Patrie e covid

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Cani anticovid

Il dispositivo di controllo si arricchisce di un nuovo mezzo per individuare gli affetti da covid 19: i cani anticovid che utilizzando l’olfatto possono individuare l’ammalato dall’odore del sudore. Da aprile a giugno 2021 le unità cinofile saranno appositamente addestrate, da professionisti esperti negli ambiti della safety & securityi. Il migliore amico dell’uomo è ora utilizzato contro gli ammalati covid 19. L’inquietudine si estende al mondo animale, ogni cittadino vedrà nei cani addestrati uno strumento di controllo. Per il cane anticovid l’essere umano diventerà solo sudore ed odore. Il nuovo nemico sociale: l’ammalato sarà dunque oggetto anche di una caccia in città. La città giungla avrà i predatori  (cani) e i predati (ammalati). L’utilizzo anche dei cani per il controllo sanitario rende palese l’uso ideologico della pandemia: si sperimenta una nuova dittatura sanitaria. I cittadini sono coinvolti in un nuovo conflitto, la lotta è spostata tra ammalati di covid 19 e non ammalati. Si introduce una cesura orizzontale, una divisione tra gruppi sanitari. Al conflitto uomo – donna si aggiunge una nuova conflittualità, entrambi sono finalizzati alla parcellizzazione della società, non più tale.  Gruppi orizzontali  impiegano le loro energie per scindersi e mai ritrovarsi in una comunità capace di individuale il nemico comune e la verità del conflitto. Il dispositivo di controllo agisce per divisione, per moltiplicazione neoplastica, aumentano le divisioni cellulari per uccidere ogni forma di vita sociale. Sotto i coLpi del dispositivo resta sepolta la genesi del disastro pandemico con le colpe politiche e dei gruppi sociali che hanno favorito la contrazione dei servizi sanitari e la formazione alla solidarietà sociale. Se la lotta è spostata dall’asse verticale all’asse orizzontale, coloro che hanno favorito il disastro con i tagli orizzontali da Ciampi a Monti restano nell’immaginario  i difensori della democrazia, per cui i gruppi sociali di cui sono la longa manus possono continuare a governare e a consolidare il loro potere. Cani molecolari a caccia di ammalati, DAD per smantellare la vicinanza e la formazione alLa socialità, mascherine che diseducano a leggere i volti, disposizione degli spazi volti ad impedire il contatto. Se vi sarà un dopo pandemia, si dovrà affrontare l’anno zero della socialità. Una popolazione educata alla solitudine non può essere un soggetto politico. Ogni capacità politica potrebbe essere stata evirata dall’abitudine all’atomizzazione sociale.

 

Le nuove caverne

La politica, in quanto pratica della socialità condivisa, sostituita con l’atomocrazia organizzata trasforma palazzi e grattacieli in enorme caverne di primitivi edotti all’uso di tecnologie avanzate. La cavernizzazione della società è ormai avviata, il dispositivo agisce su più fronti ed in ogni piano della vita sociale. Il ministro Bianchi annuncia la delicealizzazione della scuola nei suoi scritti sostituiti dalla formazione professionale organica al sistema mercato. L’atomizzazione sanitaria è sostenuta da un progetto di analfabetismo dei contenuti generalizzato e introdotto dalla DAD. In quest’ultima sono gli alunni più intraprendenti, mediante un abile lavoro di copiatura, copia incolla a farsi strada,  l’imbroglio diventa didattica alternativa. Le chiese sostituiscono l’acqua benedetta con  soluzioni alcooliche, lo scambio della mano è sostituito da un fugace sguardo mascherato dei pochi fedeli. Il silenzio della barbarie avanza. Siamo ad un punto di non ritorno, ogni gesto di resistenza dev’essere finalizzato alla sopravvivenza del “politico” contro il “nulla” che avanza. Le voci del dissenso vengono spinte di imperio dai privati. Dobbiamo confrontarci con questa nuova realtà – verità, dinanzi alla quale il desiderio di sfuggire da essa è umanamente comprensibile, ma in questo momento abbiamo il dovere di continuare a testimoniare l’umano contro il nichilismo passivo che si afferma in nome della difesa della società. Alla retorica dei diritti individuali bisogna sostituire il dovere solidale verso la comunità per poter rimettere al centro la politica. I diritti individuali sono oggi parte del dispositivo di controllo e divisione, poichè introducono la logica della competizione e la sacralizzazione della religione del guadagno e dell’egoismo sociale. Bisogna ricominciare dai doveri dai quali scaturiscono l’equilibrio tra i diritti sociali e i diritti individuali:

