La trappola

La sinistra ha perso la battaglia politica per continuare ad avere una base di massa. Questa sconfitta storica è maturata, anche se su radici antiche, in questi ultimi dieci anni e si è manifestata il 4 marzo. La ristrutturazione dell’intero assetto mondiale del capitalismo, avviata nel 2008, ha portato per ora a concentrare ancora più tutta la ricchezza in pochissime mani. L’emergere di nuove tecnologie di disintermediazione, e di piattaforme fondate su inedite forme di lavoro debole, rivolte non solo ai tradizionali segmenti di classe ma estesi a forme di lavoro cognitivo e relazionale, ha creato un enorme vuoto nel centro della società ed ha destabilizzato tutte le basi di consenso.
La sinistra non ha capito nulla, altri sono stati più sensibili e rapidi, ed hanno capitalizzato sulla paura e sul legittimo sentimento di protezione.
Quando la frattura si è prodotta è emerso un tipo di discorso populista che in Italia ha tradizioni radicate, di cui una versione recente è stato Berlusconi, poi Renzi, ed ora è interpretato in modo esemplare da Salvini. Un populismo di destra che si nutre di deviazione del dolore e della rabbia verso feticci da indicare al pubblico odio. I “comunisti”, i “vecchi ceti politici” (sempre i comunisti alla fine), gli “immigrati”. Questo discorso tenta di creare popolo e darsi una base di massa indicando un “noi” sano al quale si contrappone il “loro” fonte del male che ci tocca.
La sinistra ha sempre reagito a questo schema con un sentimento di superiorità offesa che fa il suo gioco, confermandosi come quel ceto separato e incomprensibile che non vive i problemi del “noi”.

E’ come una falena alla quale viene accesa una luce, per la sinistra è irresistibile seguirla.

Il discorso di Salvini è una trappola perfetta, si rinnoverà ogni volta che una o l’altra delle navi trarrà in salvo qualche poveraccio che è stato appositamente abbandonato da criminali senza alcuno scrupolo. Saremo sempre sotto ricatto morale, e sempre sotto la colpa, lo saremo noi falene che vediamo la luce. Quella luce che ci è stata accesa per tenerci qui. A guardarla.
Più staremo fermi a guardare questa luce, catturati nel perimetro di un discorso che si lascia articolare solo nel linguaggio apolitico della morale, più dimenticheremo le altre ingiustizie, il lavoro precario, le case inesistenti, le città disastrate, i servizi degradati, le persone che muoiono abbandonate, gli anziani che non possono mangiare, i milioni di ragazzi che passano il tempo a guardare you tube o istagram, perché ormai non studiano e mai lavoreranno, …

Noi, però, apparteniamo alla tribù delle falene, e chi non guarda la luce ne viene espulso.

Salvini lo sa. Da giovane era della tribù, si sopravvive in essa solo se si è ‘politicamente corretti’ e se si hanno i sentimenti morali appropriati. Perché è la tribù dei buoni, la casa dei giusti.

Salvini lo sa, e con le sue brutali provocazioni ci tiene lì, fissi, a guardare la luce, mentre tutti coloro che sono presi nella ristrutturazione vanno a costituire la sua base di massa.

Vincerà sempre, per questo. O almeno vincerà uno come lui.

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Fonte foto: eurocali.it (da Google)

4 commenti per “La trappola

  1. Fabrizio Marchi
    30 gennaio 2019 at 11:17

    Condivido questo articolo dell’amico Alessandro Visalli, con alcune riflessioni.
    La prima:
    Se non ci fossero barconi abbandonati nel mare da criminali senza scrupoli, Salvini li inventerebbe pur di alimentare la sua narrazione e la sua criminale politica.
    Perchè come sono criminali gli scafisti e le mafie che speculano sulla pelle degli immigrati (cioè di esseri umani espulsi dalla loro terra dallo sfruttamento, dal colonialismo e dalle guerre imperialiste dell’Occidente), criminale è anche chi specula politicamente, come Salvini, sulla pelle di quelle persone.
    E questo va detto, SENZA SE E SENZA MA e SENZA AMBIGUITA’.
    La seconda:
    Se si vuole ricostruire una autentica e moderna forza socialista e di classe, bisogna avere CORAGGIO, dire le cose come le vediamo, anche in questo caso senza paure, tentennamenti e opportunismi di qualsiasi natura. In NESSUNA direzione.
    Senza quel coraggio non si va da nessuna parte.

