Gli antagonisti ad orologeria

Arrivano puntuali i manifestanti globalisti, iper mondialisti, ultra europeisti che scatenano dimostrazioni “spontanee” in segno di protesta. Protesta verso cosa? Da anni ormai queste kermesse che assumono lo stile luddista delle race riot mirano nella direzione sbagliata.

Ovviamente si contestano le misure precauzionali a scopo sanitario. Ma se guardiamo bene si contesta l’abbozzo di una qualche centralità statale, dopo anni di asservimento della decisione politica ai “mercati”. L’antagonismo contemporaneo – che vive dei suoi rituali carnevaleschi – finisce sempre per rappresentare l’esercito armato dell’anarchia finanziaria. Tra anarchici un punto d’incontro lo si trova sempre.

L’alibi è la difesa della libertà individuale appunto, che non può essere assoggettata ad alcun vincolo superiore o di interesse generale. Si trovano così molteplici assonanze con la litania sulla libera iniziativa d’impresa che non può essere oppressa da qualsiasi autorità ma che anzi grazie alla tecnologia deve librarsi in volo libera e gioiosa.

Il cuore dell’antagonismo è costituito proprio da quel ceto medio semi-istruito che ha introiettato ogni dispositivo del nuovo spirito capitalista. Spirito che non ha nulla a che vedere con il trittico Dio, Patria e Famiglia che al massimo oggi può essere utilizzato da qualche reduce di tempi che furono. La modernità liberale al contrario impone proprio la liberazione da qualsiasi legame comunitario o etico. Alletta questi nuovi passeggiatori del mondo con le lusinghe dell’impresa apparentemente anti-autoritaria, con il nuovo mito della frontiera delle reti e con il suo relativismo morale. Rende centrali solo le pulsioni individuali da soddisfare a qualsiasi costo.

Il largo anticipo con cui si cerca di occupare la protesta di piazza con slogan del tutto comodi per l’aristocrazia finanziaria, che non vede l’ora di riportare la realtà esattamente dove era prima del Virus, serve anche a screditare tutte le eventuali dimostrazioni future che – causa la crisi economica e l’assenza di forze politiche e sindacali organizzate per la difesa dei ceti bassi – avranno una dimensione spontanea e poco organizzata, quindi facilmente strumentalizzabile.

Ma anche questa è storia vecchia. La nuova sinistra dei ceti medi ha in odio le istanze dei ceti popolari che si muovono in direzione opposta alla favola contemporanea del radicalismo americanizzato. Quella che impone una concentrazione assoluta per il singolo che ha il diritto di abitare il mondo senza stato e senza protezioni. A questo serve anche muoversi – per scopi solo apparentemente nobili – a difesa degli emarginati. Non certo per carità cristiana ma solo per dar l’impressione che il sistema del libero mercato globale ha poche zone d’ombra in quanto produce poca esclusione sociale. Anzi chi ancora vive dello sfruttamento sul lavoro “classico” si può ritenere sotto sotto fortunato. Sconfessando così tutta la tradizione socialista che scorge un potenziale rivoluzionario nelle classi ancorate al sistema produttivo e di sfruttamento.

I media mainstream si beano nel dar risalto a queste dimostrazioni, ben al là della loro corposità.
Dove si manifesta per l’individualismo il capitale accorre felice in soccorso.

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