Le due pandemie: coronavirus e “trumpismo”

SEGNALI

Oggi il mondo è percorso da due pandemie. Una sanitaria, il coronavirus. L’altra, diciamo così, ideologica, il trumpismo.

La prima sta rendendo il mondo più povero e più diseguale. La seconda rischia di renderlo ingovernabile; e ad ogni livello. A rischio di farlo precipitare verso l’abisso.

Egoismo autoritario e ipernazionalista da una parte  e solidarismo democratico e internazionalista dall’altra. E’ lo scontro, che riassume in sé tutti gli altri, cui assistiamo in questi giorni; e il cui esito segnerà il nostro futuro. Da una parte, il disastro totale e irreparabile; dall’altra la pura e semplice possibilità di ripartire.

Vorremmo segnalarne qui, nel modo più sintetico possibile, alcuni importanti momenti.

OMS, USA, CINA, EUROPA

Il grande assente all’assemblea annuale dell’Oms sono stati gli Stati uniti . Questa, leggi le dichiarazioni di Trump “deve dimostrare di non essere condizionata dalla Cina; altrimenti ce ne andiamo”.

Qualcuno potrebbe obbiettare che in qualsiasi processo è l’accusa che deve dimostrare la colpevolezza. Ma sono sottigliezze che al Nostro universo sfuggono completamente. Nel suo universo mentale la Cina è condannata in partenza, senza bisogno di alcuna prova, perché avversario strategico degli Stati uniti. E basta dire “virus di Wuhan”, pur senza averne alcuna prova, per scatenarsi nelle rappresaglie.

Pure, per essere efficaci, queste rappresaglie avrebbero avuto bisogno di un sostegno esterno. Ma non l’hanno avuto. In particolare da parte dell’Europa. Questa ha verso la Cina un atteggiamento assai articolato che va dalla cooperazione piena, alla  concorrenza regolamentata sino al contrasto strategico; lasciando a Pechino la scelta del terreno su cui collocarsi. E la stessa Europa ha animato l’assemblea dell’Oms ( con il concorso di paesi assai diversi come Russia, Turchia, India, Giappone e Indonesia ) con una risoluzione votata da 122 paesi che  chiede un’inchiesta internazionale indipendente sulle origini e la gestione della pandemia e sostiene la necessità di una ricerca comune sul vaccino e la sua natura di “bene comune”e accessibile a tutti.

Una proposta accettata “obtorto collo”dai cinesi; perché contestava in radice- e a partire dalla gestione della pandemia- la loro pretesa di guidare la globalizzazione senza che i globalizzati avessero voce in capitolo sulla sua “governance”. E respinta, prima ancora che venisse formulata, dagli  Stati uniti. Ragion di più per apprezzarla.

GERMANIA

Due mesi fa, la Merkel dichiarava “inesistente”l’ipotesi di un fondo europeo di solidarietà. Un mese fa eravamo al “si potrebbe immaginare”. Oggi la decisione è netta e senza possibilità di equivoci” l’Europa può sopravvivere solo se a beneficiare del suo aiuto sono i paesi che più hanno sofferto”.

Negli intendimenti, una vera e propria rivoluzione copernicana. Prima si aiutavano i paesi in base ai loro “meriti” ( e cioè in base al loro rispetto delle regole Ue) sottoponendoli ai necessari controllo per verificare la correttezza dei loro comportamenti. Oggi, si aiutano in base ai loro bisogni; e senza controlli o corrispettivi di sorta.

La svolta è importante e irreversibile. Ci vorrà del tempo perché vada in porto. Ma che cambi i rapporti di forza tra egoismi e solidarietà è indubbio.

GERMANIA

In un recente sondaggio, la maggioranza dei sondati ritiene importante “mantenere buoni rapporti” sia con gli Stati uniti che con la Cina”; mentre l’amico più importante è di gran lunga la Francia ( al 44%; gli Usa stanno al 10%). E, almeno così ci si dice, i sondaggi contano

UK , VERSO L’ISOLAMENTO

Boris Johnson è oggi sotto attacco ( e con un avversario temibile e preparato come il laburista Starmer) per la sua gestione erratica del lockdown nel paese. Nel contempo però, sta chiudendo i rapporti con il resto del mondo. Ticket più alti del 44% per gli stranieri che vogliano accedere al servizio sanitario nazionale. Blocco degli accessi; quelli per lavoro già limitati ai possessori di redditi alti e di qualifiche elevate. Trattative per un accordo commerciale con l’Ue sull’orlo del fallimento ( secondo il negoziatore francese Barnier “non possiamo consentire alla Gran Bretagna di praticare il dumping fiscale o sociale nei nostri confronti o di falsare la concorrenza con aiuti di stato”). E, a prova del fatto che di Trump ne basta e ne avanza uno, pessimi rapporti con il partner sognato, irritato oltre misura dal fatto che gli inglesi non si siano allineati con lui nella vicenda Huawei, leggi nella crociata anticinese

