Il M5S e la sfida di Conte

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Dopo la sentenza del Tribunale di Napoli che ha rigettato l’ istanza circa l’illegittimità del gruppo dirigente del M5S si sono succedute le dichiarazioni scomposte del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Dichiarazioni  piene di livore dalle quali è stato facile dedurre che dietro le azioni legali miranti a destabilizzare il M5S e la guida di Conte c’era lui. Le dichiarazioni successive hanno avvalorato ancora di più questa ipotesi. Il  M5S nasce come forza politica post moderna all’insegna del superamento delle categorie storiche di destra e sinistra. La vicenda che sta interessando il M5S  dimostra che destra e sinistra non solo sono categorie politiche vive e vegete ma sono ancora in grado di svolgere la loro funzione e di essere degli attrattori. Che sia così lo provano gli attacchi scomposti da parte dei media pro establishment che, in modo fuorviante, costruiscono una narrazione delle vicende che ha poco a che vedere con la realtà rappresentata dal “popolo” del  M5S.

Qualche giorno fa la Ghisleri, intervistata da il Fatto quotidiano, ha fatto alcune riflessioni che dovrebbero spingere i tanti che già celebrano la morte del M5S  a pensare prima di aprire bocca. In sostanza la Ghisleri ha evidenziato come ad attrarre consensi sia il brand del M5S e non i vari leader che si contendono la guida del “movimento”. Per la sondaggista ad avere i voti è il brand che da solo si attesta a circa il 12% dei consensi al quale bisogna aggiungere un ulteriore 5% di potenziali elettori che potrebbero scegliere di votare M5S o di astenersi a seconda delle scelte politiche che verranno fatte. Sempre secondo l’ottima sondaggista, Conte continua ad avere un proprio consenso personale che dovrà provare tradurlo in voti. Ad oggi, quindi, il M5S si attesta tra il 12 e il 17% dei consensi.

E’ quasi possibile affermare che esso ha una adesione per così dire propria dei partiti politici di un tempo quando  c’era uno “zoccolo duro”  di elettori i quali votavano il partito di riferimento per senso di appartenenza ideologica. Il M5S appare quindi una via di mezzo tra il partito tradizionale e il cartello elettorale proprio della politica della  post modernità. Considerata la percentuale che i sondaggi attribuiscono alle altre forze politiche quella del M5S non è affatto una percentuale irrilevante. Il punto politico è far si che il risultato dei sondaggi trovi riscontro nelle urne. Certamente rispetto alle elezioni politiche ultime il M5S risulta ridimensionato e non poteva che andare così. Gli elettori di destra che hanno votato  “cinque stelle” nel 2018  prima hanno scelto Salvini ed oggi si stanno riposizionando sulla Meloni. E’ possibile affermare che c’è un elettorato, compreso tra il 10 e il 15%,  che gravita  nell’area politica che fa capo a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia il quale spostandosi  da un partito all’altro mantiene invariato il blocco elettorale di centrodestra ridefinendo gli equilibri tra quelle forze politiche.

Di Maio, dopo l’uscita dal M5S, stando alla notizia riportata dal Giornale.it si appresta a guidare con il sindaco di Milano Sala l’ennesimo cartello elettorale centrista. La Repubblica riporta la notizia  di un incontro tra Sala e Di Maio risalente a qualche mese fa a New York quando entrambi si trovavano presso la sede dell’Onu. Considerato il contesto tanto nazionale quanto internazionale non è difficile ipotizzare che dietro la mossa di Di Maio agisca l’ establishment economico, finanziario e mediatico che punta a condizionare le scelte politiche elettorali per continuare con Draghi o con un simil Draghi dopo di lui. L’ establishment che tira le fila è lo stesso che pilota  Renzi, Calenda e tutta la galassia centrista con propaggini tanto nel PD, quanto in Forza Italia e nella stessa Lega. La fuori uscita  di Di Maio dal M5S è equiparabile alla sfiducia di Renzi al Governo Conte 2. Lo scopo è creare una situazione di  ingovernabilità al fine di favorire la nascita di governi tecnici dietro i quali si nascondono, in nome di un falso senso di responsabilità,  le oligarchie parassitarie nostrane.

