Il tracollo dell’imperialismo italiano

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I contaballe governativi possono raccontare che l’Italia non farà la fine della Grecia perché è ancora un grande paese manifatturiero, ma la Confindustria li smentisce. “L’Italia scende all’ottavo posto nel manifatturiero, scavalcata dal Brasile. Perse in 12 anni 120.000 fabbriche” (il Sole- 24 ore) . “In sei anni quindi l’Italia è passata dal quinto all’ottavo posto”. (1) Infatti era superata solo da Usa, Cina, Giappone e Germania. la perdita in termini relativi era prevedibile da chiunque, visto lo sviluppo di paesi giganteschi come Brasile e India; ma si è aggiunta quella in termini assoluti, con un crollo della produzione. Anche in altri settori, come finanza e agricoltura, dove l’Italia non aveva posizioni di vertice, la crisi si è fatta sentire, e persino nel campo del turismo, dove l’enorme patrimonio artistico e storico è trascurato e in pericolo, come a Pompei, o insidiato dalla speculazione edilizia grazie anche all’incuria criminale dei governi. Quanto al caos dei trasporti odierno in Italia (non solo negli aeroporti, ma anche nei treni dei pendolari e in quel fenomeno inaudito che è la Salerno – Reggio Calabria) si tratta di un sintomo assai chiaro della decadenza dell’imperialismo italiano. Non sono fenomeni nuovi, imprevedibili, e scritti che ormai hanno quasi un secolo ne spiegano le cause. Sentiamo Lenin: “L’imperialismo puro, senza il fondamento del capitalismo, non è mai esistito, non esiste in nessun luogo e non potrà mai esistere.” “Se Marx diceva della manifattura che essa è la sovrastruttura della piccola produzione di massa, l’imperialismo e il capitalismo finanziario sono una sovrastruttura del vecchio capitalismo. Se ne demolite la cima, apparirà il vecchio capitalismo.””…il caos dei trasporti… esiste anche negli altri paesi, persino nei paesi vincitori. Orbene, che cosa vuol dire il caos dei trasporti nel sistema imperialistico? Il ritorno alle forme più primitive della produzione mercantile.” (2) Se per una crisi o per una guerra la cima crolla in tutto o in parte, riappaiono fenomeni arcaici, come la borsa nera o il caos di trasporti. In Italia, già durante la guerra, apparvero i borsaneristi. Bastava un coperchio di valigia pieno di sigarette o di generi di prima necessità, portato a tracolla con una cinghia o un nastro. Qualcuno gridava “Piove” se stava arrivando la polizia, e borsaneristi e clienti si dileguavano. Verso la fine della guerra, essendo molte linee tranviarie interrotte per i bombardamenti, e scarseggiando la benzina, riapparvero i tram a cavallo. Non siamo ancora a quei punti, ma sembra proprio che il film dell’industrializzazione stia girando alla rovescia. Ecco alcuni esempi. “Ambulanti precari, negozi etnici, corner che appaiono all’improvviso e che altrettanto rapidamente tolgono le tende. Insomma, i numeri del commercio tornano lentamente a risalire, ma il merito va soprattutto alle bancarelle ed a tutte le attività che non prevedono una sede nel senso tradizionale del termine.” (3) In compenso chiudono le vetrine, i negozi che non riescono più a pagare gli affitti, le pelliccerie, perché la pelliccia non è più uno status symbol. “sono stati molti, troppi, i toscani che hanno perso il lavoro e si sono reinventati baristi, ristoratori, negozianti.” A Renzi non conviene fare visita ai conterranei senza una robusta scorta. La situazione è anche peggiore in altre regioni.
