Non so, quindi, se augurarmi in questa fase, un tracollo del M5S. In questa fase significherebbe il trionfo della Lega, cioè di un partito di estrema destra reazionaria e di fatto neofascista (anche se è improprio, ”tecnicamente” parlando, definirlo tale, ma ci capiamo…)
      Ora, se non capiamo che la causa della crescita e dell’affermazione di questa destra è dovuta proprio alla assenza di una forza Socialista autentica e alla esistenza dell’attuale “sinistra”, vuol dire – scusatemi l’affermazione perentoria – che non abbiamo capito nulla di quanto avvenuto negli ultimi trent’anni e che la nostra analisi è strutturalmente viziata all’origine. Questo è il punto vero.
      In conclusione mi pare che tu sia troppo indulgente nei confronti del PD e dell’attuale “sinistra”, nella stessa misura in cui sei invece radicalmente critico nei confronti del M5S. E questa, dal mio punto di vista, è una grave contraddizione, per lo meno per chi si ritiene marxista (o neo marxista), comunque animato dalla volontà di costruire una nuova forza di classe e socialista. L’attuale “sinistra”, caro Carmine e cari tutti i compagni che la vedono come te, NON è la soluzione, come ho già ripetuto tante volte, ma il problema o uno dei problemi. Ogni volta che un esponente dell’attuale “sinistra” apre bocca, la Lega aumenta i propri consensi.
      Onde per cui – ma è proprio qui, mi pare, che le nostre strade si dividono – per poter ricostruire bisogna innanzitutto chiarire le cose e sciogliere ogni ambiguità. L’attuale “sinistra” ha vissuto da tempo una mutazione genetica, NON è la Sinistra che noi abbiamo conosciuto tanti anni fa, ma un’ALTRA “cosa”. E il nostro compito è anche e proprio quello di svelare alle masse questa truffa, spiegare cioè che cosa è quella “cosa” e che i comunisti e i socialisti sono tutt’altro da quella cosa lì. Una “cosa” di cui dobbiamo liberarci quanto prima possibile. E prima lo faremo, prima sarà possibile combattere con maggiore efficacia sia la destra che il sistema neoliberista di cui quella destra (così come la “sinistra”, ovviamente) è parte integrante. Sia chiaro, lo stesso discorso vale anche in ultima analisi per il M5S. Solo che, nel caso specifico, questo lavoro va, a mio parere, fatto in modo diverso. E cioè, mentre il PD e l’attuale “sinistra”, così come la destra leghista, devono essere politicamente attaccati frontalmente, con il M5S la strategia da seguire è un’altra. Ma questa è una mia opinione, sia chiaro, sulla quale ovviamente si può dissentire. Quello che mi premeva e preme ora è chiarire la natura dell’attuale “sinistra” e la posizione che si deve assumere nei suoi confronti. E mi pare, appunto, che qui divergiamo, perché mi sembra di scorgere in te un qualcosa che dice che, nonostante tutto, l’attuale “sinistra” sia comunque da salvare e che sia comunque meglio del M5S. E qui, come ho già detto, laddove così fosse, le nostre strade si separano.
      P.S. aggiungo che la posizione sul Venezuela, allo stato delle cose, costituisce, per quanto mi riguarda, uno spartiacque. Tra chi sta da una parte e chi sta dall’altra. Questo è poco ma sicuro.

  2. Gian Marco Martignoni
    2 Marzo 2019 at 22:09

    Sottoscrivo il ragionamento assai articolato ma lucido di Carmine, con l’aggiunta che il M5S ,a differenza di Podemos, France Insoumise, ecc., è figlio del degrado della politica, per via della crescita dei fenomeni di de-politicizzazione e de-sindacalizzazione delle masse.Mi spiace per Gerardo, ma la natura filo-capitalista e liberista dei 5Stelle è esplicita, essendo fautori e sostenitori sia dell’ideologia che esalta l’imprenditore di se stesso che dell’anti-sindacalismo più spinto.Ma tra poco la loro truffaldina demagogia sarà presto disvelata.Tanto che ad ogni spettacolo il ciarlatano Beppe Grillo subisce reiterate contestazioni da chi ha compreso il loro, perdonami Fabrizio, incredibile depistaggio ideologico.

    • Fabrizio Marchi
      3 Marzo 2019 at 1:47

      Non c’è nulla di cui devo perdonarti né ho nulla da essere perdonato…Non sono un militante del M5S e ho denunciato in tempi non sospetti la totale infondatezza della cosiddetta post-ideologia grillina del superamento delle categorie di destra e di sinistra nonchè le contraddizioni dei quel movimento . Come ho spiegato tante volte, cerco solo di pormi in una relazione dialettica con le cose e di lavorare nelle contraddizioni prodotte dal contesto. Oggi non esiste una sola forza politica, dal mio punto di vista, che non sia parte integrante del sistema. Vale anche per il M5S, ovviamente, solo che per una serie di ragioni, questo movimento – a differenza di tute le altre forze politiche si trova a rappresentare delle spinte e delle istanze sociali che aprono delle falle nel sistema stesso. E’ su quelle che è necessario lavorare.