La fuoriuscita di Di Maio dal M5S è un ulteriore passo verso il chiarimento della collocazione politica del M5S e della cultura politica che si evince dalla “Carta dei Principi”. Il M5S, stando alla “Carta dei Principi” non può che collocarsi a sinistra del PD. Il potenziale elettorato al quale deve rivolgersi il  M5S non può e non deve essere lo stesso del PD. Conte attraverso le dichiarazioni degli ultimi giorni sta marcando le distanze dal governo Draghi. L’elettorato al quale si rivolge è quello che dissente in modo forte su come Draghi sta conducendo con Di Maio la politica estera e non solo quella. Conte pone con forza i temi sociali e  le crescenti povertà e disuguaglianza. Nel contempo continua a sostenere sia il rapporto con il PD evitando di spingere le critiche a Draghi fino al punto di rottura dato dalla sfiducia. La scissione di Di Maio, dicevo,  ha come scopo quello di indebolire la posizione del M5S verso Draghi. Dato il contesto  l’establishment ha pensato che fosse questo il momento per spingere Di Maio fuori dal M5S. La domanda è perché adesso ? Le ragioni sono almeno due. Una è la pronuncia del tribunale di Napoli per cui non è più possibile tenere Conte sulla graticola di una nomina illegittima; la seconda è che in autunno tutti i nodi rappresentati dal crisi economica dovuta al sostegno acritico e servile di Draghi agli USA e all’Ucraina verranno al pettine. L’autunno sarà il momento di maggiore criticità rispetto al quale Conte dovrà fare l’unica scelta possibile: sfiduciare Draghi.  Se il M5S ritirasse in questo momento la fiducia al Governo Draghi farebbe il gioco del “pulviscolo” centrista e dell’establishment che lo guida. Il PD, di fronte ad una mossa di questo tipo,  si troverebbe spiazzato e finirebbe con il consegnarsi al cartello centrista.

Piaccia o non piaccia il PD è il baricentro tanto di una coalizione centrista quanto di centrosinistra insieme al M5S.  La posizione del PD è centrale per cui bisogna stare molto attenti e fare le mosse giuste. Sarà il contesto determinato dalla crisi economica e sociale che costringerà lo stesso PD a rivedere molte delle sue posizioni rispetto alla conduzione del Governo  Draghi. Da qui all’autunno Conte deve organizzare il M5S sul territorio, lo deve fare per spiegare cosa è oggi il M5S; lo deve fare per evitare che la sua linea politica non venga compresa. Nel  contempo deve mantenere il rapporto con il PD per evitare che esso finisca con il diventare ostaggio del cartello centrista.  Deve allargare il proprio orizzonte politico aprendo ad Art. 1, cosa che sta già facendo, a Sinistra Italiana, ai sindacati e cosa ancora più importante a tutto ciò che in qualche modo si muove al’interno della società italiana.  Tutto questo senza tralasciare di definire meglio il proprio  background culturale. Su questo punto la Carta dei principi è un buon viatico. Temi quali: transizione ecologica, comunità e beni comuni, economia sociale di mercato, responsabilità dell’impresa, ruolo dello Stato devono diventare le coordinate di una proposta politica sulle quali costruire l’alleanza con il PD e altre forze politiche o, nel caso in cui non vi dovessero essere le condizioni per un’alleanza,  per presentarsi da solo.

Ultimo passaggio che mi preme evidenziare è quello  relativo all’economia sociale di mercato. E’ chiaro che quando si parla di economia sociale di mercato ci si riferisce all’ordoliberalismo ma è qui la vera sfida sul piano politico. Fino agli anni 70 il modello ordoliberale conteneva politiche economiche per così dire di tipo keynesiane ed è questo il punto sul quale giocare la svolta sul piano delle politiche economiche. Il Nex Generation EU,  ossia il PNRR, non è qualcosa di diverso dal paradigma rappresentato dall’’economia sociale di mercato. Si differenzia rispetto al neoliberalismo perché ha in se un qualcosa di “keynesiano. L’altro punto sul quale porre l’attenzione sono gli effetti dell’innovazione tecnologica sui processi produttivi. E’ cosa nota che i processi di innovazione tecnologica in corso sono labour saving, il punto è che la perdita di lavoro dovuta all’innovazione tecnologica impone scelte radicali rispetto alla redistribuzione dei costi e dei benefici, per dirla in modo semplice non possono essere i soli lavoratori a pagare i costi.  Chiudo dicendo che stando ai documenti prodotti dal M5S e alle dichiarazioni di Conte è sui temi che ho succintamente riportato che si sta dipanando il dibattito interno al M5S.  Dibattito che trovo  interessante  e per molti aspetti anche affascinate perché siamo in presenza di una sorta di “laboratorio politico”.