Secondo l’Osservatorio nazionale sulla spesa in campagna della Coldiretti, sono sempre più numerosi gli italiani che, per l’acquisto di frutta e verdura a prezzi più bassi, si rivolgono a mercati agricoli e discount. Anche ai Parioli, il quartiere più chic di Roma mandano il filippino a comperare al discount. Per i mercati agricoli si può parlare della ricerca di una migliore qualità, per i discount è solo una questione di prezzo.(4) Il Gazzettino del Salento scrive: “…passeggiando per i mercati settimanali si può assistere ad uno spettacolo incredibile: crescono e si moltiplicano le bancarelle degli indumenti usati e migliaia di cittadini si recano a frugare a cercare l’occasione. Si trova di tutto, proprio di tutto, ma ciò che colpisce che oltre ai classici capi d’abbigliamento quali pantaloni, t-shirt, camice, gonne ed accessori, come borse e borselli, si trova qua e là anche sola biancheria intima. Il tutto a 1, 2 massimo 5 euro. E pensare, che dove c’era un mese prima una bancarella con abiti nuovi, oggi se ne trova una che espone merce usata.”. (5) Sarà incredibile per il giornalisti borghesi, che fino a poco tempo fa descrivevano i fantasmagorici progressi del libero mercato, e ora, all’improvviso, cascano dal pero, ma non per noi usi a leggere Marx, Engels, Lenin, dove le conseguenze delle crisi sono descritti alla perfezione.
Contro la disoccupazione, in Francia e Baviera sono sorte scuole per pastori frequentate anche da laureati. A Milano si ricomincia a pensare agli ombrellai, agli arrotini. “Oggi sono rimasti i mercatini settimanali rionali a vivacizzare le strade di Milano, i pervicaci senegalesi che vendono libri sull’Africa,i filippini e gli srilankesi delle metropolitane che diffondono piccoli ombrelli cinesi che si rompono subito. Esistono pure impagliatori di seggiole veneti o friulani all’aperto e rari arrotini”. E’ un fenomeno che fino a non molto tempo fa riguardava solo gli extracomunitari, ora ci sono molti italiani. (6)
Secondo uno studio della Coldiretti, c’è stato un aumento del 12% nel 2015 dei giovani al di sotto dei 35 occupati in agricoltura; nel settore agricolo c’è un incremento record del 6,2% per numero di occupati. “Nel corso dell’estate 2015 si stima che quasi 200mila giovani possano trovare lavoro in agricoltura. Dal primo giugno e fino al 30 settembre i giovani lavoratori dai 16 ai 25 anni regolarmente iscritti ad un ciclo di studi possono essere remunerati con i voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali. “I voucher – precisa Coldiretti – sono uno strumento che offre interessanti opportunità di integrazione al reddito anche a categorie deboli come cassaintegrati e pensionati e risponde alle richieste di semplificazione del lavoro nei campi senza con ciò destrutturare il mercato del lavoro agricolo”. (7) Opportunità i voucher? Sono uno strumento per sostituire un lavoro regolare con uno saltuario, per dare al fisco la possibilità di rapinare la retribuzione alla fonte. Gli occupati stagionali, poi, sono sfruttati fino all’osso, come hanno confermato le morti di immigrati, ma anche di italiani, per il troppo lavoro e l’eccessiva esposizione al sole.
Persino Pietro Ichino è critico: “I buoni-lavoro non sono più soltanto un mezzo di pagamento semplificato, disponibile per alcuni tipi di rapporto di lavoro marginale. Sono diventati una sorta di via d’uscita dal diritto del lavoro, consentita anche per rapporti di lavoro niente affatto occasionali, in un’area sempre più ampia. Così si è creato un altro tipo di lavoro precario, nel quadro del regime di apartheid fra protetti e non protetti che caratterizza il nostro mercato del lavoro “ (8)