  2. Alessandro
    30 gennaio 2019 at 13:43

    Non è una novità quello a cui stiamo assistendo. La Lega di Bossi ha cavalcato all’inverosimile l’egoismo territoriale e l’antimeridionalismo, che non era assolutamente meno razzista di quello rivolto oggi verso i migranti, ma siccome si trattava di “bianchi” nessuno si stracciava le vesti. Salvini, astutamente, ha semplicemente cambiato bersaglio, per il momento.
    Su Salvini si può sostenere tutto il peggio possibile, e io lo sostengo, ma di una cosa ,per onestà intellettuale, dobbiamo dargli atto: l’aver fatto emergere in maniera inequivocabile l’ipocrisia enorme dei Macron, dei Sanchez e di tutti i buonisti con i porti e i soldi degli altri, cosa che era rimasta celata quando al potere c’erano delle assolute mediocrità del calibro di Renzi e Gentiloni ( che Salvini sia infatti molto più astuto e abile dei suoi predecessori non ci piove). E’ passato sotto silenzio mediatico il sequestro della nave ONG da parte del governo spagnolo nel porto della super sindaca Ada, mentre è ormai acclarato l’incredibile comportamente della gendarmeria francese al confine franco-italiano, per non parlare di tutti o quasi gli altri Paesi dell’area UE, che però sono sempre in prima fila quando si tratta di dividere non migranti ma quattrini.
    Certo, l'”allenza” di Salvini con Orban fa abbastanza sorridere, perchè in evidente conflitto d’interessi sul tema, ma per il momento l’ha spuntata sempre, trascinando per le lunghe gli sbarchi così da stanare i moralisti suoi colleghi europei, e perfino questa vicenda del processo gli tornerà a vantaggio sotto il profilo elettorale.
    Quanto scritto nell’articolo è indiscutibile, ossia l’immigrazione utilizzata principalmente come arma di distrazione di massa, ma non possiamo neanche negare che sia una questione comunque da non sottovalutare, e va affrontata a livello europeo chiedendo una nuovo e radicale cambiamento in tema di politica estera da parte dell’Occidente. I 5S, pur con tutti i loro limiti, con le accuse rivolte al neocolonialismo francese e con la richiesta finalmente di ritirare le truppe di occupazione da paesi sovrani a partire dall’Afghanistan stanno dando almeno qualche minimo segnale in questa direzione, ma anche lì la presenza ingombrante del conservatore Salvini potrebbe far saltare tutto.

  3. Gian Marco Martignoni
    30 gennaio 2019 at 21:17

    Pur apprezzando il ragionamento di A.Visalli, credo che le tendenze economico-sociali e quindi elettorali – intese in senso culturale – siano conseguenti al dopo 1989.Se poi la crisi dell’accumulazione capitalistica ,esplosa nel 2008, ha esasperato le dinamiche in corso, si tratta di comprendere con Labriola e Gramsci le cause che hanno determinato -oggettivamente e soggettivamente – le tendenze regressiva del capitalismo contemporaneo, per leggere ed interpretare l’avanzata delle destre reazionarie su scala mondiale.Il suicidio delle sinistre non data da oggi o dal 2008.Mi scuso per la schematicità del ragionamento, ma all’assenza di capacità di mobilitazione delle masse da parte delle organizzazioni del movimento operaio,ha sempre corrisposto la capacità di mobilitazione da parte delle forze reazionarie.Fare questa constatazione non significa sostenere la sciagurata tesi della ” fine della storia “.Ricostruire le forze e le forme nuove del movimento operaio implica sia il coraggio di cui parla Fabrizio, ma anche una nuova sindacalizzazione e ri-politicizzazione culturale delle masse.

  4. Renato
    1 febbraio 2019 at 9:26

    C’è una voluta vaghezza e una prosa ricca di suggestive metafore ma all’orizzonte qualcosa si vede. Forse siamo pronti ad abbandonare il politicamente corretto anche su altri argomenti tabù.

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