Perché Sel-Rifondazione e & c. se la prendono così calda per difendere Tsipras?

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Sel, Rifondazione e l’area dei loro militanti più fedeli hanno ingaggiato una battaglia furibonda per difendere Tsipras, anche più di quanto non facciamo i recenti fuoriusciti del Pd, che osservano una linea più sobria. Gli argomenti sono più o meno questi, variamente declinati e mescolati…
-non c’era altro da fare (ma allora perché sbrodolarsela per 5 mesi e non chiudere subito, prima di svuotare le banche?)
-l’accordo finale è migliore del precedente (Ah si?! E in cosa?)
-così la Grecia ha ottenuto la riduzione del debito (veramente non l’ha ancora ottenuta, non sappiamo se lo sarà, in che misura ed a che costo)
-chi ha perso la faccia è la Merkel (si ma solo perché ad uscirne bene è Schauble)
-Tsipras ci ha insegnato cosa significa lottare (veramente ci ha insegnato come prenderle di santa ragione, dopo una manfrina di cinque mesi)
-A criticare Tsipras sono solo i trotskijsti, anarchici, ml e falsi comunisti (quindi anche 40 deputati, la maggioranza del Comitato centrale di Siryza e Vanoufakis sono trotzkijsti, anarchici ecc?). Potremmo proseguire ma mi pare che basti.
Ma perché la Brigata Kalimera si imbarca in una impresa così disperata e perdente? Anche perché un elettore potrebbe chiedersi: “Ma se anche tu, in circostanze analoghe, faresti la stessa politica di austerity, anche solo perché costretto, perché mai dovrei votarti? Mi tengo il Pd”.
Io distinguerei fra i gruppi dirigenti ed i militanti. Per quanto riguarda i secondi il discorso è presto fatto: l’eredità del comunismo da caserma, per cui il gruppo dirigente va sempre difeso, con fede e senza riguardo per la ragione. La critica per loro è un’oziosa perdita di tempo, loro “credono”, non ragionano e sfidano impavidi il ridicolo. E poi ci sono le ragioni sentimentali: a questi militanti della sinistra, romanticamente, piace perdere, li fa sentire migliori, sfortunati ma migliori. Loro vogliono perdere ed è giusto accontentarli. E’ bene che questa sinistra perda sempre e chiudiamola qui.
Più complesso è il caso dei gruppi dirigenti, che sono di assoluto cinismo ed ai quali di Tsipras e del popolo greco non potrebbe interessare di meno. Però, loro hanno fatto un investimento di immagine: solo 14 mesi fa erano presenti alle elezioni come “lista Tsipras” e con quel “brand” sono riusciti a superare per il rotto della cuffia lo sbarramento del 4%. Poi la cosa, come era prevedibile e previsto, si è sfasciata due giorni dopo, fra accordi non rispettati, seggi contesi e slealtà varie, però questo non toglie che, per ragioni di marketing, non si può criticare quello che è stato il marchio di impresa. Anche perché, solo qualche giorno prima in occasione del referendum, l’icona di santo Alexis era stata innalzata più luminosa che mai, senza far caso alle ambiguità e giravolte dei giorni precedenti, che facevano presagire che uso si sarebbe fatto della vittoria del no.
In secondo luogo, il soggetto “nuovo” che sta per nascere sotto l’egida di Sel, al di là dei roboanti proclami anti renziani, già pensa di entrare nella lista del Pd, come imposto dall’Italicum (o di coalizzarsi con il Pd se dovesse tornare il premio di coalizione) e non possono presentarsi con trascorsi da estremisti che non danno affidamento.
Perché, questo è il cuore della questione, loro farebbero ancora una volta come hanno fatto con il Governo Prodi, piegandosi a votare le cose più indecenti come le missioni militari all’estero sotto comando militare americano, espellendo chi non era d’accordo. Fu così che raggiunsero l’obiettivo di perdere 3 elettori su 4 e restare fuori del Parlamento. Una sconfitta presto rimossa ed a cui non ha fatto seguito alcuna riflessione critica. Per cui è evidente che oggi farebbero la stessa cosa di Tsipras, perché non hanno gli strumenti culturali per immaginare nulla di diverso.
Questo ci porta ad un altro aspetto drammatico della questione: i gruppi dirigenti della Brigata Kalimera non capiscono assolutamente nulla di economia monetaria e, più in generale, di economia. Secondo un suo autorevole esponente il cambio 1 a 1 fra marco orientale e marco occidentale, fu un atto di generosità di Khol. Peccato che, con l’arrivo dell’Euro, poi quell’atto di generosità si sia spalmato su tutti gli altri paesi, per cui la Germania si è pagata la riunificazione –evitando l’equivalente di una “questione meridionale”- con il contributo del resto d’Europa. Khol è stato generoso, ma con i soldi degli altri.
Secondo un altro illustre esponente della summentovata Brigata, “bisogna emettere liquidità evitando l’inflazione”. Si può provare con una novena alla Madonna di Lourdes. Per un dirigente ancora più autorevole, la Bce dovrebbe essere “prestatore di ultima istanza”, esattamente come lo era lo Stato nei confronti delle banche e dei soggetti di diritto privato in difficoltà. Peccato che questa volta siano gli stati ad aver bisogno di quel prestatore che è un soggetto di diritto privato. L’autorevole personaggio, che mette nelle mani di Francoforte le speranze di una Europa federale, evidentemente ignora come è fatto il board della Bce e come sono fatti i board delle banche nazionali che lo compongono.
Non chiedetemi i nomi: sono quasi tutti miei amici personali ed, allora, diciamo il peccato e non il peccatore. E il peccato grosso è che questi signori non leggono un accidenti, non sanno niente e non gli importa nulla di sapere qualcosa. Il loro “pensiero” politico si forma fra un articolo di Repubblica, una chiacchierata nella terrazza romana della signora Fulvia, un incontro alla bouvette di Montecitorio con un giornalista “bene informato” e, quando va bene, qualche veloce consultazione di Wikipedia. Mai la lettura di un libro, un seminario di studio, un convegno. Da tempo immemorabile non compare una rivista teorica, non si fa una iniziativa di formazione, non si discute un documento politico di respiro, non si verifica un dibattito di qualche dignità. Il risultato è un certo politico di cialtroncelli, che non sanno nulla e non pensano nulla, ma hanno solo il problema di vivere della rendita di qualche incarico istituzionale. E non sarebbe meglio che una cosa del genere sparisse definitivamente?
Prevengo una obiezione che già immagino mi verrà fatta: “Ma allora i 5stelle sono più bravi? Perché non dici niente di loro?” E, infatti, sono convinto che il M5s stia procedendo troppo lentamente nel processo di maturazione e stia facendo sciocchezze come la proposta del reddito di cittadinanza (solenne fesseria, peraltro condivisa da Sel, da Landini e, suppongo, anche da Rifondazione). Anche questo è il frutto di questo modo impressionistico e facilone di far politica e sono convinto che se il M5s non si dà una mossa, iniziando a fare più sul serio, non ha un grande futuro davanti a se. Non si può vivere sempre di rendita delle brutture che fanno i governi in carica.
Come vedete, niente sconti a nessuno.
Fonte: http://www.aldogiannuli.it/perche-sinistra-italiana-difende-tsipras/

