Licenziamento per molestie per i dipendenti pubblici

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Il caso Wenstein ha parecchie scie virulente, non solo tracciate da stelline nascenti che – dopo un’attenta riflessione durata parecchi anni – si scoprono più o meno volutamente molestate da registi e produttori.

Il movimento di sdegno planetario, rimbalzato e moltiplicato da media e socialnetwork, ha alzato l’asticella dell’allarme sociale col mantra: “il mondo dello spettacolo è solo la punta dell’iceberg, la realtà che deve emergere è che ogni donna subisce molestie sessuali in ogni luogo ed in ogni fase della vita: tra le mura domestiche e nelle strade, nelle scuole e nelle università, negli uffici e nelle fabbriche, negli ospedali e nelle palestre, sui mezzi di trasporto, ovunque …”

La scia emotiva ha colpito anche da noi (chi aveva dubbi?), con le immancabili “contromisure istituzionali” per placare la sete di giustizialismo antimostro.

Curioso come i nostri parlamentari sentano l’esigenza di regalarci norme che soddisfano la legge della domanda e dell’offerta, soprattutto quando la domanda è costruita a tavolino.

Ius soli, pensioni, fine vita e tutto il resto può aspettare, ora è molto più trendy parlare di molestie e fingere di voler essere in prima linea per combatterle.

Ultima chicca sono le sanzioni previste nel nuovo contratto per la P.A..

Scrive il corriere.it:

«Comportamenti o molestie di carattere sessuale, non gravi: fino a 6 mesi di sospensione dal lavoro e dallo stipendio, in prima battuta.

Comportamenti o molestie a carattere sessuale di particolare gravità: licenziamento.

Recidiva nel biennio degli stessi comportamenti, anche non gravi: licenziamento.

Le novità sono nella bozza del nuovo contratto per gli statali in discussione e che la ministra per la PA Marianna Madia auspica di firmare entro Natale».

http://www.corriere.it/cronache/17_dicembre_04/dipendenti-pubblici-scatta-licenziamento-le-molestie-ufficio-ecco-nuovo-contratto-f3922ec0-d8c8-11e7-a3a8-44c429ca235a.shtml

 

Continua il corriere: «le vittime potranno denunciare all’ufficio del Personale».

 

Ah, ecco.

Quindi non serve verbalizzare nulla in commissariato, basta bussare dalla collega che lavora al Personale.

 

Però non è abbastanza, si lamenta Telefono Rosa: «È un primo passo, ma attenzione al buonismo», avverte Gabriella Carneri Moscatelli, presidente dell’associazione Telefono Rosa. Perché, spiega, «in Italia le norme sono sempre ottime, ma poi bisogna vedere come vengono applicate e nel caso specifico c’è il rischio che, dopo la denuncia, si sia sopraffatti dal buonismo verso il molestatore, soprattutto se è più alto in grado».

 

Eh già, Moscatelli, infatti la norma stessa nasce proprio sulla spinta di uno smisurato buonismo verso il molestatore …

 

«(…) alle donne bisognerà poi insegnare come comportarsi in caso di molestie, perché alla fine l’onere della prova è sempre a carico loro».

 

E quale sarebbe, di grazia, la prova della molestia? Basta che la donna “senta” di essere stata molestata. La molestia è un evento che trova riscontro esclusivamente nella soggettività della vittima, può essere un comportamento, un gesto o anche solo una frase che la donna, in qualsiasi momento successivo, valuti umiliante perché non desiderato ne’ gradito.

È quindi la ricostruzione che la donna fa di un dato episodio in qualsiasi momento. Anche dopo vent’anni, come insegna la cronaca.

 

«Sono perplessa sulla denuncia fatta all’interno dello stesso ufficio: associazioni e sindacati dovranno vigilare».

 

Ovvio, chi sennò? Parla la Presidente di Telefono Rosa.

Un bel potenziamento dei Centri Antiviolenza, che avranno bisogno di tanto personale e tanti fondi per insegnare come comportarsi a tutti i dipendenti della P.A. , o meglio, alle donne dipendenti della P.A, e poi per vigilare sulle segnalazioni provenienti da tutta Italia.

