L’antifascismo “atlantico” dell’imperialismo: l’urgenza di una riflessione

AzovOathAllegiance

Uno dei segnali della sconfitta subita dalla sinistra e dai comunisti in Italia (e non solo) è rappresentato dalla sorte subita, a livello simbolico, dall’ ”antifascismo”, ormai utilizzato con libera disinvoltura dalla propaganda imperialista come strumento di consenso, in ambito Nato, in grado di creare egemonia anche in un campo pacifista – e in senso più generale nella sinistra europea – attraversato da divisioni e contraddizioni. L’assenza di un serio e vasto movimento di opposizione alle tante aggressioni che si sono dispiegate negli ultimi lustri è indicativo del successo ottenuto in questo senso.

L’ultimo rapporto di “Human Rights First” (1) sul riemergere del fascismo in Europa è l’ennesima operazione orientata allo stravolgimento dell’antifascismo storico al fine di legittimare l’espansione della Nato ad Est e bollare con infamia ogni opposizione e ogni voce coraggiosamente critica.

Che una parola non venga dedicata alla lisciata di pelo amorevolmente concessa da Usa e Europa ai nazisti in Ucraina non può essere certo sorprendente in un rapporto che sussume nella categoria “fascismo”ogni critica agli interessi economici e strategici Usa: dall’allargamento della Nato, alla stipula del trattato di libero scambio, passando per la presenza di basi statunitensi. L’accusa di“fascismo” diventa così l’arma “assoluta”, soprattutto in ambito europeo, per condannare e discriminare – espellere senza scampo dal dibattito e dal consorzio civile – ogni radicale critica agli interessi Usa. Tanto più che posizioni simili vengono – in un quadro di vera e propria caccia alle streghe – collegate a subalternità nei confronti delle mire egemoniche della Russia di Putin, che finanzierebbe a piene mani i movimenti fascisti di tutta Europa.

Ovviamente,nel rapporto, non vengono presi in considerazione i tanti finanziamenti che da occidente arrivano alle forze politiche anti-Putin o alle tante operazioni di “rivoluzione colorata” che hanno visto in campo l’impegno economico di tante agenzie e ong.

Ed ecco che il cerchio si chiude: il fascista del XXI° secolo è colui che cerca di comprendere le ragioni della Russia e denuncia il colpo di Stato in Ucraina come ennesima marcia della Nato nei sobborghi di Mosca. Più semplicemente: è “fascista” chi appoggia gli Stati -i “regimi” nel discorso dominante – che resistono al dispositivo militare ed economico dell’unilateralismo imperialista di Usa e alleati (con il seguito di istituzioni finanziare come il FMI).

La lunga pratica storica dell’utilizzo del fascismo – e di regimi che ad esso si ispiravano – da parte dell’imperialismo occidentale è ormai “orwellianamente” cancellata. Ricordare il passato ingresso nel dispositivo Nato della Spagna franchista e del Portogallo salazarista- in funzione del contenimento della “marea rossa” bolscevica – altro non è che bieca propaganda anti-americana. Il sacrificio sull’altare dell’anticomunismo dei tanti antifascisti spagnoli è un ricordo ormai sopito. Nell’Asia dell’immediato secondo dopoguerra, sempre per bloccare l’influenza rossa, l’Occidente “democratico”ricorse ai tanti collaborazionisti del fascismo nipponico, per riorganizzare i nuovi governi: su tutti il caso di Manuel Roxas, subito piazzato alla presidenza delle Filippine.

La riduzione dell’antifascismo a utile strumento della nuova “guerra fredda” deve indurci a riflettere seriamente, per andare finalmente oltre una stanca e autocelebrativa retorica, per non subire una lunga fase terminale di piena e completa subalternità.

Cos’è l’antifascismo se non la denuncia delle guerre di aggressione, dei bombardamenti indiscriminati, della sovversione violenta, dell’utilizzo (vedi Ucraina) dello squadrismo nazistoide per disfarsi di governi scomodi?

Cos’è l’antifascismo se non la contrapposizione più netta all’azione dei “cingolati” del liberismo – sempre pronti a seguire con puntualità le avventure belliche della Nato – a difesa di una compiuta democrazia (progressiva) dei diritti sociali e dell’inclusione? Cos’è l’antifascismo se non la conquista della democrazia nei luoghi di lavoro? Il diritto universale a progettare la propria vita oltre l’angusto orizzonte della sopravvivenza da strumento bipede da lavoro? Ebbene, ora l’antifascismo dominante è l’opposto di tutto questo; è l’orrenda creatura partorita dall’odierno “fascismo”. Moriremo del loro “antifascismo”?