Giuseppe Conte, il crollo alle elezioni e la fase 2 del M5s: "Cittadini ci  chiedono di uscire da governo" - Il Riformista

Fonte foto: da Google

 

7 commenti per “Il M5S e la sfida di Conte

  1. Enza
    24 giugno 2022 at 9:04

    Sforzo di analisi di un movimento guidato da un Conte, che non è affatto venuto dal nulla. Alpa docet. Ma rappresenta il nulla che non é il niente, piuttosto il vuoto in cui si può fluttuare tranquillamente simulando progetti politici da una fava con due piccioni. Abbindolare qualche strenuo illuso e stare saldo attaccato al carro di Draghi o chi per lui. Infatti, il pugliese si è affrettato a rassicurare il Divus Marius.
    Di Maio lo sorvoliamo. Ha dato ampia dimostrazione della sua natura di opportunista spregiudicato. Impallidisce perfino Renzi davanti cotanto saltafosso.
    Dimenticavo. Numeri ipotizzati fuori dalla realtà.
    Buon San Giovanni

    • gerardo lisco
      24 giugno 2022 at 19:19

      Conte non è venuto dal nulla perchè si è laureato con Guido Alpa , ecc. ecc. e allora?. Premetto che il mio articolo più che un’analisi vuole essere un auspicio per il M5S guidato da Conte. Il Governo Conte 2 è stato il governo più a sinistra degli ultimi venti anni, per cui di fronte alle possibili alternative rappresentate da un governo di centrodestra e la solita palude centrista guidata da un tecnico molto meglio un’alleanza tra M5S , Pd e altre forze di centrosinistra. La politica si fa a condizioni date in attesa che da noi arrivi un Melenchon questo è. Ipotizzare progetti di lunga durata significa non avere i piedi per terra. Progetti di lunga durata per il fatto stesso che richiedono tempo per essere realizzati alla fine si sgonfiano perchè il contesto muta. Rispetto a ciò che ho scritto mi sarei aspettato critiche rispetto a quel mettere insieme economia sociale di mercato e keynesismo; mi sarei aspettato critiche rispetto alla questione dei beni comuni, alla scelta europeista, all’impresa responsabile. Insomma di osservazioni di merito a ciò che ho scritto ce ne sarebbero da fare e tante soprattutto da parte di chi , presumo, sia impegnata in politica. Detto questo la mia impressione è che tu non conosca assolutamente gli atti ai quali faccio riferimento a partire dalla Carta dei principi del M5S. Se tu la conoscessi avresti colto la coerenza di Conte con quanto riportato in quel documento. Il sostegno a Draghi, la scissione di Di Maio è l’equivalente della fiducia tolta al governo Conte 2 da Renzi. Il disegno è lo stesso dal 2012, garante istituzionale del disegno neoliberale nazionale è stato prima Napolitano ed oggi Mattarella. Nel 2018 la vittoria del M5S ha dato l’impressione di interrompere il processo di trasformazione del nostro sistema economico e sociale. Il crollo elettorale del M5S e il largo consenso acquistato nel frattempo dalla Lega ha dimostrato che la società italiana non solo è molto più complessa di quanto immaginiamo ma, osservando il profilo dell’elettore medio della Lega è intimamente liberale più di quanto riusciamo ad immaginare e pensare. Su il Manifesto di oggi De Masi dice che in Italia 12 milioni di italiani sono in povertà assoluta o relativa e che manca chi li rappresenta, per De Masi, concordo con lui, dovrebbe essere il M5S. Il punto non è solo rappresentarli ma soprattutto quali politiche economiche e sociali mettere in campo. Dichiarare come fanno tanti gruppuscoli che bisogna uscire dall’euro è una sciocchezza. Questo è uno dei tanti progetti che richiedono tempo per cui equivale a dire ci sono 12 milioni di poveri per cui le condizioni sono buone per la rivoluzione. Penso che come non ci sono le condizioni per fare la rivoluzione così non ci sono le condizioni per uscire dall’euro. Ci sono processi ormai irreversibili. Da quando l’Ue è nato che leggo e ascolto commenti di una sua prossima implosione per cui questo è uno di quei progetti che consente di prendere un 2, 3% di voti se va bene dopodichè la storia finisce con l’elezione del capo popolo che andrà in parlamento a sbraitare facendosi pubblicità vendendo qualche libro. La società italiana e cambiata e molto, persino i poveri penso che siano intimamente, psicologicamente, liberali. Se così non fosse il M5S non avrebbe visto il crollo elettorale che ha avuto a favore della Lega. Per cui realisticamente e concludo il M5S pur limiti enormi potrebbe essere l’unica forza politica capace in qualche modo di rappresentare quel 20% di poveri dei quali parla De Masi. Questo elettorato non ha nulla a che vedere con chi vota PD , il che non vuol dire che il M5S non possa allearsi con il PD e con altre forse politiche di sinistra e di centro. L’Italia per fortuna è una repubblica parlamentare per cui i governi si fanno in parlamento. Ultima cosa e chiudo davvero se oggi Conte sfiduciasse Draghi farebbe esattamente il gioco di ha mosso Renzi prima e Gigino oggi. Con la sfiducia metterebbe in difficoltà il PD regalandolo all’alleanza di centro. L’autunno sarà sicuramente molto caldo quello sarà il momento della sfiducia. Ultima cosa e chiudo davvero mi sembra dettato più da astio che da una riflessione politica. L’astio di ci si ritiene superiore a quella massa di ignoranti che ha votato il M5S o addirittura vuole ancora votarlo. La tipica arroganza dettata da pseudo superiorità di un certo modo di essere di sinistra.