LOCKDOWN

LE PROTESTE IN ITALIA E IN SPAGNA

Si protesta sempre più duramente contro i governi, per la loro gestione del lockdown. Soprattutto, ma non solo, in Italia e in Spagna. Ma, a protestare non sono le sue vittime principali: quelli che hanno perso il posto di lavoro e non ricevono aiuti adeguati, gli immigrati e così via. Ma, al contrario, gli industriali e i possidenti; e cioè quelli che hanno sofferto di meno. Sono loro a manifestare nei quartieri  alti di Madrid; sono i loro partiti e i loro giornali e vomitare odio contro i governi “comunisti”e nemici della libertà”.

Magari esiste la lotta di classe; anche se svolta nel campo, ipoteticamente neutro, dello stato. E magari esiste una qualche piccola differenza tra populismo di sinistra e populismo di destra. Nel senso che il secondo, da popolare, sta diventando padronale.

CHI APRE E CHI CHIUDE

Già oggi il contagio si sta allontanando dall’Europa. Fisicamente perché tra i paesi con maggiori contagi giornalieri figura, qui e oggi, solo la Gran Bretagna. Politicamente e socialmente perché né l’America né, e con assai maggiori giustificazioni,  i grandi paesi del terzo mondo possono permettersi lockdown prolungati. Nel primo caso è in gioco la vittoria o la sconfitta degli Stati uniti nella competizione per l’egemonia; negli altri la sopravvivenza delle loro economie. E allora la domanda è: potremo, noi europei, uscire dalla pandemia se questa dilaga in Africa e in America Latina ?

Se c’è una questione dove l’alternativa tra solidarietà e chiusura è di un’evidenza impressionante è proprio questa.

SIRIA

NIENTE NUOVE (FORSE) BUONE NUOVE

Da tempo, nessuno parla più della Siria. Ma semplicemente perché chi sperava di vincere è uscito esausto dalla vicenda. Assad non è in grado di ristabilire la sua autorità su tutto il paese; mentre la parte che governa è rimasta un cumulo di rovine. Gli iraniani si stanno ritirando; troppo sovraesposti per le risorse di cui dispongono. I russi si impazientiscono sempre più con Assad; non si può rimanere a lungo al centro di una situazione senza essere in grado di risolverla. I curdi e quelli di Idlib se ne stanno buoni e tranquilli;  primi non possono continuare a fare l’avamposto di una futura nazione; i turchi non possono a pagare il prezzo di un nuovo conflitti e di nuovi profughi. E, allora, tanto per fare qualcosa, si riapre il dialogo tra governo e opposizione siriana. Mentre l’Isis rialza la testa; in Siria come in Iraq.

Tutto spinge, dunque, verso un armistizio prolungato che consenta l’arrivo degli aiuti internazionali. Ma, senza quelli non avremo nemmeno questo.

USA/IRAN/IRAQ

Con l’accordo tacito dei contendenti, si allontana la guerra per procura sul territorio iracheno. A cedere sono stati gli iraniani: un presidente del consiglio gradito a Washington, niente attacchi agli interessi e alle basi americane nel paese. E, secondo lo stesso processo, il ritiro dalla Siria, la riduzione dell’appoggio a Hezbollah e un abbassamento di tono nella polemica antiamericana. Trump prende atto e rivendica il successo della linea dura. Gli iraniani sperano in Biden.

ISRAELE/PALESTINA

Netanyahu ha avuto via libera per l’annessione dei territori popolati dai suoi coloni oltre che nella valle del Giordano. Ma c’è qualcosa che monta all’interno della sua coalizione e negli stessi Stati Uniti. Ed è la sensazione prima impercettibile  ma sempre crescente che l’annessione non chiuda la questione palestinese ma la riapra. Questa volta, magari, definitivamente.

SUD AFRICA

UNA FOTOGRAFIA

Una lunghissima fila di persone che si snoda, in un ambiente semidesertico, verso una destinazione scarsamente visibile.

Tanti e tanti anni fa la stessa fila si snodava per esercitare, per la prima volta nella storia, il proprio diritto di voto.

Oggi aspetta di ricevere quei soccorsi necessari per sopravvivere.

In tutti e due i casi, persone che hanno bisogno della nostra solidarietà e del nostro rispetto.

Trump: Coronavirus dal laboratorio di Wuhan: Ho visto le prove ...

Fonte foto: Corriere della Sera (da Google)

 

 

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