Se è molestia non lo deve dire la Procura della Repubblica e nemmeno l’ufficio del Personale … meglio che lo dica un organismo specchiatamente imparziale come Telefono Rosa.

 

Quest’ultima chicca del Moscatelli-pensiero sollecita una domanda: ma vale per tutti?

Anche un uomo può far licenziare la donna che lo molesta?

Se l’impiegato giovane e belloccio si sente molestato dalla dirigente un po’ agée con complimenti e doppi sensi, gode delle stesse opportunità previste a ruoli invertiti?

Se alla fine cede e per convenienza va con lei in albergo sperando in una promozione, può dopo qualche anno sentirsi profondamente umiliato e farla licenziare?

 

Per concludere, avrei un emendamento da proporre al contratto degli statali: ogni dipendente della P.A. viene dotato di webcam.

Costano una sciocchezza ma servono a documentare passo passo la giornata lavorativa di chiunque accetti di indossarla.

Così, giusto per evitare che un povero cristo, entrando in ascensore con una collega, dopo sei mesi si trovi licenziato perché accusato di averla palpata.

Voglio essere il primo a chiedere che le mie porcate vengano documentate, se ci sono, e che portino a sanzioni drastiche.

Allo stesso modo però vorrei essere tutelato dalla mitomania, o da vendette consumate per un incarico, una missione o altro che la presunta molestata non è riuscita ad ottenere.

Glasnost, tovarich.

Risultati immagini per Licenziamento per molestie per i dipendenti pubblici immagini

Foto: Corriere della Sera (da Google)

 

3 commenti per “Licenziamento per molestie per i dipendenti pubblici

  1. gino
    7 dicembre 2017 at 13:53

    non se ne può più… ste campagne sono troppo insistenti e minuziose per essere solo degli escamotage governativi per mostrare che “semo de sinistra” mentre si fanno politiche di tutt’altra tendenza; e poi è una campagna internazionale…
    viene da pensare che qualcuno voglia spandere il TERRORE nei rapporti uomo-donna.
    campagne del genere non faranno che aucuire i conflitti e gli odii di genere.

    p.s. io nella mia vita sono stato molestato da donne decine di volte, anche in modo pesante e manesco. e anche da gay. la cosa non mi ha causato alcun trauma e non mi sono mai sognato di procurare il carcere alla gente per quisquilie del genere. sarò fesso io eh…

    p.s. molte delle azioni oggi classificate come “molestie” (tutto è molestia) fanno parte delle NATURALISSIME azioni di approccio amoroso della specie homo sapiens. vengono percepite come negative solo da individui e culture bigotte che vedono come negativo il FINE di tali azioni.
    se poi un’azione di approccio non gradita viene reiterata, allora è naturalissimo che la persona oggetto dell’azione reagisca.

    • Fabrizio Marchi
      7 dicembre 2017 at 14:11

      Sottoscrivo in toto…e confermo di essere stato “molestato” più volte da diversi gay nel corso della mia vita, soprattutto da adolescente, e in numerose occasioni (palpeggiamenti sull’autobus nelle parti intime, mani sulle cosce in occasione di passaggi in autostop e simili episodi che oggi verrebbero sicuramente derubricati come molestie e denunciati come tali. La cosa non mi ha per nulla traumatizzato, al mio immediato ma pacifico diniego, hanno interrotto immediatamente le loro advances e alla fin fine non è successo nulla né di grave né di traumatico. Episodi dove tutto sommato ci si poteva anche fare una risata (cosa che mi sono fatto anche con gli amici) e non mi sarei mai sognato di denunciare e di far passare i guai a qualcuno che in fin dei conti ci aveva solo provato, anche se in modi sicuramente diretti e non convenzionali. La verità è che stanno creando un clima da caccia alle streghe e purtroppo ci stanno riuscendo…Azi, sai che ti dico? Mi hai dato l’idea per un breve articolo in tema… 🙂

  2. Alessandro
    8 dicembre 2017 at 21:46

    Il giochino è oramai sperimentato: si prendono alcuni fatti di cronaca e/o alcune immagini e/o alcuni dati statistici, si dà loro risonanza mediatica, ci si sdegna, si chiede un intervento per porre fine a questa vergogna, et voilà, arrivano censure, leggi, quattrini, posti di potere.

Rispondi a gino Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.