9 commenti per “Perché Sel-Rifondazione e & c. se la prendono così calda per difendere Tsipras?

  1. Armando
    26 luglio 2015 at 10:11

    L’unica cosa che non condivido è un certo ottimismo, o speranza, sui 5stelle. Secondo me anche loro si sono formati su articoli di giornali, e poi quali! Non hanno alcuna base teorica, alcun progetto davvero alternativo di società, e la democrazia mediatica che sbandierano Grillo e Casaleggio è solo una bufala quando non una vera truffa.

  2. aliquis
    27 luglio 2015 at 9:09

    Mi sembra un articolo qualunquistico, degno di Poujade.

  3. Andrea
    27 luglio 2015 at 18:51

    Ho sempre avuto l’impressione che i 5 Stelle abbiano una sola funzione, assolutamente importante per le elite mondialiste. Bloccare con il loro 25% la crescita di un partito antisistema, più facilmente connotato a destra che a sinistra.
    Per il resto capisco “invidia” di Sel e dintorni. Ma la Grecia è un unicum.
    Radicalizzandosi la situazione la maggioranza potrebbe anche essere favorevole ad uscire esplicitamente dall’euro
    In Italia è molto diverso. Rimane ancora una forte industria, la quale senza l’euro avrebbe gravi difficoltà.
    In Grecia non esiste una Modena una Brescia o una Treviso per dirne solo alcune…e le masse che vi gravitano attorno.
    Andrea