      • Giulio Bonali
        25 giugno 2022 at 9:22

        Riflessione politica razionale e conseguente “astio” (ma anche odio sacrosanto) non si escludono affatto per chi non sia un pessimo (senza virgolette) “buonista” politicamente corretto.

        Il governo Draghi2, pur con notevolissimi limiti, é stato veramente il (relativamente) più di sinistra degli ultimi tempi; infatti si era di fronte ad una reazione popolare contro i poteri forti, per quanto dotata di scarsa consapevolezza politica, manifestatasi anche con la vittoria elettorale del M5S, e le classi dominanti erano costrette -intelligentemente- a fare limitate concessioni per restare saldamente al potere (rivoluzione passiva, per quanto in sedicesimo).

        Il tuo discorso sui tempi della politica fila se ci si pone per scopo di vincere le elezioni a qualsiasi costo (“il movimento é tutto, il fine é nulla” – Bernstein).
        Non é il mio personale caso, per quel che può contare.
        Se invece ci si propone il difficilissimo, inevitabilmente dolorosissimo proposito della fuoriuscita dalla miserrime condizioni in cui versano le classi lavoratrici, allora la prima cosa da fare é guardare in faccia la realtà senza coltivare dolci illusioni “oppiacee” o cercare inesistenti scorciatoie ma rendendosi conto che, al punto cui siamo giunti, saranno necessari moto tempo, lotte durissime e un inaudito prezzo di sacrifici e di sofferenze (senza di che si potrà forse “ottenere” qualche maggioranza parlamentare e qualche governo che si spacciano per “popolari”, “progressisti”, “solidaristi”. “benicomunisti” e così via chiacchierando mentre continueranno imperterriti a servire zelantemente i poteri forti contro i lavoratori: Tsipras e Varufakis docent).

      • Lanfranco
        2 luglio 2022 at 8:02

        Carta, buone intenzioni, principi ecc, si andranno a friggere con un colloquio chiarificatore, una cena, una telefonata tra amici. Non ci scommetto neanche.
        Quel che ha fatto Conte, in “coerenza” con un movimento che avrebbe dovuto rivoltare il parlamento, è il minimo sindacale per tenere buoni gli elettori, per dare un colpo alla botte e un altro al cerchio, non intaccano assolutamente la linea neoliberista a cui l’Italia e suoi governi sono fedelissimi come all’atlantismo. Sono tutti compagni di cordata. Se viene giù uno, precipitano tutti.
        Non è dei miserabili alla Victor Hugo cambiare il mondo.

