Servi volontari

C’è una domanda di filosofia politica che non passa mai di moda e che anzi sollecita le intelligenze di ogni generazione. Nei nostri tempi, tale domanda non soltanto non ha perso la sua forza ma è addirittura attualissima tanto da rendere indispensabile porla. Perché gli uomini obbediscono? E, soprattutto, perché gli uomini obbediscono anche quando il potere li opprime? E, infine, perché gli uomini obbediscono, svendendo la loro libertà, anche quando sarebbe tutto sommato facile liberarsi da un despota? Ho fatto fare diverse tesi finora sul pensiero di un autore assai particolare nella storia del pensiero politico. Étienne de La Boétie, infatti, è un vero e proprio caso all’interno del vasto e diversificato mondo delle categorie politiche: parliamo di un autore morto a 33 anni e che ha scritto, forse a meno di 20, una trentina di pagine che, a sua completa insaputa, sono diventate un classico della filosofia politica moderna. Ebbene, de La Boétie, amico carissimo del più celebre Montaigne, nel cuore del sedicesimo secolo, tanti secoli fa dunque, aveva compreso che il potere non è affatto una realtà che si contrapponga frontalmente agli uomini su cui si esercita. Quando si parla del potere, per questo grande scrittore politico francese, occorre considerare la struttura d’insieme che regge l’intera società. Perché gli uomini obbediscono ad un potere tirannico? Perché non se ne liberano quando potrebbero farlo senza trovare alcuna resistenza? Queste sono – appunto – le sue domande fondamentali. E La Boétie risponde che ci sono quattro elementi fondamentali che – appunto – strutturano e stabilizzano il potere. 1) Abitudine 2) Abbrutimento 3) Atomizzazione sociale 4) Gerarchizzazione L’abitudine consiste nell’aver preso così tanta confidenza con la prassi dell’obbedienza da non accorgersene più. L’abbrutimento è una pratica a cui il popolo è sempre esposto, ossia quella di essere trattato come una bestia senza cervello: giochi, spettacoli indegni etc. etc. … L’atomizzazione sociale è la disgregazione a cui sono sottoposti gli individui a cui si impedisce di unirsi se non per finalità che fanno comodo al potere. Gerarchizzazione è il fatto che il tiranno si avvale di un manipolo di uomini che ricevono tanti benefici dal potere e che a loro volta si comportano come fa il tiranno con altri, e così di seguito. In questo modo, avendo considerato il potere come una sostanza tale da occupare l’intero spazio della società attraverso una forte e stabile struttura, è più facile rispondere alla domanda di Étienne – evocata anche nel titolo del suo libretto – sul perché possa esistere una “servitù volontaria”. Affido al vostro giudizio, cari amici, la risposta al quesito che chiede quanto possa essere attuale un pensiero simile.

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Fonte foto: www.rivistaeuropae.eu (da Google)

 

 

 

2 commenti per “Servi volontari

  1. Dante
    4 Giugno 2017 at 23:44

    infatti sono le “mezzeseghe” che occupano posti di potere altrimenti il mondo sarebbe sicuramente migliore ;-

  2. Alessandro
    6 Giugno 2017 at 15:29

    Una risposta al volo. Per quanto ciò che affermava il geniale filosofo abbia ancor oggi la sua validità, ritengo che oggigiorno in una società democratica l’individuo “accetti” di essere servo soprattutto perchè succube delle sollecitazioni del mercato che passano in modo particolare attraverso i media e la pubblicità.Il proporre continuamente un individuo soddisfatto di sè, integrato, che si occupa di far soldi e di aspetti meramente esteriori arriva come messaggio subliminale all’uomo comune: essere critici, intellettualmente alternativi è demodè, è triste, è da sfigati, e non c’è niente che l’individuo tema di più dell’isolamento sociale, del sentirsi diverso. E ciò ci porta a riflettere, per esempio, sulla crisi di un’istituzione come la scuola che dovrebbe rappresentare invece il principale baluardo contro questa deriva e la principale fonte di emancipazione intellettuale.

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