    • Fabrizio Marchi
      27 luglio 2015 at 19:46

      In questo caso invece sono in radicale disaccordo. Casomai è il contrario. Il “pompaggio” a livello mediatico della “nuova “Lega Nord” di Salvini c’è stato dopo l’exploit del M5S, non prima. Ti ricordo che le ultime elezioni europee stravinte da Renzi sono state una sorta di confronto fra il PD e il M5S.
      Ciò detto, non ho mai visto un leader di partito mediaticamente pompato come lo è stato e lo è Salvini, che sta praticamente tutti i santi giorni su tutte, dicasi tutte, le televisioni di regime. Solo questo ci dice chiaramente che la Lega Nord di rivoluzionario e di antisistema non ha proprio un bel nulla. Fra poco rifaranno un altro inevitabile inciucio con Forza Italia e se la giocheranno con il PD grazie al nuovo sistema elettorale (variabile M5S a parte). Un’alleanza di forze liberiste di destra (è un fatto oggettivo, la Lega è una forza liberista, antieuropeista in questa fase perché deve difendere la gran parte della sua base di piccoli e medi imprenditori che vorrebbero politiche economiche protezionistiche, ma non certo antiliberista o anti capitalista…) che deve servire proprio a mantenere inalterato il quadro politico, con una finta sinistra da una parte e una destra semivera dall’altra. In questa fase è proprio il M5S che deve essere messo nell’angolo perché in qualche modo, pur con tutti i suoi enormi limiti strutturali, è quello che rompe l’attuale assetto politico.

  4. Andrea
    28 luglio 2015 at 0:21

    Con bloccare intendo occupare preventivamente uno spazio elettorale come fosse una nicchia di mercato; dietro una persona come Casaleggio ristagnano notoriamente poteri non chiari e non manifesti e non sono le elite e le masse “provinciali” di Salvini. La nascita del movimento 5Stella è verticistica. Un progetto di marketing.
    Nulla di confrontabile con Podemos o con Syriza, che pur avendo limiti, sorgono dal basso e mantegono un’idea di nazione “popolare”.
    Il movimento 5 Stelle non ha mai assunto posizioni precise, se non anti-casta, posizione che Lei ammetterà, non fa mai male radicalmente a nessuno.. In questo senso è un 5Stelle prosecutore di mani-pulite e ripropone l’esigenza di una riduzione della corruzione e di una maggiore legalità: la riformulazione girotondina di un’etica civica nordica da applicare nelle contrade mediterranee. Progetto Scalfariano.
    Non per nulla 5Stelle piace al FattoQuotidiano e a tutti i coltivatori dell’immaginario global vagamente di sinistra. L’ambasciatore americano non può dispiacersi di Grillo e company.
    Mi sembra che pur precisando i limiti strutturali del movimento 5 Stelle Lei sottovaluti la sua natura sistematicamente inconcludente, una inconcludenza sospetta, che rivela un obiettivo di mera occupazione preventiva di uno spazio elettorale.
    Quanto a Salvini e alla Lega hanno sempre goduto di una dose consistente di presenza mediatica, soprattutto per l’obiettivo evidente (promosso dalla sinistra pulita) di dimostrare pubblicamente quanto siano “brutti, cattivi ed incompetenti” i ceti popolari non soggetti alle logiche globalizzate. Operazione tuttavia di respiro corto.
    I discorsi semplicistici di Salvini attizzano le masse popolari (artigiani, commercianti operai, contadini) sconfitte ed intimidite dalla globalizzazione.
    Indubbiamente Salvini ha un suo senso ed un suo ruolo. Negarlo è impossibile.
    Quando Salvini ha dichiarato ripugnante il crocefisso “a falce martello” offerto dal buon Morales al Papa, ha perso un’occasione per sfondare a sinistra.
    Come Lei può immaginare i rosso-bruni sono potenzialemente praterie sterminate, altro che i rossi puri, la cui prevalenza richiede condizioni storiche estremamente selettive.
    Quale sia il ruolo dei 5 Stelle non è chiaro.
    Direi che l’Italia ha 2 problemi, Salvini, il PD, ed un terzo, Grillo, che non è la soluzione.
    Le basi di questi problemi sono rappresentate da elite provinciali-corporative (a volte semi-mafiose) ancora molto forti, ed un ceto globalizzato semi-colto, di pseudo-sinistra.
    con stima e cordialità
    Andrea