“Ha dichiarato a “Terra” Andrea Pastore, del Nidil-Cgil di Napoli: “Dal momento che è lasciata interamente al datore di lavoro la facoltà di compilarlo senza alcun controllo, nessuno costringe a inserire la data giusta. In caso di bisogno, il voucher può essere tranquillamente postdatato o compilato quando ce n’è bisogno”. Insomma una truffa che non aiuta certo una crescita produttiva di qualità.” (9)

L’agricoltura, comunque, in futuro, prevedibilmente, dovrà “ospitare” un gran numero di disoccupati, con prevedibile discesa dei salari.
Il governo giapponese ha preparato un progetto per trasferire migliaia di giovani disoccupati in campagna. E anche in USA, secondo il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti: ”un numero crescente di americani si sta trasferendo nelle campagne con la conseguente apertura di circa 300mila nuove aziende agricole, dal 2002 ad oggi, che si caratterizzano per dimensioni più contenute, produzioni diversificate e per una presenza maggiore di giovani che svolgono anche una seconda attività.
Complessivamente negli Usa sono ora attive 2,2 milioni di aziende agricole, ma nel corso dei cinque anni è aumentato del 30 per cento il numero di donne imprenditrici che sono ora 306.200.”
(10)
Ci sono giornali e Tv che cercano di presentare questi fenomeni come forme di ripresa, “la rinascita” dell’agricoltura. Anni fa, se qualcuno diceva che non era proprio un progresso se chiudeva una fabbrica e al suo posto sorgeva un ristorante, veniva subissato di proteste, perché legato alla dimensione industriale, mentre l’avvenire – si ripeteva- era il terziario avanzato. Come se potesse esistere un terziario che non poggiasse su agricoltura e industria. Ora queste chiacchiere idealizzano l’agricoltura. Senza l’apporto industriale l’agricoltura non può avanzare, ma perché ciò avvenga bisogna liberarla dalla mortifera presenza delle multinazionali, come la Monsanto, che la schiavizzano e la inducono a produrre veleni. L’economia socialista dovrà dedicare cure immense all’agricoltura, e dovranno essere reintrodotti campi e orti dove la speculazione edilizia ha fatto disastri. Il problema più difficile sarà portare i lavoratori al potere, i problemi tecnici si risolveranno, quando non ci saranno più gli ostacoli del capitale e della rendita terriera.
A Bene Vagienna, un tempo Augusta Vagiennorum, un magnifico anfiteatro, che, crollata la civiltà romana, non serviva più, fu ricoperto di terra per permettere le coltivazioni. Scelta saggia, che ha soddisfatto le esigenze alimentari e ha impedito la distruzione dell’anfiteatro. Per l’Expo, invece, bisognerà procedere diversamente, distruggere le costruzioni, prima di ricoprire von la terra, perché non c’è nulla da conservare.
Quanto alla decadenza dell’imperialismo italiano, non c’è l’uscita dal tunnel, è una strada senza uscita. O meglio, l’unica via di uscita è la rivoluzione comunista.

Note
1) L’Italia scende all’ottavo posto nel manifatturiero, scavalcata dal Brasile. Perse in 12 anni 120.000 fabbriche” titola il Sole- 24 ore del 6 agosto 2015
2) Lenin, VIII Congresso del PC(b)S, 18 -23 marzo 1919, “Rapporto sul Programma del partito” 19 marzo 1919.
3) “Commercio in Toscana: improvvisati o precari, ecco i nuovi ambulanti.
Dal 2004 tremila licenze in più, ma è un boom figlio della crisi economica. Quasi sempre è gente che ha perso il lavoro e cerca di reinventarsi” di Stefano Bartoli, Il Tirreno Toscana, 16 marzo 2015.
4) “Consumi: crescono gli acquisti nei mercati e nei discount” di Marino Petrelli
panorama.
5) “Crescono e si moltiplicano nei mercati le bancarelle dell’usato”, Giovanni D’Agata, Il Gazzettino del Salento, 3 giugno 2014.
6) “Pastori, banditori, ombrellai: contro la crisi tornano gli antichi mestieri”, corriereuniv.it, 22 febbraio 2013.
7) “Coldiretti, crescono i giovani occupati. 2 giovani su 3 in estate aspirano a raccolta frutta e vendemmia”, Redazione ANSA MILANO, 18 luglio 2015.
8) Intervista a Pietro Ichino a cura di Michele Caropreso, pubblicata su il Mondo, 25 febbraio 2011.
9) Quando il voucher mangia il contratto , Terra, novembre 2011
10) “I disoccupati tornano alla vanga” Terra Nuova, 31 Marzo 2009.

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