“Colla teoria dei diritti possiamo insorgere e rovesciare gli ostacoli; ma non fondare forte e durevole l’armonia di tutti gli elementi che compongono la Nazione. Colla teoria della felicità, del benessere dato per oggetto primo alla vita, noi formeremo uomini egoisti, adoratori della materia, che porteranno le vecchie passioni nell’ordine nuovo e lo corromperanno pochi mesi dopo. Si tratta dunque di trovare un principio educatore superiore a siffatta teoria, che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che li vincoli a’ loro fratelli senza farli dipendenti dall’idea d’un solo o dalla forza di tutti. E questo principio è il DOVERE. Bisogna convincere gli uomini ch’essi, figli d’un solo Dio, hanno ad essere qui in terra esecutori d’una sola legge – che ognuno d’essi deve vivere, non per sé, ma per gli altri – che lo scopo della loro vita non è quello d’essere più o meno felici, ma di rendere sé stessi e gli altri migliori – che il combattere l’ingiustizia e l’errore a benefizio dei loro fratelli e dovunque si trova, è non solamente diritto, ma dovere: dovere da non negligersi senza colpa – dovere di tutta la vita. Operai Italiani, fratelli miei! intendetemi bene. Quand’io dico, che la conoscenza dei loro diritti non basta agli uomini per operare un miglioramento importante e durevole, non chiedo che rinunzino a questi diritti; dico soltanto che non sono se non una conseguenza di doveri adempiti e che bisogna cominciare da questi per giungere a quelli. E quand’io dico, che proponendo come scopo alla vita la felicità, il benessere, interessi materiali, corriamo rischio di creare egoisti, non intendo che non dobbiate occuparvene; dico che gli interessi materiali, cercati soli, proposti non come mezzi ma come fine, conducono sempre a quel tristissimo risultato. Quando, sotto gli imperatori, gli antichi Romani si limitavano a chiedere pane e divertimenti, erano la razza più abietta che dar si possa; e dopo aver subita la tirannia stolida e feroce degli Imperatori, cadevano vilmente schiavi dei Barbari che invadevano[1]”.

 

Le analisi sociali devono essere sostenute da un rovesciamento teoretico dei paradigmi culturali in atto, con cui ricostruire una visione politica ed economica in cui l’essere umano nella comunità sia ridisposto nella sua verità: l’intenzionalità sociale che gli permette di sviluppare la pienezza della sua umanità da contrapporre alla sterilità e alla specializzazione  programmata dal neoliberismo. In questa condizione non possono che essere le singole voci sparse e disperse a prendere l’iniziativa critica e pratica di ricostruzione di un soggetto politico che si contrapponga all’avanzata dell’animalizzazione dell’essere umano.  Una patria esiste, ancora, con la sua lingua e la sua cultura, da questa si può ricominciare in nome delle patrie, del diritto alla solidarietà concreta e creativa tra le comunità patrie contro l’omologazione nichilistica della lingua e del pensiero unico:

“Senza Patria, voi non avete nome, né segno, né voto, né diritti, né battesimo di fratelli tra i popoli. Siete i bastardi dell’umanità. Soldati senza bandiera, israeliti delle Nazioni, voi non otterrete fede né protezione: non avrete mallevadori. Non v’illudete a compiere, se prima non vi conquistate una Patria, la vostra emancipazione da una ingiusta condizione sociale: dove non è Patria, non è Patto comune al quale possiate richiamarvi: regna solo l’egoismo degli interessi, e chi ha predominio lo serba, dacché non v’è tutela comune a propria tutela. Non vi seduca l’idea di migliorare, senza sciogliere prima la questione Nazionale, le vostre condizioni materiali: non potrete riuscirvi. Le vostre associazioni industriali, le consorterie di mutuo soccorso son buone com’opera educatrice, come fatto economico: rimarranno sterili finché non abbiate un’Italia. Il problema economico esige principalmente aumento di capitale e di produzione; e finché il vostro paese è smembrato in frazioni – finché, separati da linee doganali e difficoltà artificiali d’ogni sorta, non avete se non mercati ristretti dinanzi a voi – non potete sperar quell’aumento. Oggi – non v’illudete – voi non siete la classe operaia d’Italia: siete frazione di quella classe: impotenti, ineguali al grande intento che vi proponete. La  vostra emancipazione non potrà iniziarsi praticamente, se non quando un Governo Nazionale, intendendo i segni dei tempi, avrà inserito, da Roma, nella dichiarazione di Principii, che sarà norma allo sviluppo della vita Italiana, le parole: Il lavoro è sacro ed è la sorgente della ricchezza d’Italia. Non vi sviate dunque dietro a speranze di progresso materiale che, nelle vostre condizioni dell’oggi sono illusioni. La Patria sola, la vasta e ricca patria Italiana, che si stende dalle Alpi all’ultima terra di Sicilia, può compiere quelle speranze. Voi non potete ottenere ciò che è vostro diritto se non obbedendo a ciò che vi comanda il Dovere. Meritate ed avrete. Oh miei fratelli! amate la Patria. La Patria è la nostra casa: la casa che Dio ci ha data, ponendovi dentro una numerosa famiglia, che ci ama e che noi amiamo, colla quale possiamo intenderci meglio e più rapidamente che non con altri, e che per la concentrazione sopra un dato terreno e per la natura omogenea degli elementi che essa possiede, è chiamata a un genere speciale d’azione. La Patria è la nostra lavoreria; i prodotti della nostra attività devono stendersi da quella a beneficio di tutta la terra; ma gli istrumenti del lavoro che noi possiamo meglio e più efficacemente trattare, stanno in quella e noi non possiamo rinunziarvi senza tradire l’intenzione di Dio e senza diminuire le nostre forze[1]”.

Il silenzio aggressivo dei nostri giorni va combattuto con le parole di senso che possono raggiungere coloro che sono dispersi nella tempesta del nichilismo e dell’antiumanesimo.

 

[1] Mazzini  Doveri dell’uomo liber liber pag. 10

[2] Ibidem pp. 36 37

Giuseppe Mazzini - Movimento Roosevelt

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