    • Fabrizio Marchi
      28 luglio 2015 at 11:59

      Bah..che dirti, Andrea, sei un vero “rosso bruno”, solo così si spiega il tuo apparente muoverti come i gamberi, come si suol dire, un passo avanti e uno indietro…ma non è esatto, un passo di qua, uno di là, uno da un’altra parte ancora. Si prende di qua, si prende di là, quello che conviene, poi si fa un bel mix.
      Un altro aspetto tipico del fenomeno “rosso bruno” è un marcato tatticismo, né potrebbe essere altrimenti, nella migliore concezione e tradizione fascista. Si coglie il momento, la situazione data, ci si cala e ci si adegua al contesto perché ciò che conta alla fin fine è trarre vantaggio dalla situazione contingente e cercare di sfruttarla al meglio per i propri fini, cioè come cercare di arrivare al potere. La strategia diventa quindi la tattica, meglio se ultraspregiudicata. Tutto ciò è estremamente evidente dalle tue parole. Altro aspetto fondamentale del “rossobrunismo” (si legge fascismo, intendendo con questo, ovviamente, non solo il ventennio mussoliniano ma anche tutte le altre esperienze successive, sia pur in parte diverse l’una dall’altra ma con aspetti fondamentali comuni a tutti … ) è la capacità camaleontica, di insinuarsi e di mimetizzarsi, di confonde le acque, di disorientare e molto spesso di infiltrarsi. E’ ovvio che tanta gente politicamente sprovveduta ci casca. Non è un caso, infatti, che il rossobrunismo, come appunto il fascismo e i vari fascismi, proliferano in fasi storiche politicamente “povere”, dove il tasso di coscienza politica è molto basso e, naturalmente, in assenza di una Sinistra forte e autorevole. Però, al contempo, hanno (i rosso bruni) anche dei limiti strutturali, dati proprio dalla loro stessa natura politica e ideologica. Per quanto possano sforzarsi di mimetizzarsi alla fine si fanno riconoscere per quello che sono. Un po’ come Salvini, insomma, mutatis mutandis, come hai detto anche tu, che per quanto possa cercare di camuffarsi, alla fine il richiamo della foresta esce prepotentemente (anche se Salvini è un”animale ancora diverso anche se la spregiudicatezza è la stessa, e proprio per questo può essere manovrato e manovrabile). A mio parere praterie sterminate, come dici tu, non ne hanno, diciamo appunto che in una fase dove la politica e in generale il contesto complessivo versa in condizioni di grande povertà culturale e politica, i fascisti, vecchi o nuovi, e rossobrunisti, possono proliferare, su questo non c’è dubbio, appunto facendo leva sul disagio sociale diffuso e sulla frustrazione di tanta gente. Certo che non deve essere il massimo sentirsi così ma è un problema che i fascisti e i rossobrunisti non si pongono neanche altrimenti non sarebbero tali, animati come sono da una miscela di spregiudicatezza (che loro scambiano “fascisticamente” per audacia) e di una visione microscopica della politica, del giorno per giorno, del contingente.
      Sono da sempre in qualche modo affascinati da una certa Sinistra rivoluzionaria non contaminata dal politicamente corretto con la quale hanno da sempre cercato un contatto ma dalla quale come risposta hanno (giustamente) sempre ricevuto calci in bocca. Già l’ala rautiana del MSI e vari gruppi della destra extraparlamentare tentarono il cosiddetto “sfondamento” a sinistra, ovviamente senza successo.
      Le ragioni di ciò? A mio parere sono due. La prima, la più importante, è di ordine politico, e la risposta l’abbiamo già in parte data. Cercano di confondere le acque, d infiltrarsi, di mimetizzarsi con l’obiettivo di fare proseliti in alcune fasce popolari, di trarne vantaggi, di conquistare egemonia politica. Ma in realtà non ci sono mai riusciti. Oggi ci sta riuscendo Salvini che, non a caso ha aperto a Casa Pound e alla fascisteria varia. Ma questo è un altro discorso che rimanda all’analisi del fenomeno della Lega Nord che, nella sua semplicità, è comunque un fenomeno complesso, nel senso che sarebbe errato definirlo come un movimento neofascista tout court (ma della Lega ne abbiamo già parlato e ne parleremo ancora).
      Poi, meno importante ma anche questo fa la sua parte, c’è una ragione di ordine psicologico. Si tratta di una sorta di complesso di inferiorità. Sono consapevoli (i fascisti, vecchi, nuovi, rinnovati, rossobrunizzati, neodestri ecc.) che il loro bagaglio culturale è di una miseria spaventosa (né potrebbe essere altrimenti), soprattutto rispetto alla produzione culturale della Sinistra. E da questa cercano di prendere quello che per loro è realisticamente possibile prendere. Poi sono consapevoli anche della miseria altrettanto spaventosa del loro orizzonte ideale e culturale (e quindi anche politico), animato da un sostanziale minimalismo. E questo è del tutto evidente anche dalle loro parole, dai concetti che esprimono, specie appunto quando insistono sul fatto che l’orizzonte politico della Sinistra è irrealizzabile, è un’utopia ecc. ecc. In realtà, da un certo punto di vista, ne sono in qualche modo affascinati (e questo spiega anche la loro insistenza nel frequentare luoghi di Sinistra) proprio perché si rendono conto della loro pochezza e povertà complessiva (che cercano di camuffare , anche a loro stessi, con una certa attenzione alle tematiche sulla spiritualità ecc. ma questo è un altro discorso ancora).
      Relativamente al M5S. Non ho MAI, dico MAI, pensato che il M5S sia il Sol dell’Avvenir. Il M5S non è certo un movimento anticapitalista, di classe e rivoluzionario (né tanto meno lo è la Lega Nord…mi viene anche da ridere mentre lo specifico…). Oggi NON esiste un simile soggetto né siamo in grado di capire come, se e quando potrà ricostituirsi. Allo stato però, il M5S è l’unico soggetto che, in un ambito comunque minimalista, sia chiaro, può dare una mano a rompere l’attuale assetto politico, a muovere la classifica, come si dice in gergo calcistico. Nulla più e nulla meno. Certo che il M5S non fa paura alle elite dominanti. Perché pensi che gli faccia paura la Lega Nord o i suoi mezzi cugini d’oltralpe del FN? Ma non scherziamo neanche…Oggi purtroppo niente e nessuno fa paura al sistema capitalista dominante per la semplice ragione che non esiste una forza politica di un certo rilievo autenticamente di classe anticapitalistica, capace di esercitare egemonia politica.
      Il M5S è un contenitore (contraddittorio) di dissenso e da questo punto di vista può fungere la funzione di piede di porco per provare a scardinare l’attuale contingente assetto politico, ammesso che ci riesca. Nulla più e nulla meno. Ciò detto, condivido tutte le perplessità su Casaleggio e Grillo ma, ripeto, nessuno da queste parti si era fatto incantare dalle loro sirene.