  2. Yak
    25 giugno 2022 at 1:01

    Aver appoggiato Draghi fino ad ora (e continuare a farlo) non è certo un incentivo per la credibilità del M5S e meno che mai per Conte. Ormai sono convinto che il treno l’hanno perso, ammesso che fossero interessati…Sarò anche un “arrogante di sinistra” ma il voto a mostri come il PD o a chi si mette con loro non lo darò mai

  3. Enza
    25 giugno 2022 at 6:52

    Gentile Gerardo, parto dalla chiusa del tuo commento ( mi permetto di darti del tu anche se non ci conosciamo) che va su illazioni riguardo a una mia presunta arroganza tipica di un certo modo di essere sinistra. Lo trovo semplificante e ” discendente” rispetto al tono delle ragioni con cui dissenti dal mio, lo ammetto, rapido e semplificante commento. Ma , non me ne volere, io sono una lettrice che , semplicemente, riporta le sue impressioni e non è tenuta a contro-pipponi. Chi li voglia fare , si armi, smonti, argomenti, scriva e produca articoli di critica costruttiva divergente.
    E poi l’astio. Non conosco questo sentimento per mia natura. Mi infervoro davanti alla prepotenza e all’ignoranza spocchiosa ma non provo livore verso nessuno. Neanche con chi, per le circostanze che in questa esistenza capitano ai vivi, mi pesta i piedi. Non porgo l’altra guancia nell’eventualità e cerco di difendermi con urbanitas e usando la testa . Se ovviamente le cose mi toccano direttamente e pregiudicano in qualche modo ” faccende” della mia vita e delle persone a me care. Diversamente, preferisco il silenzio, l’oblio.
    Ciò detto, la mia critica , per essere più precisi, è al movimento che, in linea di principio oggi in parlamento dovrebbe essere il più a sinistra e a chi ritiene che, con alleanze o meno, specie dopo la scissione dall’anima scopertamente opportunista di esso, sia l’unico a cui guardare , per piccoli graduali passi, verso un paese più equo, ecologico, solidale.
    Io non la penso così e non solo perché Conte, uomo cresciuto all’ombra di Alpa ( non è irrilevante chi siamo e da dove veniamo) e bene agganciato con gli ambienti vaticani, è stato al governo e ha dimostrato le sue modeste qualità di statista, peraltro facendo emergere non per suo demerito ma per l’intima natura dell’accrocchio grillino, le contraddizioni e l’adattabilità a equilibri effimeri con chiunque, dalla Lega al Pd con LeU , IV. Non la penso così perché mi pregio ( senza spocchia) di guardare agli uomini e alle donne e di osservare la realtà fattuale che , come dici tu, è assai più complessa di quanto si pensi e , soprattutto, qui in Italia ( paese singolarissimo , afflitto da mali antichi su cui hanno inciso lunghi processi storici) condizionata da sedimentazioni inamovibili.
    Certo che la rivoluzione non la si può fare , così, ex abrupto, vieppiù nel paese in cui ha attecchito fecondamente- e non solo per fanatismo- il fascismo e poi la sua transizione al liberalismo scudocrociato, pianura comoda in cui siamo planati tutti dopo amnistie e riconciliazioni. Il campo in cui ci muoviamo ora è più accidentato con i poveri in aumento di cui si preoccupa il sociologo De Masi ( uno di quelli che non ha dissentito dalla narrazione covid, compreso il lasciapassare) e moltissimi italiani , al verde o meno, arroccati nel proprio individualismo, intimamente neoliberali( lo preferisco a liberali) , rassegnati e disgustati dalla politica.
    “Attendere prego”. Immagino che una voce metallica dica a tutti noi che non è arrivato il nostro turno, ossia quello di vedere realizzato un modello di stato in cui non sia consentito azzerare diritti con Dpcm e DL dalla sera alla mattina, in cui non siano tollerate migliaia di ingiustizie e crudeltà manifeste e nascoste, in cui la Magistratura non sia un potere kafkiano solo per i poveracci, in cui il Papa e il suo potente apparato non siano di ostacolo a battaglia di civiltà e, più importante , non condizionino la sua autonomia decisionale , in cui i potentati industriali non tramino contro i lavoratori, in cui i sindacati non sbadiglino timide proteste, in cui le lobby non determinino i parametri del Pil compresi quelli di cui parlava Robert Kennedy in un suo famoso discorso, in cui , chiunque vada al governo, abolisca subito le più vistose disparità , dalle pensioni da fame ai salari più depredati di Europa. E’ troppo ? Si è troppo, ne sono consapevole. Il povero Conte , che peraltro come figura non mi infastidisce a differenza del gradasso toscano o del banchiere al comando, lo sa perfettamente. E conosce , per quanto non di età veneranda, la natura umana. Tra qualche mese rifaccia la conta di chi è rimasto. Vedrà. Vedremo. Intanto, per concludere, se dovessi dare una definizione della politica di ciò che è rimasto dei Cinque Stelle e della linea del suo presidente, mi servirei di ” palliativa”, mutuando il prestito-riferito a democrazia- dal filosofo Byung-Chul Han nel suo saggio ” La società senza dolore”. Mi rendo conto che tagliare di netto con guerrafondai e finanzieri, oggi non porterebbe a nulla. Ma qui non si comincia mai. Si temporeggia. I costi, tutt’al più, sono di zuffe interne, non mollando le posizioni pazientemente conquistate. Poi arriveranno accordi e compromessi.
    Dimentico qualcosa, ne sono certa. Mi scuso. Volo verso i miei impegni.
    Una buona giornata.