1) Il rapporto è consultabile dal link http://www.humanrightsfirst.org/sites/default/files/HRF-report-We-Are-Not-Nazis-But.pdf

– See more at: http://www.marx21.it/italia/antifascismo/24628-lantifascismo-atlantico-dellimperialismo-lurgenza-di-una-riflessione.html#sthash.OmTEKVEU.dpuf

Fonte: http://www.marx21.it/italia/antifascismo/24628-lantifascismo-atlantico-dellimperialismo-lurgenza-di-una-riflessione.html

4 commenti per “L’antifascismo “atlantico” dell’imperialismo: l’urgenza di una riflessione

  1. armando
    21 maggio 2015 at 16:50

    La prima parte dell’articolo mi vede pienamente concorde. Quell’uso del termine antifascismo è ormai del tutto strumentale. Chi non si sottomette al mainstream, non solo sul piano politico ma anche sociale e culturale (ad esempio il femminismo) è fascista per definizione. E sia chiaro, il tutto in perfetta malafede. Accusare di tendenze fascistoidi Putin e tacere sull’uso dei nazisti ucraini da parte degli Usa è la dimostrazione lampante. Non si tratta di errori, ma solo e semplicemente di malafede.

    Ciò detto, è però necessaria un’altra riflessione. Il fascismo è un fenomeno storico, non una categoria dello spirito, e come fenomeno storico va trattato. Lo stesso,. simmetricamente, deve valere per l’antifascismo. Guerre, aggressioni, sfruttamenti, il fascismo li ha ampiamente utilizzati, ma non inventati. Ci sono stati ben prima.
    Trattare il fascismo come categoria dello spirito, ossia fare coincidere con esso tutto il male, antiamericanismo= male=fascismo, è ciò che consente oggi quella truffa linguistica (non solo linguistica) di cui parla l’articolo. Ma è un vizio antico. All’epoca della terza internazionale veniva declinato con, anticomunismo=male=fascismo. Da qui la famigerata teoria del socialfascismo, di cui erano tacciati anche gli allora partiti socialdemocratici non allineati all’Urss, in pratica riducendo il campo dell’antifascismo solo ai comunisti. Evidente che eravamo in situazioni diverse, ma occorrerebbe sbarazzarsi di certi abiti mentali.
    Cosa significa? Che le categorie fascismo/antifascismo non devono diventare categorie teologiche o feticci sacralizzati da usare sempre.
    Gli americani lo fanno strumentalmente in questo senso, ma Putin, ad esempio, usa il termine antifascismo più precisamente in senso storico e con riferimento a situazioni precise come l’Ucraina, ma non ha mai detto che gli USa sono fascisti.
    Oggi in Occidente è legittimo parlare di antimperialismo o anticapitalismo, tuttavia imperialismo e capitalismo non sono assimilabili al fascismo, sono storicamente altro. Nessuno parlerebbe, lo dico solo per farmi capire, di un fascismo di Sparta. Essere contro le aggressioni e lo sfruttamento significa sicuramente essere antifascisti, tuttavia non tutte le guerre e non tutti gli sfruttamenti sono opera del fascismo, ed allora sarebbe meglio e più capibile usare quella categoria con più parsimonia e più precisione. Anche per non incorrere nel rischio di non essere creduti. Voglio dire che, secondo il significato di antifascismo contenuto sul finire dell’articolo, qualcuno potrebbe essere tentato di identificare gli Usa come stato fascista, simmetricamente a quello che il mainstream e la propaganda americana inducono a pensare della Russia. C’è l’antifascismo strumentale degli Usa, ma c’è anche un antifascismo che non sa o vuole distinguere fra fenomeni e accadimenti diversi. Credo che il grande pubblico non capirebbe. Ma questo fa il gioco di chi vuole intorbidare le acque.

  2. Stefano Zecchinelli
    22 maggio 2015 at 11:29

    Argomento interessante che, con metodo diverso, anche io affrontai tempo fa http://zecchinellistefano.blogspot.it/2012/04/limperialismo-dai-mille-colori-come.html

  3. pippo
    23 novembre 2017 at 15:13

    @armando: ” Essere contro le aggressioni e lo sfruttamento significa sicuramente essere antifascisti” peccato questa piccola grande minchiata in un discorso altrimenti sensato

    • Fabrizio Marchi
      23 novembre 2017 at 15:44

      Per me invece non è affatto una minchiata. L’essere contro l’imperialismo e contro lo sfruttamento è incompatibile con l’essere fascisti. E’ impossibile essere antimperialisti e anticapitalisti senza essere nello stesso tempo anche antifascisti. In tutti i fascismi che storicamente si sono determinati il capitalismo – e quindi lo sfruttamento – ha sempre proliferato. Non tutti i fascismi sono stati imperialisti (quello italiano lo è stato senza dubbio) ma sicuramente TUTTI sono stati al servizio dell’imperialismo (e del capitalismo). Direi anzi che questa alla fin fine è stata la loro caratteristica e la loro funzione principale in tutto il corso della storia.

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