L’Unione Europea è morta

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Come sbarazzarsi del cadavere e ricominciare il processo di costruzione dell’Unione

Nel mese che è seguito alla vittoria di Syriza siamo stati costretti a riconoscere qual sia la natura (e il senso, e il destino) dell’Unione europea.

Per il 18 marzo è convocata una dimostrazione nella città di Francoforte, per festeggiare l’inaugurazione della nuova sede della Banca Centrale europea il cui costo ammonta a 1.3 miliardi di euro. Come si svolgeranno questi festeggiamenti?

La tradizione politica dalla quale provengo si è ispirata a un principio preliminare: la rivendicazione di sovranità nazionale è regressiva, apre la strada al nazionalismo e perde di vista la sola cosa interessante, che è la trasformazione dell’Unione nel suo complesso.

In un articolo uscito in transversal.at Toni Negri e Raul Sanchez Cedillo ripropongono questa impostazione.

Dapprima correttamente descrivono la natura truffaldina del debito:

“L’Europa della troika vuol far pagare il debito alle moltitudini europee e, della capacità di pagare questo debito, fa la misura della democrazia ed anche del grado di europeismo. Ma tutti coloro che si muovono su un fronte democratico pensano piuttosto che questa misura sia infame perché i debiti che oggi sono imputati ai popoli son stati fatti da coloro che in tutti questi anni hanno governato. Questi debiti hanno rimpinguato le classi dirigenti, ”

Poi ripropongono la critica del sovranismo:

“Bisogna essere chiari a questo proposito: i singoli paesi, che sono entrati nell’Unione e tanto più quelli che sono entrati nell’Euro, non posseggono più una piena sovranità. E ciò è un bene. Dietro la sovranità nazionale si è sviluppata ogni tragedia della modernità.”

Infine concludono:

“Non si può immaginare una battaglia politica più essenziale di quella che conduce al controllo democratico del governo della moneta europea. È questa, oggi, la presa della Bastiglia.”

A parte la retorica questo “controllo democratico del governo della moneta europea” non significa niente. Sono pure formule rituali, come ogni frase che contenga la parola “democrazia”. Chi non capisce che la democrazia politica non esiste più e non esisterà mai più inganna se stesso e gli altri. Non vi è altro governo democratico della moneta europea che l’insolvenza.

L’insolvenza è pratica che compete ai movimenti. Ma il movimento non esiste al momento in Europa. Syriza ha tentato di svolgere una funzione di supplenza, e sembrava prossima a rendere efficace un atto di insolvenza per rendere possibile la sopravvivenza e il riavvio della dinamica economica del paese. Dopo un’estenuante trattativa, in cui ogni strumento è stato usato per umiliare il voto dei cittadini greci (soprattutto da parte di quei campioni della democrazia che sono sempre stati storicamente i tedeschi), il governo greco ha dovuto rinunciare a gran parte delle riforme che aveva promesso di realizzare, che si possono sintetizzare in poche parole: restituire alla società le risorse che la finanze le ha sottratto nei cinque anni passati – cioè il contrario esatto di quello che l’austeritarismo europeo chiama “riforma”. Questa trattativa (segnata dall’arroganza, dal razzismo e dal disprezzo per la volontà del popolo greco) è servita a comprendere definitivamente cosa sia l’Unione europea. Alla luce di quello che abbiamo capito ora dobbiamo riprendere il discorso sulla cessione di sovranità.

A chi cedono sovranità gli stati nazionali?

E poi: sono davvero gli stati nazionali a cedere sovranità?

L’Unione non è una forma in via di definizione che si possa plasmare con l’azione democratica. Come ha detto recentemente Prodi in un articolo pubblicato da Il Messaggero, l’UE è una commissione intergovernativa la cui unica funzione è l’imposizione di un modello ordo-liberista in cui la potenza politica dello stato viene messa al servizio di una (meticolosissima) regolazione finalizzata alla riduzione delle risorse destinate alla società, e all’asservimento e precarizzazione integrale del lavoro. Fino a venerdì 20 febbraio era lecito avere dei dubbi su questo funzionamento dell’Ue, ma dopo quel giorno il suo carattere di dittatura matematica è emerso in modo inequivocabile.