      • Andrea
        28 luglio 2015 at 12:58

        Caro Fabrizio
        Assumere che i rosso-bruni possano contare su praterie sterminate e “rischino” di sfondare a sinistra ed assumere infine l’inconcludenza dei 5Stelle significa parlare di fatti (per altro sempre opinabili) ma trarne la conclusione che chi descrive questi fatti li debba vivere con entusiasmo come positivi, ed intenda confondere le acque, ne passa.
        Il mio assunto è stato già detto in linguaggio certamente non “canonico”. Il recupero del sovranismo nella sua accezione popolare e nazionale è rilevante ed esiziale ed è il punto di partenza.
        Esiste una contrapposizione evidente fra le elite globalizzate e le masse sconfitte o estranee dalla globalizzazione. Queste masse non solo sono ampiamente impoverite, ma hanno acquisito la percezione che l’impoverimento in corso sia inarrestabile; inoltre la coscienza dell’impoverimento si sta incuneando potentemente minando l’identità consumeristica universale che costituisce uno dei caposaldi del dominio attuale.
        In questo contesto i soggetti spendibili non sono certo Salvini o la sig.ra Le Pen, ma Podemos e Syriza il cui linguaggio non è certo marxista. Quanto alle masse che guardano ai leaders populisti, non sono perdute e non vanno disprezzate.
        Occorre trovare un linguaggio idoneo che le conduca in una prospettiva di classe, tenendo in debito conto il problema colossale dell’immigrazione e dei contrasti insorgenti fra ceti autoctoni e masse immigrate e della difficoltà di far emergere un interesse comune.
        Se Lei pensa di riproporre la tradizionale narrazione marxista, non arriverà da nessuna parte. La scontro fra le classi – è paragonabile alla tensione fra masse tettoniche – emerge raramente, ma è implicito e sottostante. Qualche volta trapela nella storia e per manifestarsi nella sua potenza tellurica non ha avuto bisogno in passato della narrazione marxista. Una narrazione diversa che includa quella marxista sarebbe più idonea, ma ancora la sinistra non ha una sua idea di mondo appropriata all’enorme complessità dei tempi.
        La mia “ambiguità” consiste in questo.
        saluti Andrea

