Questo non è governo che “si cala le braghe”

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Non è di solito il mio linguaggio. Ho riportato una tale espressione perché pronunciata dal “nostro” leader nazionale che, in questa fase, ricopre occasionalmente l’incarico di ministro dell’interno. Matteo Salvini è abile…sa che bisogna procedere per gradi…il premierato può aspettare…trasportato al governo, tramite il compiacente taxi pentastellato, se ne sbarazzerà al momento opportuno perché sotto la sua ala ritorni in auge chi, in fondo, è stato uno dei suoi maestri: il grande amatore Silvio Berlusconi al quale ha già lasciato in dote al suo partito uno scranno di opposizione nel CDA della Rai. Il Pd ne sarà escluso perché meno qualificato di FI in termini di rispetto delle istituzioni, come evidenziato un tempo nel mancato riconoscimento della nipote di Mubarak.

Conte ci dice ” L’Italia non è con il cappello in mano. Trattativa ad oltranza con UE”. Di Maio non è da meno. Dialogo costruttivo con Junker. L’Italia rispetta le regole. Governo europeista. Le promesse saranno rispettate, come osserva il suo non pari grado Matteo “Ci interessano i fatti e non i numeri…
No, Matteo, sono proprio i numeri che ti fregano (o per meglio dire fregano noi), sono i numeri che ti hanno debellato.

L’Italia è nota come terra di parolai e di imbroglioni . Sembra che questo trio, dal rozzo Matteo fino all’affettato Conte, voglia tenere sempre alto questo non onorevole prestigio italico.

La UE ci sta umiliando per l’ennesima volta, continuando nella sua opera di devastazione che dura da più di 40 anni…un governo autorevole non si sarebbe mosso (- e sarebbe stato il minimo – dal 3% di deficit ), come riuscirà a fare la Francia, un Paese che non sta molto meglio del Bel Paese. 2,4% era già un cedimento anticipato.
2,04 % è una resa totale. Moscovici vuole ancora di più. Ha capito che sta trattando con delle babaiole…Altro che 1,5% di crescita come ventilato dagli urlatori gialloverdi.
Bankitalia prevede una crescita dell1% nei prossimi tre anni, gli anni del cambiamento”.
Tenendo conto che siamo già in recessione planetaria ( calo del PIL dal 3,9 al 3,7) è ovvio che il modo di affrontarla in Italia sarebbe stata una manovra espansiva e non una manovra restrittiva. Quell’1% può abbassarsi ed arrivare ad una situazione di stagnazione, vicino allo 0,5%.

I programmi saranno rispettati, continuano a ripeterci. Faremo delle osservazioni su ciò che è trapelato. Tenendo conto che la manovra è slittata per il 21 al senato, nulla osta, dati i cambiamenti repentini e le sfuriate dello spread UE, che tra un paio di ore ogni cosa può andare capovolta. Facciamo finta che ci sia un certa stabilità…qualche osservazione sulle pensioni e sul reddito di cittadinanza…

La sbandierata quota 100 si è trasfigurata ed è diventata quota 104. Ma si continua a parlare di quota 100.
Ebbene potrà andare in pensione chi già da due anni ha raggiunto i requisiti al 31 dicembre 2018. Quindi si andrà in pensione con 40 anni di contributi e 64 anni di età. Si procederà, con apertura di “finestre” per i pensionamenti in ritardo rispetto al raggiungimento della soglia e con scaglioni per 5 anni. Poi, finiti quelli che sono di fatto dei prepensionamenti, si ritornerà ai limiti precedenti. Va ricordato che la legge Fornero accenna alla aspettativa di vita che qualora sia in crescita esige un ulteriore innalzamento dell’età pensionabile. L’opzione donna? Si può andare in pensione a 58 anni ma con una penalizzazione che sarà accettata solo da chi dispone di altri redditi…un altro “cambiamento” ipocrita in nome delle donne. Per quanto riguarda le altre disposizioni molto feroci, nulla è stato toccato.
La legge Fornero non è stata abolita.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, i pentastellati hanno la faccia tosta di dire che “non ha subito alcuna variazione” In effetti, perché i conti possano tornare, Di Maio e soci sperano che almeno un 10″ ci rinunci. Inoltre partendo non da gennaio ma da aprile con un risparmio di un miliardo circa, si potrebbe disporre di 6,1 miliardi che aggiunti ad un miliardo per i centri per l’impiego,  arriverebbero a 7,1 miliardi ben distanti dai 9 miliardi preventivati. Una platea quindi ancora più ristretta (ma il buon Salvini dice che i numeri non sono importanti).

Delle fraudolenti operazioni sulla RAI, delle privatizzazioni selvagge (8 miliardi), della “sicurezza” di marca fascista, degli elogi e delle raccomandazioni di Netanyahu a Matteo Salvini, l’uomo che non si cala le braghe e non da importanza ai numeri…alla prossima…

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3 commenti per “Questo non è governo che “si cala le braghe”

  1. Filippo
    18 dicembre 2018 at 15:26

    Poco da aggiungere, se non che l’interessante ora è vedere cosa (non) farà il “popolo” italiano in merito.

    • Francesco
      19 dicembre 2018 at 0:28

      Questa è la parte più drammatica.

  2. Gian Marco Martignoni
    18 dicembre 2018 at 22:11

    Un articolo più che condivisibile. D’altronde, la campagna mediatica orchestrata dalla Lega contro la Fornero – ci ricordiamo tutti il referendum promosso a suo tempo nella consapevolezza della sua inamissibilità sul piano giuridico – ha avuto ed ha il solo obiettivo di mirare ad un nervo scoperto dell’agire politico – sindacale. Ma come è noto i conti si fanno quando si mangia il budino, e tra l’apparenza ( le dichiarazioni roboanti ) e la sostanza ( la famigerata quota 100 ) lo scarto è più che annunciato e scontato. Perciò, si tratta di evidenziare le palesi contraddizioni che emergeranno, stante che chi potrà accedere al pensionamento nei prossimi mesi farà la fila ai patronati sindacali per sapere con quanto ci andrà.Nel caso di una pensione operaia al Nord – ove si gioca la partita relativa al blocco elettorale leghista – nel caso di una riduzione dell’importo sino al 15-20 % ( sulla base degli anni di anticipazione della pensione ) non vi sarà alcuna corsa al pensionamento .Diversamente nel pubblico impiego, per via di una forza lavoro prevalentemente femminile, la possibilità di accedere al pensionamento, pur scontando un taglio dell’assegno,potrebbe avere un maggior successo. Anche se il pubblico impiego non è certamente filo-leghista, di fatto questa operazione mira a ridurre sensibilmente gli organici di una serie di enti e comparti rilevanti .Il tutto però con tempistiche molto dilatate : basta pensare al comparto della scuola, ove prima del settembre del 2020 non vi sarà alcun pensionamento, poichè le domande vanno presentate con la fine del 2019.Infine, l’opzione donna, a meno di non aver perso il posto di lavoro, è tutt’altro che alettante sul piano retributivo.Pertanto, il consenso alle formazioni populiste – non apro il capitolo 5Stelle per non infierire su Di Maio e c – non è un dato acquisito per sempre.Su questo dovrebbe ragionare e lavorare chi si colloca all’opposizione del governo giallo-verde.

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