Il ricatto ha costretto il governo greco a recedere parzialmente, ma il pericolo è che il nazionalismo diventi la sola via di uscita per sfuggire a una Unione che appare sempre più una prigione per il semplice fatto che essa è davvero una prigione. L’espressione “dall’euro non si esce” che un tempo sembrava una rassicurazione nei confronti di chi aveva un debito consistente, oggi suona all’incontrario: potete anche morire di infarto, non smetteremo di affondarvi le unghie nella carne.

Parlare di cessione di sovranità a questo punto diviene una truffa. Non sono gli stati nazionali che cedono sovranità all’Unione. Il fatto che la gestione della guerra Euro-Russa venga assunta direttamente dal Presidente francese e dalla Cancelliera tedesca significa che di cessione di sovranità non se ne parla neppure. Di tanto in tanto qualche baggiano racconta che l’Europa deve parlare con una sola voce. Ma sono sciocchezze e tutti lo sanno, perché gli stati nazionali mantengono intera la loro funzione di governo della popolazione e di decisione sulla guerra.

L’UE stabilisce una cosa soltanto: in che misura gli stati nazionali rispettano la sola regola che conta: riduzione delle risorse e asservimento del lavoro.

Di conseguenza non ha più alcun senso attendersi una riforma o una democratizzazione dell’UE, o anche solo un’attenuazione del rigore finanziario.

La vecchia nenia suonava così: non vogliamo restaurare sovranità nazionale, ma trasformare l’Unione. Nelle condizioni presenti, dato che l’UE altro non è che una macchina di asservimento ordo-liberista, dietro ogni cessione di sovranità vi è solo cessione di risorse sociali.

Dobbiamo dunque auspicare un ritorno alla sovranità nazionale monetaria? Sarebbe una soluzione catastrofica per la società e aprirebbe la strada a un’involuzione autoritaria e alla guerra civile in molte zone d’Europa.

Eppure è quello che succederà perché è la conseguenza dello strangolamento finanziario progressivo, e ancor di più nell’odio e nella sfiducia crescente che i popoli d’Europa provano l’uno per l’altro e tutti insieme i popoli d’Europa per il vincolo che li strangola.

A questo punto o si lascia l’iniziativa di avviare la chiusura dell’esperienza europea alle destre nazionaliste, e il collasso porterà alla guerra civile europea. O un movimento europeo prende l’iniziativa di dichiarare conclusa l’esperienza dell’Unione e inizia il reset dell’unità europea partendo da alcune grandi questioni:

Una conferenza internazionale sul debito.

Una conferenza internazionale sulla migrazione e sull’allargamento dei confini.

Per questo occorrerebbe un’intelligenza e un coraggio politico che non si trova da nessuna parte a quanto pare.

Perciò rassegnamoci alla prima alternativa: la miseria, la violenza, la guerra, il nazismo. Oppure no?

Tsipras ha detto recentemente: “siamo stati lasciati soli.” E’ vero. La società europea non ha espresso alcuna solidarietà – se si eccettua l’enorme manifestazione di Madrid.

La società e la cultura italiana semplicemente non esiste più.

La società e la cultura francese sono entrate in un tunnel identitario da cui il Fronte nazionale può emergere come forza di governo.

In Germania nessuno pare rendersi conto dell’odio anti-tedesco che sta montando in ogni città d’Europa. Nonostante alcuni flebili distinguo la società e la cultura tedesca appaiono compatte come accadde nei momenti più tragici.

Il consenso dei tedeschi fa paura, e non si tratta di esprimere “internationale solidaritat”. Si tratta di attaccare l’ordine dello sfruttamento cui i lavoratori tedeschi sono sottoposti.

Ma se ci arrenderemo di fronte all’encefalogramma piatto della società europea, sarà il collasso sistemico inevitabile a costringerci al brusco risveglio.

Come ha detto Tsipras da qualche parte, non possiamo certo pretendere che i greci, dopo aver fatto da cavia per il “risanamento finanziario” facciano da cavia per il ritorno alla moneta nazionale. Ma il collasso sistemico arriverà. Più tardi arriva peggio è, per due ragioni facili da capire: più a lungo dura l’Unione europea più povera diviene la società. Più a lungo dura l’Unione europea più forte e rabbiosa diventa la destra sovranista e nazionalista.

Fonte: http://www.sinistrainrete.info/europa/4792-franco-berardi-lunione-europea-e-morta.html

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