  3. carmine
    3 Marzo 2019 at 12:03

    Caro e “stimato” Fabrizio, condivido il tuo giudizio sul PD, non a caso ho parlato di pseudo sinistra Piddina. Il PD è perso (primarie o meno) e su questo non ci piove. Il punto di divergenza riguarda la Sinistra cosiddetta radicale, quella che va, tanto per intenderci, da Rifondazione a Potere al Popolo. Mentre tu hai messo (da tempo) una pietra tombale su questa “roba”, io pur vedendoci limiti, errori e contraddizioni la considero il punto di ri-partenza per la rinascita di una Sinistra. Anche perche’, oltre a queste forze, “a sinistra” di Piddinia non c’è altro che operi all’interno di una struttura organizzata. A meno che per tale struttura non si intendano quei quattro gatti (certamente dotati di spessore intellettuale) che militano in fantomatici Movimenti Popolari di Liberazione di matrice “social patriottica”. Quattro gatti, accesi sostenitori dell’attuale governo, e alla ricerca anch’essi di una relazione dialettica con il M5 stelle. Il riferimento è puramente casuale al fine di chiarire che da tali trincee ultra minoritarie (conosciute solo da pochi esperti della politica) non si puo’ condizionare alcunché. Posso anche sbagliarmi ma i numeri in definitiva sono determinanti.

    • Fabrizio Marchi
      3 Marzo 2019 at 13:01

      No tranquillo, Carmine, non mi riferisco a nessun fantomatico “movimento popolare di liberazione di matrice social patriottica” o ad altre associazioni della neonata sinistra sovranista, rispetto alle quali sono in una posizione critica per tante ragioni, sul modo di affrontare il tema dell’immigrazione e anche su altre questioni (patria, nazione) rispetto alle quali registro una ambiguità e soprattutto una certa subalternità ideologica alla destra. A tal proposito segnalo questo mio articolo che forse hai già letto (ed è anche abbastanza morbido proprio perché non è mia intenzione esasperare i rapporti personali in un micro universo già troppo ridicolmente litigioso): https://www.linterferenza.info/editoriali/sbaglia-la-sinistra-sovranista/
      Ho alcuni amici fra le loro fila ma questo non significa nulla. Ne ho tanti altri anche nella cosiddetta “sinistra radicale” o “antagonista”, da Rifondazione a PaP, ma questo non ha nulla a che vedere con le questioni politiche.
      Quindi, sì, è come dici, tu, le nostre strade si separano nel momento in cui tu individui ancora in quella “sinistra radicale” la base da cui ripartire. Per me non è così per tante ragioni che ho già spiegato e che credo tu abbia compreso dal momento che ci leggi. In ogni caso questo è un lungo documento inviato a PaP un mese mezzo prima delle elezioni del 4 marzo, e naturalmente rimasto senza risposta (forse hai letto anche questo): https://www.linterferenza.info/lettere/lettera-aperta-agli-uomini-alle-donne-potere-al-popolo/ Un minimo di decenza, di cultura, intelligenza e dialettica politica (e anche prassi marxista) avrebbe voluto che qualcuno o qualcuna ci degnasse di una sia pur minima risposta. E invece nulla di nulla. Non che ci aspettassimo un atteggiamento diverso ma solo per capirci…
      Quindi la situazione è ancora peggiore, per come la vedo io, perché si tratta di ricostruire tutto da capo, dal momento che non esiste più nulla che possa anche pallidamente assomigliare ad una moderna forza di classe socialista (e comunista). Siamo ancora sotto le macerie del crollo del muro di Berlino; del resto trent’anni sono il NULLA, storicamente parlando, e non sappiamo come, quando, in che modo e quali saranno i soggetti che daranno vita ad una nuova e moderna (nel senso di adeguata ai tempi) soggettività anticapitalista e social(comunista). Ma di certo non sarà la risacca radical post sessantottina fuori tempo massimo e ormai in decomposizione a costituire le fondamenta di quel potenziale nuovo processo. Non saranno di certo gli Acerbo e le Forenza (o altri/e come loro) che distribuiscono patenti a destra e a manca di rossobrunismo e di maschilismo a chiunque osi avanzare una sia pur pallida critica, a gettare le fondamenta per la costruzione di quel processo. Quello che dicevo prima per la “sinsitra” liberale vale anche per loro: ogni volta che questa gente apre bocca la Lega e le destre guadagnano consensi.
      Oggi è il tempo della semina, e non della raccolta, anche se è triste doverlo ammettere, ma non possiamo nasconderci dietro ad un dito. Quello che cerchiamo di fare, dalle pagine di questo giornale, è cercare di dare il nostro modestissimo contributo, di mettere il nostro mattoncino alla ricostruzione di quel nuovo, potenziale e auspicabile soggetto politico. Ma ci vorrà molto, molto tempo. Io non ci sarò più in quel tempo ma, per fortuna, non ci saranno più neanche gli Acerbo e le Forenza…

  4. carmine
    3 Marzo 2019 at 13:35

    Grazie Fabrizio per la risposta. Come ho detto nel mio intervento, il riferimento a “Sollevazione” non era dirimente. Il ci vorra’ molto, molto tempo prevede che non ci saro’ piu’ nemmeno io.

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