  4. Giulio Bonali
    25 giugno 2022 at 9:01

    Gli attacchi dei media a Conte non provano affatto che costui si collochi politicamente a sinistra (secondo il pensiero unico politicamente corretto sarebbe “di sinistra” -per stendere un velo pietoso su Tsipras e Varufakis- perfino l’ amerikano Sanders, forsennatamente in prima linea con l’ elmetto in testa contro la Russia e gli antifascisti ucraini, che neanche Letta…),

    Il paragone del M5S coi partiti della “prima repubblica” dotati di “zoccolo duro” mi sembra del tutto infondato (sto per compiere settant’ anni e me ne ricordo bene): quante sezioni territoriali o cellule nei luoghi di lavoro costantemente frequentate da buona parte degli iscritti ha il M5S? Quale quotidiano (o televisione, per stare aggiornati all’ oggi)? Quale cultura diffusa a livello di massa? Quale casa editrice?
    Quali e quante feste de L’ unità, de L’ avanti o dell’ Amicizia organizza e dove?

    Conte fa dei bla bla bla contro la guerra al fianco dei nazisti ucraini, contro da devastazione dell’ economia e l’ immiserimento del popolo italiano (anche) tramite sanzioni alla Russia, ma si guarda bene dallo schiodare le chiappe dei suoi compaRi di partito dagli scranni governativi togliendo al nemico del popolo Draghi la maggioranza parlamentare e facendolo cadere (salvo non improbabili salvataggi da parte della sedicente “oppositrice” Meloni; ma almeno farebbe chiarezza e indebolirebbe i nazisti ucraini e i loro mandanti atlantici), come farebbe se le sue chiacchiere fossero sincere e non prese per i fondelli del popolo e dei suoi elettori in particolare.
    Anch’ io credo che lo farà questo autunno-inverno, per due (abbiettissmi) motivi: perché allora i nodi verranno al pettine e il massacro sociale perpetrato dalle classi dominanti comincerà a palesarsi nei fatti e dunque alle classi dominanti stesse servirà qualche “pseudoalternativa alla Tsipras-Varufakis” per mantenere l’ egemonia sulla popolazione vandalicamente tartassata; e inoltre perché nel frattempo si saranno trovati espedienti tipo l’ appoggio esterno alla maggioranza da parte di FdI onde tenere in sella i nemici del popolo: Sporco gioco cui il “buon” Conte non mancherà in questo modo di dare diligentemente il suo bravo contributo).

    Il PD non é a rischio di “diventare ostaggio del cartello centrista” per il semplice fatto che é da quando esiste che pratica una politica di estrema destra senza farsi scrupolo alcuno ad allearsi, se utile alla “ditta” e ai poteri forti cui risponde, con qualsiasi partito disponibile (per assurdo, ammesso e non concesso, un suo “passaggio al centro” costituirebbe di una relativa svolta a sinistra).

    Cercare un’ alleanza con i nemici del popolo del PD (massacratori sociali reiterati e incalliti, forsennati guerrafondai dalla parte dei nazisti ucraini …sì, beh, ma fautori della promozione sistematica dell’ omosessualità e di privilegi per l’ arcipelago LGBT: vuoi mettere con dei “sinistri moderati” come Lenin e Stalin che fra il molto altro si preoccupavano anche dell’ istituzione familiare in URSS?) a casa mia vuol dire praticare una politica di estrema destra antipopolare e reazionarissima.
    Del tutto coerente alla quale é il sostegno a quella moderna prigione dei popoli che nemmeno l’ Impero Austroungarico di Francesco Giuseppe che é UE e alle sue politiche antipopolari.

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