La minaccia fascio-leghista parte dal “patto del Brancaccio”

La minaccia fascio-leghista parte dal "patto del Brancaccio"

Il fascio-leghismo prende forma, allattato e allettato dai masso-media che mandano in video Matteo Salvini ad ogni ora del giorno e della notte. Non è un caso, è un progetto di bipolarismo obbligato; l’unica scelta possibile per l’elettore rimbambito dalle chiacchiere talk show deve essere per forza tra i due Matteo (Renzi è la carta vincente, Salvini quella per sfigati che non hanno o non devono trovare altra rappresentanza).

Il povero leghista immortalato più volte mentre intonava cori da osteria contro romani e meridionali non ha però un compito facile: diventare popolare, o almeno radicarsi, in quella parte – maggioritaria – d’Italia su cui ha riversato tonnellate di odio razzista. Venendone giustamente ricambiato.

Come fare? Ma con i fascisti doc, naturalmente! Quelli giovani, “del terzo millennio”, mica i catorci tardivamente ripuliti che ha lasciato in giro l’esplosione del Msi dopo il “lavacro di Fiuggi” (a proposito: dove sarà finito mai Gianfranco Fini?).

È così che è nato il “patto del Brancaccio”, l’arruolamento in forze di Casapound nelle fila di “Noi con Salvini”, che fin qui, a Roma, aveva rimediato soltanto l’appoggio di Marco Pomarici. consigliere comunale eletto in quota all’Ncd, ex presidente dell’Assemblea Capitolina, un passato da signore delle tessere in Forza Italia, poi alla corte ristretta di Angelino Alfano, infine folgorato – per ora – dal leghista in felpa nera. Un po’ poco, come base sociale…

L’iniziativa al Teatro Brancaccio – a due passi dal covo di via Napoleone III, graziosamente regalato ai neonazi da tale Walter Veltroni quando purtroppo è stato sindaco della capitale – è stata comunque un ripiego, quasi un’ammissione di estranetà a Roma e alla sua composizione sociale. Si sono infatti chiusi là dentro, il leghista e i mazzieri passatisti, dopo che la questura l’aveva sconsigliato di presentarsi – come progettato – sia a Garbatella (che ringrazia di cuore Claudio Amendola e altri protagonisti di un video di “buona accoglienza”) che a Primavalle (dove avrebbe voluto visitare «una clinica occupata da migranti e una scuola occupata da nomadi»). Per la grande presenza di fotografi l’ordine era stato tassativo: niente soliti saluti romani, niente slogan veterofascisti. Al massimo qualche maglietta degli zerozeroalfa, una inneggiante alla Decima Mas e qualche riferimento ai “due marò”, tanto per non sparire del tutto.

Li si può capire, i funzionari di polizia. Perché impiegare tutte quelle truppe a protezione di uno che evidentemente non sta simpatico neanche a loro (la maggior parte degli uomini in divisa proviene, nototiamente, dai paesi del Sud)?

E poi ci sono quei ragazzotti presunti nerboruti, sempre pronti ad aggredire ragazzi isolati in dieci o venti… Si faccia spalleggiare da loro. Al coperto, per ora.

Gli obiettivi sono scontati e niente affatto “rivoluzionari”: “portare Salvini al ballottagio con Renzi”, nella speranza di allungare le mani su qualche rubinetto di fondi pubblici da usare privatamente. In fondo, da quelle parti, hanno l’anima aperta al “terzo settore”. Carminati docet…

Fonte: http://contropiano.org/politica/item/30700-la-minaccia-fascio-leghista-parte-dal-patto-del-brancaccio?acm=4870_1012

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