        • Fabrizio Marchi
          28 luglio 2015 at 14:22

          Io non ripropongo affatto quella che tu chiami la “tradizionale narrazione marxista”, altrimenti se così fosse tu non saresti neanche qui e con questa sistematicità…pensaci…
          Sono poi d’accordo sul fatto che una nuova Sinistra non possa avere nel suo bagaglio solo Marx (che è comunque fondamentale, necessario e tuttora attuale); del resto ci sono state numerosissime letture post Marx di marxisti non “ortodossi”, come si suol dire, non è certo una novità. Io stesso (che non sono nessuno) da tempo sto portando avanti diversi approcci di critica alla realtà, pur partendo dall’analisi marxista.
          Ciò detto, non mettermi in bocca cose che non ho mai detto né pensato. Io NON ho MAI disprezzato quelle masse depoliticizzate, prive di coscienza, frantumate, “consumistizzate”, “imborghesite” (termine ormai improprio per dire che hanno interiorizzato l’ideologia del Capitale) e in parte anche “fascistizzate”. Questo disprezzo può nutrirlo un esponente della “sinistra” politicamente corretta, liberal, radical e femminista, non certo il sottoscritto. Quindi, al fine di non perdere tempo, evitiamo di tornare sui soliti discorsi che ormai dovrebbero essere chiari. Hai capito perfettamente con chi hai a che fare quindi è del tutto inutile (o al limite capzioso) tornare sui soliti argomenti.
          Inoltre non è vero affatto che lo scontro fra le classi è emerso in maniera tellurica, come dici tu, ben prima della narrazione marxista. E’ solo con la nascita del Movimento Operaio che la coscienza di classe (parlo ovviamente per le classi subalterne) emerge e si organizza politicamente, è in grado di durare nel tempo (per almeno un secolo) e di arrivare anche ad essere egemone in alcuni tratti e in alcune parti del pianeta.
          Prima di allora non c’era stato nulla di tutto questo. C’erano state rivolte più o meno spontanee di schiavi e poi di contadini, ma MAI si era arrivati a movimenti di classe della portata di quelli dell’ ‘800 e del ‘900 che hanno portato alle grandi lotte operaie e proletarie, alla grandi rivoluzioni del secolo scorso e alla nascita di stati comunisti (lasciamo perdere ora l’epilogo…).
          E questo è un fatto. Poi che il proletariato non sia stato all’altezza del compito e sia stato sconfitto, come ha scritto anche Preve (secondo Preve il proletariato non poteva sviluppare egemonia per ragioni strutturali; ora ci vorrebbe troppo tempo per affrontare questa questione) è vero, ma questo è un altro discorso ancora e ancora più complesso.
          Il Comunismo è stato il primo grande tentativo mai messo in campo di invertire il corso della storia. E questo è un altro fatto. Oggi si fa presto a buttare il bambino insieme all’acqua sporca. Del resto non si capisce perché il primo tentativo doveva riuscire con il buco collocato perfettamente al centro della ciambella. Oggi molta gente ha gettato la spugna troppo presto, e questo, scusatemi la presunzione ma è ciò che penso, è un atteggiamento piccolo borghese, di chi ha fretta.
          Dopo di che, che siano necessari altri strumenti, oltre al marxismo doc, per comprendere la complessità della realtà attuale, non c’è dubbio. Ma questa è una critica che non puoi muovere certo al sottoscritto o a questo giornale.

  5. Alessandro
    28 luglio 2015 at 1:23

    La Destra la conosciamo, sia nella versione “hard”, forza Italia- Lega nord e satelliti vari, sia in quella soft, il PD renziano, la sinistra si è ridotta a un partitino, Sel, forse buono per omosessuali e femministe, con tutto il rispetto per i primi, non certo per i lavoratori, non rimangono che i 5S, in attesa che nasca un serio soggetto politico a sinistra. Chissà che chi parla come mangia non possa stupirci in positivo. Certo, rompere con la tradizione parolaia della politica nostrana ci pare oggi un azzardo. Comunque, aspettiamo le possibili nuove elezioni a Roma, con il probabile successo dei 5S. Sarà un banco di prova importante. Sarà il trampolino di lancio verso il governo nazionale o affosserà definitivamente le loro ambizioni? Staremo a vedere.

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